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Autore: Bertu    19/09/2014    14 recensioni
Matteo è chiamato da tutti il Gigante Buono. 208 centimetri di tenerezza e amore da donare, anche se preferisce riversarlo sui piccoli pazienti dell'ospedale dove lavora che su una ragazza. Sorriso perfetto e braccia da favola, potrà mai diventare il Grande Gigante Innamorato?
Lucia abiti di fronte a Matteo, ma, complici gli orari diversi e una vita sociale inesistente, non l'ha mai incontrato. Dolce e romantica, ha un debole per i sorrisi, le belle braccia e i bambini. Sogna ormai da anni il suo "Mister X", anche se sa che non lo incontrerà mai: quando parla a un ragazzo balbetta sempre, purtroppo.
Tutto questo, però, è destinato a cambiare.
Gli amici di Matteo e la piccola Cisky uniranno le loro forse non solo per farli finalmente incontrare, ma per svolgere il ruolo di Cupido.
Saranno balbettii?
Sarà indifferenza?
Oppure sarà... amore?
Solo una cosa è certa. Come dice Ivano: "L'amore non è questione di testa, ma di pancia. Anche se io ho solo addominali scolpiti".
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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UN GRAZIE ALLA MIA SAM PER IL BELLISSIMO BANNER *^*

Capitolo 15
 
Matteo non amava stare a letto fino a tardi, ma se in quel letto, aggrappata a lui, c’era la sua bella… avrebbe potuto rimanerci per sempre. Nonostante il turno di notte, e una montagna di ore di sonno da recuperare, non riusciva ad addormentarsi o a chiudere gli occhi semplicemente per riposare.
 
La sentiva contro il suo fianco.
Sentiva il suo respiro contro la sua spalla.
Lucia.
La sua Lucia. Il suo pulcino che, all’occorrenza, sapeva anche trasformarsi in tigre.
Com’era successo alcune ore prima.
 
Non erano andati così in là… eppure era stato fantastico sentire la propria pelle nuda a diretto contato con quella profumata della sua ragazza.
Una sensazione semplice, eppure così immediata, che gli aveva fatto vedere le stelle.
 
Non gli era mai successo prima.
Nonostante le numerose insinuazioni di Ivano, Matteo non era un verginello… e l’amico lo sapeva bene.
 
Lontano da occhi indiscreti, anche il Gigante aveva avuto le sue prime esperienze. In Mozambico, durante il suo anno sabbatico che lo aveva portato a intraprendere la carriera infermieristica, aveva creduto di aver finalmente trovato l’anima gemella. Poco importava non parlare la stessa lingua… per lei aveva cercato di imparare il francese in poco tempo. Gli sarebbe tornato utile: non era Parigi la città dell’amore?
“Tranne per i cinesi… Secondo loro è Torino la città della Mole” pensò ridendo ancora una volta alla battuta che gli aveva propinato un piccolo paziente quella sera, mentre gli cambiava la flebo.
 
Odette aveva già finito l’università ed era il quinto anno che partiva come volontaria insieme all’associazione Terres des Hommes. Da subito aveva affascinato Matteo: i capelli biondi tenuti sempre in ordine nonostante le continue raffiche di vento, la calma che usava per parlare a un paziente e tranquillizzarlo, anche se la procedura si stava rivelando rischiosa, il sorriso contagioso e la risata cristallina.
 
Matteo aveva scambiato quell’ammirazione sconfinata per attrazione e infinito amore e, quando se n’era accorto, era ormai troppo tardi. Il danno era già stato consumato.
Quella sera, in una tenda polverosa, circondati da strumenti tecnici e da una quantità infinita di garze e cerotti, Matteo l’aveva stretta a sé, credendo di aver finalmente capito cosa significa trovare qualcuno di cui prendersi cura. Era pronto a dividere le proprie giornate, a non pensare più egoisticamente, pensare a un futuro che includeva tante gite in Africa e altrettante gite in Francia.
 
Eppure non era andata così.
Già dal giorno dopo il comportamento di Odette gli aveva fatto comprendere che la serata precedente non era stata che una serata come le altre. Forse un po’ più divertente e meno problematica, forse si era divertita a insegnarli quei trucchetti da donna navigata.
Eppure non era cambiato nulla.
 
