Fanfic su artisti musicali > Paramore
Segui la storia  |       
Autore: The son of rage and love    20/09/2014    2 recensioni
Kurt Gallagher è un ragazzo buono, intelligente, suona la chitarra da quando era piccolo e ha una band.
Ma il destino gli ha fornito delle pessime carte, portandolo su cattive strade e rendendo la sua esistenza un totale fallimento. La musica è l'unica a non averlo mai abbandonato, e con lei è riuscito a rialzarsi e a riprendere in mano la sua vita.
I problemi ci sono ancora, sempre, ma tutto sommato la sua vita ha preso una piega positiva, finché un giorno non incontrerà qualcuno: una ragazza, un esempio per molte persone, ma che in quel momento non può essere l'esempio di nessuno. Come lui, avrà perso la sua strada e Kurt cercherà di aiutarla a ritrovarla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
POV Hayley

La prima notte insonne dopo sole due settimane di tour, sicurmente avevo infranto un nuovo record. Come anche Chad con la sua incredibile velocità nel cambiare umore, che appena mi aveva vista entrare nel tour bus aveva cominciato ad implorarmi di dormire con lui. E grazie al cielo voleva solo dormire, se avesse avuto il coraggio di chiedermi di farlo lì, in quella cuccetta, con Jeremy e Taylor che dormivano a neanche due metri di distanza non so cosa avrei fatto.
Perciò passai l'intera nottata a pensare a tutto e a niente, fissando il mio letto vuoto dalla cuccetta di Chad, decisamente troppo piccola per contenere due persone, con il suo braccio stretto attorno al ventre quasi a volermi impedire di andare via.
Il bus era fermo, questo voleva dire che eravamo arrivati e che era già mattina. E io avevo bisogno di prendere una boccata d'aria.
Mi liberai dalla presa di Chad e dopo aver indossato un paio di jeans e una felpa a caso scesi dal bus. Dovetti tirarmi su il cappuccio della felpa, non eravamo più a Los Angeles e mi ero dimenticata di quanto fosse freddo di prima mattina al nord, anche in piena estate. Ma forse era meglio così, l'aria fredda mi avrebbe aiutata a non addormentarmi per strada.
Era presto, non c'era nessuno in giro se non qualche operaio che allestiva l'area destinata a sfamare tutto lo staff per l'intera la giornata. Ma non mi andava di restare lì, era una delle ormai tante giornate in cui mi sentivo uno schifo e l'unica cosa che volevo era restare da sola.
Mi ritrovai in una tavola calda della cittadina a sorseggiare caffè, io... Che odiavo il caffè. Non so per quanto tempo restai lì, so solo che la mia mente formulò una tale quantità di pensieri da poterci scrivere uno di quei libri depressi e angoscianti che, non si sa come, incassavano un sacco di soldi. 
Mi sentivo bloccata da qualcosa o da qualcuno e non sapevo come liberarmi senza cambiare drasticamente la mia vita, ero arrivata al punto di credere che non esistesse un rimedio a questa situazione. Perciò tiravo avanti con la mia insana relazione, con un rapporto ormai quasi inesistente con il resto della band e con le mie pillole, che mi impedivano di farmi inghiottire dall'ansia e deprimermi in ogni istante della giornata, e di proseguire con la mia "invidiabile" vita di apparenze.
Mentre attendevo una nuova tazza di schifosissimo caffè incappai nell'ennesimo ciclo di pensieri sconfortanti, almeno finché non mi sentii picchiettare su una spalla.
Sollevai lo sguardo e vidi due ragazzine con i capelli colorati e con addosso due magliette di una band che cominciavo a non sentire più mia.
- S-sei proprio tu? - Mormorò una delle due quasi con gli occhi lucidi e il mio unico pensiero fu ti prego, non oggi.
- I-io? Cosa? - Chiesi a mia volta, fingendomi confusa.
- Hayley Williams, la... Cantante d-dei Paramore. - Disse l'altra speranzosa
Sorrisi e scossi appena la testa - No, mi dispiace, credetemi lei è molto più carina di me. - Risposi, sperando che funzionasse.
Le due ragazze si guardarono, imbarazzate - Oh, ecco... Noi... Scusaci. - Dissero scoraggiate mentre abbassavano lo sguardo, per poi scappare fuori dalla tavola calda.
Forse il viso stanco, il cappuccio alzato e l'outfit da tossicodipendente mi avevano aiutata, ma davvero non credevo di riuscire a mandarle via in quel modo. Mi sentivo davvero una stronza quando mi comportavo così, odiavo farlo, ma certe volte avevo così tanta paura di scoppiare a piangere mentre parlavo con un fan che preferivo fingermi qualcun altro e mandarlo via.
Sospirai quando sentii vibrare il cellulare nella tasca dei pantaloni. Lo tirai fuori, era Chad.
Aspettai qualche secondo, quasi nella speranza che riattaccasse, e lo fece proprio quando trovai la forza di rispondere. Il display del cellulare tornò sulla schermata di home, segnalandomi un'infinità di chiamate perse e messaggi non letti.
Chad, Chad e ancora Chad, poi notai un messaggio.

