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Autore: Marlowe    20/09/2014    8 recensioni
Dopo la battaglia ad Idris, Clary si risveglia in una cella buia e fredda. Non sa chi l'ha portata lì, né il perché. L'unica cosa che sa è che Jace è morto. Più tardi scoprirà che il suo carceriere è Jonathan, suo fratello. Il ragazzo è deciso a farsi amare da lei a costo di utilizzare trucchi e inganni.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 11

 

CLARY

 

Erano passati già due mesi da quando ero tornata a casa, sessanta giorni intensi e stressanti di cui avrei fatto volentieri a meno. Dopo la mia crisi isterica e le due ore di pianto sfrenato a causa del vestito bianco, avevo cercato di riprendermi e comportarmi come se niente fosse successo. Mi ero auto convinta di aver sempre avuto quel vestito e che magari vestendomi quella mattina, l’avessi visto e mi fosse rimasto in mente. Poteva essere un’opzione fattibile, quante volte vedendo un film ne rivivevo i momenti più significativi nei sogni? Perché non poteva essere successo anche quella volta? Solo perché non mi ricordavo di avere una cosa, non stava a significare che non la possedessi no? Sfortunatamente questa mia teoria crollò immediatamente dal giorno dopo. Ogni mattina, al mio risveglio, trovavo qualcosa di nuovo nella mia stanza, semplici fiori, libri, vestiti, quadri, fotografie che mi raffiguravano mentre dormivo (inquietante) e persino un coltello. Ormai avevo capito chi era il responsabile, non che avessi altri ammiratori segreti e leggermente squilibrati, che amavano intrufolarsi nelle camere da letto di povere ragazze indifese per lasciare doni, alcuni sconcertanti. Che accidenti dovevo farci con quel coltello? Affettare le carote? No perché un pugnale antico, finemente lavorato e con delle iscrizioni risaltate da una laccatura in oro, non era esattamente utilizzabile nella vita di tutti i giorni, anche se stavo progettando di utilizzarlo contro Jonathan facendoglielo ingoiare o utilizzarlo per rapargli a zero quei bei capelli che si ritrovava. Seriamente, perché un ragazzo deve avere dei capelli più belli di quelli di una ragazza? A che pro poi? Insomma noi dobbiamo apparire, loro la maggior parte delle volte diventano calvi e tanti cari saluti, era ingiusto che lui avesse ereditato dei capelli morbidi e belli e io un nido di fieno pieno di nodi. Non riuscivo nemmeno a dormire bene, i sogni con mio fratello come protagonista continuavano e ormai mi stavo ammazzando di docce gelate per calmare i bollenti spiriti. Speravo che quando si intrufolava nella mia camera non mi sentisse parlare nel sonno. Quando dormivo con Simon lui diceva sempre che parlavo, pregavo che durante quei sogni assolutamente inappropriati non dicessi niente.