Aveva sospirato, aveva cercato di capire come cambiare la situazione, come farle cambiare idea. Eppure nulla sarebbe servito. Allora si era messo l’esperienza alle spalle, continuando a sorridere e a imparare da lei i trucchi del mestieri senza lasciarsi incantare come uno stupido.
 
Una volta iniziata l’università, Odette non era che acqua passata. Durante il primo anno in ospedale, qualsiasi corpo femminile gli sembrava sexy. Sbavava su dottoresse e infermiere, a volte immaginandosi scenari tanto reali da dover scappare per l’imbarazzo quando le vedeva, le guance rosse e altre parti del corpo visibilmente eccitate.
Con la calma, molto yoga, e un aiuto fondamentale da parte di Ivano che gli aveva presentato qualsiasi donna disponibile nell’arco di sessanta kilometri da casa sua (Matteo ancora non riusciva a comprendere come Ivano avesse questa vasta rete di conoscenze), gli anni successivi si erano rivelati una passeggiata.
 
Tutto era cambiato una volta assunto a tempo indeterminato all’ospedale e… e quando la signora Tilde aveva iniziato a guardarlo in modo diverso, come se avesse capito che dietro il fisico del suo Teo stava nascendo qualcuno di diverso. Una volta visto il viavai dalla camera da letto del nipote, non aveva impiegato molto a fare i conti e a lanciargli continui sguardi di disapprovazione.
Era stata lei a sottolineare, non molto velatamente, come il suo comportamento fosse degradante e disonesto, non solo nei confronti delle ragazze che uscivano con lui, ma soprattutto nei propri confronti.
 
Se il Gigante chiudeva gli occhi, era capace di rivederla in sala, seduta sul divano, mentre gli confezionava la sciarpa azzurra che, dopo anni, era ancora la sua preferita.
La vedeva alzare gli occhi dal gomitolo e guardarlo, sistemandosi la montatura degli occhiali.
Viola. Un colore alla moda, come diceva sempre lei.
 
- Sei meglio di questo, Matteo. Ti ho insegnato meglio di così. Le donne, di ogni età, vanno corteggiate anche quando sono cadute già ai tuoi piedi. Tutte quelle poverine… meritano di più di una toccata e fuga. Meritano le tue attenzioni, la tua complicità. Il tuo comportamento le disonora… e disonora anche te stesso. Puoi fare meglio di così, ti ho insegnato meglio di così… -
 
Il povero Gigante, la coda tra le gambe, era corso in camera, il telefono in mano, pronto a disdire ogni suo appuntamento per i prossimi tre mesi.
 
Aveva pensato che con il passare del tempo la nonna si sarebbe rivelata più comprensiva, si sarebbe messa al passo con i tempi e avrebbe iniziato a fargli vivere la sua vita in modo più sereno e meno stressante.
Invece lo sguardo indagatore non si era mai abbassato. Anzi! Non lasciava il suo volto finché, attraverso prove che solo lei sapeva, non si era accertato che il suo unico nipote avesse re intrapreso quella strada malsana.
 
Ancora una volta si domandò cosa avrebbe pensato la nonna di Lucia, anche se era consapevole di non poterla paragonare a nessuna delle ragazze con le quali era uscito in passato. Gli aveva saputo dimostrare di che pasta era fatta, aveva tenuto duro quando lui sembrava solo interessato a comportarsi male e a considerarla solamente una vicina.
Lucia non aveva reagito, anzi. In quella battaglia senza esclusione di colpi, aveva saputo giocare alla perfezione le sue mosse. Aveva tenuto gli occhi fissi sul traguardo, sul premio.
Su di lui.
 
Matteo si sentì talmente soddisfatto da poter toccare il cielo con un dito.
Preferì, però, toccare lei, abbracciarla e sistemarla più vicina al suo corpo.
Con un dito, iniziò a stuzzicarle il braccio, percorrendo più volte la strada tra il polso e la spalla. Mancavano pochi minuti alle nove, la casa era ancora avvolta nel silenzio e Cisky si sarebbe svegliata da lì a poco. Aveva dormito due ore massimo, eppure si sentiva pieno di energie.
 
Il suo corpo era completamente sveglio.
Forse, se non addirittura sicuramente, avrebbe dovuto fare una doccia fredda in modo da congelare i bollenti spiriti. Invece aveva preferito svegliare la Bella Addormentata avvinghiata a lui per… Una parte remota sperava che lei potesse occuparsene, mentre l’altra voleva solamente rivivere quei momenti meravigliosi della serata precedente.
 
