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Autore: sorridimilouis    19/09/2014    0 recensioni
"Facciamo una scommessa" ridacchiò il castano.
"Assolutamente no, Payne. Non faccio scommesse con gli idioti." lo ammonii, incrociando le braccia al petto.
"Hai paura?" mi sfidò lui, assumendo un' espressione derisoria e divertita allo stesso tempo.
"Non ho paura di niente."
"E allora facciamolo" disse, e io sbuffai sonoramente.
Sorrise vittoriosamente prima di "Chi si innamora per primo, perde e, ovviamente, fa una penitenza"
Sgranai gli occhi e mi lasciai trasportare da una fragorosa risata.
"Non mi innamorerò mai di te, hai già perso." rise.
"Vedremo" mi fece l'occhiolino e si allontanò, fino a diventare un puntino lontano nel corridoio vuoto.
Genere: Dark, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Ottobre era alle porte, eppure il freddo già mi sferzava il viso, pungendomi le guance mentre camminavo sul marciapiede di Baker Street. Mi risistemai i capelli con una mano, avrei tanto voluto tagliarli in quei momenti. Il mio taglio di capelli preferito era sicuramente quello della protagonista di Colpa Delle Stelle, Hazel. Ovvio, lei ce li aveva così perché era malata di cancro, ma rimaneva comunque una bella acconciatura. Mi strinsi nel cappotto mentre mi affrettavo a raggiungere l'ingresso della scuola. Salii le scale e spinsi il grande maniglione della porta in vetro e ferro. Un'ondata di caldo mi investì mentre varcavo la soglia dell'edificio, sistemai la borsa sulla spalla e mi incamminai verso il mio armadietto. Ormai ero in quel posto da una settimana, nessuno mi parlava e io non parlavo a nessuno. Dopotutto, i nuovi arrivati non piacciono mai a nessuno. 
Erano le nove e un quarto, tutti erano a lezione e io entravo un'ora dopo. L'autobus era inceppato nel traffico e, a un chilometro dall'arrivo della mia fermata, ovviamente, si verifica un guasto al motore. 
Dovetti farmi a piedi quel tratto, con il venticello e tutto il resto. 
Mi avviai lungo il corridoio bianco e vuoto dagli studenti, arrivai al mio armadietto, rigorosamente rosso, e girai la manovella della combinazione. Dopo qualche imprecazione finalmente si aprì e afferai il libro di storia, infilandomelo in borsa e richiudendo frettolosamente l'anta in metallo. Mi avviai al terzo piano psicologicamente pronta per la seconda ora della materia più odiata dalla sottoscritta. I miei passi rieccheggiavano tra le mattonelle lisce, alzai lo sguardo giusto in tempo per vedere un ragazzo darmi una spallata poco amichevole. 
"Perché non guardi dove metti i piedi?" mi urlò praticamente in faccia, ma chi si crede di essere? 
Con quel ciuffo alzato da un chilo di gel e quella canottiera scollatissima sul petto e sotto le braccia, non si sente almeno un po' un cretino? 
I miei occhi si scontrarono con i suoi, erano di un colore paragonabile a quello del cioccolato al latte degli ovetti kinder, della barbetta castana si intravedeva sulle guance e una macchiolina scura era posizionata sulla pelle candida della gola. Il naso era di giuste dimensioni, il volto appariva tenero, ma ero più che sicura che di tenero questo individuo non aveva nulla. "Li occhi ce li hai anche tu, mi sembra." ribattei acida. 
Rimase un attimo sorpreso, ma poi si ricompose subito e, quando delle ciocche ribelli mi caddero sulla fronte, intrufolò una sua mano tra i miei capelli e me li risistemò. 
Ecco, anche in questi momenti avrei voluto tagliarli. Spostai la testa, continuando per conto mio il suo 'lavoro', ridacchiò e mise la mano nella tasca dei pantaloni grigi della tuta. 
"Aggressiva, mi piace" continuò con quel ghigno sulle labbra.
"Coglione, mi dai al cazzo." risposi, raggirandolo e avviandomi verso l'aula di storia. 
Corricchiai verso la porta della classe e bussai. La voce calda e profonda del professor James mi attraversò la spina dorsale mentre mi invitava ad entrare. 
Feci il mio ingresso nella stanza bianca, gli occhi cristallini dell'insegnante erano rivolti verso di me. I capelli biondi gli ricoprivano le orecchie e le guance erano lisce. 
"Come mai è in ritardo, Brooke?" mi chiese inarcando un sopracciglio, sicuramente messo a posto da qualche estetista. "L'autobus ha avuto un problema" biascicai, cercando di non perdermi nei suoi occhi.
"E' una scusa antica, sa?" 
"Peccato che non lo sia." cercai di non assumere un tono antipatico e di mantenere un briciolo di classe, ma fallii miseramente.
"Non è la prima volta che è in ritardo" puntualizzò sfogliando il registro. 
"Lo so" risposi tranquillamente.
"Siamo già al quarto richiamo in.. una settimana?" chiese sgranando gli occhi e guardando il registro.
"Non abito molto vicino alla scuola" spiegai cercando di distoglierlo dal pensiero di mettermi una nota, ma, ovviamente, fallii di nuovo.
"Oggi e passerà due ore di detenzione dopo la scuola" affermò scrivendo qualcosa su un foglietto rosa. 
"Ma.." cercai di obbiettare, ma mi indicò il mio posto con fare autoritario e decisi di ascoltarlo. Tanto bello quanto stronzo.
Mi sedetti al mio solito posto, ovvero quello dove mi sedevo da una settimana dal mio arrivo: ultima fila, ultimo banco, vicino alla finestra. 
