Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: arangirl    20/09/2014    2 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER per chi non ha letto "La Danza dei Draghi"*
Un AU/What if? in cui Arya Stark ha passato la sua adolescenza allenandosi nelle arti dell'assassinio nella Casa del Bianco e del Nero, diventando una delle migliori assassine in tutta Essos. Ormai la ragazza è diventata una spietata macchina da guerra, senza sentimenti e con pochi ricordi del doloroso passato e della sua famiglia. Ma all'improvviso un nuovo e inaspettato incarico sconvolge il suo mondo, catapultandola di nuovo in un universo che aveva a lungo dimenticato, facendo nascere nel suo cuore di nuovo dei sentimenti, facendole desiderare di tornare indietro.
Premetto che questo è il mio primo tentativo di ff, perciò non so cosa ne uscirà. La storia mi ronza in testa da un po', e prevedo che ci saranno parecchi capitoli! Consigli e commenti sono assolutamente bene accetti!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Brienne di Tarth, Daenerys Targaryen, Jaime Lannister
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Tu sei folle" Asha Greyjoy la fissava con gli occhi spalancati "E io sono ancora più folle perché ti sto venendo dietro." Arya prese un sorso di vino dal calice che teneva in mano "Mi fai saccheggiare per settimane le coste, sono ad un passo dal riconquistare le Isole di Ferro da quell'idiota di mio zio e tu mi dici di venire qui nelle terre dei fiumi, per cosa? Per un sogno che hai fatto mentre eri incosciente dopo aver preso una spada in testa! E' assurdo, io me ne vado."
"Asha" il nome era stato pronunciato con calma, quasi in tono colloquiale, ma qualcosa nella voce di Arya costrinse Asha a fermarsi prima di uscire dalla tenda "Credi che non sappia quanto tutto questo sia assurdo? Pensi che mi diverta a sentire le goliardiche prese in giro dei miei generali? Pensano tutti che sia un'impresa folle, eppure sono venuti. E per quale ragione secondo te?" Asha la guardò per un lungo momento senza proferire parola, e Arya preseguì "Perché se ho ragione e le truppe dei Frey si stanno muovendo verso le Tre Sorelle lasceranno le Torri indifese. Ci siamo mossi abbastanza in fretta e non ci stanno aspettando, se ho ragione potremmo prendere le Torri in meno di quattro ore invece che in mesi di assedio, che ci costerebbero uomini e fondi che non abbiamo." "Se ti sbagli sarà la fine, il tuo esercito non è ancora pronto ad affrontare un assedio." "Se non facciamo niente sarà la fine comunque. Tu hai le tue navi; se le cose si mettono male puoi sempre andartene." 
Asha la guardò con lo sguardo pieno di sfida "E venire meno alla mia parola? Per chi mi hai preso Arya Stark?" "Per una Greyjoy" Asha scoppiò a ridere e Arya sentì Brienne accanto a lei emettere un borbottio irritato "Non posso darti torto, mia regina. A domani dunque, vedi di sognare altri consigli utili per la battaglia!" 



Non appena Asha uscì dalla tenda Brienne si mosse camminando nervosamente "Una donna maledettamente irrispettosa, non c'è da fidarsi." Arya annuì sorridendo "Mi servono le sue navi se voglio essere sicura di bloccare i Frey. Se ho ragione fra due giorni a quest'ora sarà tutto finito." "Altrimenti?" "Altrimenti saremo morte." Brienne la fissò per un lungo momento, i limpidi occhi azzurri pieni di preoccupazione "Non sembrate spaventata." Arya rimase muta per un lungo attimo, cercando parole adatte per esprimere quello che sentiva dentro "Non è la morte a farmi paura Brienne. La conosco, anche fin troppo bene, sono stata sua messaggera e a mia volta l'ho subita perdendo le persone che amavo. Non è la morte a spaventarmi, non la mia almeno." Un sorriso stanco le spuntò sulle labbra; era da quando avevano lasciato Grande Inverno quasi un mese prima che non riusciva a dormire per più di quattro ore a notte "La vita d'altro canto... quella mi è quasi sconosciuta. Fino ad un anno fa amicizia, amore, sofferenza erano concetti che cadevano nella mia mente come pietre in un pozzo. Non significavano nulla. Io sono nata e sono morta quando ho perso la mia famiglia... quella che vedi è la seconda vita di Arya Stark. E come un bambino muove i primi passi nel mondo io sto imparando nuovamente a conoscerlo. Certo, mi dispiacerebbe che tutto questo finisse così presto, ma non sento paura... E tu Brienne? Hai paura?"
Brienne si fissò a lungo la punta della scarpe, cosa che Arya l'aveva vista fare spesso quando era pensierosa "Si, ho paura. Ho paura di morire senza aver rispettato il mio giuramento. Ho paura di morire inutilmente, senza onore. Ho paura di morire senza... senza un addio." Arya inarcò leggermente le sopracciglia a quell'affermazione, ma non indagò oltre. "Ma se sono al vostro fianco mia regina, sto compiendo il mio dovere per una giusta causa. No, non ho paura di morire domani." "E per quanto riguarda l'addio?" Brienne sorrise con una punta di malizia che Arya non le aveva mai visto addosso "Se succederà dovrò perseguitarlo per sempre come fantasma... Scommetto che ne sarebbe entusiasta." Risero insieme e Arya sentì la tensione sciogliersi leggermente dentro di lei. 



