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Autore: Gaia2903    21/09/2014    6 recensioni
Lei era bellissima, aveva una chioma corvina troppo lunga e folta per la sua giovane età, liscia, imperturbabile, mai un capello fuori posto. Era brillante, come quelle della pubblicità della garnier, ho sempre voluto toccarle i capelli, ma non mi sono mai permesso, se qualcuno li avesse scompigliati, distrutto l'ordine nella più bella opera d'arte mai congeniata da Dio, quello non sarei stato io. Lei li sfoggiava senza rendersi conto della loro reale bellezza, senza sapere che ogni volta che si muoveva la seguivano come uno stormo di uccelli in volo, delicati, ma allo stesso tempo forti, di un'eleganza Vittoriana: essi sono la parte di lei che rimembro con più tenacia, che non potrò mai dimenticare.
[...]
Io sono Leonardo e sono stato costretto a vivere nella rumorosa metropoli di Intrap dai miei genitori.
Siete curiosi di scoprire le avventure di Leonardo? Be' lo spero tanto! E’ la mia prima storia quindi sarei molto felice se vi piacesse e se mi faceste leggere cosa ne pensate!
Grazie in anticipo a chi lo farà!
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Gaia's time 

Sono imperdonabile, ne sono consapevole, ma vi assicuro che ho avuto problemi, ho avuto degli esami di recupero (la matematica non è il mio mestiere) e un po' di disguidi in famiglia.
ho sempre cercato di stare dietro al capitolo però e, per farmi perdonare, ho cercato di farlo molto lungo.
Ci vediamo a fine capitolo!!

~Capitolo 4

*Punto di vista di un povero barbone, il quale, stranamente, conosce i nomi dei personaggi*
Leonardo si dirigeva verso scuola affiancato dalla giovane Arianna, si muoveva a passi lenti, sognante, come se fosse su una nuvola, era felice che lei fosse lì, dannatamente felice.
La ragazza al suo fianco, però, non esternava la stessa spensieratezza: era agitatissima, continuava a contorcere spasmodicamente le dita delle mani fra loro e a torturare il suo povero labbro inferiore.
D'un tratto afferrò la mano di Leo, il quale, un po' sorpreso, le rivolse un'occhiata confusa:- Così penseranno che siamo fidanzati-
-Lo so, ma ho troppa paura, ti prego tienimi la mano- gli chiese implorante.
-Non lo dico perché mi dia fastidio, ma a scuola ci sono delle ragazze alquanto strane che credo abbiano una cotta per me e uccidono a vista qualsiasi individuo di genere femminile osi toccarmi- (* punto di vista Leo*) ridacchiai nervosamente: quelle donne mi spaventavano.
-Be' io ti conosco da prima di quelle psicopatiche, ho la precedenza- ribatté lei sicura di sé.
-Come vuoi, il rischio lo corri tu- feci spallucce e continuai a camminare mano nella mano con lei.
Arrivati di fronte all'imponente edificio non ci fu anima viva che non si girò a guardarci, o, perlomeno, a fissare me e poi le nostre mani intrecciate in una presa solida: Arianna mi stava letteralmente stritolando.
Molte ragazze mi rivolsero occhiate affrante mentre, a lei, dedicarono solo sguardi di puro odio, che bella atmosfera.
-Non pensavo tu fossi COSI' popolare- sussurrò Arianna alquanto tesa.
-Ti avevo avvertita- le ricordai ammiccando.
-Ormai però è tardi, se tu lasciassi la mia mano sarebbe un segno di cedimento, dobbiamo mantenere la calma e sfilare per questa sottospecie di "red carpet"- 
-Ci sto- accettò risoluta.
Ero felice che una volta tanto mi avesse ascoltato, ma ero un ingenuo.
Iniziò a correre verso l'entrata strappandomi quasi il braccio: non era questo che intendevo.
-Ma sei pazza!- gridai con il fiatone: mi aveva terrorizzato a morte, temevo che il mio braccio non avrebbe più fatto ritorno!
-Scusa, ho avuto un piccolo ripensamento-
-Piccolo ripensamento?!- quasi urlai con una vocetta stridula, quella ragazza mi stava facendo diventare una ragazzina mestruata!
All'improvviso portò lo sguardo dietro di me, spalancò gli occhi ed iniziò a sudare freddo.
Afferrò nuovamente i resti del mio braccio e mi trascinò alla velocità della luce in uno stanzino situato alla fine del corridoio.
Chiuse rapidamente la porta e si ripiegò su sé stessa ansante.