Sospirò sul suo collo e Lucia lo gratificò con un gemito soddisfatto.
- Buongiorno – lo salutò, senza nemmeno aprire gli occhi.
- Buongiorno, stella del mattino –
Le baciò gli occhi e poi il collo, per poi scendere verso la spalla scoperta.
- Che ore sono? – aprì un occhio e controllò l’orologio per poi tornare a sprofondare nel cuscino.
- Teo, ti prego… torna a dormire. È presto e avrai sicuramente sonno. Posso pensare io a tutto, non ti preoccupare –
Matteo continuò a baciarla, anche se il percorso si stava facendo più difficile perché Lucia continuava a muoversi. Cercò di immobilizzarla, senza farla sentire in trappola. A volte anche lui aveva paura della sua altezza e avrebbe preferito essere alcune spanne più basso… eppure a volte era tremendamente utile.
- Sarei perso senza te, gioia – le sussurrò all’orecchio.
 
Lucia per poco non si infiammò per autocombustione. Il Gigante non era il tipo da dichiarazioni sexy e romantiche dette piano e con voce roca… La sua erre moscia faceva diventare tutto più divertente.
Ma non in quel momento.
Non quella maledetta frase.
Avesse potuto, avrebbe ribaltato la situazione e gli avrebbe dimostrato come poteva disegnare una mappa stradale sul suo corpo… in modo che in si perdesse mai più.
Stava per partire per un’avventura quando entrambi tesero le orecchie.
 
Un rumore di leggeri passi soffocati stava per venire verso di loro.
Pochi secondi dopo, la porta si aprì e una dolcissima Cisky comparve sulla porta, accompagnata da Bianco il Coniglio, il pupazzo gigante regalo, azzeccatissimo, dello zio Ivano.
- Ciao Raggio di Sole! – la salutò Matteo, precipitandosi verso di lei.
La piccola abbandonò il coniglio per dedicarsi completamente a lui.
- Mi sei mancata ieri -
 
Cisky si guardò intorno, ancora un po’ confusa.
Era mattina anche per lei, in fondo.
Quando notò Lucia non disse nulla, si limitò ad appoggiare la sua testolina sulla spalla del Gigante. Sorrise leggermente, ma rimase in silenzio.
 
Matteo sapeva di dover dire qualcosa, sapeva che una situazione del genere meritava una spiegazione, che Cisky era importante e non poteva lasciarla all’oscuro. Lei aveva trascorso molto tempo con Lucia, la considerava parte della sua routine e ricordava ancora ciò che gli aveva detto la psicologa: l’equilibrio era molto importante.
 
Doveva mettere le cose in chiaro?
Doveva aspettare e vedere come si sarebbe evoluta la relazione?
Doveva lasciar perdere e tenere la bambina fuori da tutto?
 
Stava riflettendo, cercando di trovare una soluzione abbastanza veloce, quando una voce leggera interruppe il corso dei suoi pensieri.
- Mi piace Lucia. Mi piace vedere te che baci Lucia… è come vedere il principe Filippo che sconfigge Malefica e poi con la spada taglia tutti i rovi e poi bacia Aurora e poi vivono per sempre felici e contenti. Se volete cantare, posso farlo anche io? Quando sono insieme allo zio Ivano cantiamo sempre… lui dice che cantare rende le persone felici. E io ci credo perché lo zio Ivano non mi direbbe mai una bugia. Allora… chi inizia? Inizio io? -
 
Lucia si sporse verso Matteo e baciò la testolina bionda di Cisky. Poi, la prese in braccio e andò con lei in cucina.
- Dai, bella bimba. Prepariamo la colazione al nostro Gigante. Lo lasciamo riposare un attimo. Lo sai che ha lavorato tutta notte. Recupererà in fretta tutte le energie, così trascorreremo una bellissima giornata insieme -
 
Cisky strinse ancora di più le braccia intorno al collo di Lucia. La ragazza sentì qualcosa bagnarle la pelle e, dolcemente, sollevò il mento di Cisky.
- Non piangere, amorino. Non c’è motivo per essere tristi… -
La bambina scosse la testa.
- Io non piango perché sono triste… piango perché sono tanto felice -
 