Ore: 09.37
Da: Jerm

Dove sei? E' tutto ok?

Mi lasciai scappare un sorriso quando lo lessi, era da tanto che Jeremy non mi scriveva e quel piccolo messaggio mi fece pensare che si preoccupasse ancora per me.

Ore: 11.49
A: Jerm

Tutto ok, sto tornando.

Mentii sulla prima parte e l'orario del messaggio mi fece trasalire. Era quasi ora di pranzo, possibile che avessi passato l'intera mattinata ad arrovellarmi il cervello e a bere caffè senza neanche rendermene conto?
Scattai in piedi e dopo aver saldato il conto uscii dalla tavola calda, tornando verso il parcheggio dell'arena nella quale ci saremmo esibiti quella sera. Non fu difficile ritrovare la strada, infondo quel paesino era così piccolo che era davvero impossibile perdersi.
Non appena entrai nel parcheggio mi si parò davanti un Chad visibilmente arrabbiato.
- Hayley! - Esordì lui afferrandomi per le spalle, e io non potei fare altro che fermarmi e abbassare lo sguardo - Si può sapere dove sei stata? Sono ore che ti telefono! Possibile che usi quel cellulare solo per stare su Twitter!? - Continuò, urlandomi praticamente in faccia.
- S-scusa, ero andata a fare colazione. - Mormorai a capo basso.
- No, scusa un accidente! Te ne sei andata senza avvertirmi! Potevi fare colazione qui con me! - Disse scuotendomi appena.
Mi spaventava quando faceva così, urlava, diventava terribilmente possessivo e non ragionava più.
- Hayley, finalmente sei tornata! - Disse una voce fin troppo familiare e rassicurante alle mie spalle. Chad mi lasciò e Jeremy si materializzò accanto a me.
- Abbiamo un soundcheck tra dieci minuti. - Continuò il mio bassista, guardandomi, per poi sollevare lo sguardo su Chad - Posso rubartela? - Chiese sorridendo.
Chad annuì svogliatamente - È tutta tua. - Mormorò, e dopo avermi lanciato un'ultima occhiataccia si allontanò.
Ci furono alcuni istanti di silenzio tra me e Jeremy, nei quali io cercavo di trovare il coraggio di ringraziarlo per quell'intervento e lui sicuramente mi fissava quasi a volermi dire da quando ti fai trattare così?.
- Almeno era buona la colazione? - Chiese lui, interrompendo quel silenzio e facendomi cenno di seguirlo.
Abbozzai un microscopico sorriso - Ho solo preso un caffè... Un bel po' di caffè. - Risposi camminandogli accanto.
- Caffè? Tu? Ma non ti faceva schifo? - Mi chiese con tono stupito e confuso.
- Speravo di cambiare idea. - Mormorai facendo spallucce, mentre lui sorrise e scosse appena la testa.
Mi faceva quasi strano parlare con qualcuno in un modo così spensierato, infondo era pur sempre Jeremy, il mio Jerm, ma l'ultima nostra vera conversazione risaliva a mesi e mesi prima. Ricordo che l'ultima frase che mi disse fu "capisci che lui non tiene a te come tu tieni a lui?" e io, molto semplicemente, alzai i tacchi e me ne andai. Perciò si, dopo tutto questo tempo mi faceva strano discutere con lui di quanto mi facesse schifo il caffè.
Completammo il soundcheck appena in tempo per il pranzo e ci dirigemmo tutti insieme verso il buffet. Vidi Chad seduto ad un tavolo intento a divorare un pezzo di pizza e, malgrado sapessi quanto si sarebbe arrabbiato, decisi di non pranzare con lui.
- Ragazzi, posso... Sedermi con voi? - Chiesi con un tono di voce così basso che pensavo di dovermi ripetere. Sollevai appena lo sguardo verso il resto della band e notai perfettamente le occhiate stranite che si lanciarono tra di loro.
- Ci stai davvero chiedendo il permesso? - Disse infine Jeremy, poggiandomi un braccio sulle spalle e stringendomi. Sorrisi ma mi irrigidii appena a quel contatto, temevo che Chad potesse vederci e che potesse arrabbiarsi anche per questo.