-Cosa è successo!?- tentai con un approccio più dolce.
-Le tipe.. di cui... parlavi..- si espresse poco chiaramente per via del fiatone.
-Sì...?-la incoraggiai con un po' di titubanza.
-Hanno iniziato a...correrci dietro... con un macete! Ma è... legale!?-.
Rabbrividii.
-No! Direi assolutamente di no!- imprecai nel panico.
Talvolta sapevo essere davvero una femminuccia.
-Shh, abbassati, si avvicinano..-.
Mi gettai a terra alla velocità del suono, nel mentre, però, diedi un'orribile testata ad Arianna.
Ahi.
Iniziammo a rotolarci a terra come due tartarughe che cercano di tornare in posizione eretta, tenendoci la testa come fossimo due Psyduck*.
Le creature mostruose strisciarono sibilanti di perfidia davanti la porta, fortunatamente, a vetro oscurato, per poi dileguarsi per il lungo corridoio.
Ci alzammo come niente fosse, con disinvoltura, guardandoci intorno, lei grattandosi la nuca, io con un dito nel naso intento a fingere uno scaccolamento da professionista delle scuole materne.
Già.
Però non mi scaccolai sul serio, era per... Vabbè avete capito.
In seguito, dato che le disgrazie non vengono mai da sole, uno scopettone mi cadde violentemente in testa, riducendo lo spazio vitale nello stanzino e facendomi avvicinare pericolosamente al viso della mia compagna di sventure.
Dapprima sgranammo gli occhi entrambi, ma poi, lo sguardo si addolcì e iniziammo a fissarci smarriti l'uno nell'altra.
La suggestione del momento non dava affatto origine ad un silenzio imbarazzante, anzi, dava vita ad una calma decisa dal destino, ad un ordine matematico. 
Una serie di casualità ci avevano portati qui dentro e, dato che, fino a prova contraria, le azioni compiute portano a delle conseguenze, siamo in questo stanzino per fare qualcosa, non per fissarci, ma per sfidare la sorte e affidarci all'istinto.
La ragazza di fronte a me sembra essere arrivata alla stessa conclusione, dunque si avvicina, e, stringendomi le spalle, si cimenta in un'eccitante salita verso le mie labbra.
Ma, ti pareva, divento fosforescente.
Già, e, classico dei classici, cliché dei cliché, una persona sta per affacciarsi al buco di stanza in cui siamo confinati da non so quanto.
Fortuna che siamo arrivati in anticipo sennò avremo potuto fare ritard... 
Aspetta.
QUALCUNO STA PER AVVICINARSI ALLO STANZINO!?
E se mi vedesse così? Sarebbe la fine.
Arianna si ferma all'istante, sposta freneticamente lo sguardo da me alla porta, poi, sconsolata, lo abbassa e pone le mani tra i suoi capelli stringendoli con forza, come se potessero sciogliersi in una soluzione.
Io, invece, mi posiziono all'estremo destro del piccolo ingresso e, quando il famoso ficcanaso apre la porta gli piazzo un pugno, secondo me bestiale, all'altezza del cervelletto, facendolo svenire in un batter d'occhio.
Questa volta sono io a prendere Arianna per il braccio e a trascinarla correndo come un pazzo sino alla nostra classe. 
Sì, siamo in classe insieme, a scuola sono molto popolare anche tra i docenti e persino tra gli inservienti, ragion per cui, chiedere un favorino del genere, è una cosa da nulla.
Arianna si presenta alla classe tremante, e tutti i ragazzi la guardano in adorazione.
Non posso certo lasciare che si metta vicino ad uno di loro.
-Erby, scolla- Erbert, che non mi aveva mai sentito esprimermi con un simile tono e usare tali termini si mosse all'istante verso l'unico posto libero.
Arianna, vedendo che si sarebbe dovuta sedere accanto a me, si calmò e mi raggiunse sorridente.
-Ma non c'era un nanetto vicino a te?-
-Gli ho chiesto gentilmente di lasciare libero il posto ed è corso vicino a quello che mi sta guardando male- osservai.
-Come mai ti guarda male?- chiese divertita.
-Perché da oggi sarebbe dovuto essere seduto vicino ad una bella ragazza e io gli ho rifilato un nano- ridemmo divertiti.
-Leonardo vuoi dire alla classe cosa ti fa tanto divertire, caro- la professoressa si voltò verso di me rivolgendomi uno sguardo truce.
-Professoressa perdoni la mia oltremodo oltraggiosa interruzione, ma il mio improvviso riso è stato causato dallo sguardo del signor Santivetti, il quale mi sta osservando in modo deplorevole perché temo di avergli rubato l'occasione di farsi la ragazza qui accanto, mandandogli Erbert al suo posto- conclusi ghignando.
