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Autore: My_Heroes    21/09/2014    14 recensioni
Quando una persona pensa che la propria vita sia un disastro e che nulla potrebbe peggiorarla più di così, ecco che le si presenta davanti il 'nulla'. Questo è quello che successe a Maddison Harris, era fin troppo convinta che tutte le sue paure fossero morte dentro di lei dalla morte di sua madre, ma la comparsa di un ragazzo misterioso farà riemergere tutte quelle paure nascoste da fin troppo tempo. Ma la paura più grande di Maddison era proprio lui.
Tratto dalla storia:
"Sai cosa potrei farti per essere venuta qui?" bisbigliò vicino al suo viso irrigidendo i muscoli della mascella.
Lei riuscì a malapena a scuotere la testa abbassandola, le fu difficile mantenere quel contatto visivo.
"Forse è meglio che tu non lo sappia." continuò avvicinandosi al suo orecchio e subito Maddison sentì dei brividi per tutto il corpo.
//
"Guardami negli occhi. Riesci a vedere qual'è la mia paura?" chiese lei arrabbiata per come si stava prolungando la discussione.
"Si, hai paura di me."
"Sbagliato! Ho paura di amarti, ma ormai è troppo tardi." A quelle parole il biondo sbiancò di colpo spalancando gli occhi incredulo.
Questa è la mia prima FF e spero possa piacere a qualcuno. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 14.


Gli occhi cristallini di Luke a quelle parole divennero di uno strano blu scuro, proprio come il mare in tempesta. Si alzò leggermente reggendosi con le braccia per avere una visuale migliore sul viso arrossato di Maddison, cercando di non pesarle addosso. Luke non riuscì a non pensare a qualche istante prima, quando per una volta era tutto perfetto. Quando per una volta pensava di essere considerato come gli altri. Ma ci pensò Maddison a risvegliarlo da quello stato di pace, ricordandosi che lui non era come quei ragazzi che si incontravano per strada, quelli socievoli, senza problemi. Non lo era già da molto tempo. 
 
"No". Si ritrovò a rispondere con tono basso e deciso, decidendo di alzarsi completamente dal corpo di Maddison. 
 
Si avvicinò alla finestra per prendere una delle sue solite sigarette dal pacchetto sul davanzale, mentre Maddison si era già tirata su reggendosi con i gomiti. Erano anormali i suoi continui sbalzi repentini d'umore. Guardò ogni movimento del biondo prima di innervosirsi. Non capiva. Luke diceva che era sua, le proibiva di fare quello che voleva, la teneva sempre sotto controllo e quando gli aveva chdisto di accompagnarla alla festa, lui le rispondeva di no? 
 
Semplicemente non capiva. 
 
 "Ohw. Immagino tu sia impegnato. Magari sarai fuori città come Ashton..." iniziò a dire con tono calmo "...o magari sarai troppo impegnato a guadagnarti quei quattro soldi con la droga, scusami tanto." continuò questa volta risultando in uno strano modo irritata e offesa. Non le importava tanto del rifiuto, tanto ci era abituata, ma...in realtà non sapeva nemmeno lei perché stesse reagendo così. Forse perché credeva che in quel momento di averlo avvicinato a se almeno un poco da pensare di trattarlo come un ragazzo qualsiasi. Ma si sbagliava. 
 
Luke a quella frase lasciò cadere il pacchetto di sigarette a terra e scattò velocemente verso di lei. La tenne ferma sul letto, portando le gambe ai lati del suo bacino e inchodandola al materasso stringendole i polsi sopra la testa. 
 
Stranamente Maddison non provò paura era solo arrabbiata. Aveva combattuto contro se stessa per chiederglielo e alla fine si rese conto di aver commesso un grandissimo errore nel farlo. 
 
Luke la guardò fisso negli occhi castani in quel momento abbastanza accigliati prima di sbraitare. 
 
"No, Maddison! Non voglio andare a quella cazzo di festa con te. Sei tu il problema!" 
 
Maddison tramutò l'espressione arrabbiata in un'espressione tra il sorpreso e lo sconvolto. Come poteva essere lei il problema? Lui le stava rovinando l'esistenza e lei era il problema? 
 
