THIS
IS MY KINGDOM COME
This
is my
kingdom come,
this is my
kingdom come.
[Questo è il mio
regno che arriva,
questo è il mio regno che arriva]
«“Vola nella grandine e
ricopre i campi di
neve. Paralizza i fiori con la brina e ghiaccia i fiumi. Il suo cuore è
di
ghiaccio e vorrebbe che anche quello degli altri lo fosse…”. Ci
siamo! Non
può essere che lei!» Henry alzò il tono di voce, sventolando il libro
con fare
vittorioso.
Il
resto dei presenti non poté che puntare lo sguardo verso di lui, chi
incuriosito, come Belle e Robin, chi turbato, come Tremotino, chi
sollevato,
come Marian.
Diverse
emozioni, ma una stessa domanda che vagava nella mente di tutti.
«Potresti
spiegarci di preciso cosa hai trovato?» fu Robin a prendere
l’iniziativa,
sorridendo a Henry e scompigliandoli i capelli.
«Henry,
quello non è affatto un libro buono per le ricerche. Dovresti lasciarlo
e
leggere qualcuno dei libri che Belle ha messo al centro, come stiamo
facendo
noi..» Tremotino strappò dalle mani del nipote il libro, cercando di
nascondere
il lieve tremore che gli percorreva la mano.
Erano
ancora tutti lì, in quei sotterranei, seduti sul pavimento a leggere
tomi dalle
parole complicate, a cercare qualcosa che non avrebbero mai trovato.
O
così aveva sperato Gold.
Gli
era sfuggito Henry che, a quanto pare, era sgattaiolato lontano da loro
cercando libri diversi e verità che non era ancora il momento di
svelare.
«Ma
lo avete sentito tutti: quel libro descrive esattamente quello che sta
succedendo a Storybrooke!» Henry provò a protestare, cercando il
consenso degli
altri ed evitando accuratamente di guardare negli occhi Gold: non aveva
il
coraggio di ribellarsi direttamente a lui.
«Rumple,
Henry ha ragione. Vediamo di che libro si tratta..» Belle tolse
delicatamente
il libro dalle mani dell’amato e lesse il titolo, annuendo, «La
Regina delle Nevi, di Hans Christian
Andersen!» esclamò. «E’ sicuramente un personaggio che potrebbe far
visita a
Storybrooke!».
«Chi
è questo Andersen?» Marian sgranò gli occhi, incuriosita e agitata allo
stesso
modo.
«E’
uno scrittore di fiabe!» rispose prontamente Henry.
«Ma
è un’invenzione allora! Non serve per il nostro problema!» replicò
Marian.
«Beh,
siamo in una città in cui passeggiano tranquillamente tutti i
personaggi delle
fiabe! E dubito che se dicessi loro che sono un’invenzione, la
prenderebbero
bene!» Robin ridacchiò, facendosi di nuovo serio quando la moglie gli
lanciò
un’occhiataccia.
«Infatti
noi non siamo un’invenzione!» ribatté la donna stizzita.
«Ma
per il mondo senza magia lo siete! Non so come gli scrittori di fiabe
siano
venuti a conoscenza delle vostre storie, ma ci sono riusciti e le hanno
messe
per iscritto nei loro libri. È avvenuto per tutti: Belle, Biancaneve,
Cappuccetto Rosso. E anche per la Regina delle Nevi! Che sicuramente è
reale
quanto noi! E vuole congelare la città. E i nostri cuori!» Henry si
impose, alzandosi
in piedi e facendosi ridare il libro da Belle.
«Se
facciamo in tempo possiamo arrivare in municipio e comunicare a tutti
la
scoperta!» aggiunse il ragazzino.
Tremotino,
che era rimasto in silenzio fino ad allora, scosse la testa.
«Hai
ragione, ma prima dobbiamo conoscere qualcosa in più riguardo a questa
fiaba.
Non è il caso di precipitarci in municipio senza altre informazioni»
esclamò.