Brienne fu la prima a smettere però, guardando la sua regina con rinnovata preoccupazione "Siete certa che sarà domani?" Arya annuì "Me l'ha detto il corvo." Per chiunque altro, lei compresa porbabilmente, questa spiegazione sarebbe sembrata folle tanto quanto l'impresa in cui stavano per imbarcarsi, ma Brienne si limitò ad annuire. "Quale sarà il piano d'attacco domani?" Arya finì il vino che le era rimasto nel calice d'un sorso, sentendo la gola ardere al passaggio del caldo liquido "Entrerò da sola. Attraverserò il fossato a nuoto, scalerò le mura e ucciderò le guardie." "Da sola? Mia signora è una follia." "Non ci sarà luna domani; non si accorgeranno nemmeno della mia presenza. Un solo uomo è molto più discreto di un esercito." "Ma perché voi? Non vi fidate di altri?" "Non si tratta di fiducia... uccidere uomini di nascosto è il mio talento Brienne. Lascia che sia io a farlo... Una volta aperte le porte ci sarà abbastanza sangue Frey per tutti." Brienne annuì anche se ad Arya non sfuggì lo sguardo preoccupato nei suoi occhi "Sarà un onore per me portare giustizia allo spirito di vostra madre." "Sono sicura che te ne sarebbe grata."




La giornata successiva passò così lenta che ad Arya sembrava di affogare in una sostanza viscosa, un miele acre che la circondava e le impediva di muoversi, di agire, che la soffocava se cercava di respirare più forte di quanto non facesse di solito. Erano tutti tesi e agitati, l'aria frizzava di energia come sempre prima di una battaglia, l'empatia tra gli uomini era così forte che Arya sembrava sentire dentro di lei l'angoscia e il terrore di tutti gli uomini che presto avrebbe guidato verso la vittoria... o la morte. Brienne la seguiva come un ombra, agitata per l'imminente separazione, ma lei non si sentiva spaventata; per anni aveva agito come avrebbe agito quella notte, da sola, nel buio. Asha era ripartita per raggiungere le sue navi, pronta a cogliere di sorpresa eventuali navi Frey che avessero attaccato la flotta della madre dei draghi. Il cuore di Arya si strinse al pensiero di essere così vicina a rivederla, pieno di gioia e preoccupazione: cosa avrebbe fatto in quel momento? Come si sarebbe comportata? E se Daenerys avesse semplicemente ordinato ai suoi uomini di ucciderla una volta per tutte?
Cercava di sotterrare quei pensieri nelle profondità della sua mente focalizzando la sua attenzione solo sulla battaglia che l'aspettava. Non poteva deludere i suoi uomini, non dopo che erano arrivati tanto lontano.



