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Autore: Lely_1324    19/09/2014    6 recensioni
Sarà il loro più grande segreto, che li porterà a vivere una straziante storia d'amore. Dovranno confrontarsi con la clandestinità e la passione ...Ma nella città dell'amore tutto è possibile!
JENNIFER MORRISON- COLIN O'DONOGHUE
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutte! Io non so proprio come ringraziarvi, per il vostro sostegno e per le bellisime recensioni. Non sapete che gioia sia per me leggerle. Grazie, siete fantastiche. Spero che il capitolo vi piaccia! 
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L.A. 22 Luglio  3:30 p.m.

Si sforzò di tenere lo sguardo fisso sulla strada, che scorreva monotona al di là del finestrino. Al suo fianco, Sebastian  faceva la stessa, identica cosa, mentre aspettavano che l’autista li conducesse alla loro destinazione. Nemmeno quell’uomo dall’aspetto bonario aveva il coraggio di dire una parola, imbarazzato dal pesante silenzio che regnava nell’abitacolo. Non era un silenzio carico di rabbia…era un silenzio che gravava di incomprensione, di stanchezza, di tristezza.
Il giorno prima avevano litigato. Raramente discutevano, e, se lo facevano, era solo per stupidaggini, nervosismi del momento. Apparentemente, anche ieri era successa la stessa cosa. Erano ritornati a casa..la casa di Jen, dopo avere accompagnato Julia all’aeroporto. Jesse aveva avvertito distintamente una strana tensione fra  la sua  fidanzata e Julia.
Mentre pranzavano, aveva provato ad indagare con Jen: lei si era subito irrigidita, aveva risposto in maniera evasiva e,lasciato il suo piatto a metà, si era diretta in bagno. -Ho bisogno di un bagno- gli aveva detto. Lui l’aveva seguita per cercare di capire cosa l’avesse turbata tanto. E lei, freddamente, l’aveva invitato ad uscire, e aveva chiuso la porta a chiave.
Sebastian era rimasto allibito. Pur essendo una coppia in procinto di sposarsi, avevano sempre gestito il loro rapporto con la massima sincerità reciproca, conservando ciascuno la propria casa, la propria indipendenza: eppure, nel corso dei tre anni passati insieme, non si era mai sentito  rifiutato da lei come in quell’istante in cui aveva sentito scattare la serratura della porta.
Quando finalmente era ricomparsa in cucina, lui l’aveva guardata ferito, dicendole: “A Parigi ti piaceva condividere la vasca da bagno con me.."
Jen aveva abbassato lo sguardo, nervosa. Lui non aveva insistito, un po’ per la mortificazione ricevuta, un po’ perché comunque era convinto che entro sera lei gli avrebbe chiesto scusa, avrebbe fatto l’amore con lui e si sarebbe confidata.
Ma non era accaduto niente di tutto questo. Lei aveva voluto coricarsi prestissimo, lasciandolo solo sul divano. Quando l’aveva raggiunta a letto, si era accorto che fingeva di dormire, e si era steso al suo fianco, spegnendo la luce con un sospiro pesante.
Adesso, a distanza di ventiquattro ore, lei non parlava ancora. Ma ciò che lo confondeva di più non era il fatto che lei si ostinasse a non voler parlare…era che sembrava non averne proprio voglia. Quell’apatia insolita, quel senso di oppressione che scorgeva nel suo viso lo stupiva, lo spaventava, rendendolo incapace di gestire la situazione. Così, se ne stava in silenzio anche lui, aspettando che quello strano momento passasse.
Finalmente, giunsero all’auditorium dove si sarebbe tenuta la conferenza stampa con tutto il cast di OUAT. Lei scese, sollevata di non dover più tollerare quella vicinanza forzata, e, avvistato Josh, lo raggiunse con un sorriso riconoscente. Josh riusciva sempre a trasmetterle un senso di serenità. E Dio solo sapeva di quanto ne avesse bisogno.
Si era comportata male con Sebastian. Lui non si meritava tutto questo. Ma lei, al momento, non poteva far niente…niente, se non fingere un sorriso di circostanza per i fotografi, sperando di non scoppiare in lacrime da un momento all’altro. Avrebbe voluto chiedergli perdono per il dispiacere che gli aveva causato: ma era attanagliata dal senso di colpa, dalla rabbia per il comportamento di Colin, dal timore che la loro storia venisse a galla…la loro storia…anche questo la torturava. Cosa pensava davvero Colin di loro due..di lei? Ed eccolo arrivare. Si fermò a scambiare due battute con Josh e Ginnifer, salutandola con un cenno del capo, senza degnarla di uno sguardo. Ancora. Poi lo intravide  avviarsi all’interno della sala insieme a loro due, mentre lei e Sebastian venivano fermati dai giornalisti, con le solite, identiche domande, e una copia di Instyle Weddings che veniva sventolata sotto il loro naso.