-Leonardo ti esprimi sempre in modo così adeguato...- La professoressa mutò le palle di fuoco che avevano sostituito le sue pupille con dei cuoricini, ma, purtroppo, si riprese molto in fretta, comprendendo ciò che avevo appena detto -  Ma quando parli devi pesare il significato di ciò che dici, quindi scusati con la signorina Mariani, per questa volta te la lascio passare così- lo dice più o meno dall'inizio dell'anno, quella donna è letteralmente ai miei piedi.
Arianna soddisfatta si rivolse verso di me in attesa di scuse.
Le presi delicatamente la mano e vi depositai un bacio.
- Potete scusarmi?- quasi sussurrai munendomi di un tono suadente.
Arrossì vistosamente e balbettò un grazie.
La professoressa era rimasta a fissarmi inebetita, come tutte le ragazze della classe.
Wow, ho un fantastico ascendente sulle donne, peccato che solo una riesca a catturare la mia attenzione, una piccola idiota dai capelli neri.
Le lezioni seguenti si conclusero in tranquillità.
Io e Arianna ci separammo sulla strada di casa.
-Madre, sono a casa- sussurrai per non farmi sentire.
Ormai avevo paura che mia nonna spuntasse fuori da un momento all'altro.
Vagai per i corridoi adesso silenziosi senza trovare nessuno.
Sospirai di sollievo e mi diressi in cucina, constatando con rammarico di avere il frigo privo di cibo che mi andasse mi mangiare.
Feci retrofront e uscii dalla porta.
Cosa mangiare?
Portai la mano sotto il mento e, assorto nei miei pensieri, non mi accorsi che una ragazza in bici mi stava gridando di spostarmi.
L'esito della vicenda immagino sia abbastanza chiaro: il povero ragazzo, inerme, in mezzo alla strada, si volta sorpreso prima di essere travolto molto poco delicatamente da una ragazza.
-Oddio scusami, era la mia prima volta in bici e non riuscivo a fermarmi...- la sconosciuta si scusò mortificata.
-Non ti preoccupare, sono io che non mi sono spostato- le sorrisi imbarazzato, imbarazzato!?
Mi avvicinai per aiutarla ad alzarsi, ma, quando si fu ormai quasi alzata, ricadde rovinosamente a terra.
-Tutto bene?- le domandai un po' allarmato.
-Non so, tu vai tranquillo, ora mi rimetto in piedi- sorrise e si tirò su.
Le sorrisi di rimando e tornai ai miei piani precedenti, quando la vidi tentare di raccogliere la bicicletta mentre zoppicava e tratteneva a forza una smorfia di dolore.
Senza pensarci accorsi in aiuto della fanciulla in difficoltà.
So anche non essere una femminuccia.
-Io non direi che vada tutto bene- iniziai dopo averla raggiunta.
-Ma no! Vedi, insomma, c'era una macchia sulla strada e queste sono scarpe nuove, quindi ho saltellato per evitarla-
-E quelle sarebbero scarpe nuove?- indicai quell'ammasso putrido di fango, lacci rotti e toppe da tutte le parti, per non parlare del nastro isolante che ne avvolgeva la punta.
- Ah no, le ho modificate io così, non ti piacciono?- mi rivolse un sorriso a trentadue denti strafottentissimo.
-Ah no, le trovo molto originali e utili, se me le presti le metto sotto al mio banco per non farlo muovere- feci il suo stesso identico sorriso.
-Ah, e quanto mi dai se te le do'?-
-No la domanda è: quanto dai tu a me perché io le prenda?- iniziammo a ridere e lei mi porse la mano.
-Sono Gaia e queste sono le mie scarpe per gli sport estremi, piacere- 
-Io sono Leonardo e andare in bicicletta non è un sport estremo-
-Se lo fai senza freni per una strada trafficata lo è-
-No, quello si chiama tendenza al suicidio- sghignazzai.
-Be', anche non spostarsi quando qualcuno su una bici a tutta velocità ti grida di farlo è tendenza al suicidio- sorrise ancora più strafottentemente ridacchiando.
-Touchè- feci spallucce.
-In ogni caso la tua caviglia è messa male, la sento bestemmiarti contro da qui, o lo fa solo per le orribili scarpe che le hai messo?- la punzecchiai ancora un po'.
-Sono scarpe da sport estremo, ti ho detto- rispose astiosa.