Ma poi come faceva ad entrare in casa? Avevo chiesto a Luke se fosse possibile mettere delle protezioni lungo il perimetro e lui mi aveva risposto che già c’erano! A quanto pare quando mio padre era comparso in circolazione, il caro lupo mannaro aveva chiesto a uno stregone di lanciare un incantesimo sulla casa. Due erano le opzioni, o questo fantomatico sapiente di magia era un ciarlatano che aveva arraffato i soldi e basta, o Jonathan possedeva una magia più forte che gli permetteva di superare le difese. Mi sembravano probabili entrambe e poi mio fratello era abile con gli incantesimi, mi ricordavo ancora bene lo scherzetto di spacciarsi per Jace, che si credeva, che due regali bastassero a cancellare quello che aveva fatto? La cosa negativa di tutto ciò era il non poter dire niente ai miei genitori, non volevo che si agitassero ulteriormente. Sentivo sempre gli occhi di mia madre addosso ad ogni minimo spostamento che facevo. Era insopportabile, era diventata ancora più oppressiva di quando ero piccola. Non potevo fare un passo senza che lei mi chiedesse dove andavo e quando tornavo. Se uscivo mi chiamava ogni venti minuti e se per caso non rispondevo mi lasciava una tonnellata di messaggi in segreteria. Mancava poco che mi mettesse un segnalatore gps nella suola delle scarpe. Luke cercava di smorzare questi suoi comportamenti ma arrestare Jocelyn Fray era decisamente impossibile. Se avesse scoperto in qualche modo che Jonathan riusciva ad entrare in casa come minimo mi avrebbe spedito in qualche posto sperduto, magari sarei finita nel deserto del Sahara ad allevare cammelli. Non voleva nemmeno che andassi a lavora, si avete capito bene, lavorare! Io Clarissa Fray ero riuscita a trovare un impiego part-time in un piccolo negozio d’antiquariato in centro. La vecchietta ( si lo so che odio i vecchi) era stata così cortese da offrirmi questo lavoro, non prendevo chissà quanto, ma almeno mi tenevo occupata invece che vegetare in casa guardando la televisione. Dovevo solo stare quattro ore nel negozio, spolverare la merce facendo attenzione a non far cadere niente, e maldestra come sono questo era uno degli ostacoli più grandi, far entrare i clienti e mettere in ordine le varie scartoffie che la proprietaria lasciava sparse in giro. Non era troppo impegnativo e non richiedeva alcun titolo di studio. Avevo chiesto a scuola se potevo riprendere a frequentare le lezioni ma avevo ricevuto un secco rifiuto, avevo fatto troppe assenze e non potevo recuperare nemmeno facendo il corso da privatista, se volevo concludere gli studi sarei dovuta rientrare l’anno seguente come alunna bocciata. Ero abbastanza tentata nel ributtarmi in una vita completamente mondana. Nessuno degli Shadowhunters si era fatto più sentire, l’unico amico che mi rimaneva era Simon, il caro e affidabile vampiro che mi avrebbe visto invecchiare e alla fine avrei perso pure lui.
Ci incontravamo ogni giorno, appena usciva da scuola mi veniva a trovare in negozio. La vecchia lo adorava e lo vezzeggiava sempre con mille complimenti, mi piaceva scherzare con Simon dicendogli che probabilmente se fossi uscita da lì, l’anziana ne avrebbe approfittato per molestarlo, quasi quasi ero tentata di farlo.




