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Autore: Giuls_breath    21/09/2014    0 recensioni
Elena Gilbert era una ragazza come le altre almeno fino a che la sua vita non si è incrociata a quella dei fratelli Salvatore.
Tratto dal secondo capitolo:
"Mamy" sussurra addormentata.
"Amore, torna a dormire" le rispondo con dolcezza "Fai tanti bei sogni, ti voglio bene".
"Secondo te anche il mio papà me ne vuole?"
Sento il mio cuore sbriciolarsi a quella domanda così innocente e una lacrima mi riga il volto.
"Ma certo che te ne vuole. E ora fa' la nanna".
Prima storia sulla mia coppia preferita.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Never Let Me Go

Capitolo III
 


 
Chi t'accarezza più dell'usato,
o t'inganna,
o ti ha già ingannato.


 
Metto la cintura alla mia bambolina e poi ci dirigiamo verso Mystic Falls.
Astrid ama fare le gite, forse perché le facciamo raramente per andare laggiù.
Io preferisco tornarci il meno possibile, a volte è Stefan che viene a New Orleans, altre per impegni loro vado io lì – e questa è una di quelle volte.
La mia bambina guarda tutta eccitata fuori dal finestrino e mi chiede continuamente ‘cosa è questo’ o ‘cosa è quello’, è sempre così curiosa nei confronti di ciò che la circonda e poi con quegli occhioni azzurri scruta tutto e tutti e capisce sempre al volo una situazione, certo la intuisce in un modo molto banale e semplice – è normale, sarebbe strano il contrario! – ma alla fine ha ragione.
Per esempio, Bonnie una volta venne a casa mia e lei si dimostrò molto affettata nei miei e suoi confronti, dopo circa dieci minuti mia figlia mi chiese di andare con lei nella sua cameretta per trovare un giocattolo e lei allora mi disse “Mamma, mandala via, non mi piace. Non ti vuole bene, vuole qualcosa!” e infatti Bonnie cercava dei miei disegni, disegni che avevo già consegnato e perciò non riuscì ad estorcermi.
“Mamma, ma oggi ci sarà anche zia Caroline?”
“Certo, amore.”
“Ma com’è?”
“Non te la ricordi più?”
Ci pensa un po’ inclinando la testa lateralmente e poi mi risponde: “Ha i capelli gialli, gli occhi azzurri e parla troppo.”
Scoppio a ridere. “E’ lei, cucciola.”
Caroline ha fatto colpo anche su mia figlia.
“Amore, hai una zia particolare!”
“Sì, ma però mi piace molto.”
“Amore, ‘ma però’ non si dice.” la rimprovero bonariamente.
“Scusa.” dice calando il viso in avanti.
“Ehi.” dico posando un dito sotto il suo visino tondo, lei però mi sorprende e alza la testa sorridendo “Ti ho spaventata mamma?”
“Eh, sì. Sai che sei proprio brava?”
Guardo avanti.
Questa bambina è speciale e – purtroppo – alcune caratteristiche le ha prese dal padre come gli occhi azzurrissimi, il finto broncio che si tramuta poi in un sorriso, quando sorride le si formano le fossette sulle guance, intuisce subito tutto al volo.
A differenza mia.
“E zio Klaus? Verrà?”
“No, lui deve lavorare.”
“Ah, meno male!”
“Perché? Non ti piace Klaus?”
Scuote la testa con volto serissimo “Mi fa paura. E’ sempre così serio, sorride così di rado. Secondo me nasconde qualcosa.”
“Tipo?” sorrido divertita a quel modo di guardare Klaus.
“E se tenesse rinchiusi gli animali e papà li deve guarire, ma non li trova ed è per questo che non torna?” stringo le mani al volante.
“Tesoro, adesso non essere cattiva.” dico in tono fermo “Klaus, non è un ladro né di animali né di persone. Lui aiuta la gente in difficoltà.”
 