Ci sedemmo ad un tavolo non troppo lontano dal buffet. I ragazzi parlavano e ridevano, e poi c'ero io che non riuscivo più ad entrare in un discorso o a scherzare come un tempo, mi sentivo a disagio persino con i miei più cari amici.
- Terra chiama Hayley! - Esclamò Justin ad un certo punto, agitandomi una mano davanti al viso.
- Si! Scusa, ero sovrappensiero. - Mi giustificai, scuotendo appena la testa.
Mi guardò per alcuni istanti - Dicevo che forse dovremmo modificare l'ordine della scaletta, ci sono alcuni passaggi che non mi convincono molto. - Disse il chitarrista.
Annuii - Certo, ci... Bastano solo un paio di prove e... - Non terminai la frase che Jeremy se ne uscì con uno dei suoi lamenti di morte.
- Caaavolo! Sono davvero pieno! - Esclamò massaggiandosi lo stomaco.
- Andiamo ti mancano solo un paio di bocconi! - Disse Justin, ridacchiando.
- No sul serio, così rischio di morire. - Continuò il bassista, lamentandosi - Hayls ne vuoi un po'? - Mi chiese poi, sollevando il piatto verso di me.
Hayls. Da quanto tempo qualcuno non mi chiamava così.
- No Jeremy, seriamente sono piena anche io. - Risposi scuotendo una mano e portandomi l'altra sullo stomaco.
- Andiamo, non hai mangiato quasi niente. Ti prego. - Insistette lui, seguito subito da Justin.
- Già! Hayley da quando mangi così poco? - Mi chiese il riccioluto.
- Ragazzi, davvero, non ho molta fame oggi. - Cercai di giustificarmi e di nascondere il mio evidente disagio.
- Si, certo, ma a chi vuoi darla a bere? - Chiese Taylor ad un certo punto, mentre finiva il proprio pasto, e solo allora mi accorsi che da quando ci eravamo seduti non aveva ancora aperto bocca.
- Come? - Chiesi confusa, mentre notai Jeremy che gli lanciava un'occhiataccia.
- Credi che siamo così stupidi da non accorgerci cosa stai facendo? Credi che non sappiamo delle tue pillole? - Chiese ancora il chitarrista, facendomi sussultare.
- I-io non... - Provai a dire qualcosa ma le parole mi si annodarono in gola.
- Non cercare scuse Hayley. - Continuò guardandomi, e io non potei fare altro che abbassare lo sguardo sulle mie mani che tenevo poggiate in grembo e che ormai stringevano nervosamente un lembo della felpa.
- Taylor... - Lo riprese suo fratello, poggiandogli una mano sulla spalla, che lui puntualmente si scrollò di dosso.
- Fanculo! - Esclamò mentre si alzava dal tavolo - A quanto pare qua sono l'unico che riesce a dire ciò che pensa. Siete solo degli ipocriti. - Aggiunse, guardando male sia Justin che Jeremy e infine puntò i suoi grandi occhi marroni su di me.
Abbassai lo sguardo per l'ennesima volta, nessuno ebbe il coraggio di aggiungere niente e Taylor ci lasciò in un silenzio tombale che dopo un po' Jeremy cercò di rompere.
- Hayley devi perdonarlo, lui... - Non lo lasciai terminare.
- No. Non ha niente da farsi perdonare, è colpa mia... Io... - Ancora una volta le parole mi si annodarono in gola e prima di scoppiare in lacrime decisi di andarmene - Scusate. - Mormorai, alzandomi di scatto e allontanandomi il più velocemente possibile.
Lo sapevano, sapevano delle pillole e a quanto pare si erano accorti che avevo cominciato a mangiare di meno. Taylor era ancora arrabbiato con me e di certo non lo biasimavo, ricordavo perfettamente che l'ultima volta che ci eravamo rivolti la parola lo avevo mandato a quel paese, dicendogli di non intromettersi negli affari che non lo riguardavano. E ormai era fin troppo chiaro che Jeremy era l'unico che cercasse di tenere a galla quella cosa chiamata Paramore.