"Io sarei il problema? No! Sei tu che...lasciamo stare. Chiederò a qualcun'altro." sbottò liberandosi i polsi provando odio verso i confronti del biondo. Si sentì una stupida. Lo spinse usando tutta la forza che avesse riuscendo così ad alzarsi da quel letto e avvicinarsi alla porta, ma una mano la bloccò facendola voltare. Dovette imbattersi contro gli occhi passivi di lui, si sentì cedere le gambe davanti a quella meraviglia celeste e mancò poco che cadesse, cosa che fortunatamente grazie a quel suo poco autocontrollo non successe. 
 
"Tu non ci vai alla festa!" esclamò autoritario.
 
"Strano, stamattina mi hai detto il contrario." replicò lei con tono neutro mantenendo lo sguardo fisso nel suo sentendo una morsa allo stomaco crescere sempre di più.  
 
Quel ragazzo era proprio lunatico. Prendeva una decisione e poche ore dopo prendeva la decisione opposta. Chi riusciva a capirlo era un genio, ma di certo Maddison non lo era. "E ora invece ti dico così e non si discute."
 
"Cosa? Tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare. Io andrò a quella con o senza il tuo permesso. Sappilo!"  gli sbraitò contro dimenandosi dalla sua stretta. 
 
Avrebbe trovato qualcuno, sarebbe andata a quella festa a tutti i costi solo per dimostrare a quel pazzo che non poteva avere il controllo su di lei. Ora la prese più come una questione personale, e si, anche per farlo irritare. Poteva essere una mossa sciocca essendo nella posizione di sottomessa, ma non le importava. Avrebbe rischiato. Ci avrebbe provato. Avrebbe fatto di testa sua, fregandosene delle parole di Luke,
 
"Vai. Vai pure! Tu prova ad andare a quella festa e poi vediamo." Le lasciò il polso bruscamente e subito Maddison fece un passo indietro allontanandosi da lui.
 
La sua voce gridava autorità. Tutto di lui urlava superiorità. Lui si credeva superiore a lei, e per questo trovava ancora più semplice controllarla. Ma quando lei provava a ribellare i suoi pensieri e le sue parole, qualcosa in lui scattava. Lui voleva poter avere il massimo controllo su quella ragazza. Non ne sapeva nemmeno lui il motivo di tutta quella faccenda. Ma lui voleva qualcuno da monitorare, da trasformare come lui. Maddison, però, a questo non era minimamente disposta.
 
"Tu sei pazzo!"
 
"Può darsi. E questo pazzo ti rovinerà se ci andrai, ricordalo." urlò indicando prima se stesso e poi Maddison. In fondo, a Maddison un po' di paura le faceva in quel momento. Sapeva che non stesse scherzando.
 
Si ritrovò a pensare a quanto fosse stata stupida. Cosa credeva di ottenere? Un "sì" come risposta alla sua stupida domanda? Credeva di averlo calmato? Maddison credeva a tante cose, ma non ne valeva assolutamente la pena. Poi però, si rese conto di essersi stancata. 
 
Luke non aveva nessuno al suo fianco, se non quei tre miseri amici che si portava sempre appresso. E ora capiva il perché. Era un ragazzo impossibile. Impossibile da capire, impossibile da sopportare e soprattutto impossibile da decifrare. Luke era indecifrabile. Con tutti quei suoi vizi come il fumo e la violenza; per non parlare di quella strana ossessione per il fuoco. Che cosa ci trovava nel fuoco? Cosa diavolo poteva attribuirne ad una stupida fiamma? Perché diamine lo vedeva sempre con quel cazzo di accendino in mano anche quando non doveva fumare? Non capiva e si era stancata di non riuscire a farlo. Si era pure resa conto che non sapeva nulla di lui. Dov'era la sua famiglia? I suoi genitori, dov'erano? Perche Luke si ritrovava sempre in casa da solo? Tutte queste domande l'avrebbero fatta diventare pazza primo o poi, ci avrebbe scommesso.
 
"Perché? Io mi chiedo perché devi rovinare tutto? Per un momento su quel letto ho pensato che forse Ashton avesse ragione, che forse la persona così tanto cattiva di cui parlano tutti non esistesse. Ma non è così e io sono stanca ormai. Quindi una volta per tutte, lasciami stare." In quei pochi istanti si era ripromessa di usare un tono deciso e fermo, ma tutto ciò che riuscì a fare fu usare un tono flebile sopraffatto dalla delusione e dalla stanchezza. Non lo guardò nemmeno più negli occhi e forse quella fu la cosa migliore. Ma qualcosa le diceva che quel piccolo discorso non avrebbe cambiato nulla.
 