Dopo circa un’ora siamo di fronte all’imponente villa dei Salvatore.
Busso alla porta e Stefan ci accoglie con un gran sorriso.
Mi abbraccia sollevandomi a mezz’aria.
“Mi sei mancata, pulce.” mi sussurra ad un orecchio.
Sorrido.
Mi chiamava così tanto tempo fa.
Gli schiocco un bacio sulla guancia e dico: “Mi sei mancato, orso.”
Io lo chiamavo orso per i suoi abbracci soffocanti, ma abbracci di cui non ti stanchi mai. Mi fa scendere e poi prende in braccio mia figlia che ricambia abbracciando la testa dello zio.
“Prego, entrate.” mi dice “Stai bene con i capelli così..” dice alludendo ai miei capelli attorcigliati intorno ad una matita da disegno.
Scrollo le spalle.
“Purtroppo, April è ancora in ospedale. Dovrebbe staccare per le due, ma non ne sono certo. Avevano un’emergenza quindi…”
“Non preoccuparti.”
“ELENA!” urla Caroline alle mie spalle che mi da’ giusto il tempo di voltarmi prima di abbracciarmi e stringermi un po’ troppo forte per i miei gusti.
“Ok, Caroline.” dico senza fiato.
“Scusa.” dice allontanandosi da me per poi riabbracciarci in modo più dolce e come ci abbracciavamo ogni volta che ci lasciavamo e trovavamo.
“Mi sei mancata, rompiscatole.” dico sorridendo.
La sento sorridere “Mi sei mancata anche tu, brontolona.”
“Come stai?” mi chiede allontanandosi un po’ giusto per avere la possibilità di guardarci in viso.
“Bene.” dico sorridendole e sforzandomi di essere credibile.
“Sì?”
“Sì!” trillo.
Mi guarda con espressione di chi fa finta di credere a quanto detto, ma più tardi indagherà – cosa che sicuramente mia sorella farà!
“Amore, piccola, ciao!” dice rivolta a mia figlia che le sorride sinceramente felice gettandosi tra le sue braccia e schioccandole un grosso bacio su entrambe le guance.
“Te la posso rubare?” mi chiede.
La guardo un attimo interdetta.
“Che vuol dire rubare?” chiede Astrid.
“Adesso zia te lo spiega, vieni con me.” dice prendendole la manina “A dopo.”
Non capisco…
 
Le sento salire, quindi allontanarsi da me confusissima e uno Stefan a disagio.
Mai visto così!
Ha le mani nelle tasche dei jeans e mi guarda come se mi vedesse per la prima volta e non sapesse come cominciare a parlare o quali argomenti trattare.
“Stefan, tutto bene?”
“Certo.” sembra riprendere un po’ di controllo “Sediamoci.”
Ci accomodiamo sull’enorme divano di casa Salvatore, quello sul quale solo due volte mi ci sono seduta, la prima per bere una cioccolata calda tutti insieme – c’era anche Damon stranamente, infatti stemmo ricordo una mezz’ora e poi andammo via – e un’altra l’anno scorso per mangiare la pizza al formaggio preparata da April.
Lo guardo aspettando che inizi, mi guardo intorno, ma niente.
Lui non proferisce parola.
“Come va con April?”
“E’ di April che ti voglio parlare.” sospira pesantemente “Da un paio di settimane, le cose non vanno più bene. Lei è tesa, è agitata. Lavora troppo e poi lo stress accumulato in ospedale lo porta qui, dice che le metto agitazione, che non la capisco.
Una volta ha anche detto che voleva lasciarmi…”
“Stefan” dico posando una mano sulla sua che fino ad ora non ha fatto altro che gesticolare “April, ti ama. Perché non le prepari una bella sorpresa? So che lei impazzisce per le gite improvvisate, organizzati e magari la porti nel bosco in quella radura che scoprimmo io, tu e Caroline quando saltammo scuola!”
Sorride al ricordo e io sorrido di rimando.
“Cerca di essere ancora più paziente, di starle vicino senza soffocarla, di coccolarla con attenzioni anche piccole, ma che sono sicura lei apprezzerà.”
Posa a sua volta la mano sulla mia.
“Grazie, Elena.” mi accarezza il viso “Lo sai, l’affetto che provo per te.
Lo provo da sempre.”
Sorrido “April, all’inizio pensava che tra di noi ci fosse più di una semplice amicizia, ricordi?”
“Sì, ma poi chiarimmo tutto a suo tempo.”
 