Si misero a sedere; ai due uomini dello show fu chiesto di posizionarsi accanto a Jennifer: Colin sua destra, Josh  alla sua sinistra. Il solito schema. Al di là del sipario, sentivano la sala brulicare di addetti stampa e fotografi che sistemavano le proprie attrezzature. Lui scambiò come al solito qualche battuta con Megan, mentre una ragazza gli appuntava il microfono, e, come al solito, ignorò la giovane donna dal tailleur bianco che se ne stava immobile al proprio posto, senza parlare con nessuno. Ebbe come la sensazione di avere accanto a sé un angelo, triste e delicato: gli si strinse il cuore, ma ormai non era più in grado di confortarla senza arrecare danno alla sua vita. Se l’avesse presa ancora fra le braccia, le avrebbe fatto unicamente del male.
Abbassarono le luci, mentre il sipario si apriva e dallo schermo alle loro spalle partiva la sigla dello show: in quell’istante, con il buio intorno e gli applausi scroscianti del pubblico, Colin sentì l’irresistibile impulso di girarsi, per incontrare il suo viso almeno di nascosto, dopo giorni di latitanza. Ma lei percepì subito quel movimento: non aspettava altro. Così, i loro sguardi si incrociarono, e anche se lui non potè leggerle negli occhi, vide il suo profilo addolcirsi in un sorriso di sollievo e di soddisfazione.
Finalmente…mi stai guardando.


Santa Monica, Pacific Park 11:00 p.m.

Il Fox Day si stava prolungando oltremisura, ma grazie al cielo quel parco giochi era affollato da vecchi colleghi e distrazioni di ogni tipo. Ogni tanto, buttava l’occhio qua e là, per seguire i suoi spostamenti. Si era cambiata per il party serale, ed ora indossava un semplice abito estivo, la cui gonna fluttuava al vento mentre si muoveva con leggiadria da un punto all’altro del parco, firmando autografi e posando per i fotografi. Strano che Sebastian non la stesse seguendo come un’ombra, come tendeva a fare di solito. Un improvviso timore gli attraversò la mente, ma lo scacciò subito via. No..impossibile. Lei indossava l’anello di fidanzamento, e quel suo ragazzo così tranquillo sicuramente non avrebbe mai sospettato niente. Non che fosse stupido..era semplicemente troppo pieno di fiducia. Lui era colpevole anche nei suoi confronti ma Sebastian. Ma lui l’avrebbe avuta come moglie, come madre dei suoi figli e poteva giustamente sentirsi grato nei confronti della vita.
Dove diavolo era finita…ah, eccola là che si metteva in posa con i ragazzi  di Prison Break. Meno male che non  la stringevano troppo..a volte sentiva verso di lei uno strano di senso di protezione, come se avesse avuto paura che si potesse rompere se solo la avessero stretta troppo. Idiota. Quel bellisimo sorriso che si apriva sul suo viso la faceva  sembrare proprio una bambina che si stava divertendo al luna park..nessuno di loro avrebbe mai conosciuto la donna selvaggia e volitiva che era stata sua in quell’hotel di Parigi. Nessuno mai..forse nemmeno il suo futuro marito. Questo in parte lo confortava.
Aveva cominciato a fissarla, seppur da lontano: non appena se ne rese conto, distolse repentinamente lo sguardo e si diede un’occhiata in giro, sperando che nessuno l’avesse colto in quegli attimi di contemplazione. Sospirò di sollievo, e si allontanò in direzione delle montagne russe.