"Maddison, devi imparare a toglierti quelle cazzo di parole dalla bocca e soprattutto dalla testa. Io non ti lascerò stare, e questo è tutto."
 
Lo sapeva. Lo sapeva che non sarebbe cambiato nulla. Ma avrebbe voluto sbagliarsi per una volta. 
 
Maddison abbassò lo sguardo sentendo gli occhi pizzicare. Si perse nell'osservare tutti gli oggetti distrutti sul pavimento, quando a tutte quelle cianfrusaglie rotte ci si unì anche una sua lacrima. Una lacrima che caduta dal suo occhio destro andò a finire su un frammento di vetro rotto, probabilmente di una cornice per foto.
 
Senti il biondo avvicinarsi a lei. I pochi passi di Luke sembrarono calmi e una volta vicino al suo viso, l'afferrò con entrambe le mani sollevandolo. Si ritrovò davanti gli occhi di Maddison arrossati e pieni di lacrime. Come sempre il viso di Luke non mostrava nessuna emozione. Impassibile, ecco com'era. 
 
"Non voglio vedere lacrime." le disse passandole velocemente i pollici sulle guance catturando quelle gocce salate che non ebbero avuto la possibilità di concludere il loro percorso sulla sua pelle delicata. "E non fare più quello che hai fatto prima. Ti avevo detto di andartene ma mi hai disubbidito. Hai cercato di aiutarmi, ma il punto è che non ne ho bisogno. Non ho bisogno del tuo aiuto, spero ti sia chiaro." finì il suo discorso allontanandosi di nuovo da lei di mezzo metro. Nel frattempo Maddison si sentì il sangue ribollire nelle vene.
 
"Ok, eviterò di preoccuparmi come una stupida per uno stronzo come te. Sei solo un lurido e schifoso approfittatore. Ed Harry aveva ragione, tu a quest'ora saresti ancora in quel vicolo, ma la sottoscritta ha pensato stupidamente di aiutarti. Cosa che non farò mai più."
 
Al solo sentire quel nome, Luke sembrò cambiare colorito del viso. Un rosso di rabbia si stava espandendo su tutta la sua pelle.
 
"Nessuno ti ha chiesto di aiutarmi, e non nominarmi quel coglione." sbottò dando un pugno all'anta dell'armadio affianco a lui.
 
"Fottiti, Hemmings!"
 
Detto questo, automaticamente i piedi di Maddison si mossero velocemente verso l'uscita della camera ignorando le urla del ragazzo, ignorando i suoi continui "Torna qui!". Scese le scale velocemente. Si fermò solo un istante al sentire il rumore di una porta sbattere e quando alzò sguardo si ritrovò il viso furioso di Luke in cima alle scale. 
 
Maddison riprese la sua corsa cercando di non inciampare nei gradini di quella lunga scalinata in marmo. Inciampare in quel momento sarebbe stato un disastro, un enorme disastro. E mentre scendeva e il panico aumentava, sentiva anche le lacrime scendere nuovamente sulle guance.
 
"Maddison! Maddison, torna indietro!" urlò il biondo scendendo anche lui velocemente le scale. Maddison corse verso il grande portone in legno che si ricordò fortunatamente non essere stato chiuso a chiave. Afferrò il pomello per poi aprire velocemente la porta.
 
"Cazzo, fermati!"
 
Non fece in tempo ad uscire, che due braccia la strinsero in vita tirandola dentro. Luke chiuse la porta con un forte calcio mentre lottava contro i continui movimenti spaventati di Maddison.
 
"Voglio andare via da qui. Lasciami!" urlò lei disperata con voce rotta dal pianto continuando a dimenarsi sotto quelle sue forti braccia. Luke le lasciò appoggiare i piedi a terra, ma non perse tempo al muro per paura che scappasse. Le lacrime di Maddison non avevano intenzione di cessare, e in quel momento non le importava se stesse piangendo difronte a quel mostro senza sentimenti, non le importava perché quelle lacrime era stato lui a causarle.
 
Luke non riusciva a capire perche stesse avendo quella reazione, e perché volesse scappare da casa sua. Continuava a fare forza affinché capisse che doveva stare ferma. Ma Maddison non sembrò capire e continuò la sua lotta.
 