-No, indossarle in pubblico è uno sport estremo- 
-Ah ah, la prossima volta che vado a comprare scarpe sacrificabili ti chiamo allora-
-Le hai allevate come bestie da macello-
-Non dirmi che ti sei affezionato alle scarpe Severus*- ridemmo come se non ci fosse un domani.
- Tu che ci facevi qui tutto solo?- mi domandò.
-Andavo a rifornirmi di cibo, tu?-
-Dopo lo sport estremo mi sarei rifornita anche io-
-Riforniamoci insieme- proposi.
-Elementare Whatson- accettò facendomi sorridere.
E ci dirigemmo verso il supermercato mentre la sorreggevo per non farla zoppicare.
-Dobbiamo mettere qualcosa su questa caviglia- le intimai un po' preoccupato
-Ruba un po' di ghiaccio- mi sussurrò con un tono da ladruncola.
-E se mi beccassero?-
-Gli dai i due euro che effettivamente costa- fece spallucce.
-Non ti conosco nemmeno da un'ora e già mi porti sulla cattiva strada- risi.
-Puoi sempre rifiutarti, ma io non ho due euro con me me quindi lo rubo- ghignò mellifluamente.
-Scusa come pensavi di rifornirti senza un soldo?-
-Mi sarei infilata due pacchetti di patatine sotto la maglietta, tanto non se ne sarebbero accorti, mi guardano solo le tette, non notano mai il sotto- ammiccò mefistofelicamente.
-Ma io non ho le tette!- protestai notando l'evidenza dei fatti.
-Infatti gli diremo che sono entrata con il ghiaccio sulla caviglia, qui non c'è uno straccio di sorveglianza-
-Allora ci sto-
-Ok tu prendi il ghiaccio, io le patatine, hai preferenze?-
-Prendi quelle con l'erba cipollina della Wacos-
-Bene, ci rivediamo al varco- mi fece l'occhiolino e si allontanò zoppicante.
Setacciai il super mercato in cerca di ghiaccio, ma, quando lo trovai, notai che c'era una vecchina a difenderlo.
Quando mi vide sembrò capire al volo le mie intenzioni e incrociò le braccia sotto il petto rivolgendomi uno sguardo di sfida.
Un brivido mi percorse la schiena: le vecchie ce l'hanno con me?
L'atmosfera si faceva calda, alla "Mezzogiorno di fuoco", la tensione era palpabile, incrociai anche io le braccia al petto e ricambiai il suo sguardo.
C'era spazio per un solo cowboy e quello sarei stato io.
Mi avvicinai sprezzante del pericolo.
-Mi scusi potrebbe spostarsi- mi rivolsi alla nonnetta a denti stretti.
-Ti ho capito fin dal primo istante ragazzino, qui c'è spazio per un solo sceriffo e quello sono io, non sarà di certo un pannolino saltellante a battermi il ruolo, non so se intendi-.
E' un'amica di mia nonna?
-Conosce per caso Giorgia Antonelli?-
-La signora suprema dell'ordine!?- quasi urlò sbiancando.
Interessante.
-Quella che risiede in via Gate 91-
-Come la conosci ragazzo?- domandò con fare circospetto.
-E' mia nonna- sorrisi: la vittoria era mia.
-Sono ai tuoi ordini- si inchinò risoluta.
-Allora forniscimi del ghiaccio-
-Questo ed altro per il futuro signore-.
Futuro signore? Questo potrebbe essere il discorso più strano che ho fatto negli ultimi tempi e vi ricordo che appena ieri mia nonna mi ha detto che possiedo dei poteri, all'ordine del giorno insomma, le parlerò sicuramente anche di questo.
Mi ritirai vincitore e cercai Gaia.
-Tutto fatto?- mi trovò lei.
-Liscio come l'olio-.
Uscimmo dal Market e ci sedemmo su una panchina nel parco vicino.
-Ecco le patatine- mi porse il cibo sorridente.
-Grazie- ricambiai.
-Andiamo a casa mia, ti medico la caviglia, il ghiaccio non basta- osservai meccanicamente, giungendo alla soluzione più intelligente.
-Così su due piedi, nemmeno mi offri da bere?- constatò con voce suadente. 
-Oh signorina, ho rubato del ghiaccio per lei-mi giustificai.
-Tutti così voi uomini, vi rubiamo un pacchetto di patatine e pensate di poter subito entrare fra le nostre gambe- ridacchiò.
-Per entrare tra le vostre gambe avrei rubato dei preservativi, non del ghiaccio, a meno che non vi piacciano strani giochini erotici- sorrisi maliziosamente.
