Stavo ad aspettarlo in salotto. Continuavo a cambiare la disposizione dei divani per scegliere quella che dicesse: accomodati e fermati per un po'. In mezzo ai divani vi era un tavolino con sopra un vaso. Uno di quelli moderni in vetro soffiato, chissà quanto sarà costato a mia madre, cerca ancora di farsi perdonare ma non capisce che non ci riuscirà mai. Le vorrei dire che ormai è troppo tardi, doveva pensarci prima, deve solo cercare di starmi vicina. Il vaso era vuoto, ma per l'occasione volevo riempirlo con dei fiori... La mattina ero andata dal fioraio e avevo chiesto rose bianche, i miei fiori preferiti. Non restava altro che decidere quali avrei messo nel vaso e quali avrei usato per decorare l'ambiente. La verità è che a lui ci tenevo proprio, come non avevo mai fatto con nessun altro; l'avevo guardato per la prima volta, nei suoi grandi occhi grigi e avevo deciso che sarebbe stato lui l'uomo della mia vita. Guardai l'orologio: 19:45. Perfetto, giusto in tempo. Sarebbe dovuto arrivare alle 20. Nella snervante attesa cominciai a girare a piedi nudi per casa. A ogni passo mi sembrava che le piante dei piedi si attaccassero al pavimento e non si volessero staccare. Tornai in salotto e riguardai l'orologio: 20:01.
Lo riguardai: 20:57.
E continuai a guardarlo. Ogni secondo il mio mascara colava sempre più, ogni ticchettio il mio cuore cessava di battere. L'orologio segnava le 24, mi ero ormai rassegnata all'idea di averlo perso, per sempre. Decisi di rilassarmi com'ero solita fare: riempì la vasca, presi tutti i fiori che avevo comprato per lui e, pungendomi con le spine, staccai tutti i petali e li buttai nell'acqua calda. Mi spogliai e entrai nella vasca. Fin da piccola il mio gioco preferito durante il bagno consisteva nell'immergermi completamente e contare fino a 10. Risalire, prendere un bel respiro e di nuovo immergermi e contare fino a 20. Il mio gioco proseguiva fino a quando non arrivavo a 50/60 secondi. Decisi di farlo. Una, due, tre volte. Dovevo arrivare a 40 stavolta... 1,2,3,4,5,...,39,...,53,...
L'orologio del salotto continuava a ticchettare, e io contavo andando a tempo. I petali sbiadivano come si dissolveva la mia anima.
198,199,200,...
Sentii di nuovo il ticchettio dell'orologio: 2:41.
Credo fossi consapevole che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei sentito.
Lo riguardai: 20:57.
E continuai a guardarlo. Ogni secondo il mio mascara colava sempre più, ogni ticchettio il mio cuore cessava di battere. L'orologio segnava le 24, mi ero ormai rassegnata all'idea di averlo perso, per sempre. Decisi di rilassarmi com'ero solita fare: riempì la vasca, presi tutti i fiori che avevo comprato per lui e, pungendomi con le spine, staccai tutti i petali e li buttai nell'acqua calda. Mi spogliai e entrai nella vasca. Fin da piccola il mio gioco preferito durante il bagno consisteva nell'immergermi completamente e contare fino a 10. Risalire, prendere un bel respiro e di nuovo immergermi e contare fino a 20. Il mio gioco proseguiva fino a quando non arrivavo a 50/60 secondi. Decisi di farlo. Una, due, tre volte. Dovevo arrivare a 40 stavolta... 1,2,3,4,5,...,39,...,53,...
L'orologio del salotto continuava a ticchettare, e io contavo andando a tempo. I petali sbiadivano come si dissolveva la mia anima.
198,199,200,...
Sentii di nuovo il ticchettio dell'orologio: 2:41.
Credo fossi consapevole che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei sentito.