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Autore: Dark_Nora    20/09/2014    0 recensioni
Korey era un ragazzo sfaticato: le uniche cose che faceva volentieri erano andare in palestra, bere e fare l'idiota con i suoi amici. Anche se amava stare con i suoi "compagni di avventure", gli piaceva anche stare da solo a volte. Esattamente come lo era quella sera.
Questa storia parla di un ragazzo come tanti altri, che viene colpito da eventi razionalmente inspiegabili, accompagnati dalla comparsa di un "individuo" piuttosto inquietante.
Genere: Horror, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Afterlife

 Capitolo 1:   Un nuovo arrivo



Quel giorno era il 5 dicembre. Più precisamente era il 23° compleanno di Korey, ma a lui non interessava affatto. «E' un giorno come tanti altri», ripeteva.
Era un ragazzo sfaticato: le uniche cose che faceva volentieri erano andare in palestra, bere e fare l'idiota con i suoi amici.
Anche se amava stare con i suoi "compagni di avventure", gli piaceva anche stare da solo a volte. Esattamente come lo era quella sera.

Erano circa le 21:00. Lui se ne stava sdraiato sul letto, senza fare nulla. La maglia che indossava gli lasciava scoperte le muscolose braccia tatuate: il ragazzo non risentiva minimamente del freddo invernale. 
I suoi profondi occhi verdi fissavano un punto indeterminato del soffitto, non perchè farlo fosse particolarmente interessante.
Pensava. Pensava a ciò che avrebbe dovuto fare nei giorni successivi, e a tante altre cose simili a quelle che invadono i nostri pensieri durante il giorno.  «Jack avrà letto il mio messaggio?» si chiese infine, distratto.

Sbadigliò (con poca raffinatezza, a dire il vero) e si rese conto di essere davvero stanco.
 La notte precedente era andato con gli amici a bere, tornando soltanto nella tarda mattinata, e non era ancora riuscito a dormire per vari motivi. Era distrutto e voleva soltanto ripostarsi un po': cos'altro avrebbe potuto disturbarlo?

Quando era ormai sul punto di addormentarsi, il citofono suonò. Korey sbuffò, furioso e allo stesso tempo rassegnato. Scese dal letto, ancora intontito, e si avviò alla porta d'ingresso.
Ammucchiati negli angoli delle stanze e nei lati nei corridoi se ne stavano vari pacchi di diversi colori, completamente dimenticati: erano stati tutti spediti da vecchi amici e parenti.
Nonostante lui li disprezzasse loro continuavano a portarglieli, come per ricordargli che per qualcuno quel giorno non era poi così insignificante.
Il ragazzo si aspettava un «C'è una consegna per lei!» o qualcosa di simile, che però non arrivò.Si guardò attorno, perplesso. Non c'era nessuno.
Uno stupido scherzo, pensò Korey con poco interesse. Ma si sbagliava.
Sul pavimento umido giaceva un pacco privo di mittente. Anzi, non c'era scritto proprio nulla: solo un pacchetto di carta ingiallita.
Incuriosito, il ragazzo lo aprì: all'interno della scatola di cartone c'era una bambola di legno alta circa mezzo metro. Aveva dei vestiti rossi, brutti e piuttosto vecchi. I suoi capelli erano neri, intrisi di una sostanza rossa che a prima vista sembrava proprio del sangue.
Era piuttosto brutta, aveva un'espressione inquietante che gli parve quasi un sorrisetto maligno. La stanchezza gli giocava brutti scherzi?
Inorridito e arrabbiato, il ragazzo la buttò in un angolo con rabbia.
«Ma che è 'sta roba?! Che scherzo di merda!» urlò Korey infuriato, e tornò in camera sua. 
Pochi minuti dopo stava già dormendo tranquillamente. Non poteva immaginare ciò che gli sarebbe accaduto nei giorni successivi, e addirittura poco dopo.
Quella che provava non era solo stanchezza, in fondo qualcosa lo turbava a sua insaputa. Forse un presentimento. Dei pensieri a lui sconosciuti invadevano la sua mente.
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Erano le 06:00 quando Korey si svegliò, senza nessun apparente causa.
Intorno a lui regnava un atmosfera che gli appariva inquietante, nuova. Che non aveva mai provato.
Si guardò attorno, col fiato sospeso: dalla finestra entrava qualche spiraglio di debole luce, che non era sufficiente per permettere la vista dell'intera stanza.
 Il ragazzo si sentiva osservato, come se da qualche parte due occhietti lo fissassero ostinati.
A un certo punto, non riuscendo più a sostenere quella situazione (che in fondo lo faceva quasi sentire ridicolo), si alzò per accendere la luce.
Tuttavia trovò un ostacolo e per poco non finì lungo disteso. Spinse l'interruttore con forza, forse eccessiva, e si ritrovò contro al muro, accecato dal cambiamento improvviso di luminosità.
Dopo pochi secondi riuscì a vedere chiaramente l'oggetto che l'aveva intralciato: una sedia.
Una sedia che lui era certo di aver lasciato fuori dalla stanza... ma un altro particolare lo lasciò a bocca aperta.
Seduta su quella vecchia sedia scricchiolante, se ne stava la bambola. La stessa che era stata sbattuta in un angolo del piano inferiore qualche ora prima.
«Ma che cazzo significa tutto questo?!» disse Korey, turbato, pur sapendo che nessuno gli avrebbe risposto.
C'erano solo due possibilità: o il ragazzo era completamente impazzito, o quella bambola aveva qualcosa che non andava. Entrambe le opzioni non erano molto rassicuranti per lui.
In quel momento, però, poco gli interessava: a lui bastava solo che quella maledetta bambola sparisse dalla sua vista.
Allora, senza esitare, la prese e si avviò per la cucina. Accese il camino e la bruciò.
Quando si accorse che ormai dell'inutile oggetto rimaneva ben poco ne prese i resti, li buttò fuori dalla finestra e rimase ad osservare le ceneri che venivano portate via dal vento, con soddisfazione.
«Stronza di una  bambola, voglio vedere cosa farai ora».
Un sorriso soddisfatto comparve sul viso di Korey, mentre quest'ultimo si rendeva conto che ormai il sonno gli era passato, e che era quindi iniziato un nuovo giorno per lui.


  
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