L'orario del Meet & Greet arrivò prima del previsto, così tornai nel tour bus per rendermi presentabile e dopo aver buttato giù una pastiglia mi avviai in fretta e furia verso l'area destinata all'incontro con i fan.
Dopo ore di foto, chiacchiere e sorrisi forzati finalmente potemmo ritirarci nel backstage per la cena e per il riscaldamento pre concerto. Anche se alla fine solo gli altri cenarono, io come ogni altra sera mi ritirai nel mio camerino per prepararmi e per autoconvincermi di dover salire su un palco e cantare davanti a ventimila persone.
- DIECI MINUTI! - Urlò qualcuno fuori dalla mia porta.
Sospirai, rigirandomi tra le mani quella scatolina blu e bianca, che infine aprii e tirai fuori l'ennesima pillola bianchiccia, che buttai giù con un sorso d'acqua.
Finalmente salimmo sul palco che per quanto mi rendesse nervosa adesso mi faceva sentire amata, viva, mi faceva sentire me stessa. Anche quella infondo era una recita, ma era la cosa più reale presente nella mia vita.
E come tutto era cominciato, prima che me ne rendessi conto era già finito. Ero di nuovo la Hayley ansiosa e depressa che faceva un sacco di cazzate.
Lasciammo il palco e come sempre Kurt ci passò acqua e asciugamani. Lo guardai per un istante mentre prendevo la mia bottiglietta d'acqua. Non l'avevo visto per tutta la giornata, ma forse ero stata troppo impegnata con i miei pensieri e sentivo di volergli dire qualcosa, non sapevo cosa, qualsiasi cosa, ma me ne andai con il semplice e solito "grazie".
Strano che Chad non fosse lì ad aspettarmi, forse aveva cominciato ad evitarmi anche lui dato che non avevo fatto altro per tutto il giorno.
Tornai nel mio camerino e appena chiusi la porta Chad si materializzò davanti a me.
- Accidenti! Chad! Mi ha fatto prendere un colpo! - Esclamai portandomi una mano sul petto, all'altezza del cuore, spostandomi verso il grande bancone per poggiare l'asciugamano e la bottiglietta d'acqua. Prima di riporre quest'ultima presi un sorso d'acqua, sentivo lo sguardo di Chad fisso su di me e il fatto che ancora non avesse detto nulla mi rendeva nervosa.
- Ti vedi con qualcuno? - Chiese infine, con una nonchalance e un'arroganza disumana.
- COSA??? - Chiesi sconvolta, voltandomi verso di lui - Non posso credere che me lo hai chiesto davvero! - Continuai guardandolo, cercando di capire cosa lo avesse portato a quella assurda conclusione.
- Ti alzi all'alba e sparisci per un'intera mattinata, mi ignori per tutto il resto della giornata... Cosa dovrei pensare? - Chiese ancora con un tono quasi di sfida, era irritante.
- Chad te l'ho detto ero uscita per fare colazione, volevo stare un po' da sola, tutto qui. - Continuai sospirando, sperando che la smettesse con quelle idiozie.
- Bene... E quella notte a Los Angeles? Anche allora volevi stare un po' da sola? - Chiese, mostrando quel sorrisetto stronzo che ormai conoscevo bene. Perché tirava di nuovo fuori Los Angeles?
- Ancora con questa storia? Chad è successo più di un mese fa! - Dissi esasperata.
- E tu ancora non mi hai dato una risposta! - Gridò lui, facendomi sussultare.
- Te l'avrò ripetuto un migliaio di volte: ero da un'amica, il cellulare era morto e sono rimasta a dormire da lei. - Non era andata proprio così, se dovevo essere sincera avrei dovuto dirgli: sono andata ad una festa, mi sono ubriacata e ho scopato con un ragazzo che puntualmente resterà qui per i prossimi mesi, ce l'hai presente quello che ti ha svuotato la macchina? Ecco, è lui.
Chad mi guardò per alcuni istanti, non capii bene cosa gli stesse passando per la testa, non lo avrei mai capito, fatto sta che si fiondò sulle mie labbra, cominciando a baciarmi con foga e spingendomi contro una parete del camerino.
Come sempre: un attimo prima se ne usciva con le sue stronzate e un attimo dopo si buttava su di me come se quella fosse la nostra ultima notte insieme. Ma non quel giorno, non ne avevo per niente voglia.
- Chad. - Mormorai appena riuscii a prendere fiato, ma lui niente, scese a baciarmi il collo mentre con una mano si insinuava sotto al mio top - Chad... Fermati. - Provai di nuovo portando entrambe le mani sulle sue spalle, cercando di scrollarmelo di dosso.
Finalmente si fermò e sollevò la testa verso di me. Sembrava arrabbiato.
- Mi eviti per tutto il giorno e adesso vorresti che mi fermassi? - Chiese sarcastico e io non potei fare altro che annuire timidamente.
- Ti prego. Oggi non... - Non mi lasciò terminare la frase.
- Scordatelo. - Disse con decisione, riprendendo a baciarmi il collo. Cercai di spingerlo via ma lui mi afferrò per i polsi, stringendoli con forza.
- Chad, ti prego! - Esclamai, cercando di liberarmi. Faceva male, mi avrebbe lasciato il segno, persino i suoi baci erano dolorosi.
- Chad, mi stai facendo male! - Dissi ancora, ormai rassegnata all'idea che non mi avrebbe lasciata andare, mentre sentivo le prime lacrime rigarmi il viso.
- Amico, ti conviene lasciarla. - Esordì qualcuno che avrei ringraziato finché sarei stata capace di respirare.