«Conosco
quella fiaba, posso riassumervela: è la storia di due ragazzini, due
amici che
vivevano in case vicine. Si chiamavano Gerda e Kay e giocavano tutta
l’estate
in un giardino pieno di fiori. Ma la Regina delle Nevi ha creato uno
specchio
capace di far sparire tutto ciò che di bello si specchia in lui e di
accentuare
e deformare tutto il cattivo. In seguito lo specchio si rompe in mille
frammenti che vengono dispersi per il mondo, entrando negli occhi e nei
cuori
degli uomini e corrompendo le loro anime…» il racconto di Henry venne
interrotto da un boato all’esterno.
«Cosa
diavolo…» fu Robin il primo ad alzarsi in piedi, cercando dietro la
spalla un
arco che non aveva.
«Vai
avanti col racconto, Henry. Qui sotto siamo al sicuro!» lo spronò Belle.
«Qualcuno
fuori potrebbe essersi fatto del male! Dobbiamo intervenire!» ribatté
Hood.
«Vado
io, non vi muovete. Ho la magia, saprò cavarmela» esclamò Tremotino con
voce
perentoria, senza che nessuno lo contraddisse.
Gold
salì piano le scale e Henry rimase in silenzio finché la sua figura non
si
perse.
«Un
giorno, mentre Gerda e Kay sono in giardino, un frammento dello
specchio
malvagio entra nell’occhio del ragazzo. Da quel momento lui diventa
cattivo e
acido con tutti, persino con l’amica!».
Robin
guardò per qualche istante, con la coda dell’occhio, Marian,
chiedendosi se il
suo comportamento così spigoloso non dipendesse da quello.
«Così,
mentre Kay gioca con lo slittino nella piazza del paese, si attacca
alla slitta
della Regina delle Nevi e viene trascinato via, senza riuscire a
staccarsi. La
Regina lo incanta con un bacio, facendogli perdere la memoria e
impedendogli di
avvertire il freddo. Gerda, disperata, affronta mille avventure per
recuperare
l’amico. Mentre Kay, vittima della Regina, vive nel suo palazzo
costretto a
comporre all’infinito parole con alcuni frammenti di ghiaccio. Solo se
riuscirà
a comporre la parola ‘eternità’ potrà arrivare ad essere di nuovo
padrone della
propria vita» Henry fece una piccola pausa e Belle ne approfittò per
prendere
la parola.
«Forse
è il caso di vedere che fine abbia fatto Rumple. È sopra da qualche
minuto
e…non vorrei che…» la bibliotecaria deglutì, sentendo crescere l’ansia.
«Sono
qui, Belle! Era caduto uno scaffale, nulla di grave!» Tremotino si
affacciò
dalle scale, scoccando un piccolo sorriso.
«Bene!
Finisco la fiaba allora! Quando Gerda arriva a palazzo, la Regina
lascia Kay. I
due si abbracciano, Gerda piange e con le lacrime scioglie il ghiaccio
nel
cuore dell’amico. Lui la riconosce e piange a sua volta, facendo così
uscire
dall’occhio il frammento di specchio. Mentre i due festeggiano, i
frammenti di
ghiaccio compongono la parola ‘eternità’, liberando del tutto Kay!»
Henry
accennò un sorriso, guardando uno ad uno i suoi ascoltatori.
«Direi
che ora che tutti conoscete la fiaba, possiamo andare in municipio!»
suggerì.
«Questa
Regina delle Nevi deve essere una donna sola
per agire così!» osservò Robin.
«Le
fiabe non descrivono la realtà per come è davvero. Non è così che è
andata.
Qualcuno avrebbe dovuto dirlo a questo
signor Andersen!» scosse la testa Tremotino, divertito.
«Rumple,
sai qualcosa?» Belle si alzò in piedi, andando verso le scale.
«Qualcosa
che voi, al momento, non dovete sapere!» la risposta del Signore Oscuro
arrivò
accompagnata dall’elegante movimento di una mano che sprigionò magia e
tramortì
tutti.
Tremotino
rimase ad osservare i corpi addormentati della donna che amava, del
nipote e
degli altri due, sussurrando un «Mi dispiace!» che sentì solo lui.
