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Autore: Marte97    21/09/2014    0 recensioni
"Ero in un certo senso tranquillo, perché ero stranamente convinto che non potesse andare peggio ma, si sa, le cose non sono mai così terribili da non poter peggiorare ulteriormente"
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella tasca posteriore dei miei jeans alloggiava un ospite insolito e strano e, anche se mi rifiutavo di pensarlo, pericoloso. 
Era una sigaretta come tutte le altre ma, chissà perché, a me pareva estremamente fuori dal comune.
Me l'aveva cacciata in mano Davide; voleva assolutamente che anch'io fumassi. Se devo essere sincero l'idea non mi andava a genio, ma tutti, o quasi, i ragazzi della mia classe all'intervallo andavano fuori nel cortiletto per "farsi un tiro", come dicevano tra loro e non fumare era come essere esclusi da una sorta di club esclusivo.
Una parte di me sentiva riecheggiare le parole di mia madre, accanita nemica del fumo, mentre l'altra metà mi continuava a ripetere che nessuno è mai morto per una sigaretta fumata una volta al giorno.
Toccai l'insolito oggettino nella tasca, ancora tutto intero, per fortuna.
La campanella dell'intervallo sarebbe suonata tra circa venti minuti e già Davide e tutto il suo gruppo mi guardavano sorridendo, ormai sicuri che di lì a pochi minuti sarei stato nella loro banda.

« Non penso morda, sai? » mi disse la voce dolce di una ragazza.
Mi trovavo nel cortiletto, in un angolo, da solo. Non avevo il coraggio di mostrarmi titubante ai miei amici. Osservavo la sigaretta come se fosse stata un serpente a sonagli, tenendola delicatamente tra il pollice e l'indice.
« Ah ah ah, ma che spiritosa » risposi stizzito.
Era sicuramente della mia età. Alta circa o un po' meno di un metro e sessanta, con i capelli lunghissimi di un biondo tendente all'arancione(ovviamente tinti), mi osservava con i suoi occhietti neri e vispi, incupiti da chili e chili di matita nera. 
Non era bellissima e, se dovevo essere sincero, nemmeno magra ma aveva l'aria di essere tenera, in un certo senso.
« Tu fumi? » chiesi.
« Certo che no! »
« Allora perché sei qui? »
« Tutti i miei compagni di classe fumano e se all'intervallo voglio scambiare due chiacchiere con qualcuno devo scendere qui...tu invece? »
« Io...in teoria sì...in pratica non lo so; sono i miei amici ed io non voglio essere l'unico sfigato che non fuma »
« Io non credo che siano veri amici se ti ritengono sfigato solo perché non fumi » rispose. Detto ciò se ne andò da una ragazza alta e mora.
Accesi la sigaretta il più velocemente possibile e la misi in bocca.
I problemi sono come i dolci: uno tira l'altro. 
Dopo che ebbi iniziato a fumare la "banda" decise di invitarmi ad uno dei loro "festini", sapientemente organizzati a casa di Fra.
Di quella serata ricordo davvero poco e niente.
C'erano alcolici ovunque, tra cui primeggiavano vodka e ginger e sembrava che la casa fosse troppo affollata rispetto alla sua grandezza.
Inutile mettere in conto che non si poteva respirare per via del caldo e del fumo e che moltissimi erano ubriachi.

Ed eccomi qua. Siete curiosi di sapere dove sono vero? Ebbene, in un letto di ospedale.
Mi sono preso una bella sbronza a quella festa e siccome non ci stavo con la testa, sono uscito e ho camminato sulla strada, ma un camion non mi ha visto e pam! scontro. Due costole rotte, una gamba fratturata, il naso rotto e smussato e, per chiudere in bellezza, una mano ustionata non so come.
Sono diventato dipendente dalle sigarette e i medici, durante una delle tante lastre a cui sono stato sottoposto, hanno potuto osservare che i miei polmoni sono intrisi di catrame.  
Ero in un certo senso tranquillo, perché ero stranamente convinto che non potesse andare peggio ma, si sa, le cose non sono mai così terribili da non poter peggiorare ulteriormente.
La porta della mia stanza si aprì e da lì fece la sua entrata la ragazza del cortile, con gli occhi tristi ma forse no...non era tristezza quella nei suoi occhi...era più simile a...a delusione. Delusa da che? Manco sapevo come si chiamava!
« Ciao Giacomo » mi salutò lei che stranamente conosceva il mio nome.
« Ciao... » balbettai e lei mi venne in aiuto « Lara »
« Senti che ci fai qui? » chiesi mettendomi più comodo.
« Sono venuta per farti la stessa domanda »
« Ero ubriaco e non ho visto un camion. In più i miei polmoni sono sporchi di catrame » le dissi passandomi una mano sul viso.
« Ma dov'è finito il ragazzo dagli occhi buoni e innocenti del mese scorso? »
« Lara, ascoltami... »
« No, ascoltami tu! Siamo il liceo che conta il maggior numero di alunni fumatori: su quattrocento ragazzi, duecentocinquanta fumano! Tu non sei così! Io ti ricordo mentre guardavi impaurito quella sigaretta! Tu sei meglio di così »
« Meglio? Sono uno schifo »
« No, ti sei ridotto ad uno schifo » urlò e se ne andò, veloce e leggera proprio come era entrata.
Queste parole le avevo sentite da mio padre, da mia madre, dai miei cugini e da moltissimi altri ma non avevano fatto così male come le sue. 
Ci pensai per tutto il pomeriggio e capii che aveva ragione su tutto. Che l'avevo fatto solo perché avevo paura di poter essere deriso, non perchè era ciò che volevo. 

Ero sicuro di poter leggere nella mente di Davide e sapevo che mi stava dicendo che ero solo uno sfigato. Lo osservavo dal lato opposto del corridoio ed i suoi occhi gelidi si burlavano di me.
Più volte mi aveva chiamato "coniglio" o "topo" o, ancora, "mammone".
Forse era per questo che a scuola prendeva sempre tre. Poverino, aveva la memoria corta, così corta da non ricordarsi che mi chiamavo solo e semplicemente Giacomo.
Mi voltai scuotendo le spalle. Poi presi Lara per mano ed insieme scendemmo le scale; mi diede un bacio ed in quel momento pensai che in fondo ci avevo guadagnato qualcosa di molto ma molto più speciale che una sigaretta o un bicchiere di vodka, qualcosa di completamente sconosciuto a Davide e a tutta la sua banda.
   
 
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