Lei rise e mi diede una gomitata nello stomaco.
-Ahi!- mi lamentai.
-Scusa, è partito da solo- accampò una stupida scusa la ragazza inaspettatamente violenta.
-Da quando ti ho incontrata sto prendendo un sacco di botte: prima mi investi e poi mi picchi; e io che ti ho aiutata- sbuffai fingendomi offeso.
Lei mi scompigliò i capelli e mi ringraziò sorridendo.
Ci dirigemmo verso la mia poco modesta dimora.
Quando fummo davanti l'ingresso la sentì fischiare in segno di apprezzamento.
-Wow, in quanti ci vivono qua dentro!?-
-Io ed i miei genitori- ghignai.
Strabuzzò gli occhi.
-Porco fagiolo! Io nemmeno ce l'ho una casa!- rise.
Io non ci trovai nulla di divertente.
-Dici davvero?- mi feci serio.
-Ops, mi è scappato- si grattò la nuca imbarazzata.
-E come ti sei fatta la doccia?!- la prima domanda che si rivolge a tutti quelli che scopri non avere una casa mi dicono.
Ovvio.
-Mi sono infiltrata in uno spogliatoio di nuoto maschile, tutti i ragazzi fanno entrare una ragazza nel loro spogliatoio, ma gli ho fatto promettere di non sbirciare e alla fine ci siamo presi una birra- sorrise convinta.
Ancora più ovvio insomma.
-E tu credi davvero che non abbiano sbirciato- aggiunsi scettico.
-Non lo so, mi piace fidarmi di loro, siamo ancora in contatto, mi lavo sempre lì, uno mi ha anche regalato il suo vecchio cellulare!! E poi anche se fosse non mi vergogno del mio corpo- ribatté solare.
Risi, inutile, non si ci poteva imbronciare con una come lei.
Entrammo e le medicai la caviglia.
-Dove dormi?- le chiesi pratico.
-Non lo so, forse mi intrufolo di nuovo nel negozio di Chateau D'ax, lì un mio amico fa l'ultimo turno ed il primo, quindi mi fa entrare ed uscire, e, se ti chiedi di scarpe e vestiti, sua sorella è una mia grande amica e, a parte l'intimo mi regala vestiti dal suo negozio di Tally Weijl, che persona meravigliosa- concluse asciugandosi una finta lacrima di commozione.
-Tally Weijl non vende scarpe, se non una riproduzione della Vans e degli scarponi stile Dr Martens- constatai.
-Lo so, infatti ho solo quattro paia di scarpe: le finte Vans e gli acarponcini per l'appunto, le scarpe da sport estremi e un paio di converse bianche regalatemi dalla squadra di nuoto e dallo staff del bar in cui lavoro, per il mio compleanno- esclamò.
-Hai una fonte per tutto! Aspetta, lavori?-
-Sì, lì pagano una miseria, ma i soldi li uso per la benzina della moto per la quale ho risparmiato una vita, per shampoo e balsamo pantene perché sui capelli sono molto viziata, bagnoschiuma, cibo in bar o ristoranti, libri per la scuola e be' sì, l'intimo- spiegò gentilmente.
-Wow- spalancai gli occhi, che ragazza!
-Senti, scambiamoci il numero e per qualsiasi cosa mi chiami, non vorrei finissi nei guai- le ordinai.
-Ok, ma non abusarne, sono una ragazza impegnata io- ammiccò.
-Vuoi farti una doccia?- le proposi.
-Ah lo sapevo che volevi provarci!!- affermò indicandomi.
-Sei senza speranze- risi portando una mano sulla fronte affranto.
Ridemmo e lei acconsentì.
-Va bene, prestami un paio di mutande, tue preferibilmente, non vorrei usare quelle di tua madre poverina, e poi una tuta qualsiasi, fa niente se è larga- mi informò.
-Ok- urlai mentre mi recavo in camera.
Quando fui davanti la porta del bagno mi riservò un sorriso mozzafiato e mi ringraziò prendendo i vestiti.
Forse oltre Arianna esistono anche altre ragazze che riescono a catturale la mia attenzione, Gaia senz'altro.
-Leo ho finito, mi asciugo i capelli ed esco- gridò Gaia dal bagno.
-Ok, non serve che tu mi faccia il resoconto- 
-Sono sicura che lo avresti preferito più dettagliato invece- rispose con audacia.
Chiamatela intuizione o sesto senso femminile (N.D.A. Leo non vuole accettare che solo le donne posseggano questa abilità), ma, anche non vedendola, sono certo che stia sorridendo in modo deplorevole.
