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Autore: siscappaindue    19/09/2014    1 recensioni
“Ti aspetto come si aspettano i messaggi importanti, come si aspettano i baci, gli abbracci.
Ti aspetto con l’ansia, la paura e il cuore in gola. Ti aspetto perchè vale la pena aspettarti. Ancora un po. Ancora per sempre.”
-questa è una storia, e come tutte le storie inizia, finisce, non tutte le storie hanno un lieto fine, e non tutte hanno una triste fine, semplicemente vanno avanti, ognuno con la propria storia o ognuno nella stessa storia-
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era un giorno come tanti a casa mia, il debole sole penetrava dalla finestra, sentivo i passi di papà nel corridoio, e poi sbattere la porta, come ogni mattina per andare a lavoro, cinque o dieci minuti dopo suono’ la sveglia, difficile capire quanto tempo passa quando l’unica cosa che fai è spegnere quella musichetta fastidiosa  e fissare il soffitto.
Dopo essermi accorta di aver aspettato un po’ troppo che il mondo riprendesse a funzionare attorno a me senza la mia presenza, mi misi seduta sul letto, controllai il cellulare per vedere se qualcuno mi avesse pensato durante la notte, niente di niente, come sempre.
Mi alzai e presi a camminare per la stanza alla ricerca delle pantofole, non le trovai, cosi lasciai perdere, mi vestii con una maglia dei jeans e le vans un po’ ridotte male per via dell’estate sullo skate senza sosta, Harry doveva insegnarmi altri trucchi prima di settembre ma dovette partire a Milano per un’offerta di lavoro, una volta mi scrisse che non gli piaceva e che in quel momento gli stava ostruendo il cesso per vendetta, immaginai la puzza in quello stanzino piccolo e umidiccio, risposi che era rimasto lo stronzo di sempre, e che mi mancava, quante risate con quel ragazzo, anche se non ci conosciamo da molto abbiamo un buon rapporto, spettegoliamo e parliamo un po’ di tutto senza sosta, ma anche lui se n’è andato, come sempre, tutti se ne vanno.
Andai in cucina e presi un sorso di succo di frutta, a casa c’era silenzio, mamma e Jal dormivano, niente di che, solita mattina depressa e priva di senso, andai in bagno e mi sciacquai il viso, guardandomi allo specchio pensai di avere un viso conosciuto, quasi come se questa vita fosse stata già vissuta, e per la seconda volta stessi ripetendo gli stessi identici movimenti, errori, disastri.
Mi misi un filo di mascara sugli occhi, lavai i denti e mi infilai lo zaino sulle spalle, stavo già facendo ritardo in stazione, non sarebbe stata la prima volta, e neanche l’ultima, i treni vengono, vanno, di continuo, ormai l’avevo perso, cosi’ mi misi a camminare lentamente con le cuffiette alle orecchie, rassegnata di prendere il treno delle 8.34, incazzata come ogni santa mattina.
Prendevo a calci i piccoli sassolini lungo il marciapiede, incontravo vecchi amici di scuola, ormai tra di noi non c'era piu' niente, era rimasto solo un saluto, e una frase: "quando saremo al liceo manterremo i contatti! promesso!" ma finisce sempre cosi', le promesse svaniscono col tempo, e con loro anche le persone.
Ed Sheeran, lui si che ci sapeva fare nel calmare il sangue bollente dentro me, che a volte non capisco se è tanto bollente o tanto ghiacciato, come quando metti la mano sul fuoco e ti bruci, ma subito dopo senti come una sensazione di fresco, che ti rilassa in un certo senso. Dopo passi interminabili verso la stazione arrivai, mi sedetti sulla panchina di fronte al binario 3, si sentiva il fresco vento autunnale sfiorarmi i capelli, l’estate stava finendo, e la nebbia si preparava ad annebbiarmi le giornate infinite e vuote.
Erano le 8.14, il treno sembrava non arrivare piu’, le mani in tasca erano fredde, gli occhi lucidi, silenzio e basta, eravamo io e me, quando a un certo punto senti’ tremare la panca dove stavo seduta, qualcuno si era seduto dalla parte opposta alla mia, non mi girai, non importava, stranamente non mi ero accorta del suo arrivo fino a quel momento.
Non disse una parola, ma mi sentivo osservata, questa cosa mi incuriosi’ parecchio, in quel momento avrei voluto avere gli occhi dietro la testa, sinceramente ero curiosa di sapere cosa aveva tanto da guardare, mi alzai il cappuccio della felpa fino a coprirmi il capo, era imbarazzante e in qualche modo quella mossa aiuto'.
Grazie a qualche forza suprema annunciarono il mio treno, nella mia testa vagarono tante idee in pochi secondi, ma fuori c’era tanto silenzio, la curiosità mi stava mangiando viva, di solito chi mi conosce saluta e finisce li’, al massimo mi fissano un po’ per poi spettegolare tra di loro, ma questa persona era sola, inerme, quasi invisibile, mi alzai, restai di spalle ancora intimidita, per qualche motivo tolsi le cuffie che in quel momento mi infastidivano, mi sistemai lo zaino sulle spalle, poi quell’ombra si alzo’, disse qualcosa di impercettibile, quasi sussurrando ma con voce sicura.
-Hai programmi per domani alle 8.34?
Era una voce femminile, sembrava quasi sexy.
Mi girai accennando una risata e divertita feci spallucce, osservai  la figura che avevo davanti:
non era altissima, ma neanche bassa, aveva dei jeans e una maglietta grigia a mezze maniche addosso con scritto 'dream team-new york 91' non so neanche perchè notai quel particolare, i suoi capelli erano quasi a caschetto, non troppo corti, non troppo lunghi, sembravano rossicci, davano sul ramato ma non capivo bene, i suoi occhi vagavano sul marrone marcati da un filo di eyeliner, erano profondi, incredibilmente ipnotici, per ultimo abbassai gli occhi sulle sue labbra, che sfoderarono un sorriso quando il treno arrivo’ dietro di me, lo indico’ con il capo, ‘il destino ti chiama’ pensai. Un attimo dopo si giro’ e ando’ via, io ancora sotto shock dall’accaduto salii sul treno, mi sedetti al primo posto vicino al finestrino e continuai a guardare quell’ombra che mi aveva stravolto la giornata allontanarsi.
   
 
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