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Autore: DreamWriter    19/09/2014    3 recensioni
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA. Mi scuso con tutti coloro che la seguivano, ma al momento non ho ispirazione per continuarla]
C'era una volta una città piena di magia, in un mondo in cui la magia non esiste.
Storybrooke.
Terra di principesse, pirati, regine e streghe.
Terra di uomini e donne che devono sempre scontrarsi con il cattivo di turno per mantenere il bene.
Terra di uomini e donne che devono superare i loro demoni interiori per essere felici.
Terra che ora, misteriosamente, inizia a riempirsi di neve e ghiaccio.
- «Bene. Andiamo a fare pupazzi di neve, Swan!» - [Dal I capitolo]
Capitoli:
-When the days are cold (Emma, Killian)
-When your dreams all fail (Robin, Regina, Marian, David, Emma, Killian, Henry)
-With the beast inside (Rumple, Belle, Robin, Marian, Henry || Emma, David, Killian, Walsh)
-We still are made of greed (Emma, Killian, David, Whale, Walsh || Zelena, Regina delle Nevi)
-This is my kingdom come (Henry, Robin, Marion, Belle, Rumple || Emma, Walsh, Killian, David)
*Ambientata subito dopo la 3x22*
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Elsa, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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THIS IS MY KINGDOM COME

This is my kingdom come,
this is my kingdom come.
 

[Questo è il mio regno che arriva,
questo è il mio regno che arriva]

 -Demons, Imagine Dragons

 