Aveva
insistito perché Henry raccontasse la fiaba in modo da prendere tempo.
Poi
aveva inscenato quel rumore, per avere una scusa per allontanarsi.
Infine,
dall’alto delle scale, aveva potuto scagliare quella magia.
Sarebbero
stati sicuramente tutti più al sicuro in quei sotterranei e, al suo
ritorno,
lui gli avrebbe risvegliati e loro non avrebbero ricordato nulla.
Una
volta tanto agiva anche per il bene di qualcun altro, oltre che per il
suo.
Chiuse
a chiave la porta dei sotterranei, sigillandola con un incantesimo, e
fece
altrettanto per quella della biblioteca.
Ora
era arrivato il momento di andare a parlare con una vecchia conoscenza.
«Walsh,
mi spiace, io non credevo che… Non immaginavo…» Emma si appoggiò con la
schiena
sul maggiolino, sospirando e osservando i pompieri spargere del sale
per le
strade.
Era
stata un’idea di David, ma lei dubitava che potesse bastare a far
sciogliere
tutto quel ghiaccio.
«Swan,
ti sei scusata fin troppe volte. Non credi che ora tocchi alla scimmia
farlo?»
Killian intervenne brusco, rifilando un’occhiataccia a Walsh.
Per
tutto il tragitto dall’ospedale alla strada principale della città Emma
non
aveva fatto altro che chiedere scusa al suo ex, senza che il mago
aprisse
bocca.
«Lui
ti ha mentito, era agli ordini di una strega pazza e ha tentato di
ucciderti.
Forse sono stato indelicato a dirgli in quel modo che Zelena era morta,
ma non
sapevo quello che lui provava per quel…quella….per quell’essere! Al
massimo
dovrei essere io a chiedere scusa, non tu. Ma io non chiederò scusa,
non finché
non sarà lui a farlo!» il pirata incrociò le braccia, fissando Walsh
negli
occhi.
«Ero
sotto l’effetto di una magia, non ho fatto del male ad Emma
volutamente. Non
potevo ribellarmi a un incantesimo, non è così che funziona, pirata!
Quell’incantesimo mi faceva agire senza che io lo volessi!» esclamò
quello che
un tempo era stato il mago di Oz.
«Ma
allora come fai a dire di esserti innamorato di Zelena? Dopo quello che
ti ha
fatto!» Emma tentò una timida protesta, senza intaccare troppo i
sentimenti di
Walsh.
Non
voleva trattarlo male proprio mentre lui già soffriva per la morte
della donna
amata.
«Non
è così semplice, Emma. Zelena non è una pazza, come ha detto questo
pirata che
si crede una rockstar!» Walsh si interruppe, sfuggendo all’occhiata
stizzita di
Hook.
«Lei
cercava solo qualcuno che la amasse. E io, beh, io mi sono innamorato!
Non da
scimmia, ovviamente! C’è stato un
periodo in cui ero una specie di guardia del corpo per lei. In versione
umana, non animale! E in quel periodo ho deciso che l’avrei uccisa.
Certo, lei
restava una strega e io un finto mago, ma avrei tentato il tutto per
tutto.
Magari cogliendola nel sonno!
Per
questo decisi di farla innamorare di me: era fragile, cercava a tutti i
costi
il consenso di qualcuno. L’aveva cercato nel suo maestro, Tremotino, ma
non
l’aveva ottenuto. Perciò pensai che se io mi fossi mostrato affettuoso,
se
avessi finto di innamorarmi di lei, Zelena avrebbe potuto credermi.
Emma, non
c’è maledizione peggiore che sentirsi soli. E se qualcuno ci illude che
ci
tiene davvero a noi, siamo portati a credergli, se non altro per avere
un
minimo di compagnia!» l’uomo sorrise con amarezza.
«Il
problema è che ho finito con l’innamorarmi per davvero, mentre Zelena
ha
scoperto l’imbroglio! Mi ero confidato con un uomo che credevo mio
amico. Un
uomo che lei aveva trasformato in Scimmia qualche tempo dopo me e che,
come me,
era tornato umano per un po’.