Scese dalla scale tutta profumata e fresca come una rosa.
-Hai una doccia meravigliosa, mi sono innamorata, la tua casa ha fatto breccia nel mio cuore di pietra- scherzò portando una mano alla fronte come fosse un'attrice di tragedie.
Ridemmo e, vista l'ora le chiesi se voleva rimanere per cena, lei accettò di buon grado.
-Senti, non ti ho chiesto una cosa- iniziai curioso.
-Cosa?- mi scrutò in attesa.
-Dove vai a scuola?-
-Oh, non so se la conosci, è una scuola per ricconi intelligenti, Highbrain- soddisfò i miei dubbi orgogliosa di se stessa.
-Sul serio!? Anche io, strano che non ti abbia mai notato- osservai.
-No, non credo sia strano, vado sempre di fretta e, inoltre, entro ed esco un'ora prima per il lavoro: la preside mi adora e vista la mia borsa di studio e la mia situazione economica mi ha offerto questa opportunità- aggiunse sbrigativa. 
-Quindi fai lezione da sola?-
-Sì- sorrise.
Ero letteralmente sconvolto, avevo quasi voglia di farla rimanere qui: non volevo che magari si ritrovasse sotto un ponte questa notte.
-Leo- urlò.
-Che c'è- chiesi allarmato.
-Dobbiamo andare a prendere il borsone che ho lasciato in un nascondiglio poco distante dal super mercato e la mia bici!- disse sconvolta.
-Tranquilla, andiamo subito, non è ancora buio- cercai di tranquillizzarla.
Ho una moto, non la uso quasi mai perché non ne ho bisogno, ma è in momenti come questo che sono felice di possederne una.
La condussi in garage.
-Salta su- la invitai dando delle pacche sul sedile della mia Harley.
-Bellissima!- corse con un piede solo e squadrò la mia vettura in adorazione.
-Ok, dì alla tua casa che ho un'amante-.
Scoppiai a ridere e salii sulla moto.
Arrivammo nel luogo prestabilito in una manciata i minuti e lei recuperò la sua moto e la sacca, preferendo lasciare la bici nel parcheggio del super mercato.
-Leo tu portati questa sacca, io porto il trolley nero gigante-
-Semmai io porto il trolley e tu la sacca- la corressi.
-Ok- si arrese alzando le mani al cielo.
Arrivammo a casa e aspettammo il ritorno di miei.
-Leo caro sono a casa!-
-Salve madre, lei è una mia compagna di scuola, Gaia, stasera resta qui a cena- salutai la mia genitrice presentandole la ragazza accanto a me, la quale si armò del suo miglior sorriso e le porse la mano.
-Salve signora, sono spiacente di presentami qui senza preavviso, ma io e Leonardo ci siamo incrociati per strada, e, passando del tempo insieme, infine, mi ha invitata a restare per cena-
-Oh salve tesoro, puoi chiamarmi pure Angela, non essere tanto formale, e non ti preoccupare, sarò ben felice di ospitare una ragazza così bella e a modo- concluse mia madre comportandosi in modo gentile.
Non.Lo.Fa.Mai.
Molto strano, molto strano direi...
-Ma quella non è la tuta di Leo?- domandò la donna, ora sospettosa.
Merda, mai che una cosa vada bene!
-Ah, questa Angela?- indicò il suo abbigliamento -Sappia che è una storia alquanto ilare: ero in bicicletta, ma, sfortunatamente, i freni sono andati distrutti.
Per puro caso cosmico del destino Leonardo stava camminando in direzione del super mercato ed era in perfetta traiettoria con la mia bicicletta. Ho cercato di avvertirlo usando tutto il fiato che avevo nei polmoni, ma lui era sovrappensiero e lo scontro è stato inevitabile.
Quando sono caduta mi sono sporcata tutta e Leo è stato così gentile da offrirmi di fare una doccia a casa sua. Mi scuso nuovamente per il disturbo-.
Ero sbalordito, non solo mi aveva parato le chiappe, ma aveva anche coinvolto mia madre in una fragorosa risata.
-Oh Leonardo è un bravo ragazzo, sono orgogliosa di lui, e tu cara sei una ragazza davvero deliziosa!- continuò mia madre felicissima di avere davanti una ragazza così "a modo".
-Angela lei mi lusinga- finì Gaia raggiante.
Continuarono a parlare fino a ritirarsi in cucina per preparare la cena.
Mi aveva sostituito con mia madre.
Quale tristezza.
-Gaia, vieni un attimo!!- la chiamai dal salone.