Era un soleggiato mercoledì quando scoprii l’immane tragedia. Una si aspetta che le brutte notizie vengano comunicate in giorni piovosi e freddi. Non mi sarei mai aspettata che proprio quel giorno la mia vita subisse un’ulteriore piega negativa.
La mattinata era partita con i migliori auspici, mi ero alzata di buon umore, avevo fatto una colazione abbondante. Ero uscita per una passeggiate e poi ero tornata a casa per pranzare con mia madre. Ultimamente tutto ciò che mangiavo mi dava la nausea e pensavo seriamente che a mia madre servisse un corso intensivo di cucina, poteva una persona peggiorare così tanto? Eppure esteticamente i suoi piatti sembravano sempre favolosi, è proprio vero, mai giudicare un libro dalla copertina.
Dopo aver spiluccato la suola di scarpe che doveva essere un petto di pollo morbidissimo, mi preparai per andare a lavorare. Jeans e maglietta erano l’ideale e poi non faceva nemmeno freddo.
L’unica cosa che mi scocciava era il dover prendere la metropolitana ogni santo giorno. So che ogni bravo newyorkese che si rispetta è avvezzo a questo trabiccolo che osano definire un ottimo mezzo di trasporto, ma diciamocelo, era scomodo, la gente ti si butta addosso e in più si sentono di quegli odori … un misto fra sudore e pipì di gatto, l’ideale per chi in questi giorni soffre di nausea. Però era anche vero che non potevo usare una runa per aprire un portale nel negozio di antiquariato, la vecchia per quanto rimbambita possa essere non era mica cieca! Quindi cercando di superare la mia spossatezza e la mia avversione per questo mezzo salii e attesi la mia fermata.
Per fortuna il negozio non distava tantissimo e la sera quando uscivo non facevo brutti incontri. Simon aveva preso l’abitudine di venirmi a prendere ogni volta che finivo il mio turno, che dolce. Lui andava ancora a scuola e dopo le prove del suo gruppo, che ora si chiamavano i Tacos Boy ( nome orribile, si decidessero una buona volta), mi veniva a tenere compagnia dalla vecchia e poi uscivamo insieme.
Era come se la parentesi Shadowhunters non fosse mai successa. Anche perché nessuno si faceva più sentire, il che era un bene per chi come me era stato trattato a pesci in faccia.
Il negozio della vecchia, Adelaide Stenford ( che nome pretenzioso), era piccolo e angusto, l’avevo trovato per pura coincidenza ed era pieno zeppo di cianfrusaglie che la proprietaria si ostinava a definire di valore. L’odore all’interno era stantio, tipico di un ambiente sempre chiuso, quando avevo proposto di aprire un po’ la porta per far passare l’aria mi ero subita una predica che non finiva più.
- Ragazzina non vorrai mica far entrare dei germi mortali! Alla mia età bisogna prestare attenzione, basta un raffreddore per spedirmi a miglior vita e io ho ancora molti anni davanti a me! Vuoi forse la mia morte?
Ma perché quanto ancora aveva intenzione di vivere? E poi c’erano più germi in tutte queste accozzaglie che nell’aria fuori dal negozio.
Come ogni giorno, andai sul retro salutando la vecchia e presi gli attrezzi del mestiere, spolverino e straccio. Non entrava mai nessuno, mi chiedevo come un posto del genere fosse ancora aperto senza nessuna entrata, mistero!
Dopo due ore Simon venne a tenermi compagnia. Adelaide stravedeva per lui, gli offriva sempre dei biscottini, supponevo sfornati nel paleolitico, e bevande gassate che il mio amico non poteva assaggiare per ovvi motivi. Faceva di tutto per sfiorarlo e mi divertivo nel vedere la faccia inorridita del mio amico. Bello quando attiri certi tipi di donne eh?
Per fortuna, dopo la solita molestia da parte della vecchia fui lasciata sola con lui per parlare un po’.
Sembrava stare meglio, la pelle era tornata rosea e quindi si era nutrito di non so cosa e che non voglio nemmeno sapere. Indossava dei semplici jeans e una camicia.
Nessuno avrebbe mai scommesso che fosse un vampiro, non dovevano avere un aurea di mistero e di oscurità? Simon sembrava un boy scout troppo cresciuto.
Si appoggiò al bancone e mi guardò per qualche istante poi sbuffò sonoramente.
