«vedo!!! Vedo!!!
VEDO!!!»
«…e ci
risiamo…» sospirò Warsman, continuando
a coprirsi l’intimità
con una mano come stava facendo da dieci minuti a quella parte, visto
che
nessuno dei presenti era stato così gentile da dargli
qualunque cosa da
mettersi addosso.
«non la capiscono,
eh?» commentò Stylequeen, che osservava
la scena con le braccia incrociate in piedi accanto all’altra
ragazza -di quasi
venti centimetri più bassa di lei-.
«pare di no…
ahahahah un porcello nuuuudoooo!!!» rise la
suddetta.
«zitta!!! Che io perlomeno
una volta persi i vestiti mi sono
ritirato!...e poi hai poco da ridere» aggiunse a bassa voce
«che a te i “riccioli
d’oro” piacciono eccome!»
«sicuro, avendo per le mani
i due che ho per le mani dovrei
venire a confondermi proprio con te».
«a confonderti non so, ma
sul venire direi che-»
la frecciata di Warsman venne interrotta dal
fortissimo schiaffo che Emerald tirò ad una delle sue povere
chiappe al vento,
facendogli fare uno strillo che nemmeno Stylequeen nel trovarsi davanti
un
aracnobot.
«shut
up, porcello».
«stronza!!!»
«a quando le
nozze?» si intromise Stylequeen beccandosi
delle occhiate mortifere sia da parte di Emerald che del russo
«che c’è?
Litigate come una coppietta arrapata di vecchi sposi».
«idiozie!!!»
sbottarono entrambi contemporaneamente.
«…e comunque sai
una cosa, così con quell’orrenda
calzamaglia grigia non c’è una grande
differenza» sospirò Stylequeen «io te
l’ho
già detto che se vuoi una mano per capire
com’è che ci si veste sono disposta
ad aiutarti, ma tu no…!»
«è che gli piace
far vedere le chiappe mosce, sfiga nostra».
«io almeno ho
qualcosa
da far vedere, mucchio d’ossa!»
«se dovessi scegliere tra
far vedere simili oscenità ed il
mio presunto “niente”, io scelgo il niente a
vita».
Warsman fece per risponderle, ma si
limitò ad un ringhio in quanto
al momento c’era un problema molto più urgente.
«sentimi bene pazza in rosa»
ignorò il sollevamento di sopracciglio di Stylequeen
« ferma quelle due! Ora!!!»
«e perché? A
giocare, quei due, non li ha costretti nessuno».
«ma
se continuano MIA
FIGLIA si troverà senza casa né altro!»
«poteva pensarci prima di
sposare quell’imbecille di Robin
Mask» disse piatta Hammy «e dopo questa Kevin mi
è proprio caduto completamente…»
«tris
di regine!!! Ah!
Voglio proprio vedere come…»
«vedo anche io con una
doppia coppia!»
«full» sorrisero
Deathstar e Mintaka mostrando
rispettivamente un full composto da tre re e due assi ed un altro da
tre jack e
due assi.
«…NON
È POSSIBILE!!!»
In occasione del nuovo Torneo, alcuni
genitori dei wrestlers
in gara si erano recati a Tokyo per assistere personalmente agli
incontri. Tra essi
c’erano King Muscle, Terryman, Brocken Jr., Suzie Tusket e
Robin Mask con
relativa neo sposina, la quale era rimasta in albergo; era incinta di
diversi
mesi, ed era dunque normale che un viaggio così potesse
risultare piuttosto
stancante.
«qualcuno mi presti il
cellulare!...ma guarda tu…devo
scomodare la svet moj che
oltretutto
è anche incinta, per colpa di un cretino
che
non contento di aver perso anche le mutande sta perdendo tutto il
resto! È l’unica
che può farlo ragionare! Lui e Kevin hanno perso perfino la
maschera!»
«…io
però mi domando: se dal posto in cui dite di venire siete
delle aliene robotiche alte sette metri, mi spieghi
com’è che loro due sanno
giocare a poker?» chiese Hammy a Stylequeen, perplessa.
«tesoro, non so cosa credi
tu, ma il poker non l’hanno mica
inventato sulla Terra!» rise Stylequeen
«è un gioco evroniano che è stato
esportato anche su Cybertron da immigrati!»
Emerald e Warsman si scambiarono
un’occhiata che significava
“o ci prende in giro o è una pazza”. Ma
non commentarono oltre.
«dai Robin!!!»
fischiò Terryman «non mollare!»