Fa una pausa.
“E a te? Come va? Hai trovato…?”
“Qualcuno?” chiedo intuendo la domanda “No” scuoto la testa “c’è un collega che è stato carino nei miei confronti, ma quell’essere carino non è mai andato oltre le mura dell’ufficio.”
 
Abbasso lo sguardo.
“Stefan, sai, è come se nel mio cuore ci fosse ancora un vuoto.
Vuoto che temo non si riempirà mai.
Da qualche parte, io lo aspetto ancora.
Questa è la parte ancora innamorata, irrazionale.
Ma poi mi sveglio da questa stupida fantasia e allora torno alla dura realtà rendendomi conto che Damon non ha mai avuto ripensamenti, non ha mai cercato di scusarsi, di tornare indietro da me e da mia figlia. Quindi capisco che per il mio bene, ma soprattutto di Astrid devo andare avanti.”
 
Sospira pesantemente “Cosa le hai detto?”
“Che il padre è in Europa a salvare gli animali.”
Sorride “Non ce lo vedo Damon che salva gli animali!”
“Non sapevo che dire. E’ senz’altro una scusa ridicola, ma era l’unica che non l’avrebbe traumatizzata per sempre. Tu cosa avresti fatto al mio posto?”
“Avrei fatto lo stesso, anche se non amo mentire, ma se si tratta di proteggere chi amo da un dolore troppo grande per loro, allora sì, sarei disposto a mentire.”
Annuisco.
 
Gli stringo le mani “Meno male che ho sempre avuto te, come punto di riferimento maschile. Sai, Klaus è un brav’uomo, ma non è sai proprio l’ideale di uomo a cui fare una confidenza o stringergli affettuosamente le mani.”
Sorride “Sono onorato di essere il tuo amico, il tuo confidente.” posa un bacio sulla guancia.
Si schiarisce la voce.
Scioglie la prese delle nostre mani e si alza.
Sospira pesantemente.
 
“Cosa c’è? Perché questo… cambio brusco di umore?”
Si stringe le mani nervosamente.
“Elena” non mi guarda in viso e quando non lo fa vuol dire che mi nasconde qualcosa “C’è qualcosa che devi sapere.”
“Ti ascolto!” esclamo non capendo quel mistero e quello sguardo così cupo ed angosciato.
 