- Che vita noiosa che facciamo ultimamente Fray! Niente pazzi che vogliono ucciderci, nessuna fine del mondo imminente.
- Vuoi farmi credere che ti manca quella vita?
- Perché a te no?
- Insomma.
- Come va con i regali del caro fratellino?
- Lascia stare! Non voglio parlarne, ancora devo capire come fa ad entrare ogni volta in casa. Luke si ostina a dire che c’è un incantesimo di protezione, ma io dubito seriamente della sua esistenza.
- Perché non chiedi a Magnus allora? Ti darebbe una mano, lui stravede per te lo sai.
- Ci avevo pensato anche io, ma lui sta con Alec e non vorrei mai che questo venisse alle sue orecchie.
- Come vuoi tu, anche se penso che per sicurezza un tentativo varrebbe farlo.
- Se mio fratello voleva riportarmi indietro con lui, l’avrebbe fatto il primo giorno ti pare? Vuole solo farmi diventare pazza, ma io non ho intenzione di dargli questa soddisfazione.
- Anche perché pazza lo sei sempre stata.
Gli lanciai lo straccio sporco in faccia, non era vero! Ero sanissima di mente, forse soffrivo sporadicamente di qualche disturbo ma niente di così eccessivo. Prima che iniziassi a insultarlo il suo cellulare suonò, guardò il nome sullo schermo e rifiutò la chiamata.
- Puoi parlare con lei Simon.
- Con chi scusa?
- Con Isabelle, ho letto il nome sul display. Andiamo, ti ho già detto che puoi uscirci liberamente insieme, non farti problemi.
- Come potrei uscire con la persona che ti ha insultato e che ha scaricato su di te tutte le colpe?
- Ma a te piace Simon, non importa quello che ha fatto a me. Se ti rende felice, voglio che tu continui a frequentarla.
- Mi chiedi troppo Clary. L’altra sera sono uscito con lei.
- Davvero?
Annuì con la testa.
- Sì, ha chiesto di uscire insieme e sai che mi piace. Appena mi ha visto ha iniziato subito a parlarmi di te. Non l’ho sopportato, l’ho piantata in mezzo alla strada e me ne sono andato.
- Simon!
- Simon un cavolo! Sei la mia migliore amica. Isabelle Lightwood può essere bella e simpatica quanto vuole, ma non deve azzardarsi a mettersi fra me e te. Siamo come i tre moschettieri … tralasciando il fatto che siamo solo in due.
Risi, come potevo non volergli bene?
- Che esempio!
- Oggi non sono particolarmente ispirato, preferivi Batman e Robin?
- Per carità no! Non l’ho mai sopportato l’uomo pipistrello.
- Comunque, ti manca ancora molto per andarcene da qui?
- Cinque minuti e andiamo. Programmi per stasera?
Ci pensò un po’ su.
- Che ne dici di andare a mangiare qualcosa?
- Cioè io mangio e tu mi prendi in giro su quante calorie assumo?
- Qualcosa del genere, ti va?
Sollevai le spalle, tanto non avevo di meglio da fare.
Alla fine del mio turno salutai la vecchia, che ronfava allegramente davanti alla televisione sul retro, e uscii con il mio migliore amico. New York era sempre caotica, dovevamo fare attenzione a non perderci tra la marea di gente che camminava fra i marciapiedi. A volte Simon era costretto a prendermi per mano, ero bassa e mi perdeva facilmente di vista. Mi portò in un locale carino dove facevano del buon caffè e delle brioches al cioccolato da fine del mondo. Li presi entrambi e pagai, Simon aveva già occupato un tavolino. Lo raggiunsi e mi sedetti davanti a lui. Il locale era pieno, era un miracolo che avessimo trovato un posto a sedere. Diedi un morso al mio dolce e bevvi un sorso di caffè e subito la nausea tornò prepotente a farmi visita. Eppure non aveva cucinato mia madre, avevo preso qualche virus intestinale? Simon mi guardò preoccupato.
- Tutto bene Clary, sei diventata bianca come un morto.
- Solo un po’ di nausea, non ti preoccupare.
- Nausea?
Annuii con la testa.
- Ultimamente ne soffro spesso e ho sempre questo senso di spossatezza, penso di aver contratto una qualche forma di influenza intestinale.
Mi guardò preoccupato, perché poi? Un’ aspirina e una bella dormita e sarei tornata come nuova. Invece lui sembrava allarmato da qualcosa.
- Simon tutto bene?
- Clary, rispondimi sinceramente … sei incinta?
Incinta? Ma che idea assurda!