Quando
lui vide che il tempo passava e io non uccidevo Zelena, ha pensato bene
di rivelarle
tutto…» Walsh sospirò.
«Bene,
molto romantica la tua storia, ma noi
abbiamo qualcuno che se ne va in giro a ghiacciare la città e
sinceramente non
ci interessa saper…» Killian venne interrotto da Emma, che gli diede
una
gomitata.
«E
poi? Cosa è successo?».
«Zelena
è andata su tutte le furie. Non ero riuscito a farla innamorare di me,
ma lei
ha sofferto ugualmente per essere stata presa in giro. Mi ha
ritrasformato in
scimmia ma prima…» Walsh deglutì, interrompendosi.
«Ma
prima? Avanti uomo scimmia, raccontaci il seguito!» Killian sbuffò,
chiedendosi
perché Emma desse tutta quella importanza alla storia di quel traditore.
«Prima
di trasformarmi in Scimmia mi ha affidato una missione: ha detto che
visto che
avevo così tanta voglia di far innamorare qualcuno, avrei fatto
innamorare di
me la Salvatrice!» Walsh abbassò lo sguardo, senza osare guardare Emma
negli
occhi.
Allora
era così che era andata.
Emma
si sentì in qualche modo sollevata da quella storia. Aveva ricostruito
un pezzo
della sua vita passata, aveva capito perché l’uomo che per un anno
l’aveva resa
felice aveva finto di amarla.
E
si ritrovò a perdonarlo.
«Walsh,
non devi sentirti in colpa. Eri sotto l’effetto di un incantesimo!» la
donna
posò una mano sulla spalla dell’ex e gli sorrise.
Killian
sentì la gelosia crescergli dentro e preferì non continuare ad
assistere a
quello spettacolo.
«Credo
che sia il caso di raggiungere il principe! Non vorrei che pensasse che
il sale
che stanno spargendo i pompieri sia commestibile!» il pirata si
allontanò,
sforzandosi di fare un sorriso che nascondeva la sua espressione cupa.
Non
voleva opprimere Emma con la sua gelosia, ma sentiva che se fosse
rimasto lì
anche solo per un minuto in più avrebbe rischiato di alzare la voce
contro di
lei.
Emma
lasciò che si allontanasse, rispondendo con un lieve cenno del capo e
poi
tornando a riconcentrarsi su Walsh.
«Dopo
che mi ha affidato questa missione, Zelena mi ha spedito a New York,
dove sono
tornato umano. E poi da lì…beh, da lì in poi credo che tu sappia la
storia!»
spiegò lui.
«Walsh,
davvero, io credo che sia inutile odiarti per qualcosa di cui non hai
colpa. E mi
dispiace che tu possa esserti innamorato di un mostro come Zelena. Qui
puoi
rifarti una vita: puoi trovare una donna che ti ami davvero, costruirti
una
famiglia. Io rimarrò tua amica, ti aiuterò..» Emma non riuscì a
terminare la frase
perché Walsh la strinse in un abbraccio, scoppiando in lacrime.
«Non
voglio un’altra donna, Emma. Voglio Zelena. E visto che non posso più
averla,
rimarrò solo. Starò qui, in questa città, ma senza amare nessun altra».
Emma
ricambiò l’abbraccio, lasciando che l’uomo si sfogasse.
Poteva
capire il suo dolore.
Anche
lei, dopo che Neal l’aveva incastrata facendola imprigionare era stata
sicura
che non avrebbe mai amato nessun altro. Eppure il tempo era passato,
Neal era
tornato, per poi andarsene di nuovo, per sempre.
E
se una parte di lei non avrebbe mai smesso di amarlo, un’altra parte,
quella
più forte, aveva capito che era arrivato il momento di aprirsi di nuovo
alla
felicità.
Magari
tra le braccia di un certo pirata!
Anche
Walsh lo avrebbe capito, avrebbe trovato qualcun’altra e finalmente
avrebbe
smesso di piangere.