Alla fine la notte scese cupa sull'accampamento e lei e i suoi uomini si misero in marcia. Arrivarono alle Torri Gemelle verso mezzanotte, l'oscurità più densa che mai intorno a loro, i rumori dei loro passi così rimbombanti nella notte che Arya per un momento pensò che qualcuno avesse già dato l'allarme. Arya si staccò dai suoi uomini con un ultimo sguardo fiducioso a Brienne, sistemandosi le vesti nere e gli inseparabili pugnali che portava al fianco dirigendosi verso il fossato. Erano quasi cinquanta mentri di acqua nera e torbida che ricordava vagamente pece e Arya pregò silenziosamente gli antichi dei di riuscire a farli tutti senza incappare in qualche ostacolo. Si gettò nell'acqua e ci volle tutta la sua forza d'animo per non uscire in superfice ed annaspare verso una qualsiasi fonte di calore; era più gelida dell'abbraccio della morte. I polmoni cominciarono a bruciarle per l'eccessivo sforzo di trattenere l'aria e nonostante tenesse gli occhi aperti era sicura di non riuscire a vedere nulla più in là del suo naso. Si costrinse a muoversi lentamente per non creare troppe increspature nell'acqua ma durante gli ultimi mentri accellerò vistosamente, incapace di mantere il respiro più a lungo. Trovò a tentoni il terreno davanti a lei e si trascinò fradicia fuori dall'acqua, il corpo squassato da brividi di freddo. 



Rimase ferma a lungo, immobile, assaporando più che poteva la fredda aria della notte che diventava come lava liquida nei suoi polmoni. Per un momento pensò che forse Brienne aveva ragione, forse non poteva farcela da sola, ma fu solo un attimo. Si alzò appoggiandosi alle grosse pietre delle mura e notò con sollievo che erano abbastanza in rilievo da permetterle di arrampicarsi senza problemi. Iniziò la scalata solitaria e sentì la sua mente focalizzarsi come tante volte le era successo durante una missione: c'erano solo lei e la parete, nient'altro era importante in quel momento se non il riuscire ad arrivare in cima; persino lo scopo di quella scalata diventava secondario mentre riusciva a sentire ogni centrimentro della roccia sotto i suoi polpastrelli, ogni scricchiolio incerto dell'appoggio a cui si teneva. Arrivare in cima alle mura era diventato fondamentale, vitale come respirare. Quando finalmente sentì la sua mano appigliarsi al vuoto fu come svegliarsi da un sogno e per un attimo rimase come sospesa nell'oscurità per riprendere il contatto con la realtà. Tese l'orecchio per sentire eventuali guardie di passaggio e quando fu abbastanza sicura di essere da sola si issò con un balzo al sicuro all'interno della tana del lupo. Si ricordava chiaramente l'ultima volta che aveva visto quel cortile, il giorno in cui erano morti sua madre e suo fratello, e un brivido freddo le salì al cuore al ricordo del dolore che aveva provato. "Ero così vicina..." sussurrò al nulla intorno a lei, per poi rendersi conto di quanto fosse vuoto. Un ondata di sollievo le si allargò nel petto; Bran aveva ragione. Le Torri Gemelle erano silenziose e quasi vuote, i pochi fuochi nel cortile indicavano la presenza di un piccolo manipolo di soldati.



Si trattenne a stento dall'emettere un grido di gioia tanto era stato il timore di sbagliarsi, di arrivare sopra quelle mura e trovarsi davanti un esercito pronto ad ucciderla. Si mescolò alle ombre della notte dirigendosi al cancello principale, chiuso da un'enorme grata di ferro. Trovò una guardia lungo il cammino, ma questa non fece nemmeno in tempo a riprendersi dallo stupore che un fiotto di sangue gorgogliante gli usciva dalla gola tranciata e cadeva a terra accompagnato nelle braccia di Arya, senza emettere un suono. Trovò il meccanismo di apertura della grata senza troppe difficoltà e altrettanto facilmente eliminò le due guardie che erano di ronda intorno ad esso. Con un sibilo così agghiacciante da farla tremare fin nelle osse il cancello cominciò ad alzarsi lentamente una volta attivato il meccanismo e Arya prese una torcia per segnalare che la via era libera, come aveva concordato con i suoi generali. Solo allora degli uomini cominciarono ad uscire dall'edificio più vicino, gli occhi sbarrati dallo stupore nel vedere la piccola figura solitaria davanti al cancello spalancato, alle sue spalle il fiume impetuoso degli uomini del Nord che correvano a raggiungere la loro regina. "Spero di non disturbare" disse Arya con un sorriso vagamente spettrale sulle labbra "Il mio nome è Arya Stark, e sono venuta a pagare un vecchio debito."




