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Autore: SurviveYou    21/09/2014    1 recensioni
'Quando avrai paura di qualcosa, dimmelo ed io ti salverò'.
Le sue ultime parole famose, poi nessuno contatto. Sono passati due anni ed ancora devo ricevere sue notizie. Ho provato a cercarlo, ma sembrava essere scomparso dalla faccia della terra.
|| Storia scritta di getto, un'idea improvvisa. Spero possa piacervi, buona lettura...e se vi va, lasciate pure un commento positivo o negativo che sia c:
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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~Seconda parte
Dal giorno in cui partì erano passati 3 anni, 2 mesi, 11 giorni, 4 ore, 39 minuti. Cercai di tenere il conto, era un modo per sentirlo ancora accanto me. Aspettavo il suo ritorno, ma mi sarei accontentata di un sms o di una chiamata. Forse io non ero importante per lui, come lui lo era per me.
Purtroppo la destinazione non la sapevo, era segreta a posta per non farci più incontrare. Tutti volevano che lo dimenticassi, e ci provai, ma non funzionò. Conobbi dei ragazzi, simpatici e anche carini, che però potevano diventare amici e soltanto amici per me.
I miei genitori, dopo la partenza di Simone, fecero finta di niente e ripresero la vita famigliare come se nulla fosse accaduto. Mi stupii del loro totale disinteresse nei miei confronti, era come se i miei sentimenti potessero essere calpestati tranquillamente.
A scuola tornai ad essere mediocre, all'esame di maturità uscii abbastanza bene, nulla di speciale. La ragazza che era uscita dall'anonimia, alla fine ci ritornò con la coda fra le gambe. Trovai lavoro per mia fortuna, ero maggiorenne e stavo diventando autonoma. Ma non c'era giorno che passava, in cui non pensavo almeno una volta a lui. Chissà cosa faceva, con chi stava, come si trovava, chissà se mi aveva cancellata. 
Stufa delle mille ipotesi, decisi di rintracciarlo, non era per niente facile. Simone sembrava come un protetto della CIA, avvolto da un alone di mistero. Provai a contattare il suo vecchio numero di cellulare, ma rispondeva quella stupida registrazione 'Il numero da lei chiamato non è più attivo'.
Simone, dove sei finito? Questa era la domande che mi ponevo ogni singolo minuto. 
Passai a casa sua, o meglio, in quella vecchia. Sembrava abitata, magari sapevano qualcosa. I nuovi inquilini mi dissero solo che se n'era andato per motivi di lavoro ma non sapevano bene dove. Avevano cambiato la disposizione dei mobili, ed il pianoforte in salotto, che mi aveva colpita tanto, non c'era più. Passai altri giorni a ricercarlo, mi sentivo come Zenigata sulle tracce di Lupin, così vicino ma così lontano dal traguardo.
'Fino a che punto si arriva per amore?'.
Io ero arrivata a mollare il lavoro e correre in stazione, non potevo perdere l'unica occasione davvero valida che avevo. Già, partii con la certezza di trovarlo, questa volta sapevo a quale porta bussare.
Dopo l'ennesimo tentativo fallito, mio fratello, che si tagliava fuori da questa storia, stanco di vedermi sempre triste, fece delle ricerche per conto suo. Mi diede un bliglietto con il nome di un paese, una via, un numero civico.
'Sono stufo di trovarti sempre giù, a volte mi sei parsa anche spaventata. Se quest'uomo ti rende felice, allora va bene. Basta che torni a sorridere'.
Mio fratello era stato, fin dall'inizio, fuori da tutto questo intreccio. Lui era fatto così, mi voleva bene ma preferiva non intromettersi. Non avrei mai immaginato che fosse proprio lui ad aiutarmi.
Arrivata a destinazione, dopo alcune ore di viaggio, mi ritrovai in un paese pressochè sconosciuto, o perlomeno a me. Era il tipico paesaggio di montagna, l'aria era gelida in confronto a quella di casa. L'avevano spedito veramente lontano da me, non ci sarei mai arrivata quassù.
Elettrizzata girai sperando di beccare la via giusta, sbagliai almeno cinque volte prima di arrivare al posto giuto. Chissà che faccia avrebbe fatto...ma, se invece fosse con un'altra ragazza? Che figura avrei fatto? Non era il momento per abbattersi, perchè a separarci era solo un portone in legno, era il momento di tirare fuori il coraggio.
Respirai a pieni polmoni, mi impegnai a non tremare o piangere, suonai. Quando aprii la porta restò a fissarmi incredulo, mentre la mia espressione era da incantata.
'Ciao, sono esattamente 3 anni, 3 mesi, 6 giorni, 14 ore e 23 minuti che ho paura di dimenticarti'.
Avrei potuto saltargli al collo e dirgli qualche frase romantica, ma questa frase aveva più senso per me. I suoi occhi si fecero più lucidi e le sue labbra si unirono in un sorriso.
'Avevo promesso che ti avrei salvata'.
Mi abbracciò, ma dalla sua stretta era come se volesse capire se ero in carne ed ossa oppure un miraggio. Il suo profumo tornò a riempirmi le narici, il calore del suo corpo si unì al mio infreddolito, esattamente come la prima volta.
'Ti amo'.
'Io non ho mai smesso, Arianna'.
Finalmente le bostre bocche si ritrovarono, il sapore era rimasto lo stesso, così dolce ed aspro al tempo stesso. L'eterna opposizione, c'era in lui.
In seguito mi spiegò che il ministero l'obbligò a cambiare numero e a tagliare tutti i ponti con me altrimenti avremmo passato entrambi seri guai. Così, da perfetto angelo custode, accettò. Scoprii anche che per tutto il tempo che ci separò, mi scrisse delle lettere che però non spedii mai, le lessi praticamente tutte in una volta.
Lui, l'uomo che mi salvò.
  
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