E
lei lo avrebbe aiutato.
Emma
si staccò piano dall’abbraccio, sorridendo.
«Raggiungiamo
Killian e mio padre: è arrivato il momento di andare in municipio!».
Walsh
annuì «Grazie Emma! Ti ho fatto del male e tu mi hai perdonato. Non
smetterò
mai di…».
Un
boato.
Urla,
gente che scappava, alberi che crollavano.
Emma
si chiese cosa stesse succedendo, quando il Sole si oscurò e una
tempesta di
neve, più violenta delle altre, si abbatté sulle loro teste.
E
poi mostri.
Mostri
di neve altissimi, che sparavano palle gelate.
Li
vide avvicinarsi verso di loro, minacciosi, assetati di morte.
«Dobbiamo
trovare Killian! E David! Dobbiamo metterci al sicuro!» le parole le
uscirono
con la voce rotta dalla paura.
E
il pensiero volò a Henry.
Sperò
che Gold fosse in grado di contrastare quei mostri, di difendere suo
figlio.
«Di
qua Emma!» Walsh la prese per un braccio e iniziò a correre al centro
della
strada.
Proprio
dove si trovavano Killian e David, che sparava colpi di pistola inutili.
«Scappate!
Scappate!» Emma urlò con tutte le sue forze, ma sapeva che i due uomini
della
sua vita non si sarebbero mai comportati come codardi e sarebbero
rimasti lì ad
affrontare quei mostri, a cercare di salvare tutta la gente che era lì.
«Walsh,
rifugiati da qualche parte, scappa!» Emma spinse l’uomo lontano, decisa
a
proteggere almeno lui. I pompieri e i nani si erano infilati svelti in
auto,
allontanandosi a tutta velocità da quella strada. Walsh avrebbe potuto
seguire
qualcuno di loro.
Ma
lui si oppose.
«Non
ti lascio!» urlò continuando a seguirla verso il punto in cui si
trovavano il
pirata e il principe.
Poi
un suono melodioso investì la strada.
I
mostri si arrestarono, diventando simili
a dei giganteschi pupazzi di neve.
E
Walsh ed Emma riuscirono finalmente ad avvicinarsi agli altri due.
«Dobbiamo
andare in biblioteca! Dobbiamo andare da Henry!» Emma parlò allo stremo
delle
forze, con il fiato corto.
«Andiamo
prima da lui e poi in municipio e….» Killian non riuscì a finire la
frase perché
una slitta, gigantesca, fulminea, si diresse contro di loro.
«A
terra!» David urlò spingendo Emma lontano e sparando contro quel nuovo
pericolo.
Ma
la pistola li si congelò tra le mani e cadde a terra ormai ridotta a un
pezzo
di ghiaccio.
Quando
Emma si rialzò da terra vide suo padre e Killian imprigionati alla
parte
anteriore della slitta, che andava via a gran velocità.
Walsh,
con tutte le forze che aveva, la stava rincorrendo, cercando di
strappare da
quella morsa glaciale i due uomini.
E
quasi ci riuscì.
Con
un balzo si avvicinò alla slitta, stringendo il braccio di Killian. Poi
il
ghiaccio lo fece scivolare e cadde via, mentre la slitta si allontanò
fino a
scomparire.
Quando
Emma lo raggiunse, stringeva tra le mani l’uncino del pirata.
Il
suono melodioso sparì con la slitta e i mostri si rianimarono.
«Scappiamo
da qui, Emma! Andiamo da Henry!» Walsh, stringendo ancora l’uncino tra
le mani,
trascinò Emma verso il maggiolino, facendola entrare con la forza e
mettendosi
alla guida.
«Killian…David…»
la donna, ancora scossa, non faceva che ripetere quei nomi.
«Li
troveremo Emma! Tu hai promesso di aiutare me e io ti giuro che aiuterò
te! Salverò
Killian e David, fosse anche l’ultima cosa che faccio!» Walsh spinse il
piede
sull’acceleratore e il maggiolino si allontanò, appena in tempo per
schivare
una gigantesca palla di neve.