"Lasciami! Non mi toccare! Luke, tu non-" non fece in tempo a finire la frase che proprio lui le afferrò le guance e fece incontrare di nuovo le loro labbra in un bacio violento. In un bacio a cui questa volta Maddison non volle partecipare. Non volle ricambiare.
 
Gli afferrò le spalle e cercò di allontanarlo, ma nulla sembrava poterlo smuovere dalle sue labbra. Così fece la prima cosa che le passo per la testa, senza rifletterci molto. Alzò la mano destra e velocemente la fece scontrare con più forza possibile contro la guancia di Luke. Il viso del biondo si staccò subito dalle sue labbra a causa dello schiaffo appena ricevuto seguendo la traiettoria del colpo e ritrovandosi con il volto appena girato verso la sua destra.
 
Piombò il silenzio più totale nel grande ingresso di casa Hemmings. Maddison rendendosi conto del gesto appena fatto portò entrambe le mani davanti alla bocca sconvolta. A dir la verità non voleva arrivare a questo, ma le sembrò l'unica soluzione. Stupì pure se stessa per averlo fatto. Era sbagliato pensare questo ma, Maddison si senti terribilmente in colpa per averlo fatto. Nonostante tutto il male che Luke le ebbe fatto, lei stupidamente si sentì in colpa per quello schiaffo.
 
La mano di Luke si alzò lentamente portandola poi, sulla guancia colpita. Possedeva un espressione arrabbiata, ma stranamente non aveva ancora riportato lo sguardo su Maddison. Continuava a fissare la parete accanto.
 
"Ti consiglio di andare via subito." proferì parola Luke. La sua voce era di tono neutro con un timbro di furia e odio. Come se stesse cercando di controllare se stesso dall'imminente prossima mossa. Come se la volesse avvisare che se non se ne fosse andata subito, sarebbe finita male.
 
"Luke...io-"
 
"Via!!" urlò a pieni polmoni voltando il viso verso di lei. Dire che avesse paura e fosse spaventata era più che ovvio. Ma da ragazza con un minimo di cervello decise di ascoltarlo. Corse verso la porta ed uscì velocemente richiudendosela alle spalle ricominciando a singhiozzare per quanto appena accaduto. Lasciò Luke immobile nell'ingresso mentre lei stava solo cercando di non inciampare nei suoi piedi mentre il più velocemente possibile correva via da quella casa, da quel vialetto, da quella strada e soprattutto da lui.
 
 
 
Maddison aveva la malinconia incastrata nelle costole. Quel genere di malinconia che non ti blocca il respiro perché hai il magone, ma ti indolenzisce le ossa perché parte dallo stomaco. Puoi respirare, ma ogni respiro è uno sforzo, una fitta. Lo sforzo di evitare di piangere, perché tanto sai che sarebbe inutile ed immeritato. Perché quelle sono lacrime che non ti meriti, ma che nonostante tutto sei del parere che non le merita neanche chi le ha provocate.
 
Ma lei non era mai stata brava a trattenersi. Per questo, ora si ritrovava su una qualsiasi panchina isolata del quartiere abbandonata a se stessa, con le lacrime che correvano sulle sue guance ma in maniera lenta. Si dice che le lacrime che scorrono nel silenzio sono le più dolenti, perché esse nascondono segreti, rimpianti ed errori. Ed errori Maddison ne aveva fatti in grandi quantità, ma l'unico a cui riusciva a pensare in quel momento era quel maledetto schiaffo. Non sapeva nemmeno perché le dispiaceva così tanto, da una parte pensava che se lo meritasse. Ma dall'altra pensava che Luke fosse già abbastanza un ragazzo fuori dal normale che non gli serviva un'altra persona che glielo ricordasse e che lo trattasse male. Aveva ripromesso a se stessa che lo avrebbe conosciuto e che lo avrebbe aiutato, ma facendo in quel modo non ci sarebbe mai riuscita.
 