«“Vola nella grandine e ricopre i campi di neve. Paralizza i fiori con la brina e ghiaccia i fiumi. Il suo cuore è di ghiaccio e vorrebbe che anche quello degli altri lo fosse…”. Ci siamo! Non può essere che lei!» Henry alzò il tono di voce, sventolando il libro con fare vittorioso.
Il resto dei presenti non poté che puntare lo sguardo verso di lui, chi incuriosito, come Belle e Robin, chi turbato, come Tremotino, chi sollevato, come Marian.
Diverse emozioni, ma una stessa domanda che vagava nella mente di tutti.
«Potresti spiegarci di preciso cosa hai trovato?» fu Robin a prendere l’iniziativa, sorridendo a Henry e scompigliandoli i capelli.
«Henry, quello non è affatto un libro buono per le ricerche. Dovresti lasciarlo e leggere qualcuno dei libri che Belle ha messo al centro, come stiamo facendo noi..» Tremotino strappò dalle mani del nipote il libro, cercando di nascondere il lieve tremore che gli percorreva la mano.
Erano ancora tutti lì, in quei sotterranei, seduti sul pavimento a leggere tomi dalle parole complicate, a cercare qualcosa che non avrebbero mai trovato.
O così aveva sperato Gold.
Gli era sfuggito Henry che, a quanto pare, era sgattaiolato lontano da loro cercando libri diversi e verità che non era ancora il momento di svelare.
«Ma lo avete sentito tutti: quel libro descrive esattamente quello che sta succedendo a Storybrooke!» Henry provò a protestare, cercando il consenso degli altri ed evitando accuratamente di guardare negli occhi Gold: non aveva il coraggio di ribellarsi direttamente a lui.
«Rumple, Henry ha ragione. Vediamo di che libro si tratta..» Belle tolse delicatamente il libro dalle mani dell’amato e lesse il titolo, annuendo, «La Regina delle Nevi, di Hans Christian Andersen!» esclamò. «E’ sicuramente un personaggio che potrebbe far visita a Storybrooke!».
«Chi è questo Andersen?» Marian sgranò gli occhi, incuriosita e agitata allo stesso modo.
«E’ uno scrittore di fiabe!» rispose prontamente Henry.
«Ma è un’invenzione allora! Non serve per il nostro problema!» replicò Marian.
«Beh, siamo in una città in cui passeggiano tranquillamente tutti i personaggi delle fiabe! E dubito che se dicessi loro che sono un’invenzione, la prenderebbero bene!» Robin ridacchiò, facendosi di nuovo serio quando la moglie gli lanciò un’occhiataccia.
«Infatti noi non siamo un’invenzione!» ribatté la donna stizzita.
«Ma per il mondo senza magia lo siete! Non so come gli scrittori di fiabe siano venuti a conoscenza delle vostre storie, ma ci sono riusciti e le hanno messe per iscritto nei loro libri. È avvenuto per tutti: Belle, Biancaneve, Cappuccetto Rosso. E anche per la Regina delle Nevi! Che sicuramente è reale quanto noi! E vuole congelare la città. E i nostri cuori!» Henry si impose, alzandosi in piedi e facendosi ridare il libro da Belle.
«Se facciamo in tempo possiamo arrivare in municipio e comunicare a tutti la scoperta!» aggiunse il ragazzino.
Tremotino, che era rimasto in silenzio fino ad allora, scosse la testa.
«Hai ragione, ma prima dobbiamo conoscere qualcosa in più riguardo a questa fiaba. Non è il caso di precipitarci in municipio senza altre informazioni» esclamò.
«Conosco quella fiaba, posso riassumervela: è la storia di due ragazzini, due amici che vivevano in case vicine. Si chiamavano Gerda e Kay e giocavano tutta l’estate in un giardino pieno di fiori. Ma la Regina delle Nevi ha creato uno specchio capace di far sparire tutto ciò che di bello si specchia in lui e di accentuare e deformare tutto il cattivo. In seguito lo specchio si rompe in mille frammenti che vengono dispersi per il mondo, entrando negli occhi e nei cuori degli uomini e corrompendo le loro anime…» il racconto di Henry venne interrotto da un boato all’esterno.