Ci misi poco per riconoscere i capelli biondi del ragazzo più carino della classe, forse dell'intero istituto. Quando avevamo delle lezioni insieme -quindi cultura generale, storia e matematica- mi capitava spesso di rivolgergli qualche occhiata. Non ci eravamo mai guardati negli occhi, solo una volta ci siamo scambiati la parola, quando a lui serviva una matita per dei calcoli e io ero dispostissima a prestargliela. Ma, dopotutto, era solo la prima settimana e l'anno era ancora lungo. 
Osservai la maglietta color indaco, tendente al viola, come gli ricadeva perfettamente sulla schiena. Le spalle erano muscolose e tese, mentre cambiava posizione sulla sedia. Distolsi lo sguardo, cercando di prestare attenzione alla lezione sui greci che si stava svolgendo indisturbata, qunado "Booke" mi chiamò una voce. Quasi saltai sulla sedia nel momento in cui recepii che la voce proveniva da di fronte a me. Girai istintivamente la testa verso Niall che mi guardava sorridente, la dentatura perfetta. Indugiai qualche secondo nei suoi occhi, azzurri come il cielo, forse di più. 
"Uh?" 
"Volevo chiederti.. il tuo nome è Maddy, giusto?" sapeva il mio nome!
"Si" annuii accennando un sorriso "E sarei felice se mi chiamassi così, il mio cognome non mi piace molto" 
"Come mai?" sorrise. 
"Perché.. bè, sembra un altro nome, e poi perché non mi piace a prescindere" sorrisi e lui ridacchiò. 
Avevo sempre pensato che fosse una persona solare, e ora ne avevo avuto la conferma. 
"Brooke, Horan?" richiamò il professore "Avete voglia di parlare, non è vero?" alzò un sopraccigli e ci squadrò dall'altra parte della stanza. 
"Le stavo chiedendo una cosa su.." inziò il biondo.
"Su Aristotele" conclusi, ricevendo un'occhiata di gratitudine da parte di Niall.
"Bene, allora perché non ne parlate in detenzione questo pomeriggio?" domandò, prendendo il registro ed estraendone i foglietti rosa. 
"Ma veramente..." tenai, ma fui bruscamente interrotta dalla stessa voce calda.
"Niente 'ma', signorina." mi ammonì. 
L'ora di storia risultò più lunga del previsto, Niall non si era più girato per parlarmi e io non lo avevo accuratamente disturbato. Quando suonò la campanella, ci misi tutta la calma del mondo per ritirare il quaderno e il libro, dopotutto ci sarebbero stati i soliti uindici minuti di intervallo, e passarli da sola non mi emozionava così tanto. Così, una volta raccolto tutto, presi lo zaino e uscii fuori dalla classe, diretta al mio armadietto. 
Sarei andata prima a posare i libri e lo zaino, poi in bagno, e poi di nuovo all'armadietto per prendere il quaderno degli appunti per la materia successiva. Ah, e avrei anche guardato quale sarebbe stata, visto che in quel momento non me lo ricordavo. 
Un braccio mi cinse le spalle e cercai tutta la mia forza di autocontrollo per non mettere in pratica le mosse di karate imparate all'età di cinque anni. 
Non scherzate, ero cintura nera. 
"Maddy!" squillò la voce del biondo -sicuramente tinto, come sospettavo-. 
"Niall" cercai di imitare il suo entusiasmo, ma il pensiero della detenzione spegneva ogni buona intenzione.
"Vieni fuori con me? Ti presento un po' di gente" sorrise gentile, ma sinceramente non ne avevo molta voglia. 
Diciamo che stare a contatto con la gente non mi piaceva molto, non avevo mai avuto tanti amici, nemmeno a Detroit. 
"Ahm.. veramente.." 
"Dai, così conoscerai qualcuno.. ti vedo sempre sola" sorrise ancora. Non mi colpirono minimamente le sue parole, anche perché erano lo specchio della pura verità. Non pensavo, comunque, di apparire così disperata agli occhi degli altri. Insomma. 
"Davvero, io..." ma non feci in tempo a finire che mi aveva già portato nel giardino sul retro, pronto a farmi conoscere i suoi amici, o, come li aveva definiti lui, la gente giusta.
Sicuramente non dubitavo della sua affermazione, ma non ero comunque dell'idea di incontrare gente nuova, seppur giusta.
"Ragazzi, lei è Maddy Brooke. Una nova amica" aveva detto Niall, una volta raggiunta una cerchia di ragazzi e ragazze. Non mi aveva presentato come una povera disagiata sola, ma come sua amica. Quasi non ci credevo.
"La tipa che sta sempre sola?" affermò un ragazzo riccio. Era alto e slanciato, gambe lunghe fasciate da jeans stretti e torace coperto da una maglia bianca, che lasciava intravedere dei segni neri, immaginai fossero tatuaggi.
"Sempre gentile, Harreh" lo riprese un ragazzo basso e castano. 
"Non.. fa nulla" accennai un sorriso "E' la verità" conclusi.
"Non si parla così alle ragazze comunque" aveva ribattuto sempre lo stesso ragazzo castano. 
Mi prese la mano e ne baciò il dorso e "Enchanté" aveva sussurrato guardandomi negli occhi. 
E che occhi! 
Erano azzurri, freddi come il ghiaccio, con qualche striatura di un azzurro ancora più chiaro e qualche venatura bianca. Intorno alla  pupilla c'era un accenno di giallo, e io credo di non aver mai visto niente di più bello.
Comnque, gli sorrisi e lui lasciò la mano quando Niall cominciò di nuovo a parlare. 
"Lui è Louis" indicò il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, e mi sentii quasi una stupida a confrontare i due tipi di occhi, compleatamente diversi. 
"Il simpaticone di prima, invece, è Harry" il quale mi salutò con una mano e io ricambiai.
"Poi ci sono Julie, Sophie, Sarah, Ally e Zayn" sorrise, indicandomi le ragazze e il ragazzo che sembrava tutto tranne che inglese. 