“Dopo mi odierai e perderti come amica sarà la punizione peggiore che possa ricevere, credimi. L’ho fatto però perché me lo ha chiesto e lui non poteva fare altrimenti.”
Mi alzo “Stefan, non capisco. Di chi parli?”
“Ti sto parlando di mio fratello, Elena. Di Damon.”
E’ come se mi avessero gettato un secchio d’acqua gelida.
Non riesco a muovere un muscolo.
Nei miei pensieri la sua immagine e il suo volto si agitano ancora, ma quando sento il suo nome o gli altri ne parlava mi paralizzo.
“Cosa c’entra Damon adesso?” chiedo fredda “Abbiamo parlato di te ed April, di Astrid, di me e del nostro rapporto, perché vuoi rovinare questo momento parlando di lui?” chiedo stringendomi nelle braccia e conficcandomi le unghie nella pelle.
“Io ho sempre saputo lui dove fosse.” credo di essere sbiancata “Mi ha solo fatto giurare di…” non lo lascio concludere, lo colpisco con uno schiaffo in pieno viso.
Scuoto la testa.
“PARLA!” urlo “Che cosa sai? Questa volta dimmi la verità!
Non ci posso credere, tu hai lasciato che io mi disperassi, che ti supplicassi di aiutarmi a trovarlo perché ero terrorizzata e non sapevo dov’ero e tu? Tu sapevi tutto.
Magari sai che ha un’altra vita, magari è sposato e ha anche un bambino con un’altra!
Ma come cavolo hai potuto, Stefan?
Io mi fidavo di te e in tutto questo tempo tu mi hai tradito!
Mi hai consolata!
Come hai potuto ingannarmi così?”
Sto tremando dalla rabbia.
“L’ho fatto perché me lo ha fatto giurare e poi lui voleva che tu fossi al sicuro..”
“Stefan, io voglio sapere, dove hai trovato il coraggio di mentirmi per sei lunghissimi anni! Dove?”
“Ti prego, non urlare. Io ti posso spiegare tutto.”
“Davvero? Adesso? No, è troppo tardi.” mi allontano a passo svelto da lui e salgo al piano di sopra: Astrid si è addormentata e Caroline sta – non so – guardando qualcosa al cellulare.
 
La fisso rabbiosa, mi guarda e vedo la sua bocca spalancarsi per lo stupore, certamente il diavoletto non avrebbe mai immaginato di vedermi con un’espressione simile.
“Tu lo sapevi?” le chiedo rabbiosa, ma sforzandomi di mantenere – nonostante tutto – un tono quanto più basso mi fosse possibile.
“Stefan, me lo ha detto qualche minuto prima che tu arrivassi! E’ stato uno shock anche per me, credimi!” trilla tanto che la devo zittire per evitare che mia figlia si svegli.
“Perché non andiamo giù a parlare?” mi propone Stefan.
“Tu” dico puntandogli il dito contro “io con te non voglio più parlare.” torno a guardare mia sorella “Caroline, dimmi che tu non sei sua complice!”
“Te l’ho appena detto, l’ho saputo poco prima che tu arrivassi! Ti pare che ti nascondevo una cosa del genere?”
“Credevo che nessuno mi potesse nascondere una cosa così.”
Rimaniamo in silenzio, sentiamo solo il respiro pesante di una Astrid profondamente addormentata.
 
Caroline mi trascina al piano di sotto.
“Per quanto avresti continuato a mentire? A dirmi che mi volevi bene?”
“Elena, smettila di essere così melodrammatica!” dice Caroline cercando di interrompere il filo di accuse verso Stefan.
“Melodrammatica?!?!? Quel.. disgraziato mi ha lasciato da sola, incinta, disperata, senza un soldo, ho dovuto tirare a campare come potevo e ora scopro che lui sapeva dov’era e cosa faceva e io sarei melodrammatica? Io sono incazzata.” urlo ormai fuori di me.
 
“Elena, lui mi aveva fatto giurare di non dire niente… se avessi potuto lo avrei fatto, ma credi sia stato facile per me mentire su una cosa del genere?”
“Stefan, parliamo e non ci capiamo: quella nella posizione non facile, ero e sono io!
Sono io che sono stata abbandonata.
Sono io che ho affrontato la gravidanza da sola.
Sono io che ho dovuto cercare un lavoro per affrontare tutte le spese, per vivere.
Sono io che ho dovuto crescere da sola mia figlia e tu poi sei quello che hai avuto delle difficoltà?!
Stefan, ti prego, dimmi che scherzi!”
Lo vedo deglutire e abbassare lo sguardo.
“Io non ci posso credere.” dico camminando avanti e indietro per l’enorme soggiorno “Tu mi hai guardata negli occhi per tutti questi anni e non hai fatto altro che dire ‘mi dispiace’ o ‘ti aiuteremo noi’ sapendo che quello.. sapendo dove lui fosse!
Io sono sconvolta.
Tu mi hai guardata negli occhi e mi hai consolata.
Mi hai mentito!
Stefan… tu mi hai sempre detto di volermi bene come una sorella e allora dov’è questo amore? Dov’è tutto l’amore, l’affetto che dicevi di provare per me?”
 