POV Kurt

Già non credevo che esistesse un essere così stronzo, meschino e arrogante, ma dopo ciò che avevo appena visto potevo dire che Chad Gilbert aveva sbloccato l'achievement "essere più viscido presente sulla faccia della terra". Sembrava più un pazzo alienato che il suo ragazzo e quello che stavano facendo non era certo un giochino tra fidanzati. Cosa diavolo le avrebbe fatto se non fossi passato davanti al camerino in quel preciso momento e non avessi sentito la voce di Hayley?
La lasciò solo dopo il mio esordio e si voltò verso di me con un'espressione da vero killer psicopatico stampata in faccia.
- Altrimenti? - Chiese, guardandomi dritto negli occhi.
- Altrimenti ti spezzo le gambe e ti lascio morente sul ciglio della strada. - Risposi citando lui stesso, senza distogliere lo sguardo.
Lo vidi ghignare e avvicinarsi a me. Ma che diavolo ti è venuto in mente? Sei un perfetto idiota!  Urlavo nella mia testa ed ero già pronto a ritrovarmi il naso rotto e magari un occhio nero, ma qualcosa lo fermò. Alle mie spalle sentii delle voci, forse di alcuni operai che passavano davanti al camerino ed evidentemente preferì non rischiare. Si voltò verso Hayley, guardandola per un istante, e dopo avermi dato una spallata uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Ci furono alcuni interminabili istanti di silenzio, nei quali tutto il mio coraggio di poco prima scivolò via e mi ritrovai a fissare quella minuscola ragazza ancora inchiodata ad una parete per la paura.
- Hayley... - Mormorai non troppo sicuro, provando a fare un passo verso di lei.
La vidi scivolare a terra, le ginocchia contro il petto, gli occhi lucidi e un attimo dopo era scoppiata a piangere. Non sentivo un pianto così disperato da quando mia madre apprese che mio padre e mio fratello se n'erano andati, ed ero come pietrificato davanti all'immagine di quella ragazzina in lacrime.
Nella mia testa c'era un groviglio di pensieri: e adesso che faccio? Prova ad abbracciarla! No, idea stupida, portale dell'acqua! Cristo, probabilmente sono l'ultima persona che adesso vorrebbe qui con se, e solo dopo altri interminabili istanti di impotenza totale, finalmente il mio cervello elaborò qualcosa di utile: brutto coglione, muovi il culo e fa qualcosa!.
Mi spostai verso il grande bancone e afferrai la sua bottiglietta d'acqua e quella che sembrava la sua felpa, per poi avvicinarmi a lei.
- Hayley. - Mormorai abbassandomi accanto a lei e poggiandole la felpa sulle spalle - Prova a bere un po' d'acqua. - Aggiunsi, accarezzandole delicatamente la schiena.
Dopo poco la vidi sollevare la testa dalle ginocchia e, dopo essersi asciugata una guancia con il dorso della mano, prese la bottiglietta e se l'avvicinò alla bocca, tremando appena.
La osservai, sembrava così dannatamente fragile e temevo di farle male anche solo sfiorandola.
- Scusami. - Mormorò dopo aver preso un sorso d'acqua. Io scossi la testa, guardandola e riprendendo la bottiglietta.
- Scusami. - Ripeté ancora, portandosi entrambe le mani sul volto e dando il via ad una nuova crisi di pianto.
- Ehi... Calmati. - Sussurrai, poggiando la bottiglietta d'acqua sul pavimento e sedendomi accanto a lei. Indugiai appena, ma poi mi sporsi un po’ e allungai le braccia, stringendola a me e cercando di tranquillizzarla. 
La sentivo riscuotersi ad ogni singhiozzo, ma piano piano sembrò cominciare a rilassarsi. Alla fine smise anche di tremare, poi la sentii muoversi e mi ritrovai le sue braccia strette intorno al busto.