«Cosa diavolo…» fu Robin il primo ad alzarsi in piedi, cercando dietro la spalla un arco che non aveva.
«Vai avanti col racconto, Henry. Qui sotto siamo al sicuro!» lo spronò Belle.
«Qualcuno fuori potrebbe essersi fatto del male! Dobbiamo intervenire!» ribatté Hood.
«Vado io, non vi muovete. Ho la magia, saprò cavarmela» esclamò Tremotino con voce perentoria, senza che nessuno lo contraddisse.
Gold salì piano le scale e Henry rimase in silenzio finché la sua figura non si perse.
«Un giorno, mentre Gerda e Kay sono in giardino, un frammento dello specchio malvagio entra nell’occhio del ragazzo. Da quel momento lui diventa cattivo e acido con tutti, persino con l’amica!».
Robin guardò per qualche istante, con la coda dell’occhio, Marian, chiedendosi se il suo comportamento così spigoloso non dipendesse da quello.
«Così, mentre Kay gioca con lo slittino nella piazza del paese, si attacca alla slitta della Regina delle Nevi e viene trascinato via, senza riuscire a staccarsi. La Regina lo incanta con un bacio, facendogli perdere la memoria e impedendogli di avvertire il freddo. Gerda, disperata, affronta mille avventure per recuperare l’amico. Mentre Kay, vittima della Regina, vive nel suo palazzo costretto a comporre all’infinito parole con alcuni frammenti di ghiaccio. Solo se riuscirà a comporre la parola ‘eternità’ potrà arrivare ad essere di nuovo padrone della propria vita» Henry fece una piccola pausa e Belle ne approfittò per prendere la parola.
«Forse è il caso di vedere che fine abbia fatto Rumple. È sopra da qualche minuto e…non vorrei che…» la bibliotecaria deglutì, sentendo crescere l’ansia.
«Sono qui, Belle! Era caduto uno scaffale, nulla di grave!» Tremotino si affacciò dalle scale, scoccando un piccolo sorriso.
«Bene! Finisco la fiaba allora! Quando Gerda arriva a palazzo, la Regina lascia Kay. I due si abbracciano, Gerda piange e con le lacrime scioglie il ghiaccio nel cuore dell’amico. Lui la riconosce e piange a sua volta, facendo così uscire dall’occhio il frammento di specchio. Mentre i due festeggiano, i frammenti di ghiaccio compongono la parola ‘eternità’, liberando del tutto Kay!» Henry accennò un sorriso, guardando uno ad uno i suoi ascoltatori.
«Direi che ora che tutti conoscete la fiaba, possiamo andare in municipio!» suggerì.
«Questa Regina delle Nevi deve essere una donna sola  per agire così!» osservò Robin.
«Le fiabe non descrivono la realtà per come è davvero. Non è così che è andata. Qualcuno avrebbe dovuto dirlo  a questo signor Andersen!» scosse la testa Tremotino, divertito.
«Rumple, sai qualcosa?» Belle si alzò in piedi, andando verso le scale.
«Qualcosa che voi, al momento, non dovete sapere!» la risposta del Signore Oscuro arrivò accompagnata dall’elegante movimento di una mano che sprigionò magia e tramortì tutti.
Tremotino rimase ad osservare i corpi addormentati della donna che amava, del nipote e degli altri due, sussurrando un «Mi dispiace!» che sentì solo lui.
Aveva insistito perché Henry raccontasse la fiaba in modo da prendere tempo. Poi aveva inscenato quel rumore, per avere una scusa per allontanarsi. Infine, dall’alto delle scale, aveva potuto scagliare quella magia.
Sarebbero stati sicuramente tutti più al sicuro in quei sotterranei e, al suo ritorno, lui gli avrebbe risvegliati e loro non avrebbero ricordato nulla.
Una volta tanto agiva anche per il bene di qualcun altro, oltre che per il suo.
Chiuse a chiave la porta dei sotterranei, sigillandola con un incantesimo, e fece altrettanto per quella della biblioteca.
Ora era arrivato il momento di andare a parlare con una vecchia conoscenza.