La battaglia fu questione di pochi minuti, una volta che gli uomini del Nord riuscirono ad entrare nel grande salone che era stato teatro delle Nozze Rosse, ultimo baluardo della difesa Frey, i pochi uomini rimasti si arresero invocando pietà per le donne e i bambini. "Loro non ebbero pietà per nessuno." fu l'asciutto commento di Lady Mormont, che però non oppose resistenza quando Arya ordinò agli uomini di abbassare le armi e catturare il resto degli abitanti delle Torri Gemelle. Si ricordava di aver pianificato, quando ancora vagava con il Mastino nelle terre dei fiumi, una vendetta tremenda per quei traditori. Si era immaginata alla testa di un esercito ancora più grande di quello che comandandava ora, aveva sognato di catturare Walder Frey e di costringerlo a guardarla mentre decapitava tutti i suoi figli, lasciava andare le donne come mendicanti sulla strada e dava fuoco alla sua casa, spargendo sale sulle rovine per impedire che qualsiasi altra cosa potesse crescere in quel terreno maledetto. Una parte di lei era ancora desiderosa di farlo, di estinguere l'astio che provava per quella gente con i fiotti del loro sangue versato in nome della vendetta, ma non poteva, voleva essere meglio di così. 



"Cosa ne faremo di loro?" Brienne diede voce ai suoi pensieri e Arya la fissò per un lungo momento, la stanchezza che si faceva largo in lei insieme alla consapevolezza che la loro battaglia era appena iniziata. "Non è il momento di pensarci. Se vogliamo raggiungere l'esercito dei Frey prima che arrivino alla baia dobbiamo muoverci... non possiamo perdere nemmeno un minuto." "Mia signora, dovreste riposare.." "Non abbiamo tempo!" sbraitò lei, per poi accorgersi del tono che aveva usato; ora che l'adrenalina della battaglia era finita l'angoscia sorda che aveva provato negli ultimi giorni si stava nuovamente impossessando di lei "Scusami Brienne io... io ho bisogno di agire. Quest'immobilità mi sta uccidendo." Prima che la donna potesse rispondere si avvicinò a loro lord Manderly, il grosso braccio fasciato da garze a punti macchiate di sangue "Lord Manderly, cos'è successo?" L'uomo sorrise quasi imbarazzato "Solo un graffio mia regina, ho avuto troppa foga di lanciarmi in battaglia, era da tempo che aspettavo questo momento. Volevo scusarmi con voi per aver dubitato delle vostre parole... Non succederà mai più." "Non vi preoccupate, ero io la prima a dubitare. Speriamo che la nostra fortuna ci accompagni fino alla fine." 



L'uomo si inchinò leggermente e fece per andarsene, ma Arya lo prese per il gomito, trattenendolo "So che sto per chiedervi molto, ma non mi fiderei di nessun altro per questo compito. Ho bisogno che restiate qui, di guardia alle Torri." Manderly fece un sospiro "Io veramente speravo di partecipare alla vera battaglia... Sapete che sono stati i Frey ad uccidere mio padre." "Lo so, lo so benissimo e credetemi, non ve lo chiederei se non fosse di vitale importanza. Rimanete qui con i vostri uomini, scovate quello che resta dell'esercito dei Frey e distruggetelo, cacciateli dalla loro stessa casa come ricompensa per ciò che vi hanno tolto." L'uomo annuì e si inchinò "Sono ai vostri ordini, mia regina." "Brienne chiama gli uomini e radunali nel cortile. Dobbiamo partire prima che sorga l'alba."




Daenerys sentì il respiro che le si fermava in gola e gli occhi bruciare leggermente alla vista di ciò che aveva davanti. Era un semplice e povera striscia di terra oscurata dalla nebbia, ma per lei significava più di qualsiasi altra cosa esistente. C'era riuscita; dopo tutti quegli anni, tutte le sofferenza che aveva passato, era finalmente riuscita a raggiungere Westeros. Mentre sentiva una calda lacrima scenderle sulla guancia il pensiero andò al fratello "Hai visto, Viserys?" sussurrò al nulla davanti a lei "Ci sono riuscita, sto tornando a casa." 
"Mia signora.." Missandei la richiamò alla realtà con la sua voce bassa e gentile e Dany si asciugò in fretta le guance, consapevole di essere come sempre al centro dell'attenzione dei suoi uomini "Non dovrebbe mancare molto ormai mia regina, farete meglio a prepararvi." Dany annuì e iniziò a seguire la ragazza sottocoperta quando l'aria fu lacerata da urla d'allarme provenienti dalla nave davanti a loro. Daenerys sentì una logorante fitta d'angoscia opprimerla, non poteva succedere qualcosa ora, ora che era così vicina. "Capitano, cosa succede?" Il capitano, un uomo alto e serio, temprato da anni di navigazione la guardò con un luccichio negli occhi molto simile alla paura "Mia signora, la spiaggia..." Daenerys guardò con apprensione la spiaggia, la visione che man mano si diradava mentre si avvicinavano alla riva. 