«io invece direi che
farebbe proprio meglio a lasciar
perdere…»
«VEDO!!!»
esultò l’inglese più vecchio, sbattendo
sul tavolo
una scala minima in maniera ben poco dignitosa.
«…io
passo…» borbottò Kevin.
Gli risultava ancora difficile
credere di essersi messo in
una situazione del genere. Era confuso anche solo riguardo il modo in
cui era
cominciato…no, ecco: facendo mente locale si era chiarito le
idee.
Lui e Warsman si erano recati a
malincuore alla festa
organizzata dai MacMadd per annunciare la ripresa del Torneo, dopo i
“piccoli
incidenti” che avevano distrutto un intero stadio.
Peccato che quando erano arrivati si
fossero trovati
davanti, oltre ad Hammy e al “branco di scimmie”
-così Kevin denominava Kid
Muscle e compagnia- anche le tre ragazze che al momento consideravano
la causa
di tutti i problemi: Deathstar, Mintaka, e Stylequeen-la-pazza-in-rosa.
Solitamente erano due persone
piuttosto controllate, ma
trovandosi davanti quelle tre non avevano proprio retto, e si erano
fiondati lì
con tutta l’intenzione di fargliela pagare una volta per
tutte per tutto quel
che avevano combinato. Gli altri wrestlers ovviamente si erano messi in
mezzo e
c’era stato anche un forte rischio di venire alle mani, fino
a quando Emerald -“la
solita puttanella indecente” le aveva sibilato dopo Warsman-
aveva proposto di
risolvere la cosa diversamente: un risarcimento monetario per tutti i
danni
causati, ma che ovviamente i due avrebbero dovuto vincere…
“ad una partita di strip
poker! Io ho le carte!” aveva esclamato Hammy
tirandola fuori dal marsupio “il
poker è un gioco piuttosto d’abilità, e
direi che non sia il caso di mettersi a
fare più casino di quanto non ce ne sia già
stato; ci si apparta in una stanza,
e giocate!”
“eeeh…noi non
abbiamo manco mezzo, come si chiama, yen, per
giocare” aveva detto Mintaka.
Ed Emerald aveva messo mano al
libretto degli assegni.
Dopo quello i due chojin avevano
tentennato, contrariamente
a Deathstar e Mintaka che appena avuti i soldi avevano festeggiato ed
accettato
subito. Ma poi,
vuoi perché la voglia di
una rivincita era tanta, vuoi che Emerald si era messa deliberatamente
a
provocare Warsman fino a farlo esasperare, anche quest’ultimo
e Kevin avevano
ceduto.
Finendo a perdere anche le mutande in
meno di dieci minuti.
I commenti di tutti quelli che si
erano appartati con loro
ad assistere alla partita si erano sprecati. Kevin poi ricordava di
aver
sentito distintamente Emerald domandare alla pazza in rosa
“ma sei sicura che
quelle due non barino? Non è possibile vincere
così di continuo!” e l’altra
rispondere sbuffando “considerando la svegliezza che hanno, se ci provassero si
farebbero sgamare subito.
Ma non vedo perché dovrebbero; che bisogno hanno?”
Sulla
“svegliezza” Kevin Mask poteva tranquillamente
concordare con la ragazza, ma purtroppo era costretto anche a
concordare col fatto
che le due pazze folli deviate non sembravano aver bisogno di barare.
In seguito persi tutti i vestiti, il
cellulare ed il
portafogli, Warsman si era ritirato maledicendosi per non averlo fatto
prima, e
Kevin avrebbe seguito il suo esempio prima di perdere anche la
maschera. Peccato
che poi fossero arrivati “i vecchi”, tra i quali il
suo, di vecchio.
L’umiliazione provata era
stata cocente sia per il ragazzo
che per Warsman, che ne avevano sentite di tutti i colori da parte di
Robin. “non
è dignitoso, non è qui, non
là, trallallì
e trallallà”…peccato che poi Emerald -ancora
lei, sempre lei!!!- si fosse messa in mezzo.
“fa tante scene ma alla
fine è solo perché essendo un gioco
di abilità lei evidentemente non ha le
capacità intellettive per giocare, ed
è pure tirchio”.
Farsi dare dello stupido tirchio
dalla figlia di Howard
Lancaster, con la quale oltretutto aveva vari conti in sospeso,
decisamente non
era nel suo programma per la serata. Se fosse stato più
saggio l’avrebbe
mandata al diavolo, insieme agli altri genitori avrebbe interrotto sia
la
partita che il “tifo” che stavano facendo gli altri
ragazzi -da notare che Meat
non era presente alla festa- ed avrebbe chiuso lì i giochi.