Portò i piedi sulla panchina avvicinando le ginocchia al petto. Ci appoggiò la testa sopra stringendosi forte le gambe. E in quel momento di buio, le immagini di lei e Luke su quel letto mezzo distrutto si fecero vivide. Non poté scordarsi di quanto fossero attraenti le sue labbra, di quanto fossero morbidi i suoi capelli e di quanto fosse stato bello accarezzarlo e tenerlo vicino a se in quella situazione. Insieme erano riusciti a creare un'atmosfera pacifica e pieno di sentimento. Riusciva a ricordare con quanta delicatezza Luke si protese sopra il suo corpo facendo combaciare perfettamente i loro corpi per qualche attimo. Ma quelle immagine susseguirono quelle del secondo bacio e automaticamente quello dello schiaffo. Un singhiozzo rotto fuoriuscì dalle sue labbra stringendo maggiormente le sue gambe a se.
 
"Perché stai piangendo?"
 
Una voce familiare rientrò nel suo campo uditivo e spaventata alzò di scatto la testa. Cosa ci faceva lui li? Non si aspettava di incontrarlo, o meglio, sperava di non dover subire mai più la sua compagnia forzata. 
 
Maddison lo ignorò e riabbassò la testa sulle ginocchia, prima che lo sentisse di nuovo parlare.
 
"Allora?"
 
Non era dell'umore per litigare o altro, e avere Michael seduto sulla sua stessa panchina a debita distanza, non pensava avrebbe aiutato. A differenza sua, Michael era seduto sullo schienale della panchina con i piedi appoggiati sulla superficie verde scuro. Un verde consumato.
 
Maddison lo guardò assottigliando gli occhi per poi rispondergli in un modo poco carino.
 
"Che ti importa?"
 
"Mmh, in realtà niente." constatò guardando dritto davanti a se. E allora perché era li? Non poteva sedersi altrove?
 
"Appunto, quindi lasciami stare." la testa di Maddison venne nuovamente appoggiata sulle ginocchia. Finalmente non sentì più nulla, solo il silenzio. Pensò che forse Michael avesse capito che non avrebbe parlato con lui, o forse se n'era semplicemente andato. Poco le importava. L'importante era che l'avesse lasciata stare.
 
"Scommetto che c'entra Luke."
 
La voce di Michael la prese alla sprovvista facendola sobbalzare. Sentì un colpo al cuore per lo spavento. Pensava se ne fosse andato, ma si sbagliò perché se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza, seduto questa volta di fianco a lei. Lasciò andare le gambe dal suo petto riappoggiandole al terreno. Lo sguardo chiaro e divertito di Michael fisso nel suo la fece irritare. E non poco.
 
Si chiese cosa ci trovasse di così divertente. Non capiva perché non se ne fosse andato. E dato che lui non lo capiva, decise che se ne sarebbe andata via lei.
 
"Hai vinto la scommessa, ora mi lasci stare?" disse in preda ad altre lacrime alzandosi velocemente da quella panchina.
 
Forse quel ragazzo era ancora più insopportabile di Luke e non seppe spiegarsi tutto quello strano interesse verso i suoi confronti.
 
"Beh, sappi che non avevo intenzione di caricarti in spalla e portarti da lui oppure di urlarti contro." rispose mostrando poco interesse mentre cercava una sigaretta nelle tasche dei jeans. Maddison rilassò il viso e il corpo non aspettandosi una sua risposta. 
 
"E allora cosa fai qui?" chiese calma.
 
"Questo è un paese libero, e sono sicuro che lo è pure questa panchina." replicò sarcasticamente. Anche se le diede fastidio quel ragazzo, un mezzo sorriso comparve all'angolo della sua bocca per quell'affermazione. I suoi piedi la portarono a risedersi sulla panchina verde consumato.
 
Tra i due piombò nuovamente il silenzio, e mentre Michael fissava ovunque con la sigaretta tra le labbra tranne che dalla parte di Maddison, lei iniziò ad osservarlo ripensando alla stranezza di quel ragazzo. Si perse letteralmente ad osservare ogni suo dettaglio. Dall'espressione seria mentre aspirava dal filtro, alla piccola 'X' tatuata sul dito medio. 
 
"Allora Calum aveva ragione. Pensavo si sbagliasse, ma a quanto pare no." disse parlando più a se stesso che a Maddison. Subito lei assunse un'espressione confusa continuando a fissarlo e un "Cosa?" uscì dalle sue labbra. Michael voltò lo sguardo puntandolo in quello di lei prima di parlare.
 