-Arrivo-.
Mi si parò davanti con un grembiulino tutta unta.
-Senti, io non so se tu voglia, ma non me la sento di farti tornare a girovagare senza una casa alla quale tornare, se non ti disturba puoi restare qui...- esordii.
-Oh Leo, ti ringrazio, davvero, ma non potrei mai disturbarti in questo modo- mi interruppe mettendo le mani in avanti in segno di stop.
Mia madre, la quale ovviamente aveva sentito tutto, sbucò dalla cucina nelle stesse condizioni di Gaia e ci interruppe quasi gridando per il troppo fervore:- Oh no cara non esiste! Perché non mi hai detto che avevi questi problemi? In nessun caso ti lascerei per strada! Dio mi fulmini se lascio senza un tetto una ragazza così amabile! Non mi interessa come sei finita in questa situazione o come pensi di uscirne, ma finché non trovi una soluzione resterai qui- terminò con uno sguardo che non ammetteva repliche.
Vidi gli occhi di Gaia farsi lucidi.
-Angela non sono io la ragazza deliziosa, è lei ad essere una donna meravigliosa, ma non credo di poter accettare, non saprei nemmeno come ripagare la vostra gentilezza..- aggiunse commossa.
-Tesoro non provare nemmeno a farti certi problemi, per ripagarmi dovrai solo aiutare in casa, sai è molto grande ed io sono una donna impegnata, è pesante pulire tutto da sola e per di più non posso soffrire le donne delle pulizie- concluse facendo per tornare in cucina, ma fermandosi all'improvviso per aggiungere:- Leo finisco io con la cena tu accompagnala a prendere le sue cose, ovunque esse siano-.
Mi voltai verso Gaia, la quale era intenta a trattenere le lacrime, poi si rivolse verso di me e, colta in fallo, arrossì.
-Ho un moscerino nell'occhio, giuro-.
Ridemmo e poi le domandai se avesse altre cose e, in caso lo sua risposta fosse affermativa, dove fossero situate.
Lei disse che non le andava di spiegare e che quindi mi avrebbe fatto strada con la sua moto.
Ci incamminammo felici verso un bosco.
Era notte e l'oscurità avvolgeva ogni cosa, l'unica fonte di luce era rappresentata dai fari delle nostre vetture a due ruote.
Gaia scese dalla moto e raggiunse uno stanzino alto circa un metro e grande più o meno due metri quadrati di un legno logorato dall'umidità.
Aprì la porticina estraendone altri due trolley enormi e una sacca altrettanto grande.
-Sono piena di vestiti- rise e mi diede parte delle sue cose.
-Sicura che i vestiti non si siano rovinati con l'umidità?- domandai perplesso.
-Sì, i vestiti dentro la sacca e dentro i trolley sono avvolti da due spessi sacchi della spazzatura rigorosamente neri- mi informò montando in moto e avviandosi verso casa mia.
Una volta arrivati mio padre salutò Gaia calorosamente e la invitò a sedersi vicino a me per la cena.
-Tesoro, la tua camera è di sopra accanto a quella di Leo, a meno che tu non voglia stare in stanza con lui- disse maliziosamente per poi iniziare una risata alla quale io e Gaia ci unimmo nervosamente.
La accompagnai nella sua stanza e poi, quando stetti per andarmene mi afferrò per la maglietta e con un sorrisetto strafottente mi disse:-Leuccio caro dove pensi di andare? Lasceresti forse una povera donzella sola a sistemare tutte queste cose?- concluse con una faccia da cucciolo bastonato.
-Dai, ma che sia una cosa veloce!- mi arresi.
-Allora metti le cose invernali nell'armadio, io penso a quelle estive, se trovi dei jeans mettili nel primo cassetto, i pantaloni della tuta nel terzo insieme alle pantacollant e i pantaloni normali nel secondo-
-ok-.
Iniziammo a sistemare le sue cose nell'ordine prestabilito, sembrava un enorme negozio di Tally Weijl, abiti eleganti compresi.
Lei era molto felice e anch'io, non mi dispiaceva affatto averla intorno.
-Non offro favori sessuali in cambio dell'ospitalità- se ne uscì giocosamente senza motivo.
-Ah, ma non te li chiederei mai, sono un uomo "a modo" io, semmai sarai te, che, sopraffatta dall'attrazione verso la mia meravigliosa persona, ti butterai nel mio letto per farmi delle avances- sorrisi malizioso dandole corda.
-La mia sopportazione sessuale è maggiore di quanto pensi, entravo nello spogliatoio maschile quasi ogni giorno e i ragazzi della squadra di nuoto non scherzano, non so se mi capisci- ammiccò spudoratamente.