Cisky
So chi sei
Vicino al mio cuor
Amor sei tu
So chi sei
In tutti i miei sogni
Il dolce oggetto sei tu
Anche se nei sogni
Tu sei un fiore e nulla più
Il mio cuore batte
Nella realtà
E che tu verrai
E che mi amerai
Ancor
Di
Più
 
***
 
- Si è addormentata? Dimmi di sì, ti prego… Ho esaurito tutte le mie energie di oggi e l’unica soluzione che mi viene in mente è chiamare Luca e fargli leggere qualcuno dei suoi libri noiosissimi… Sempre che non sia in dolce compagnia… è un po’ di tempo che fa lo spirito libero -
Matteo stava parlando a ruota libera, disteso sul divano.
Non riusciva a ricordarsi l’ultima volta che era stato così stanco. Perfino i turni in ospedale erano meno faticosi della gita in bicicletta che avevano fatto quel giorno.
 
- Gioia, ti prego… Ricordami di non imbarcarmi mai più in un’avventura come questa. Sento dolori ovunque! Ho scoperto muscoli che mi sembravano solo un pallido ricordo dell’esame di anatomia. Credo che non mi muoverò più da questo divano, che farò le radici e rimarrò qui per sempre -
Lucia rise e gli spedì un bacio voltante mentre finiva di sistemare le stoviglie.
- Teo, se non sbaglio sei stato tu a proporre l’idea. Quando hai aggiunto che lungo la strada ci saremmo fermati in un allevamento di conigli… secondo te, c’era modo di fermare la situazione e tirarsi indietro? Qualcuno non te l’avrebbe mai permesso. E non ti preoccupare per gli acciacchi… non so se te l’ho mai detto, ma sono molto brava a fare i massaggi -
 
Il Gigante guardò la sua ragazza di sottecchi, un sorriso malizioso sulle labbra.
- Davvero? -
Chi l’avrebbe mai detto che in così poco tempo avrebbe iniziato ad aprirsi, sempre di più?
Solamente un mese prima non avrebbe mai detto qualcosa del genere, invece adesso… La sentiva più vicina, più complice.
Più sua.
Strano ma vero, era così.
- Sì -
E lui non poteva che essere più che felice.
 
Si alzò dal divano, accusando dolori fittizi, e la strinse in un abbraccio ferreo. Le baciò il capo, immergendo il naso nei capelli e respirando il suo profumo.
Lei rise, cercando di liberarsi. Tuttavia non ci riuscì e, capendo che stava combattendo una battaglia persa in partenza, si lasciò andare e appoggiò la sua schiena al petto del Gigante.
- Nonostante tutto è stata una bella giornata. Mi sono divertita tantissimo -
- Io un po’ di meno… Sai, avere un coniglio è impegnativo, non oso immaginare cosa sarebbe successo che Cisky mi avesse convinto ad adottare quella magnifica palla di pelo femmina che non aspettava altro che noi e il nostro amore
Lucia rise e intrecciò le mani a quelle del ragazzo.
- Avresti potuto trovarti la casa invasa da coniglietti – disse, tra una risata e l’altra.
Matteo storse il naso.
- Dici? -
 
La ragazza si girò verso di lui, con il viso falsamente allarmato.
- Non sai come nascono i coniglietti? -
Matteo sorrise malizioso. Indipendentemente da come sarebbe andata a finire la faccenda, probabilmente in doccia, sotto un getto di acqua ghiacciata, gli piaceva questo nuovo lato di Lucia. Un aspetto scherzoso che combaciava alla perfezione con quello del Gigante, come se fossero stati destinati, destinati a rimanere separati per anni finché non fossero stati entrambi pronti a imbarcarsi in quell’avventura insieme.
Una visione decisamente utopistica della realtà, ma che gli piaceva davvero tanto.
 
- Mmm.. non ne sono molto sicuro. Forse dovresti dirmelo tu… -
Se Ivano fosse stato presente, e Ivano avrebbe pagato per essere presente a quella scena, l’avrebbe applaudito con una standing ovation.
Lucia si avvicinò di più e gli baciò in mento. A volte la differenza d’altezza diventava un ostacolo insopportabile, eppure bastava incontrarsi a metà strada, mettersi in punta di piedi oppure abbassare il viso.
 