Quella che prima le era sembrata una spiaggia vuota si stava riempiendo lentamente di figure scure "E' un esercito mia signora, non appena attraccheremo ci saranno addosso." Dany sentiva il battito del suo cuore rimbombarle nelle orecchie mentre il suo sguardo saettava sulle sue navi, sui suoi uomini, troppo pochi per resistere ad un attacco simile. Sentì la bile sulle labbra nel momento in cui parlò nuovamente con il capitano "Dobbiamo tornare indietro, trovare un altro posto..." Quando il capitano la guardò nuovamente questa volta nei suoi occhi vide chiaramente terrore "E' un imboscata... ci hanno sbarrato la via." Daenerys guardò alle sue spalle e sentì il sangue defluirle dal volto, un moto di disperazione che mai aveva provato prima si impossessò di lei "Siamo in trappola..." Due enormi navi venivano verso di loro, impedendo alle sue navi la via di fuga, spingendole verso la baia aiutate dalla marea. Gli uomini la guardarono in attesa di ordini, gli Immacolati impassibili come sempre, i dotrakhi invece, già spossati dal viaggio in nave la guardava fiduciosi come sempre, come se lei avesse il magico potere di salvarli, nonostante tutto. E invece ho condotto i miei uomini alla morte, pensò cercando di rimanere impassibile. Fissò per un lungo momento la riva e poi le navi dietro di loro e infine prese la sua decisione; non c'era spazio per l'incertezza, non nel suo cuore, non in quel momento. "Andiamo avanti. Scenderemo a terra e combatteremo fino all'ultimo uomo... Se dobbiamo morire, facciamo in modo che sia memorabile." Gli uomini gridarono il loro consenso e si prepararono alla battaglia.



Il tempo si dilatò all'infinto mentre le navi si avvicinavano all'esercito che diventava sempre più minaccioso davanti a loro. Daenerys cercò di non pensare alla catastrofe che stava vivendo, di non maledire il destino che come un giullare sadico e crudele aveva deciso di far finire ora la sua strada, ora che era così vicina a toccare la terra in cui era nata. Pensò anche agli occhi grigi che non avrebbe più rivisto, al tocco delicato che non l'avrebbe più fatta tremare di gioia, alla mano che non avrebbe più stretto tra le sue prima di addormentarsi. Forse era quella l'unica cosa che veramente le mancava, l'unico vero rimpianto che provava ora che sapeva di essere così vicina alla morte. Avvertì come in un sogno la prua della nave che si appoggiava al fondale, il crepitio del legno sotto i suoi piedi, il sospiro unanime degli uomini intorno a lei, poi si scatenò il caos.
Jorah, che aveva trascorso il viaggio a controllare una delle altre navi, comparve accanto a lei con la spada sguainata, i suoi uomini si lanciarono urlando sulla spiaggia, pronti ad eliminare chiunque sulla loro strada. Ma Dany poteva vedere che i loro avversari erano non solo meglio armati, ma in numero decisamente maggiore. Un senso di piena disperazione si impossessò di lei al pensiero di aver portato tutte quelle persone alla morte, ma prima che potesse fare qualcosa Jorah l'afferrò per il gomito "Mia regina, dobbiamo andare" "Andare dove? Devo rimanere con loro,stanno combattendo per me..." Le labbra di Jorah si piegarono in una smorfia di sofferenza "Non possiamo fare niente per loro! Questa battaglia è persa, non possiamo vincere.. ma posso portarti al sicuro, riportarti dai tuoi figli. Daenerys, ti prego." Fu la disperazione nei suoi occhi a farla cedere, e si lasciò condurre a terra, la lotta che continuava intorno a loro, le grida degli uomini che le entravano nella mente oscurando tutto il resto. 