Non so per quanto tempo restammo così, ma l'avrei stretta per tutta la notte se lei non avesse sciolto quell'abbraccio. Appena sentii le sue mani scivolare via dal mio corpo mi spostai anche io e sollevai lo sguardo verso di lei, quasi a volermi assicurare che adesso stesse bene.
Si asciugò il viso con entrambe le mani e dopo aver tirato su con il naso un paio di volte provò ad alzarsi. La precedetti e le porsi una mano per aiutarla.
- Perdonami... Di solito non faccio queste scenate. - Disse a capo basso.
Scossi la testa - Non hai niente da farti perdonare. - Risposi, guardandola.
Ci furono alcuni istanti di silenzio, nei quali lei si strinse nella propria felpa e si asciugò ancora una volta gli occhi.
- V-vuoi ancora acqua? O un’altra felpa? S-se vuoi ci penso io a svuotare il camerino, nessun problema. - Le dissi con un tono e un'espressione visibilmente a disagio. Non sapevo davvero che cosa fare.
Ma lei scosse la testa - No, tranquillo, solo... Ho bisogno delle mie pillole. - Sussurrò sollevando lo sguardo verso di me, che forse per la prima volta riuscii a sostenere senza rischiare di implodere.
- Hayley... - Cominciai, corrugando un po' la fronte e abbassando la testa - Lo Xanax non aiuta, so che sembra di si, che prima la vita è uno schifo e che dopo averlo preso pare che tutto vada per il meglio, ma... - Feci una pausa e sospirai - Credimi non è così, finisci solo per dipendere da una pasticca. - Tenni la testa bassa per tutto il tempo, temevo di bloccarmi se solo i miei occhi avessero incontrato quelli verdi e così maledettamente profondi di lei.
Calò il silenzio, così trovai il coraggio di sollevare lo sguardo verso di lei e la scoprii ad osservarmi, il che, come temevo, mi bloccò completamente.
- Tu cosa ne sai? - Chiese senza distogliere lo sguardo.
Ecco la domanda che temevo più di tutte, cosa ne sapevo io? Avevo visto mia madre degenerare ogni giorno di più da quando aveva cominciato a prendere quel farmaco e avevo passato la mia adolescenza a farmi di sostanze più o meno illegali, che infondo non erano poi così diverse da quelle pasticche.  Tutto per lo stesso identico motivo: scappare da problemi che in quel momento ci sembrano impossibili da risolvere.
- Mia madre lo… Lo ha preso per molto tempo. - Risposi in un sussurro.
La vidi abbassare lo sguardo - E come ne è uscita? -
Era quello il problema, non ne era uscita, era peggiorata e lo Xanax non era più abbastanza. Ma non avevo alcuna intenzione di farle intendere che se avesse continuato così sarebbe diventata una tossicodipendente come lei, aveva già avuto la sua buona dose di paura per quella sera.
Scossi appena la testa - Ha ricominciato a pensare positivo, ha ricominciato ad uscire, a divertirsi e si è circondata di persone che le volevano bene. - Mentii e anche se ormai non avevo più un rapporto con mia madre, era davvero ciò che avrei voluto per lei. - Infondo lo dice anche il tuo tatuaggio. - Aggiunsi indicando il suo avambraccio sinistro, dove era tatuata la frase “Accentuate the positive eliminate the negative”. 
Abbassò lo sguardo su di esso e finalmente vidi il suo volto rilassarsi in un sorriso, anche se microscopico. Ma da quando sapevo farci con le persone?
- Credo che stasera sarà un po' difficile uscire e divertirsi. - Mormorò lei risollevando lo sguardo verso di me e sorridendo appena.
Mi fece sorridere - Per stasera magari limitiamoci ad una camomilla. -

