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Autore: Lea Coleman    19/09/2014    5 recensioni
«Non profuma di cera.»
Kagome scosse la testa.
«Inu-Yasha, non è una candela, è una lampada.»
«Allora come fa,
dimmi, a fare luce se non c’è una candela da accendere?» disse inarcando un sopracciglio.
«Con l’elettricità!»
Lo sguardo del mezzo demone s’illuminò.
Oh-oh.
«Cos’è la elettricinà?»
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elettricità
[810 parole circa.]


 
 
 
 
 
 
 
 
     «Kagome, come si chiama questo aggeggio?»
 
      Kagome si voltò con un tic nervoso ad un sopracciglio, sbattendo la sua solita penna-matita rosa confetto sui libri aperti, evidentemente irritata. Inu-Yasha sedeva comodamente a gambe incrociate guardando curioso l’abat jour.
 
      «Lampada.»  sbuffò.
 
      «Oh. Ed a cosa serve?»
 
      Kagome ingoiò saliva, nervosamente.
 
      Era tutta la giornata che – per passare il tempo – il mezzo demone chiedeva di tutto ciò che lo circondava. Prima aveva domandato di ogni libro posto sullo scaffale e della materia di cui parlava, criticandolo oltretutto, poi aveva approfondito sulle fotografie appese al muro; addirittura aveva chiesto spiegazioni sul materasso!
 
      Kagome capiva che si stesse annoiando – od almeno ci provava – ma non era proprio nell'umore adatto per insegnarli a cosa servisse una stupida lampada.
 
      Eppure, sospirò.
 
      «Fa luce, Inu-Yasha.»
 
      Lui sbatté un paio di volte le palpebre, sbalordito. Si avvicinò arricciando il naso diffidente verso l’oggetto che aveva, evidentemente, attirato la sua attenzione, annusando.
 
      «Non profuma di cera.»
 
      Kagome scosse la testa.
 
      «Inu-Yasha, non è una candela, è una lampada.»
 
      «Allora come fa, dimmi, a fare luce se non c’è una candela da accendere?»  disse inarcando un sopracciglio.
 
      «Con l’elettricità!»
 
      Lo sguardo del mezzo demone s’illuminò.
 
      Oh–oh.
 
      «Cos’è la elettricinà?» 
 
      Kagome si mise una mano davanti alle labbra, intenta a soffocare una risata. Il modo convinto in cui Inu-Yasha aveva sbagliato, l’aveva fatta ridere. Ed essendo il mezzo demone così permaloso, aveva messo subito il muso.
 
      «Che hai da ridere?!»
 
      Lei negò, intenta a smettere di ridere:    «Si dice, e–let–tri–ci–tà, Inu-Yasha.»
 
      «E-let-trici-ci-nà.»
 
      «No, e-let-tri-ci-tà.»
 
      Inu-Yasha si passò un artiglio sul mento, provando ad elaborare le lettere, memorizzandole. Perché nell'epoca di Kagome, tutte le parole avevano una pronuncia extra-terrestiale?
 
      «Keh! Rispondi solo alla mia domanda, ragazza
 
      Solito scorbutico.
 
      Oh, beh, non avrebbe ripreso comunque tanto facilmente gli studi, per cui… chiuse gli occhi e sospirò - nuovamente.
 
      «È il movimento di qualunque carica elettrica»  parlottò ricordando le noiose lezioni di chimica.  «che percorre, in un tempo davvero breve, un oggetto.»
 
      Riaprì gli occhi. Fu come prendersi uno schiaffo in faccia notare l’espressione sperduta del mezzo demone:  «Eh?»
 
      Già, se l’era dimenticata.
 
      Inu-Yasha a stento comprendeva a pieno i ragionatamente della Sengoku Jindai, figuriamoci quegli del ventesimo secolo*. E poi, lei ci aveva messo un mese a capire quella definizione, avrebbe scommesso quanto tempo avrebbe impiegato lui.
 
      «Hai presente i fulmini che vediamo sempre nel cielo?»  lui annuì, attento.  «quello è un fenomeno che contiene elettricità.»  più semplicemente di così non avrebbe potuto spiegare.
 