 

«Walsh, mi spiace, io non credevo che… Non immaginavo…» Emma si appoggiò con la schiena sul maggiolino, sospirando e osservando i pompieri spargere del sale per le strade.
Era stata un’idea di David, ma lei dubitava che potesse bastare a far sciogliere tutto quel ghiaccio.
«Swan, ti sei scusata fin troppe volte. Non credi che ora tocchi alla scimmia farlo?» Killian intervenne brusco, rifilando un’occhiataccia a Walsh.
Per tutto il tragitto dall’ospedale alla strada principale della città Emma non aveva fatto altro che chiedere scusa al suo ex, senza che il mago aprisse bocca.
«Lui ti ha mentito, era agli ordini di una strega pazza e ha tentato di ucciderti. Forse sono stato indelicato a dirgli in quel modo che Zelena era morta, ma non sapevo quello che lui provava per quel…quella….per quell’essere! Al massimo dovrei essere io a chiedere scusa, non tu. Ma io non chiederò scusa, non finché non sarà lui a farlo!» il pirata incrociò le braccia, fissando Walsh negli occhi.
«Ero sotto l’effetto di una magia, non ho fatto del male ad Emma volutamente. Non potevo ribellarmi a un incantesimo, non è così che funziona, pirata! Quell’incantesimo mi faceva agire senza che io lo volessi!» esclamò quello che un tempo era stato il mago di Oz.
«Ma allora come fai a dire di esserti innamorato di Zelena? Dopo quello che ti ha fatto!» Emma tentò una timida protesta, senza intaccare troppo i sentimenti di Walsh.
Non voleva trattarlo male proprio mentre lui già soffriva per la morte della donna amata.
«Non è così semplice, Emma. Zelena non è una pazza, come ha detto questo pirata che si crede una rockstar!» Walsh si interruppe, sfuggendo all’occhiata stizzita di Hook.
«Lei cercava solo qualcuno che la amasse. E io, beh, io mi sono innamorato! Non da scimmia, ovviamente! C’è stato un  periodo in cui ero una specie di guardia del corpo per lei. In versione umana, non animale! E in quel periodo ho deciso che l’avrei uccisa. Certo, lei restava una strega e io un finto mago, ma avrei tentato il tutto per tutto. Magari cogliendola nel sonno!
Per questo decisi di farla innamorare di me: era fragile, cercava a tutti i costi il consenso di qualcuno. L’aveva cercato nel suo maestro, Tremotino, ma non l’aveva ottenuto. Perciò pensai che se io mi fossi mostrato affettuoso, se avessi finto di innamorarmi di lei, Zelena avrebbe potuto credermi. Emma, non c’è maledizione peggiore che sentirsi soli. E se qualcuno ci illude che ci tiene davvero a noi, siamo portati a credergli, se non altro per avere un minimo di compagnia!» l’uomo sorrise con amarezza.
«Il problema è che ho finito con l’innamorarmi per davvero, mentre Zelena ha scoperto l’imbroglio! Mi ero confidato con un uomo che credevo mio amico. Un uomo che lei aveva trasformato in Scimmia qualche tempo dopo me e che, come me, era tornato umano per un po’.
Quando lui vide che il tempo passava e io non uccidevo Zelena, ha pensato bene di rivelarle tutto…» Walsh sospirò.
«Bene, molto romantica la  tua storia, ma noi abbiamo qualcuno che se ne va in giro a ghiacciare la città e sinceramente non ci interessa saper…» Killian venne interrotto da Emma, che gli diede una gomitata.
«E poi? Cosa è successo?».
«Zelena è andata su tutte le furie. Non ero riuscito a farla innamorare di me, ma lei ha sofferto ugualmente per essere stata presa in giro. Mi ha ritrasformato in scimmia ma prima…» Walsh deglutì, interrompendosi.
«Ma prima? Avanti uomo scimmia, raccontaci il seguito!» Killian sbuffò, chiedendosi perché Emma desse tutta quella importanza alla storia di quel traditore.
«Prima di trasformarmi in Scimmia mi ha affidato una missione: ha detto che visto che avevo così tanta voglia di far innamorare qualcuno, avrei fatto innamorare di me la Salvatrice!» Walsh abbassò lo sguardo, senza osare guardare Emma negli occhi.
Allora era così che era andata.
Emma si sentì in qualche modo sollevata da quella storia. Aveva ricostruito un pezzo della sua vita passata, aveva capito perché l’uomo che per un anno l’aveva resa felice aveva finto di amarla.
E si ritrovò a perdonarlo.
«Walsh, non devi sentirti in colpa. Eri sotto l’effetto di un incantesimo!» la donna posò una mano sulla spalla dell’ex e gli sorrise.
Killian sentì la gelosia crescergli dentro e preferì non continuare ad assistere a quello spettacolo.
«Credo che sia il caso di raggiungere il principe! Non vorrei che pensasse che il sale che stanno spargendo i pompieri sia commestibile!» il pirata si allontanò, sforzandosi di fare un sorriso che nascondeva la sua espressione cupa.
Non voleva opprimere Emma con la sua gelosia, ma sentiva che se fosse rimasto lì anche solo per un minuto in più avrebbe rischiato di alzare la voce contro di lei.
Emma lasciò che si allontanasse, rispondendo con un lieve cenno del capo e poi tornando a riconcentrarsi su Walsh.
«Dopo che mi ha affidato questa missione, Zelena mi ha spedito a New York, dove sono tornato umano. E poi da lì…beh, da lì in poi credo che tu sappia la storia!» spiegò lui.
«Walsh, davvero, io credo che sia inutile odiarti per qualcosa di cui non hai colpa. E mi dispiace che tu possa esserti innamorato di un mostro come Zelena. Qui puoi rifarti una vita: puoi trovare una donna che ti ami davvero, costruirti una famiglia. Io rimarrò tua amica, ti aiuterò..» Emma non riuscì a terminare la frase perché Walsh la strinse in un abbraccio, scoppiando in lacrime.
«Non voglio un’altra donna, Emma. Voglio Zelena. E visto che non posso più averla, rimarrò solo. Starò qui, in questa città, ma senza amare nessun altra».
Emma ricambiò l’abbraccio, lasciando che l’uomo si sfogasse.
Poteva capire il suo dolore.
Anche lei, dopo che Neal l’aveva incastrata facendola imprigionare era stata sicura che non avrebbe mai amato nessun altro. Eppure il tempo era passato, Neal era tornato, per poi andarsene di nuovo, per sempre.
E se una parte di lei non avrebbe mai smesso di amarlo, un’altra parte, quella più forte, aveva capito che era arrivato il momento di aprirsi di nuovo alla felicità.
Magari tra le braccia di un certo pirata!
Anche Walsh lo avrebbe capito, avrebbe trovato qualcun’altra e finalmente avrebbe smesso di piangere.
E lei lo avrebbe aiutato.
Emma si staccò piano dall’abbraccio, sorridendo.
«Raggiungiamo Killian e mio padre: è arrivato il momento di andare in municipio!».
Walsh annuì «Grazie Emma! Ti ho fatto del male e tu mi hai perdonato. Non smetterò mai di…».