 

Le ore erano passate più che in fretta e ora mi toccava scontare la detenzione. 
Bè, almeno non ero sola. Dopo l'incontro con 'la gente giusta', ebbi culura generale con Ally, economia con Louis -il quale era molto simpatico, mi aveva anche chiesto di chiamarlo semplicemente Lou- e filosofia con Julie. 
Il riccio si era scusato per il commento poco carino e io l'avevo liquidato in fretta con un "Non importa, tranquillo" anche se mi importava eccome. 
Tornando a Niall, si era rivelato una brava persona, solare, simpatica.. divertente. A pranzo mi aveva invitato a prazare con lui e gli altri e -dopo qualche buona parola di Louis- avevo accettato. Ero seduta in mezzo al biondo e all'altro ragazzo di cui in quel momento mi sfuggiva il nome. Era bello, comunque, capelli neri, occhi color cioccolato, pelle non troppo scura. Non parlava quasi mai, ma alle battute di Lou e del mio compagno di storia, rideva sempre, e aveva una risata bellissima. 
L'aula della detenzione era spoglia, muri bianchi, dei tavoli messi in fila davanti ad una cattedra. Sembrava veramente un carcere minorile ed era un po' inquietante. Niall mi seguii fino all'ultimo tavolo, dove ci sedemmo aspettando l'arrivo della professoressa Steves. 
Inizia a picchiettare le dita sulla superficie grigia simulando un pianoforte, troppa noia. Da quando quella donna aveva fatto il suo ingresso non si poteva più parlare e io stavo iniziando a diventare pazza. Mentre stavo seriamente pensando di addormentarmi, un foglietto scivolò vicino al mio braccio, ci misi poco a capire che arrivava dal biondo tinto e così lo lessi subito.