Jorah la conduceva lungo la riva, uccidendo chiunque si trovasse davanti e presto Dany si ritrovò piena di schizzi di sangue che la marchiavano come colpi di frusta. Scivolò su qualcosa e cadde sulla sabbia, il piede immerso nella sangue di un uomo a terra che la guardava con occhi vitrei e senza vita. Urlò in preda alla frustrazione e si rimise in piedi, solo per vedere Jorah che aveva ingaggiato una lotta con due grossi soldati. Sfilò la spada dalla mano morta dell'uomo sotto di lei e brandendola con sicurezza nonostante la paura la conficcò nell'addome di uno dei due, che urlò di dolore mentre Jorah finiva l'altro con un colpo deciso. "Presto, dobbiamo.." Jorah cadde davanti a lei, colpito alla testa da un uomo spuntato dal nulla e Dany si ritrovò completamente sola. L'uomo la guardò con piccoli occhi brillanti e malevoli e lei capì che non aveva nessuna intenzione di ucciderla. Catturarla, stuprarla, consegnarla a chiunque fosse il suo signore, ma la voleva viva e Dany non aveva la minima intenzione di dargli questa soddisfazione. Avrebbe combattuto finché il suo corpo gliel'avesse permesso e poi si sarebbe uccisa, in qualsiasi modo. Si avventò sull'uomo urlando e quello, preso di sorpresa, arretrò prima di riuscire a rispondere ai colpi della donna. Riuscì ad afferrarle il braccio e lei sentì il suo odore penetrante e osceno, di paura e morte prima di colpirlo alla cieca sul petto.



Il colpo dovette andare a segno perché lui la lasciò e grugnì di dolore, gli occhi iniettati di sangue e pieni di furia "Adesso vedrai brutta puttana!" Si lanciò su di lei e lei capì che questa volta l'avrebbe fatta a pezzi usando tutta la sua forza e c'era poco che lei potesse fare. Si sforzò di non chiudere gli occhi, di non urlare, ma quando una freccia fuoriuscì dal collo del suo aggressore, bloccando la sua corsa verso di lei e uccidendolo, non riuscì a trattenere un rantolo sorpreso. Si guardò intorno e vide che lo scenario era cambiato: un enorme numero di cavalieri si dirigeva verso di loro, tranciando l'esercito nemico come una lama ben affilata. "Jorah... Jorah ti prego svegliati" scrollò il viso del cavaliere e quello aprì lentamente gli occhi, rendendosi conto di quello che stava succedendo intorno a loro. Navi erano spuntate dietro quelle nemiche, grandi piovre dorate su sfondo nero "Greyjoy" sussurò ser Jorah "... e Stark" disse pieno di stupore guardando gli stendardi dei cavalieri con il metalupo rampante. In tutta la sua vita Daenerys era sicura di non aver mai provato così tanto sollievo e nella sua mente si permise di sperare di essere finalmente in salvo. Gli uomini a cavallo eliminavano in fretta gli avversari, colti alla sprovvista dall'arrivo delle truppe e dalla ferocia con cui combattevano. Dany cercava un volto noto tra le facce selvagge e barbute, la speranza che cresceva nonostante cercasse di soffocarla con tutta se stessa. Non poteva essere sicura, non era certa che lei fosse lì. 



Poi lo vide. Un cavaliere solitario si era distaccato dallo scontro e veniva verso di loro, con un grosso e spaventoso lupo che gli camminava accanto. Dany si staccò da Jorah, che cercò di trattenerla debolmente per l'orlo della veste, ma lei doveva vedere, doveva sapere. Quando il cavaliere davanti a lei si tolse l’elmo Daenerys capì che in nessun modo si sarebbe potuta preparare al quel momento, all'emozione che le avrebbe fatto provare. Era lei. Il suo sguardo grigio come la tempesta, le labbra sollevate in un sorriso, i capelli al vento. 
Aveva provato ad odiarla, a smettere di amarla, ma in cuor suo sapeva che era stato tutto inutile; vederla lì, davanti a lei dopo tutto quel tempo le faceva esplodere il cuore dalla gioia mentre lacrime invisibili le solleticavano gli occhi. 
"Sei venuta a salvarmi." fu l’unica cosa che riuscì a dire, le parole che davvero si sentiva dentro intrappolate per la troppa emozione. 
"Sì" Arya sembrava quasi senza fiato, "io verrò sempre a salvarti."
Il mondo intero sembrò svanire attorno a loro. Erano di nuovo insieme.
  
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