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Autore: Bab1974    19/09/2014    2 recensioni
Serie di storie partecipante al contest a turni ' Fritto di paranza' di Frantasy94.
Parlo del personaggio di Primrose 'Prim' Everdeen
1- Comincio con la Drabble scritta per il primo turno. Prim si sente in colpa per non aver opposto resistenza, quando Katniss si è proposta come sua sostituta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Primrose Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il futuro è a due passi da te



Prim osservò l'orizzonte: era la prima volta che usciva dal Distretto 12 da quando era finita la guerra e non le dispiaceva vedere qualcosa di diverso che non fosse l'aria grigia che proveniva dalla miniera. Non riusciva a credere che potesse esistere dell'aria così pura. Aveva ormai sedici anni e sua madre non le aveva permesso prima di staccarsi da lei. Oltretutto non voleva lasciarla sola, poiché Katniss non era disposta a starle accanto. Era uno spirito ribelle e non si era calmata dopo aver sconfitto Capitol City. Era sempre insofferente alle regole come prima, anche se queste erano migliori e più sopportabili. Nessuno però le diceva nulla, era stato proprio per merito di questo suo carattere se si era potuto sconfiggere Capitol City.
Tornò poi a guardare Gale, seduto accanto a lei. Non era più tornato al Distretto 12 dopo che si era offerto come volontario per la ricostruzione del paese. Era passato da un Distretto all'altro, qualunque luogo andava bene, purché fosse lontano da Katniss e da Peeta. Poteva capirlo: lui era innamorato sul serio e non poteva sopportare di vederla con un altro.
"Non hai mai pensato a tornare?" gli chiese.
Lui scosse la testa lentamente
"No, ci sono troppe cose nel nostro Distretto che non mi vanno giù." rispose lui "Kat è la prima, ma non è l'unica che mi sono voluto lasciare alle spalle. Non voglio l'obbligo di scendere in miniera, in fondo rimane sempre la nostra maggior fonte di sostentamento. Voglio essere libero e per la prima volta mi sento parte di qualcosa di grande."
"I tuoi fratelli e tua madre hanno ancora bisogno di te." cercò di convincerlo.
"Loro sono sempre il mio primo pensiero. Ogni centesimo che riesco a guadagnare lo spedisco a loro, ma la mamma sa che non posso fare altro e non insiste."
"E se ci fosse qualcun altro cui poter mancare, oltre a loro?" disse Prim, arrossendo. In realtà era sempre stata innamorata di lui e ora, che il suo amore per la sorella poteva dirsi archiviato, si sentiva il coraggio di rivelarglielo. "Tu che ne diresti se anch'io ti seguissi?" aggiunse. Gale non capì che le due frasi, apparentemente senza capo né coda, in realtà erano collegate fra loro.
"Tu fai parte del Distretto 12, sarai uno di quelli, quando si sentiranno pronti, che cambierà il nome, non possono continuare a chiamarlo con un numero." Si era chiesto parecchie volte perché nessuno di loro lo avesse ancora fatto, assegnare un vero nome al proprio paese. Forse era paura che tutto fosse un sogno e che sarebbero ripiombati nella paura. "Sono passati quasi quattro anni dalla morte di Snow e della Coin, sarebbe ora."
"In questo momento non è la priorità di nessuno. La ricostruzione è stata lenta, a causa delle condizioni in cui ci avevano lasciati quell'uomo, con le sue angherie, e quella donna, con il suo disinteresse, e molti devono fare ancora i conti di essere vivi, mentre tanta brava gente è morta." poi alzò lo sguardo su di lui. "Anch'io ho priorità diverse e in questo momento i miei pensieri sono puntati su altro."
"Su cosa per esempio." chiese Gale, fissando l'orizzonte.
"Su di te, per esempio." rispose lei.
Gale, stupito, abbassò lo sguardo verso la ragazza, e la osservò come se fosse la prima volta. Era cresciuta, era diventata una donna, molto bella, molto, molto diversa da Katniss.
"Mi metti in imbarazzo, non pensavo che..." s'interruppe non sapendo come proseguire.
"Che mi piacessi?" continuò lei "Sai, all'inizio pensavo che fosse solo un 'innamoramento da ragazzina, è da quando ho otto anni che arrossisco alla tua presenza, ma tu non te ne sei mai accorto, eri troppo preso da mia sorella. Poi, alla fine della guerra, mi sono resa conto che la tua mancanza mi faceva ancora più effetto. Solo allora ho potuto ammettere con me stessa che ero innamorata di te e che non sarei mai vissuta in pace finché non te lo avessi detto." Alla fine sorrideva, tranquilla. Si sentiva sollevata di essersi liberata di quel peso. Sperò che le servisse per proseguire la sua vita, essere rifiutata da Gale. Lui però non disse nulla, non aveva neppure il coraggio di darle in benservito. Perciò alla fine decise di andarsene per conto proprio, con quel minimo di orgoglio che ancora le rimaneva.
"Beh, ci vediamo alla prossima occasione." disse alzandosi e sprimacciandosi la gonna, che aveva preso una brutta piega. "Ti auguro tutta la felicità di questa mondo. Ciao." Fece per andarsene, ma qualcosa, per inciso la mano di Gale, la trattenne e lei si sedette ancora.
Lo sguardo del ragazzo era enigmatico.
"Mi scuso per averti sconvolta, ma avevo bisogno di..." Non finì la frase, le labbra di Gale si erano appoggiate sulle sue, in un bacio dolcissimo e lieve. Quando si staccarono, sorridevano entrambi.
"Mi scuso per non essermi accorto quanto sei diventata carina, l'ultima volta che ti ho vista, madre natura non ti aveva ancora regalato queste curve mozzafiato." si complimentò. Si pentì subito di aver detto la prima cosa che gli era giunto alla mente, sperò di non essere sembrato troppo volgare.
Prim non aggiunse altro, ma lo avvinghiò con forza, baciandolo con passione. Gale non si sarebbe aspettato una reazione del genere da lei, ma gradì. In lei vedeva ancora la bambina che era e che, negli anni, era fiorita ed era diventata una bellissima ragazza e che sarebbe diventata una splendida donna. All'improvviso capì che voleva essere lui a cogliere quel fiore, che non avrebbe permesso a nessun altro di farlo. Ricambiò il bacio e rimasero sull'erba scambiandosi effusioni. Ora anche per lui c'erano situazioni che avevano meno importanza, prima fra tutte la propria indipendenza, mentre l'istinto, sua guida principe, gli diceva che stava facendo la cosa giusta.

  
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