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Autore: Luna Spenta    18/09/2014    1 recensioni
Brittany ha solo 17 anni quando la sua vita cambia radicalmente: trovarsi all'improvviso catapultati in una nuova città, dovendo cancellare tutto il proprio passato pur di proteggere le persone che si amano, può essere un'esperienza scioccante ma allo stesso tempo ricca di sorprese. Una nuova vita, una nuova storia, un nuovo amore. Ma il passato tende a ripresentarsi in tutta la sua irruenza... Si può davvero costruire il domani cancellando tutto quello che si è vissuto ieri?
DAL TRENTESIMO CAPITOLO:
In quella doccia c'era il suo profumo, il profumo di tutte le volte che mi aveva insaponato la schiena, che mi aveva sfiorata, toccata, baciata, morsa in quella stessa cabina.
Quante volte avevamo fatto l'amore lì? Quando sarebbe successo di nuovo? E soprattutto... sarebbe successo o no?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Uno degli aspetti peggiori del fare il poliziotto, è dover avere a che fare con un procuratore, e l'unica cosa peggiore dell'avere a che fare con un procuratore... è avere a che fare con un procuratore che è anche una donna. 
Sandrelli Diletta era bella da fare paura: mora, alta, formosa ed estremamente provocante, nell'abbigliamento quanto nei modi, tanto che le prima volte in cui mi ero trovato a colloquio con lei, avevo faticato non poco a restare concentrato sul lavoro.
Era il tipo di donna che fa girare la testa a tutti quando cammina, una che gli uomini desideravano dal primo istante e le donne invidiavano al punto di detestare.
Se una donna del genere ha anche molto potere, allora la sua autorità sommata alla sua desiderabilità diventano un cocktail micidiale.
Sandrelli Diletta era un cocktail micidiale.
Detto questo, va precisato che non era assolutamente il mio tipo.
Non fraintendiamoci: fisicamente non avevo nulla da ridire, ma quanto al carattere, preferivo tendenzialmente donne meno spigolose.
Tra noi c'era stavo un flirt qualche mese prima che io incontrassi Brit, ma non si era rivelato nulla di importante; avevamo praticamente sfogato esclusivamente la nostra attrazione fisica, e da allora eravamo diventati buoni amici.
Il rapporto con lei mi aveva insegnato che la gente sbaglia quando afferma che non si può coltivare un'amicizia quando ci si piace dal punto di vista estetico.
In realtà se si è maturi abbastanza si può fare. Certo, mi capitava qualche volta di pensare ancora a lei in termini sessuali, ma avevo imparato a controllarmi.
Questo era il nostro rapporto privato, mentre sul lavoro le cose erano molto differenti: lei era il capo ed io un suo subordinato... e i nostri comportamenti, il suo più che altro, si adattavano perfettamente ai nostri ruoli.
Volevo bene a Diletta come persona, ma detestavo Diletta come procuratore.
Quel giorno, la vidi entrare nel mio ufficio con un'aria tanto altezzosa da incutermi timore. 
Si sedette di fronte a me schiarendosi la voce, ed esordì diretta come al suo solito:
-Allora, ispettore, che sta succedendo?-
-Di cosa parla?- finsi di non capire, ma avevo una vaga idea di quale fosse il problema.
-Ho ricevuto una telefonata del detective Gilmore e ha lamentato da parte sua una certa resistenza a collaborare. Non è una cosa che capita tutti i giorni, conoscendola, ispettore-
-Proprio perché non capita spesso, spero che lei abbia fiducia nelle me buone ragioni-
-Me le illustri-
Diletta mi lanciò il suo erotico sguardo di sfida, ma non mi lasciai deconcentrare.
-Il detective voleva interrompere di sana pianta tutto il nostro lavoro. Non mi sembrava molto corretto-
-Il detective voleva dare una mano al nostro lavoro, ispettore-
-Utilizzando come esca le persone che io sto cercando di difendere?- sbottai.
Lei alzò un sopracciglio, sorpresa dalla mia reazione.
-Non crede che la famiglia Evans sarebbe stata adeguatamente protetta anche a Las Vegas?-
-Con tutta sincerità, no, non lo credo-
Il mio tono lasciava trasparire lo stato emotivo in cui mi trovavo.
Non potevo pensare a Brit a Las Vegas, alla mercé di quei delinquenti.