"Tu ci fissi sempre." una piccola risata uscì dalle labbra del ragazzo, sollevando la testa verso l'alto, nel frattempo le guance di Maddison si colorarono di un leggero rosa più intenso a causa dell'imbarazzo, ma non le dispiacque sentire la sua risata. Le piaceva. Ad ogni modo non seppe cosa rispondere, quindi rimase in silenzio. Era possibile che tutti si accorgessero del suo sguardo persistente? Ogni volta, nessuna persona esclusa.
 
"Perché mi fissavi?"
 
"Beh, stavo guardando i tuoi capelli." rispose cercando di nascondere l'imbarazzo di qualche istante prima. Michael a quella risposta si toccò i capelli stranito.
 
"Non piacciono a molti. Ma sai che ti dico? Non me ne fotte un cazzo." la sua risposta confermò a Maddison il fatto che la sua personalità fosse da ammirare. Se ne fregava dei giudizi degli altri. Voleva avere almeno un pizzico della sua sicurezza, perché lei purtroppo, al contrario, il più delle volte stava ad ascoltare le cattiverie della gente.
 
"In realtà a me piacciono. Sono...strani. Ma in senso positivo."
 
Maddison non si sarebbe mai immaginata di ritrovarsi su una panchina con Michael Clifford a parlare di quanto fossero stranamente belli i suoi capelli. Lentamente, stava pure riuscendo ad accantonare i ricordi di lei e Luke in un angolo remoto del cervello. Forse alla fine avrebbe ringraziato quel ragazzo tanto strano. Forse.
 
"Quindi, fissavi me per i capelli strani...e Calum invece?" chiese aspirando per l'ennesima volta, e senza darle il tempo di rispondere aggiunse "Ogni volta che lo vedo si fa mille complessi mentali del tipo 'perché mi fissa? Cos'ha da guardare?' E sinceramente vorrei tirargli un pugno in faccia per tutte le volte che l'ha ripetuto."
 
Perché fissava Calum? Sinceramente non lo sapeva nemmeno lei, ma probabilmente la risposta era solo una.
 
"Calum? Beh, non so...forse per cercar di capire perché mi odi così tanto. Davvero non lo so." rispose insicura perché la verità non la sapeva nemmeno lei. Vide Michael storcere le labbra per un paio di secondi. 
 
"Mmh, ok. E in quanto ad Ashton vedo che andate molto d'accordo, giusto?" 
 
Al solo sentire quel nome Maddison si sentì meglio. Aveva voglia di vederlo, di stare un po' con lui. Sapeva essere un ottimo amico e l'unica cosa di cui lei aveva bisogno in quel momento era proprio di un amico. Un amico come lui.
 
"Io ed Ashton siamo...amici, credo. O almeno, io lo reputo un amico...poi non so lui cosa pensi di me."
 
"Ci parla spesso di te e...non lo sopporto. Beh, in effetti non sopporto molte cose." disse esternando i suoi pensieri. Maddison però si soffermò sulla sua prima frase. Cosa vuol dire che parlava di lei? In che modo? Era diventata curiosa, voleva sapere cosa dicesse loro sul suo conto. Sperò che non fosse nulla di negativo, ma non badò molto a questo. Maddison era una di quelle ragazze dai mille complessi.
 
"E Luke?...Cosa c'è tra voi due?"
 
Il nome di Luke le rimbombò nelle orecchie risvegliandola dai pensieri su Ashton. Guardò Michael con espressioni del viso nervose. Non stava più pensando a lui e ora le piombò di nuovo nella testa. Decise che non avrebbe più ringraziato Michael. Non sapeva cosa rispondergli, non voleva rispondergli. Non poteva mica dirgli che la maltrattava ma che oltre a questo c'erano momenti in cui si baciavano dimenticandosi di quale rapporto ci fosse tra loro. No.
 
"Devo andare." disse alzandosi dalla panchina decidendo di non rispondere a quella domanda. Michael la guardò con aria indagatoria prima di alzarsi anche lui e avvicinarsi a lei. Lo vide avvicinarsi al suo corpo sempre di più fino ad arrivare a sfiorarle l'orecchio con le sue labbra. Lei si immobilizzò a causa di tutta quella vicinanza e mandò giù la saliva velocemente. Non si era mai ritrovata così vicina a lui prima d'ora, e la cosa la mise in un certo senso a disagio. Ma il disagio scomparve appena sentì le sue parole.
 