- Ma figurati! Che idea stupida ti è venuta.
- Davvero? Quindi tu e tuo fratello avete fatto sesso sicuro in quella grotta?
- Ehm, penso di no.
- Pensi o ne sei certa? Riflettici bene.
Provai a ricordare, il che non era minimamente difficile dato che ci pensavo sempre più spesso a causa di tutti quei sogni. Io e Jonathan non avevamo preso nessuna precauzione, un’altra delle mie idiozie. Ma non potevo essere incinta.
- Dalla tua faccia ho già intuito la risposta. Niente preservativo, cos’è a Idris non ne vendono?
- Ma che ne so! Non posso essere incinta Simon!
- Non sarò un ginecologo o roba simile, ma quand’è stato l’ultima volta che hai avuto il ciclo?
- Ma non vuol dire niente! Quando sono stressata salto sempre qualche mese.
- Da quanto Clary?
- Due mesi.
Ma non poteva essere vero giusto? Non potevo essere così sfigata e che cavolo! Se davvero ero incinta come avrei fatto a nasconderlo a mia madre? Di certo non potevo dirle che era stato lo spirito santo, dire che il padre era Jace era ancora più improbabile visto che era morto più di due mesi fa, Simon essendo morto non si riproduceva, ci sarebbe arrivata da sola. Mi stava venendo un attacco di panico.
- Ora calmati Clary, magari hai ragione tu ed è solo un virus intestinale. Perché non andiamo a comprare un test di gravidanza?
Annuii, meglio sapere subito di che morte morire. Uscimmo dal locale per entrare in una farmacia. Trascinai anche Simon anche se lui si sentiva a disagio, non che io mi sentissi meglio.
Trovare i test non era difficile, ne presi due, uno in più per sicurezza e mandai il mio amico vampiro a pagare, non perché mi vergognassi, questo no, ma perché vederlo imbarazzato mentre poneva gli articoli alla cassiera e diventava tutto rosso ( allora i vampiri arrossiscono!) era spassoso e mi risollevava un po’ il morale.
- Allora andiamo a casa tua a farlo?
- Ma sei matto? Non li vedi i film in cui adolescenti problematiche rimangono incinte e fanno i test nel proprio bagno e le madre puntualmente li trovano? Non ci penso proprio, troviamo un altro posto.
- E dove? A casa mia no di certo, non vorrei mai che a mia madre venisse un infarto.
Dove potevo andare? Casa mia no, casa di Simon no, all’Istituto non potevo metterci piede, in qualche locale era impossibile, dovevo consumare qualcosa prima di utilizzare i loro servizi e non avevo alcuna intenzione di andare in un bagno pubblico, sudici e puzzolenti com’erano avrei dato di stomaco e di certo non per il fatto di essere incinta. Alla fine presi il mio migliore amico per mano e mi diressi verso l’unica casa in cui ancora ero ben accetta, anche se rischiavo che la notizia trapelasse ad orecchie sbagliate.
Così mi diressi verso l’abitazione di Magnus Bane. Era un po’ come se fosse il mio padrino, mi aveva visto crescere, mi aveva cancellato la memoria, quindi poteva benissimo prestarmi il suo bagno per qualche minuto.
Per essere una persona assolutamente appariscente non viveva in un posto esuberante come lui, almeno visto da fuori. Il palazzo era anonimo e in quartiere poco raccomandabile. Suonai alla porta e attesi che qualcuno rispondesse.
- Chi osa disturbare…
- Si come ti pare, fammi entrare Magnus.
Il portone si spalancò e salii le scale insieme a Simon, non gli piaceva molto quel posto, gli ricordava troppo la sua disavventura come topo.
Il sommo stregone venne ad aprirci. Indossava una vestaglia viola con i bordi in pelliccia, i capelli erano tenuti su da qualche super gel brillantato e la sua pelle era cosparsa di glitter, era un bell’uomo ma a volte mi lasciava di stucco per certi vestiti che indossava.
- Biscottino che piacere vederti a che devo la visita?
- Devo usare il tuo bagno.
- Il mio bagno?
- Suppongo tu ne abbia uno no?
- Certo cara fai pure, mi sembra una richiesta strana ma fai come vuoi. Terza porta a destra, intanto parlerò un po’ con Sheldon.
Sheldon, voglio dire Simon, non sembrava particolarmente entusiasta. Intanto andai in bagno. L’appartamento oggi era stranamente sobrio, niente drappeggi o mobili strani, forse il caro stregone non era in vena.