      «Quindi, voi aspettate i temporali per prendere l’elettricicinà?»
 
      Kagome negò:  «No. Ehm...»  come dire?  «i miei coetanei hanno trovato un sistema per imprigionare la potenza del fulmine e tenerla sotto controllo. Così tutti noi possiamo adoperare dell’elettricità.»
 
      Lui la guardò, assorto, gli occhi spalancati, tipico di qualcuno che ha appena appreso qualcosa di stupefacente.
 
      «Quindi…»  mugolò titubante.
 
      Mh?
 
      «Domini i fulmini come Hiten e Manten?»
 
      … eh?
 
      «N-no, non è nel modo in cui pensi t-.»
 
      «Quando avresti pensato di dirmelo?»  Inu-Yasha sbraitò.  «Potevi potarti uno di questi stupidi aggetti e sterminarli in un secondo! Sono quasi morto quella volta!»
 
      Eccolo, era partito in quarta - ed ora chi poteva più fermarlo? Kagome scosse la testa. Oh, che pazienza Kami.
 
      «Lascia stare. Devo studiare.»  lo liquidò voltandosi sui testi.
 
      Sentì Inu-Yasha fare qualche verso, poi il materasso spostarsi sotto il peso del mezzo demone. Oh, bene, si stava muovendo dalla sua, oramai divenuta noiosa, posizione a gambe incrociate. Sebbene Kagome volesse voltarsi e sbirciare cosa stesse facendo quello stupido - sì, perché era davvero stupido! - si trattenne.
 
      Aveva un esame importante e la matematica non era suo forte.
 
      Il professore le aveva suggerito di andare a ripetizioni dopo ogni giornata scolastica, e lei, giustamente, aveva risposto che ci avrebbe pensato. Ah! Pensarci un corno! Con il via e vai tra l’epoca Sengoku e la propria, impiegava a malapena il tempo per seguire si e no tre ore.
 
      Come avrebbe potuto anche solo ragionare su un corso di recupero?
 
      «Oh ehi, Kagome!»
 
     La voce di Inu-Yasha echeggiò nella stanza. Lei si voltò, sospirando - ancora ed ancora.
 
      «Cosa c’è Inu-Ya- a-»
 
      Crack.
 
      «Cos'è questo coso?»
 
      Inu-Yasha teneva tra le mani un suo imbarazzante, reggiseno. Lui lo guardava curioso, girandolo, rigirandolo e  ribaltandolo. Kami! Non l’aveva nemmeno sentito aprire il cassetto dell’armadio!
 
      E come se la cosa non fosse già imbarazzante di per se, era il reggiseno con i muffin disegnati sopra!
 
      «Odora disumanamente di te.»  constatò Inu-Yasha annusandolo.
 
      Kagome si pietrificò.
 
      Sarebbe esplosa a momenti, buttando fuori come un treno il fumo dalle orecchie dal rossore ed il caldo che affioravano sul suo volto. Inu-Yasha, lo prese più saldamente e come fosse la cosa più naturale al mondo, se lo mise in testa, coprendosi le orecchie.
 
      Era il colmo.
 
      «I-Inu-Yasha a cuccia!»
 
      Sbam!
 
 
 
 
 
 
 




 
 
 
 



 
      * No, non ho sbagliato. So che adesso siamo nel ventunesimo secolo, ma Kagome ha quindici anni negli anni 90 e mi sembrava giusto che si dicesse ventesimo - maddu’ che puntigliosa, peggio di una professoressa mii  -_-

 
        Eeee, ce l’ho fatta.
Odio ricominciare la scuola. Si stava così bene a casa, ogni mattina a dormire fino all’1.00  >_<
Oh, beh. Tanto il tempo non si può fermare - purtroppo T-T
Bene bene.
Che ve ne pare?
Insomma, è una “one scazzo”, ovvero che, non avendo niente da fare, mi sono messa al computer a scrivere. Da cosa è partita questa cacchiata. Boh. Non lo so. Forse dalla bellissima lampadina affianco a me, sulla mia splendida e scassata scrivania. Già, probabile.
Grazie a tutti chi leggerà e commenterà :3
  
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