M’interrompo – pregando che qualcuno da lassù mi ascolti – e poi gli chiedo: “Se mi vuoi – o mi hai mai voluta – un po’ di bene, allora dimmi dov’è stato in questi anni e che cosa ha fatto!”
“Elena, mi ha fatto giurare di non dirti nulla. Non posso parlare.
Mi dispiace.”
“No, Stefan, è a me che dispiace.”
 
Non c’è più nulla da dire, né Stefan né Caroline mi fermano quando prendo la mia bambina e sistematala in macchina decido di tornare a casa mia a New Orleans.
 
Ho una mia dignità.
Ce l’ho ancora e non starò qui a supplicare Stefan.
A supplicare un bugiardo.
Lo odio.
Al momento non so quale dei due fratelli odi di più.
Se l’irresponsabile, il pazzo, lo stronzo.
O il falso.
 
***
 
Sfilo le scarpette alla mia piccola e la metto a letto.
Le accarezzo dolcemente i capelli castani e la osservo pensando a tutto un mondo, a tutta un’altra vita che avrebbe potuto essere se lui fosse stato qui.
Scaccio quel pensiero.
 
Damon è il mio passato.
E resterà tale.
 
Vado in soggiorno e con impegno disegno.
Sono quasi le sei del mattino e posso ritenermi soddisfatta: riuscirò a consegnare il lavoro in tempo senza chiedere proroghe o altro.
 
Dopo aver accompagnato Astrid a scuola, vado a lavoro.
E’ un edificio imponente dalle vetrate enormi e sulle quali in bella mostra vi sono due grosse iniziali MG seguite dalla parola Style.
Le porte scorrevoli si aprono e trovo i miei colleghi ad augurarmi un buon inizio di settimana, in particolare c’è Kol che è sempre molto dolce e gentile con me, ha dei modi affabili e sinceri, è un ragazzo al quale ho confidato quasi tutto e so che non tradirebbe mai un mio segreto o non direbbe mai niente a nessuno di me, niente a che vedere con gli atteggiamenti affettati di Bonnie.
 
“Buongiorno, Elena.” mi saluta Kol sorridendomi sorseggiando il caffè appena preso dalla macchinetta.
“Ciao, Kol, come va?”
“Tutto bene? Com’è andato il week – end?”
Scrollo le spalle dicendo solo: “Bene.”
“Il mio l’ho trascorso con Enzo e Rebekah in un pub.”
 
Rebekah?
Dove avevo già sentito questo nome?
 
“Rebekah? La tua ragazza?”
Arrossisce.
“Beh, ci sono uscito un paio di volte, ma credo che a lei piaccia Enzo. Enzo è un tipo più sciolto e poi è divertente. Racconta un sacco di aneddoti sulle sue esperienze in Italia, mentre io sono solo uno stagista di serie b…”
Poso la mano sulla sua spalla “Su, non buttarti giù così! Se non è Rebekah, sarà qualcun’altra, ma prima o poi arriverà. L’amore arriva per tutti e quando meno ce lo aspettiamo.”
Sorride debolmente.
“Se l’amore arriva come è arrivato per te!” esclama prima di rendersi conto della cosa terribile che ha detto. Infatti appena realizza, si copre la bocca e diventa viola in volto. “Oggi non ne dico una giusta, scusami Elena, ora vado. Ciao.”
 