"Sei forte, lo so, e lo sai anche tu. Dovresti tenere testa al tuo nemico, non credi? Provaci."
 
Maddison giurò di aver perso un battito a quelle parole. Non se le sarebbe mai aspettate da lui, proprio lui. Michael Clifford. Lui pensava che fosse una ragazza forte, ma si sbagliava su una cosa. Lei non si sentiva forte. Lei si sentita piccola, sola e indifesa. Inoltre lei non vedeva Luke come un nemico, lo vedeva più come un ragazzo problematico che si sfogava su di lei. Ma non era un nemico.
 
Quando si risvegliò da quello stato di trance si ritrovò da sola in piedi sul marciapiede, accorgendosi che Michael non era più davanti al suo viso. Si voltò all'indietro chiedendosi dove fosse, per poi vederlo camminare con camminata sicura e le mani nelle tasche di quei skinny jeans neri verso una meta a lei sconosciuta.
 
Ashton, Calum e Michael erano riusciti a stupirla per alcuni dei loro comportamenti. Perché l'unico a non riuscirci era Luke? Pensò voltandosi in avanti. Iniziò a camminare nella direzione di quella che sarebbe dovuta essere casa sua ripensando purtroppo a tutto quello che le era successo.
 
 
 
Erano passate due settimane da quando lei e Luke si baciarono su quel letto macchiato dei peccati di lui, da quando avevano discusso, da quando lei gli aveva dato un rumoroso schiaffo sulla guancia per poi scappare via. Ed erano due settimane che Luke era letteralmente scomparso dalla circolazione di quel quartiere di Sydney. Non lo vide più. Ne a scuola, ne in giro. Sembrava fosse morto. Malgrado fosse insensata questa cosa, sperò che non gli fosse accaduto nulla di grave...ma si sentiva una stupida ogni volta che lo pensava. Perché avrebbe dovuto preoccuparsi per lui, se proprio lui non aveva avuto un minimo di riguardo nei suoi confronti? Era ridicolo.
 
In quelle due semplici settimane diventò tutto più strano e più spento. Accantonando la faccenda di Luke, pensò anche ad Ashton. Era diventato freddo e scontroso verso tutti, compresa Maddison. Non le parlava più senza che lei ne sapesse il motivo. Questo la faceva stare in un certo senso ancora più male di quanto non lo fosse già, perché lui stava diventando una sua specie di...amico. Ma ora era tutto cambiato e lui la ignorava, non la salutava più, se la incontrava per strada cambiava direzione creandole sempre quel fastidioso velo liquido negli occhi e un peso alla bocca dello stomaco. In quanto a Calum e Michael? Semplicemente la ignoravano, come avevano sempre fatto. Ora, però, con un pizzico di ostilità in più. 
 
Calum sembrava odiarla. Passava le intere lezioni di letteratura ad incenerirla con lo sguardo facendola sentire a disagio. Più di una volta si fu ritrovata a chiedere all'insegnante di andare in bagno solo per liberarsi da quel suo sguardo insistentemente cattivo.
 
Michael continuava la sua vita solitaria come aveva sempre fatto. Non gli importava dare fastidio a Maddison, riusciva a vivere anche non facendolo e per questo lei gli fu immensamente grata. Dopo quella conversazione avvenuta con lui su quella panchina, cambiò la sua opinione su quel ragazzo. Ovviamente non di molto, pensava comunque che fosse un ragazzo strano con una personalità bizzarra ma interessante, un ragazzo lunatico, aggressivo e taciturno per il più delle volte...ma ora riusciva a vederlo da una prospettiva diversa. Direi, più...umana. La stupirono le sue parole sussurrate all'orecchio "Sei forte, lo so, e lo sai anche tu. Dovresti tenere testa al tuo nemico, non credi? Provaci." e ogni volta che se le ripeteva nella testa, si ritrovava a dargli ragione. Magari, a parer di Maddison, non molto sulla prima parte...ma sul fatto di tenergli testa, beh, decise che ci avrebbe lavorato sopra.
 
Ma il punto più debole di quel periodo era Audrey. Non erano riuscite a chiarirsi. Audrey aveva tipo deciso di giocare al gioco del silenzio, di instaurare un muro tra la loro amicizia. Tutti i messaggi e tutte le chiamate senza risposta inviati alla mora non servirono a nulla. E si sentiva tremendamente male, perché sì, le mancava da morire.
 