Mi ritrovai con gli occhi puntati sul soffitto della mia cuccetta a pensare e ripensare a quella scena: Hayley in lacrime e Chad che la stringeva al punto di farle male. Come poteva stare con uno come lui?
Avevo aspettato che si fosse cambiata fuori dal camerino e poi l'avevo riaccompagnata al tour bus. Non c'eravamo detti molto, quella situazione era complicata e imbarazzante per entrambi. Ricordo solo il suo "buonanotte" seguito da un "grazie" di certo non riferito a quella camminata nel parcheggio, ma a tutto il resto, lo capii dal modo in cui mi guardò quando lo disse.
La testa mi faceva male dalla quantità di pensieri che ci giravano, perciò presi la mia usuale medicina contro tutti i mali: iPod e musica rilassante. Optai per una playlist di Jimi Hendrix, sperando che la sua chitarra mi conciliasse il sonno.
L'unica cosa relativamente positiva oltre a Hendrix che si esibiva nei miei timpani era che mancava davvero poco al quattro luglio e per quella data se ne sarebbero andati tutti, ma proprio tutti, da parenti, amici o semplicemente in giro, mentre io sarei rimasto lì in quel bus solo come un cane, a poltrire tutto il giorno.
 

ANGOLO DELL’AUTORE

Hi everybody! Approfitto di questo momento di pre partenza per pubblicare il nuovo capitolo. Si, ci siamo accorti solo adesso di avere la wi-fi nell'albergo. Si, siamo degli idioti, lo so. Domani mattina abbiamo la sveglia ad un orario indecente, perciò dopo questo sforzo con questo cavolo di cellulare me ne vado a nanna. Ah, per l'angolo dell'autore in verde palude dovrete aspettare che me ne torni a casa e che accenda il computer, già solo inserire il corsivo e il grassetto è stato un parto di due gemelli con taglio cesareo.
Comunque: altro capitolo bello lungo, ma non abituatevi, non credo che questo bagliore di fantasia improvvisa durerà per molto :’)
Prima che me ne dimentichi: ringrazio la mia amica e il suo cervello geniale che mi hanno aiutato a sviluppare tutto il POV di Hayley super mega introspettivo alla massima potenza, magari la prossima volta riuscirò a scriverne uno altrettanto figo anche da solo :’)
Cosa posso dire: mi piange il cuore a far stare così male la nostra piccola e cara Hayley, ma così la situazione comincia a farsi un po’ più chiara. Non so bene perché, ma mentre scrivevo mi è venuto in mente il testo di Brick By Boring Brick, in particolare la parte in cui dice “you built up a world of magic, because your real life is tragic”. L’ho trovata una frase molto azzeccata, soprattutto quando Hayley dice di doversi mostrare felice e sorridente in pubblico, mentre dentro di se si sente solo morire, o quando parla di “proseguire la sua "invidiabile" vita di apparenze”. 
Forse è proprio tutto il capitolo che gira intorno al testo di quella canzone (:
Ringrazio LaylaParamour e Lonni per le recensioni e sapete cosa fare: recensioni forevaaaah!! :D

Alla prossima!

Peace.


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Paramore / Vai alla pagina dell'autore: The son of rage and love