In realtà non poteva pensare a Brit a Las Vegas in nessun caso. Las Vegas era troppo lontana.
Mentre cercavo di allontanare quel pensiero che mi angosciava tanto, Diletta continuava a fissarmi come a volermi leggere negli occhi cosa le stavo nascondendo.
Si mosse sulla sedia per stare più comoda ed involontariamente il mio sguardo cadde sulla sua generosa scollatura. Fu la mia salvezza, perché quella distrazione mi fece tornare in me, tirandomi fuori dall'incubo che stavo immaginando.
-Cosa intende fare ispettore?- il tono di voce era improvvisamente più conciliante.
-Ho un nome. Potrebbe essere quello usato da Carlo Durante e ho intenzione di iniziare a cercarlo-
Le spiegai quanto mi aveva riferito Danilo circa il filmato girato in aeroporto, ma lei sembrava piuttosto scettica.
-Non c'è praticamente nessuna prova che sia lui. Si tratta di un uomo scelto praticamente a caso-
-Ne sono perfettamente consapevole, ma mi fido dell'intuito dei miei uomini-
La risposta sembrò bastarle, così ci salutammo cordialmente.
Appena restai solo, venni colto da un impellente bisogno di pace, e sapevo in cuor mio che una sola cosa, o meglio una sola persona, potevano soddisfare quella necessità.
Saltai in macchina ed impugnai il volante con tanta forza che mi si sbiancarono le nocche.
Giunsi a destinazione intorno alle 19:00.
Non era l'orario adatto per arrampicarsi ad una finestra, e quella era decisamente troppo in alto, così optai per un metodo più tradizionale.
Tirai fuori dalla tasca il cellulare e composi velocemente un sms: 
"RIESCI A SCAPPARE PER UN PO' DA TUA MADRE E DALLA SCORTA? SONO SUL RETRO"
La riposta arrivò dopo un paio di minuti.
"DA MIA MADRE PENSO DI Sì. DALLA SCORTA NON CREDO, QUALCUNO DEVE AVER DATO ORDINE DI MARCARMI STRETTA!"
Sorrisi e le inviai un altro sms.
"ERA UNA PRECAUZIONE NECESSARIA. COMUNQUE RAGGIUNGIMI, MI INVENTERò QUALCOSA IO"
Giustificai il mio arrivo agli uomini di guardia sul retro presentandolo come una semplice visita di lavoro.
Fu difficile non abbracciare Brit appena la vidi uscire dalla porta di casa, ma il suo sorriso bastò a scaldarmi come se l'avessi stretta forte tanto da farci male a vicenda. 
Ci allontanammo dalla scorta quel tanto che bastava perché non ci vedessero. Eravamo in una pineta ed io la baciai come forse non avevo mai fatto prima, dimenticandomi quanti anni avesse, dimenticandomi da dove venisse, e dimenticandomi cosa ci avesse fatti incontrare.
Quella che stavo baciando in quel momento era solo la donna che volevo al mio fianco per il resto della vita, e questa era l'unica cosa che contava.
Il contorno era da cancellare, distruggere, fare a pezzi piccolissimi da lanciare nel vuoto e scordare per sempre.
-Mi sei mancata terribilmente-
-Anche tu. Due settimane senza vederti sono decisamente troppe. Fai in modo che non si ripetano!-
Mi allontanai da Brit di pochi centimetri solo per poterla guardare negli occhi. Volevo essere del tutto sincero con lei.
-Non posso promettertelo questo, Brit! Però le indagini vanno avanti, abbiamo una pista-
-Cioè?-
Aveva usato la sua dolcissima voce infantile. Le spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le accarezzai uno zigomo con il pollice.
-Non ho voglia di parlare di questo-
-Di cosa vuoi parlare?-
-Di quanto sei bella, di quanto ti amo, di come sia difficile non poter sbucare dalla tua finestra, di quanto mi manchi ogni notte il tuo profumo, di quanto spesso mi venga voglia di baciarti, di tutte le volte in cui vorrei essere tra le tue lenzuola...-
-Shhh- se Brit non mi avesse zittito con quel suono basso, avrei potuto continuare per ore.
-Che c'è?- le chiesi preoccupato di aver detto qualcosa di sbagliato.
-Baciami e basta!-
  
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