-E non te ne sei fatta nemmeno uno?- domandai di getto.
-Oh come siamo impertinenti, alla faccia dell'uomo a modo, comunque sì, uno o due-.
Wow. 
Una ragazza che non si imbarazza per niente.
Nuova sfida.
-Ma esiste qualcosa che ti imbarazzi?-
-Non lo so, forse l'essere corteggiata seriamente da un uomo, o l'inaspettata gentilezza di qualcuno, tua madre per esempio riesce a farmi arrossire come nulla- rispose sghignazzando.
-E io come potrei farti imbarazzare?-
-Mi hai presa come sfida personale?- domandò un po' stranita dalla mia affermazione.
-Esatto- ammiccai.
-Allora la mia sfida personale sarà far arrossire te-
-Che i giochi abbiano inizio-
-Bene- sorrise mellifluamente, come me d'altronde.
-Mamma! Gaia non sa dove buttare gli assorbenti!- gridai all'improvviso pervaso da un lampo di genio.
Gaia venne scossa da un brivido e lasciò cadere la maglietta a terra diventando inevitabilmente di un rosso molto acceso.
-E ha iniziato a sang...- continuai imperterrito quando lei forzò una mano sulla mia bocca e mi attaccò al muro.
-Sei un piccolo bastardo- mi sussurrò a denti stretti.
Le morsi la mano come fossi un bambino dispettoso e poi ribaltai le posizioni e le soffiai sull'orecchio:-Uno a zero-.
Si liberò dalla mia presa e mi abbracciò con affetto.
-Leo grazie mille, di tutto-.
Ero completamente sconvolto, tutto mi immaginavo tranne che questa reazione.
Si staccò e mi guardò con uno strano sorrisetto, poi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò:- Pari-.
Si allontanò lasciandomi come un ebete davanti al muro e ridendo come una pazza .
Scossi la testa e sorridendo mi avvicinai a lei, le afferrai i fianchi e sporgendomi fino al suo viso le intimai un "non è finita qui".
Lei chiuse gli occhi e si irrigidì per qualche secondo, ma poi, inaspettatamente, prese un maglione a caso e me lo piantò in faccia.
Quando mia madre arrivò di sopra e ci trovò a lanciarci vestiti sorrise felice e mi mandò in camera dicendo che avrebbe aiutato lei Gaia.
La ragazza in questione mi seguì e mi diede la buonanotte con un bacio sulla guancia.
-Non si dorme senza il bacio della buonanotte-. 
Io arrossii impercettibilmente e mi rifugiai in camera prima che potesse vedermi, ma quando la sentii urlare un " due a uno" iniziai a ridere fra le coperte premeditando una futura vendetta.
Il mio telefono mi annunciò l'arrivo di un messaggio e leggerlo mi fece tornare alla realtà dei fatti: avevo dei poteri con cui ragionare.
Il mittente come forse avrete capito è mia nonna e mi ha lasciato scrivendomi: " Domani ti aspetto a casa mia dopo scuola".
E la mia mente cercò di abituarsi all'idea che domani avrei vissuto l'ennesima giornata senza senso di quella che ormai era la mia vita.


*Il motivo dei problemi a scuola a causa del suo cambiamento esteriore è dovuto alle ragazze spaventose che ora gli vanno dietro.
*Psyduck è un un pokémon papera con un perenne mal di testa.
Qui trovate un'immagine :) = https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQRSOPC8Foe18pQRjJf2o3mqgHs3Wr6cVPt-V_e4JvZ7fssDwk
*E' un chiaro riferimento ad Harry Potter e i doni della morte parte due, per chi non lo sapesse, nella parte in cui Harry rivisita i ricordi lasciatigli da Piton.

Angolo di Gaia

Salveee! Sono stata molto assente, ma spero di potermi far perdonare, siate clementi :)
Una new entry, cosa ne pensate? A me personalmente sta molto simpatica, ma non gli ho dato il mio nome perché è il mio personaggio preferito, bensì perché è molto solare e Gaia vuol dire "gioiosa e felice".
E che ne pensate del "gioco dell'imbarazzo"? Ne vedremo assolutamente delle belle.
Sarei davvero felicissima se mi lasciaste un commento, così potrei ricordare e magari conoscere chi legge la mia storia!
Ringrazio chiunque abbia recensito sempre un ringraziamento speciale per AlliariA che mi rende sempre felice!
Al prossimo capitolo!
Gaia <3
  
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