Sentì una voce raggiungerlo da dietro, e si voltò velocemente, spaventato.
“Ho visto che mi guardavi..” gli disse, con un sorriso incerto.
“Vattene..ci può vedere chiunque!”
“E allora? Sto solo chiacchierando con un mio collega..”
Colin riprese a camminare, più svelto di prima. Ma dopo pochi istanti, sentì una mano afferrarlo per la giacca e spingerlo in malo modo in un ripostiglio situato dietro le montagne russe.
Dio, quella donna dannatamente cocciuta.
Dentro era buio, e il buio divenne l’oscurità più totale quando Jen si richiuse la porta alle spalle. Colin intravide la sua esile figura che si avvicinava a lui: lo stava chiudendo in trappola, un’altra volta. 
“Che..che cosa pensi di fare..” domandò lui, visibilmente a disagio.
“Esigo delle risposte. Educate ed esaurienti.” rispose lei, risoluta.
“Te l’ho già data una risposta, l’altro giorno.”
“No!” urlò Jen “hai evitato di rispondere e sei fuggito via..non lo merito, Colin!”
Sapeva bene che non lo meritava..ma come faceva a non capire che ogni singola parola fra di loro era una tortura per lui, e un pericolo per lei?
“Usciamo di qui, Jennifer..”
“Ho il diritto di sapere! " 
Jen vide che reclinava il capo, insicuro..come faceva abitualmente quando sentiva il bisogno di sgusciare via dalle situazioni…gli si avvicinò, chiedendo con più dolcezza:
“Ti prego, Colin..”
“...ti sto rendendo infelice.. e non mentirmi, sappiamo entrambi che è la verità!"
Jen restò immobile, senza fiatare. Lo sentì ridere, amaramente:
“Vedi? La verità non ha bisogno di altri commenti! E adesso usciamo di qui..”
Fece un passo verso la porta, ma fu fermato dalle braccia di lei, che gli cinsero velocemente la schiena, mentre la sua fronte chiara  si appoggiava sul torace, fra i bottoni slacciati della camicia.
Restò lì, paralizzato.
“È vero..non sono felice..ma in questo momento mi sento così viva..."
Si stava ubriacando del suo profumo, e di quel respiro che gli solleticava la pelle..ma non voleva, non poteva farla soffrire..
“Non voglio che tu sia infelice..io..io non sono capace, non sono mai stato capace di rendere felice qualcuno..” esordì con voce soffocata.
Jen alzò il viso, cercando di fissarlo nell’oscurità. Gli prese il volto, e cominciò ad accarezzarlo, come solo lei sapeva fare. Colin sentì un nodo alla gola, e sbattè le palpebre, nel timore che qualche lacrima potesse liberarsi dai suoi occhi. Sapeva che un solo istante di commozione insieme a lei lo avrebbe mandato in pezzi.
Lei sentì fra le dita il suo turbamento, la sua paura, e non potè fare altro che sollevarsi sulle punte, e baciarlo. 
"Amore...ti prego..” supplicò lui, nel disperato tentativo di resisterle…ma  lei  aveva già coperto le sue labbra con le proprie, impedendogli di parlare. Colin gemette dolorosamente, abbandonandosi ai suoi teneri movimenti, assaggiando il sapore dello zucchero filato che lei aveva mangiato prima.
Invertì le posizioni dei loro corpi, e spinse lei contro il muro. .. Jen si adagiò con la schiena contro la parete di mattoni, cercando di reggersi sulle ginocchia mentre lo sentiva  lanciarsi verso il suo collo e ricoprirlo di dolcissimi baci.  Il bisogno che aveva di lei era caotico, e troppo urgente. Voleva stringerla a sé e lo fece. Si allontanò appena da lei e la accolse tra le sue braccia, stringendola per la vita sottile e accarezzandole lentamente i capelli nel tentativo di rallentare i battiti dei loro cuori.
Dio quanto gli era mancata. Nessuno l’aveva mai baciato prima di allora con quell’urgenza così tenera e disperata. Nessuno..nemmeno lei, fino a quel momento.
Si lasciò cullare per alcuni minuti dal suo calore
“N-non doveva succedere ancora..io non so più cosa fare, Jen..” balbettò spaventato.
Lei si allontanò da lui sciogliendo il loro abbraccio
“Io invece so cosa devo fare”.
Gli diede un ultimo bacio, lento e dolcissimo e sparì in un caos di luci e di suoni, lasciandolo lì, in un caos di oscurità e di confuso silenzio.
  
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