Un boato.
Urla, gente che scappava, alberi che crollavano.
Emma si chiese cosa stesse succedendo, quando il Sole si oscurò e una tempesta di neve, più violenta delle altre, si abbatté sulle loro teste.
E poi mostri.
Mostri di neve altissimi, che sparavano palle gelate.
Li vide avvicinarsi verso di loro, minacciosi, assetati di morte.
«Dobbiamo trovare Killian! E David! Dobbiamo metterci al sicuro!» le parole le uscirono con la voce rotta dalla paura.
E il pensiero volò a Henry.
Sperò che Gold fosse in grado di contrastare quei mostri, di difendere suo figlio.
«Di qua Emma!» Walsh la prese per un braccio e iniziò a correre al centro della strada.
Proprio dove si trovavano Killian e David, che sparava colpi di pistola inutili.
«Scappate! Scappate!» Emma urlò con tutte le sue forze, ma sapeva che i due uomini della sua vita non si sarebbero mai comportati come codardi e sarebbero rimasti lì ad affrontare quei mostri, a cercare di salvare tutta la gente che era lì.
«Walsh, rifugiati da qualche parte, scappa!» Emma spinse l’uomo lontano, decisa a proteggere almeno lui. I pompieri e i nani si erano infilati svelti in auto, allontanandosi a tutta velocità da quella strada. Walsh avrebbe potuto seguire qualcuno di loro.
Ma lui si oppose.
«Non ti lascio!» urlò continuando a seguirla verso il punto in cui si trovavano il pirata e il principe.
Poi un suono melodioso investì la strada.
I mostri si arrestarono, diventando simili  a dei giganteschi pupazzi di neve.
E Walsh ed Emma riuscirono finalmente ad avvicinarsi agli altri due.
«Dobbiamo andare in biblioteca! Dobbiamo andare da Henry!» Emma parlò allo stremo delle forze, con il fiato corto.
«Andiamo prima da lui e poi in municipio e….» Killian non riuscì a finire la frase perché una slitta, gigantesca, fulminea, si diresse contro di loro.
«A terra!» David urlò spingendo Emma lontano e sparando contro quel nuovo pericolo.
Ma la pistola li si congelò tra le mani e cadde a terra ormai ridotta a un pezzo di ghiaccio.
Quando Emma si rialzò da terra vide suo padre e Killian imprigionati alla parte anteriore della slitta, che andava via a gran velocità.
Walsh, con tutte le forze che aveva, la stava rincorrendo, cercando di strappare da quella morsa glaciale i due uomini.
E quasi ci riuscì.
Con un balzo si avvicinò alla slitta, stringendo il braccio di Killian. Poi il ghiaccio lo fece scivolare e cadde via, mentre la slitta si allontanò fino a scomparire.
Quando Emma lo raggiunse, stringeva tra le mani l’uncino del pirata.
Il suono melodioso sparì con la slitta e i mostri si rianimarono.
«Scappiamo da qui, Emma! Andiamo da Henry!» Walsh, stringendo ancora l’uncino tra le mani, trascinò Emma verso il maggiolino, facendola entrare con la forza e mettendosi alla guida.
«Killian…David…» la donna, ancora scossa, non faceva che ripetere quei nomi.
«Li troveremo Emma! Tu hai promesso di aiutare me e io ti giuro che aiuterò te! Salverò Killian e David, fosse anche l’ultima cosa che faccio!» Walsh spinse il piede sull’acceleratore e il maggiolino si allontanò, appena in tempo per schivare una gigantesca palla di neve.

   
 
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