Ma Robin Mask non era saggio, e se
poi c’erano di mezzo i
Lancaster il sangue faceva presto ad andargli alla testa. Per
cui…
“prendo IO il posto di
Warsman! Vi farò vedere com’è che si
gioca!!! E tu” aveva indicato Kevin “non pensare di
ritirarti! Un Mask non si
arrende!”
Col risultato che ne era conseguito.
In venti minuti lui e Kevin avevano
perso entrambi la
maschera, Robin anche tutti i vestiti, parecchie migliaia
di sterline, varie proprietà
immobiliari tra le quali il cottage e la sorgente termale inclusi nella
tenuta,
i suoi cavalli, e di quel passo avrebbe finito a perdere anche la culla
per la
bambina che doveva ancora nascere.
…e forse pure la
moglie…
E di tutti i presenti, nessuno che
pensasse minimamente di
costringerlo a fermarsi. A parte Warsman ovviamente.
«che, vuoi giocare
ancora?» Deathstar ormai rideva di continuo,
e Robin -che peraltro distribuiva le carte- era sempre più
nero.
«mi riprenderò
tutto quel che mi avete fatto perdere con
questa mano!»
«…Emerald!!!
Cellulare!!! ORA!»
«eddai, porcello, calm-ehi!
Ridammelo!!!»
«Alya…? Si, sono
io. Lo so, dormivi, scusami ma…si, è
un’emergenza:
mi spiace dirtelo così, ma se qualcuno non ferma
quell’idiota di tuo marito perderà
anche te in una partita di poker! …no, ho provato a
dissuaderlo ma non mi
ascolta. Si, siamo alla festa. Scusami, svet
moj. Ecco» chiuse la chiamata «qualcuno
qui doveva pur tornare a ragionare!...lei
sarà qui a minuti».
«…guastafeste».
«trattasi del futuro di mia
figlia e di mia nipote, non
potevi pretendere che restassi a guardare oltre, e l’ho fatto
già troppo! E adesso
passami almeno quella dannata sciarpa che hai al collo, che
è già abbastanza
umiliante così!»
«passo»
sospirò ancora Kevin.
«vedo! E
stavolta…» Robin mise in tavola una scala massima
«voglio proprio vedere se riuscite a battere anche
questo!»
Mintaka sorrise, mostrando le cinque
carte che aveva in
mano.
Tutte di fiori.
«colore».
Robin impallidì. In quella
mano si era giocato metà villa.
Deathstar mise lentamente sul tavolo
una carta per volta.
Asse. Re. Regina. Jack. Dieci.
Tutte di
cuori.
«scala reale massima!!!
Dammi, dammi!!!»
E lì Robin subì
un ritiro coatto dal gioco, perché svenne
direttamente.
«daddy?...papà!!!»
«mi sa che basta,
eh?» osservò Mintaka.
«Robin!
Si può
sapere che cosa-»
«miss Kalinina, lo sa che
diventa sempre più bella ogni
volta che la vedo?!!» disse Kid con gli occhi a cuoricino.
Poco gli importava
se era una donna sposata, che si era fiondata sul marito appena lo
aveva visto
svenuto.
«Robin!»
«è svenuto
quando ha visto la scala reale massima!» la
informò Deathstar «we win!»
«ho tentato di
dissuaderlo» balbettò Kevin, che quantomeno
si stava coprendo con la camicia di Terryman «ma non mi ha
dato retta e…avete
perso mezza casa…»
Alya cercò con lo sguardo
il padre, distogliendolo
immediatamente vedendolo salutarla imbarazzatissimo ed Emerald a
ridergli
dietro. «a quello penserò tra poco» oh,
quante gliene avrebbe dette, a Robin!
«adesso bisogna portarlo fuori, gli serve aria!...e anche dei
vestiti…per la
Dea» sbuffò.
Deathstar, Mintaka e Stylequeen
furono tra le persone che
rimasero dentro.
«dite che dobbiamo ridargli
i soldi?»
«Mintà, eh no.
Persi, son persi!»
«ma giocare a carte con
voialtre è un suicidio, lo sanno
tutti, lui era disinformato!» fece notare loro Stylequeen.
«è la prova
che…la disinformazione si paga cara!»