Ciao :) sorrisi.
Ciao (: scrissi velocemente, dopo aver tirato fuori dallo zaino la mia matita, senza fare troppo rumore. Glielo passai.
Mi sto annoiando lessi, quando ritornò.
Anche io :( scrissi in fretta.

La stanza man mano si era riempita di quei pochi teppistelli che avevano combinato qualche casino, e si era svuotata in meno tempo al suono della campanella. Mi sbrigai a prendere le mie cose e, insieme a Nialler, uscii da quel posto. 
L'arietta fresca mi riempì i polmoni quando scesi le scale dell'edificio, diretta alla fermata.

"Mad" mi scosse Nialler -come lo chiamavano i suoi amici-.
"Mad?" chiesi, cercando di nascondere un sorriso.
"Non ti piace?" 
"No, cioè, no che non mi piace, quindi si mi piace" balbettai, mi aveva dato un soprannome. "Comunque, cosa c'è?" sorrisi grattandomi la testa.
"Ahm.. ti volevo chiedere se.. non so.. domani sera, ti andava di uscire con me.." sorrise.

Cosa?

"Domani sera?..oh, bè, okei" sorrisi e dovetti contenere tutto l'entusiasmo che cercava di uscire.
"Perfetto" disse, per poi stamparmi un bacio sulla guancia e incamminarsi verso casa sua. 
"Perfetto" sussurrai quando fu abbastanza lontano da non sentire. 
Mi incamminai verso la fermata dell'autobus che mi avrebbe riportato a casa, sorridendo da sola come un ebete.
C'è un piccolissimo problema, pensai, non ho un vestito.

 

 

 

 

 

 

 

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Spazio autrice: ehi :)
Allora, che ve ne pare? Spero vi paiccia, anche se è solo il primo capitolo. Vi dico che è una storia piena di colpi di scena, amore, violenza.. ed è su Liam :) 

Volevo pubblicarla già un po' di tempo fa, ma poi ho avuto un lutto in famiglia e per un po' di tempo non ho avuto ne' tempo ne' idee per andare avanti, in più dovevo studiare per gli esami e poi è uscita Fireproof e quindi ero troppo afsgdghjk per riuscire a finire il capitolo. 
Se vi piace crecensite, mi piacerebbe molto continuarla e sapere che c'è qualcuno che la segue ahaha.

Continuo a due recensioni :) Buona lettura, un bacio. 
Fra .xx

 

P.s. scusate gli errori ma non ho riletto, sono un po' di corsa. :) 

  
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