Lucia gli circondò il viso con le mani e il Gigante si sentì andare a fuoco.
Letteralmente.
Ogni parte del suo corpo, ogni centimetro di pelle toccato da lei bruciava, pizzicava, reclamava maggiori attenzioni.
Matteo strinse tra le dita la stoffa della canottierina di Lucia.
Di quel passo non ce l’avrebbe mai fatta. Doveva anticipare la doccia, mollare Lucia e andare a gelarsi anche l’anima, pur di raffreddare, seppur in minima parte, i bollenti spiriti che lo avevano pervaso.
Soprattutto dopo che Lucia aveva effettivamente iniziato a massaggiargli la schiena con ampi gesti circolari.
 
Gemette, a metà tra il piacere e una frustrazione tremenda.
Appoggiò la fronte sulla testa della ragazza, pensando a qualche frase gentile per congedarsi.
Anche se non avrebbe voluto.
Lucia era così…
Ogni suo movimento era così…
Inaspettato.
Inaspettatamente… perfetto.
E lui si sentiva ricettivo. Perfino troppo ricettivo.
Ogni cellula era stata riattivata. Ogni cellula era pronta per il passaggio successivo.
 
Le baciò la fronte e le accarezzò i capelli, cercando di ammorbidire il distacco.
- Devo andare a fare la doccia… per te, devo sempre essere pulito e profumato -
Sorrise e Lucia sorrise con lui.
- Anche io voglio essere pulita e profumata per te… -
Si sollevò in punta di piedi e avvicinò le labbra all’orecchio di Matteo.
- Possiamo fare la doccia insieme - consiglio in un leggero sussurrò, stringendo la mano in quella del ragazzo.
Trattenendo a stento l’euforia, Matteo annuì e le baciò le labbra, dapprima con dolcezza, poi con più passione e possesso.
 
La sentiva sua.
Era sua.
E adesso avrebbero fatto insieme.
 
Lentamente, anche se avrebbe voluto correre, si avviarono verso il bagno. Più volte Matteo fu tentato di fermarsi, di convincerla a non seguire il desiderio che stava provando, a consigliare di progredire più lentamente… di far qualsiasi cosa pur di ritardare il momento. Ma, per una volta, sia il cuore che la pancia era d’accordo.
 
Matteo aveva sempre diviso l’umanità in tre categorie: c’erano gli uomini che pensavano con il cuore, gli impulsivi che prendevano decisioni ascoltando solo e unicamente la pancia e coloro che prendevano in considerazione le direttive della testa.
 
Il Gigante non aveva mai ascoltato la propria testa, preferendo seguire i consigli del cuore e della pancia. Come quella sera.
 
Si spogliarono guardandosi negli occhi, provando quella giusta dose d’imbarazzo che si prova vedendo un altro corpo nudo. Lucia si strinse le braccia al petto, coprendo leggermente il seno. Però non si sentiva a disagio, o almeno questo era ciò che comunicava il suo viso. Stava sorridendo, un bel sorriso aperto… solo per lui.
Matteo sistemò gli asciugamani e l’accappatoio e poi aprì il getto d’acqua, regolando la temperatura in modo che risultasse gradevole.
 
Entrò, poi allungò una mano e fece accomodare anche Lucia.
Si tenettero stretti per mano, condividendo l’acqua, per poi iniziare a insaponarsi a vicenda. Le mani vagavano lungo i corpi, silenziose. Stavano attente a sfiorare con delicatezza, come se stessero maneggiando qualcosa di prezioso.
Quelle di Matteo le massaggiarono le spalle, le braccia, i fianchi, toccando lievemente anche il seno; niente di lascivo, solo tanta dolcezza che riusciva a trasparire anche da semplici gesti. L’avvicinò di più a sé, iniziando a baciarle una spalla.
Anche se non era sua intenzione, Matteo sapeva che in quell’esatto punto sarebbe comparso un lieve, ma visibile, segno del suo passaggio. Non intendeva affatto marchiarla, come se dovesse rivendicarne il possesso. Non si era mai permesso di lasciare segni sulle proprie compagne.
 
Tuttavia, ancora una volta, capì che il legame che lo univa a Lucia era diverso da qualsiasi cosa avesse sperimentato in passato. E lui voleva scoprire ogni aspetto in ogni minimo particolare.
 