Il bagno era cosparso di prodotti di bellezza, peggio di una donna! Aveva persino delle creme antirughe, ma non era immortale?
Tirai fuori i due test e feci quello che dovevo fare, non ci voleva una laurea per far pipì su un bastoncino no?
Le istruzioni dicevano che ci volevano cinque minuti, una linea era negativo, due linee positivo.
I cinque minuti più lunghi di tutta la mia vita e la risposta non mi piaceva per niente, entrambi i bastoncini avevano due linee. Scoppiai a piangere e probabilmente con il suo udito finissimo Simon mi sentii e venne a bussare alla porta.
- Clary tutto bene?
- No che non va bene, sono positivi!
Uscii dal bagno e lo abbracciai cercando conforto, Magnus era alle sue spalle e ci guardava accigliato. Vide i bastoncini fra le mie mani e me li sfilò delicatamente fra le mani.
- Biscottino sei incinta.
Ma va? Secondo lui perché piangevo? Per l’odore pungente delle lozioni che teneva sul lavandino?
- Clary calmati.
- Calmarmi? Calmarmi? Sono incinta Simon! Come faccio a stare calma?
- Ma di chi sei incinta biscottino?
Lo guardai.
- Se oserai spifferare qualcosa ad Alec o a qualcun altro Shadowhunters giuro che mi intrufolo a casa tua e ti rapo a zero.
Sono sicura di non esser stata molto minacciosa con gli occhi lucidi e il naso che colava.
Lo stregone rimase calmo e mi fece sedere sul divanetto, Presidente Miao venne a strusciarsi contro le mie gambe e Magnus lo allontanò da me. Lo guardai sorpresa, di solito adorava il suo gatto, al mio sguardo interrogativo mi rispose come un maestrino saccente.
- Non lo sai che i gatti possono trasmettere la toxoplasmosi? Può far mare al bambino.
La toxoche?
- Allora zuccherino, racconta allo zio Magnus cosa è successo, possibilmente anche i dettagli scabrosi.
Gli raccontai tutto e lui alla fine del racconto esordì con un lungo fischio.
- Devo ammettere che tuo fratello ha avuto un’idea geniale.
- Come scusa? Anche tu? Ma che avete voi maschi? Svegliaaaa! Ragazza spaventata e incinta, qualcuno ha un po’ di compassione anche per me?
- Ma certo zuccherino! Notavo solo l’ingegno di tuo fratello, io non ci sarei mai arrivato a una cosa simile.
- Forse perché non sei malvagio come lui?
Scrollò le spalle.
- Può essere. Che intenzione hai?
Già che intenzione avevo? Sedici anni e incinta, non ero la prima e sicuramente non sarei stata nemmeno l’ultima, ma già adesso la mia vita non era particolarmente rosa e fiori, ora ci si metteva anche un bambino. Ma perché la sfortuna si era attaccata così tanto a me? Non capisco, la gente brava e gentile è perseguitata da calamità di vario tipo e assassini e rapinatori hanno sempre fortuna. Si dice che la ruota gira ma quando sarebbe capitato a me? Quando sarei morta?
- Non lo so, davvero non lo so.
- Ma lo vuoi tenere?
Volevo tenerlo? Non riuscivo a badare nemmeno a me stessa figuriamoci a un bambino. Avevo bisogno di pensarci bene, di riflettere con calma il da farsi e soprattutto dovevo pregare che mia madre e Jonathan non venissero a conoscenza della gravidanza.





 

ANGOLINO DI MARLOWE

 

Salve gente! Inizierò a scusarmi per il capitolo abbastanza noioso, e soprattutto per la mancanza di Jonathan, tranquille tornerà nel prossimo capitolo! La vita di Clary era tornata come prima, vita mondana senza demoni che cercano di azzannarti ogni cinque minuti e icore che ti rovina i vestiti. Le ho trovato persino un lavoro poco faticoso, la ragazza dovrebbe ringraziarmi visto che l’idea originale era quella di spedirla al McDonald’s! Quando tutto sembra andare rose e fiori ( più o meno se tralasciamo le incursioni del caro ossigenato nella sua camera), scopre di essere incinta … cioè lo scopre Simon. Ragazzo sveglio eh! Cosa farà ora la cara ragazza? Terrà il bambino? Lo scoprirà mammazzilla? Ma soprattutto lo verrà a sapere Jonathan? Chi lo sa, dipende dall’umore che avrò settimana prossima. Recensiteeeeeeeeeeeeeeeee
Kiss
Mar

 

 

  
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