Sospiro pesantemente.
E’ stato brutto quello che Kol mi ha detto, ma purtroppo tremendamente vero.
Io l’amore lo avevo trovato – così credevo – lo avevo afferrato, stretto, assaporato e poi mi era scivolato via tra le dita.
Mi desto da quel futile pensiero e vado da Marcel, il grande capo.
E’ un uomo affascinante, dal sorriso brillante e rassicurante, intelligente e sensibile.
“Ottimo lavoro, Gilbert. Non mi deludi mai.”
“Grazie, signore.” dico sorridendogli soddisfatta.
“Davina, spedisci questi bozzetti, forse riusciamo a fabbricarli per la prossima collezione.”
Sgrano gli occhi “Dice sul serio?”
“Certo. Il lavoro serio e creativo va premiato! Ancora complimenti. Ah, per questi ovviamente avrà un aumento.”
“Grazie, grazie, grazie infinite.”
“Continui così e per lei la promozione potrebbe giungere molto presto.”
Sorridendo a trentadue denti esco dalla stanza.
 
Le altre sei ore di lavoro passano in fretta.
Faccio in tempo ad andare a prendere Astrid a scuola e a portarla alla festa di compleanno di una sua compagna di classe, mentre lei è impegnata io decido di tornare a casa così da potermi rilassare un po’.
O perlomeno provarci, visto e considerato che ormai sono sola e non posso fidarmi neanche di Stefan, di uno dei pochi uomini in cui credevo ancora!
 
Il genere maschile è totalmente inaffidabile.
 
Giungo a casa tutta intera, ho frenato un paio di volte di colpo – troppo presa dai miei pensieri. Troppo delusa. Troppo stanca.
Quando chiudo la porta e traggo un sospiro di sollievo, squilla il telefono.
 
Caroline’.
Sospiro spazientita, sarà dalla parte di Stefan, come sempre!
“Care?” non ho molta voglia di parlare né con lei né con altre persone che conosco al momento perciò il mio tono è molto sbrigativo.
“Ascolta, so cosa pensi..”
“Ma perché tutti pensate di sapere cosa penso, come mi sento, mh? Io sono solo stanca, Care! Stanca di non poter mai abbassare la guardia, stanca di non potermi fidare, stanca di essere circondata da persone che credono di agire per il mio bene, ma alla fine agiscono unicamente per se stessi!!”
Ecco l’ho detto.
“Elena, sei arrabbiata e delusa e ti assicuro che lo sono anch’io, insomma non è da Stefan comportarsi così! Lui è sempre stato così corretto nei tuoi e miei confronti, non comprendo questa sua bugia!”
“Io non le capisco e basta le bugie, Care, lo sai che le detesto con tutta me stessa e che preferisco la cruda verità! Non poteva dirmi che Damon si era stufato di me e che non aveva trovato il coraggio di dirmelo in faccia e così mi aveva mollata, piuttosto che fare il misterioso e dire che non può parlare?”
“Già, ascolta cercherò di approfondire, okay? Indagherò per te.”
“Ma tu non devi andare da Klaus?”
“No.” dice vaga “Resto qui a Mystic Falls e indago, tranquilla sorellina!”
“Se lo fai per me, lascia perdere. Non importa. Ho perso solo un’altra persona a cui tenevo. Sembra che debba farci l’abitudine ormai.” concludo tristemente.
“Non fare così, tutto si risolve. A proposito, appena posso passo da quelle parti e resto un po’ con te, okay? Mi manca dormire sotto il tuo stesso tetto.”
Sorrido.
“Grazie Care.”
 
Senza mia sorella sarei perduta.
 


****
Stefan, Stefan, Stefan.... secondo voi cosa nasconde?
Perché?
E Damon? 
Perché tanto mistero?
Ve la sentite di azzardare qualche ipotesi?



Buongiorno!
Io ho postato di nuovo in notturna, ma mi perdonerete - spero! xD
Grazie di aver inserito questa storia tra le seguite, ricordate, preferite, grazie di cuore 
e grazie anche alle lettrici silenziose che si limitano di passaggio a seguire la mia storia.
Un bacio e al prossimo capitolo.

 
  
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