- Sei fantastica – le sussurrò all’orecchio, baciandole il lobo.
Avrebbe voluto stringerla di più a lui, ma preferì allontanarsi leggermente.
Fu allora che scoprì veramente quanto Lucia si sentisse a proprio agio con lui. Quanto a fondo avesse deciso di spingersi.
 
Con un braccio, gli circondò le spalle, mentre con l’altra mano gli circondò il membro.
Matteo sgranò gli occhi, incapace di proferire una qualsiasi parola.
- Io… io non so pronta in questo momento per un rapporto completo. Tu… tu lo sai che io… io… -
Il Gigante le posò un dito sulle labbra.
Lo sapeva… e non gli importava.
 
Lei era così perfetta per lui anche per quel motivo.
Perché aveva deciso di aspettare qualcuno di importante e non sciupare la propria prima volta per togliersi uno sfizio. Nell’intimità che stavano condividendo, Matteo capì quanto fossero veramente importanti i principi di Lucia, come si fosse sentita a disagio per aver seguito un percorso tutto suo, come fossero state difficili quelle settimane, come avesse sofferto a causa dei suoi comportamenti da stronzo.
 
- Io ti rispetto – disse, usando un tono basso, ma non privo di emozione. – E ti ammiro, perché non hai paura di apparire come sei -
 
E mentre la mano di lei cominciava a muoversi, dalla base fino alla punta, il Gigante si sporse per un bacio lungo e appassionato.
Un bacio che descriveva alla perfezione quello che stava iniziando a provare con lei.
 
E mentre il tocco delle delicate dita della ragazza continuava, Matteo sentì le labbra di lei stringersi in un sorriso.
Un sorriso diverso da quelli che aveva visto in passato.
Aveva un qualcosa di intimo, come se fosse riservato solo a lui.
Come se fosse solo per lui.
 
E mentre il piacere iniziava a montare e i gemiti si facevano sempre più forti, Matteo capì che quello era un sorriso intimo.
Un sorriso che non era dedicato al Matteo di tutti i giorni, ma al Matteo che le lasciava i segni sulla spalla, che sussurrava proposte non proprio caste, che pensava ai loro corpi aggrovigliati. Ma anche al Matteo che avrebbe saputo aspettarla, finchè non si sarebbe sentita pronta per condividere con lui un’esperienza indimenticabile.
 
E mentre realizzava tutto questo, l’orgasmo lo travolse, facendogli rovesciare la testa all’indietro e abbandonandosi completamente nelle mani di quella ragazza fantastica.
Lucia.
Colei che lo aveva fatto impazzire e godere come nessun’altra. Non perché possedesse chissà quali capacità, ma era riuscita a coinvolgere non solo il pene di Matteo, ma tutto il suo corpo.
Perché era in sintonia con lei… e questo non gli era mai successo.
 
La baciò, stringendola a sé e toccandola, senza più avere paura.
- Preparati… la prossima volta toccherà a te -
 
E si sa… Matteo aveva sempre mantenuto ogni sua promessa.
 
 
Ciao ragazze…
O meglio, BUONANOTTE. Sono le 00.32 e tutto va bene. Stanotte sono sicura che sognerò il Gigante, ma… dettagli!
Scusate se sono in ritardo di due giorni sulla tabella di marcia. Chi mi segue su fb sa il perché… in compenso posso dirvi che sono abbastanza soddisfatta dal capitolo *^* All’inizio avevo pensato a un’altra cosa, ma, ancora una volta, la voce di Matteo mi ha persuaso a prendere un’altra direzione. A questo punto vorrei fare una precisazione: il rating è arancio e sono sicura di essere stata sufficientemente nei limiti. Seconda cosa… spero di non essere stata volgare. È sempre difficile per me scrivere capitoli del genere e cerco sempre di esprimermi al meglio. Come potete vedere, la storia MaLu è d’AMORRRRRRRRRRRE, ma con quel pizzico che… *^* ;)
A questo punto lascio la parola a voi: vi è piaciuto? Avete dei consigli? Qualche libro da suggerire? Lasciatemi una recensione, pls. Ho notato che ultimamente queste sono diminuite, spero che tutte voi vi facciate vive così posso ricoprirvi di baci!
Un abbraccioneeeeeeee!!
Robi

P.s: un grandissimo GRAZIE alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo! Dobby17, Beatrice94, SoftKitty, Bijiouttina, Serpentina e DarkViolet92 :D
 
 
   
 
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