Tutti i giorni era lo stesso orrore. Quando era convinta di essere ad un passo dalla luce, ripiombava ogni volta nell'oblio sopraffatto dalle sue paure.
 
La festa? Ah già, la festa di Karen sarebbe stata il giorno seguente, ma Maddison di trovare un accompagnatore non ne fu capace. Si arrese all'idea che avrebbe passato la serata sotto le coperte a leggere o nel peggiore dei casi, sarebbe uscita a fare due passi con se stessa e purtroppo immersa nei suoi pensieri.Non poteva credere di sentirsi così sola, non poteva credere di stare così male. Voleva indietro Audrey, voleva indietro Ashton, voleva sapere dove si fosse cacciato Luke nonostante non le sarebbe dovuto interessare più di tanto. 
 
Era ad un punto cruciale della sua vita, al punto tale da chiedersi se ne valeva davvero la pena continuare a sopportare tutto quello schifo oppure no. In quei giorni Maddison si ritrovava in una dimensione fatta di confusione.
 
Inoltre i suoi voti scolastici si stavano abbassando. Non stava attenta in classe, e non studiava a casa. Aveva impressa nella mente l'immagine di due perle azzurre appartenenti ad un ragazzo senza cuore.
 
Anche ora, seduta al banco in ultima fila, contava quanti secondi mancassero alla fine dell'ultima ora di lezione per liberarsi da quei due occhi impressi nella sua testa. L'avrebbero fatta impazzire.
 
"Scusa, sapresti dirmi che ore sono?"
 
La voce della ragazza seduta al banco accanto a lei la fece voltare con sguardo annoiato, interrompendo il suo momento di depressione a causa di Luke.
 
"Se hanno messo un orologio in classe ci sarà un motivo, non credi?" rispose scontrosamente ma con tono annoiato. Notò la ragazza restarci male per la scelta sgarbata di parole, ma d'altronde non le importava nulla. Si voltò di nuovo verso l'orologio ricominciando a contare i secondi.
 
Finalmente dopo qualche minuto la campanella suonò, e Maddison non perse tempo per uscire da quella classe noiosa e soffocante. Si immerse in quel mare di studenti eccitati dal fatto che il giorno dopo non ci sarebbe stato scuola, ma in compenso la festa di Karen. Si avvicinò al suo armadietto, raccolse tutti i libri per poi uscire il più in fretta possibile da quella maledetta scuola. La sua prima intenzione fu normalmente quella di tornare a casa, ma decise di fare un sosta. Durante tutto il tragitto, Maddison si rilassò ascoltando le canzoni dei Neighbourhood. Era un gruppo di ragazzi un pò strani, ma era proprio per questo che le piacevano. Erano diversi e si distinguevano dalla massa. 
 
Una volta arrivata nelle vie del centro, avvistò lo Starbucks della zona e decise di entrare provando a bloccare tutti i ricordi d'infanzia legati a quel posto così comune e frequentato. Si avviò alla cassa e dopo aver ordinato un frappuccino si sedette al primo tavolo libero che ebbe avvistato.
 
Iniziò a sorseggiare il suo drink tenendo lo sguardo basso sul bicchiere e perdendosi nei suoi pensieri. Non passò molto tempo prima di accorgersi che al tavolo non era più da sola, perché seduta di fronte a lei una figura ombreggiava sul suo frappuccino. Maddison alzò lentamente lo sguardo per poi incontrare il suo sguardo intenso. Immediatamente sentì la preoccupazione salirle di livello sempre di più. Cosa ci faceva li? Cosa voleva da lei?
 
Il suo cuore iniziò a batterle ad un ritmo più accelerato. Sgranò gli occhi trattenendo il respiro. Aveva una certa paura a stare con quel ragazzo dopo quello che successe.
 
"Ciao Maddison."
 
Lei ignorò il suo saluto ancora un po' sotto shock. Indietreggiò con la sedia lentamente, per poi alzarsi tenendo in mano il suo bicchiere. Fece piccoli passi all'indietro prima di risentirlo parlare di nuovo.
 
"No, Maddison. Aspetta, per favore. Non andartene." disse lui in tono supplichevole alzandosi velocemente dalla sedia e fermandola affermandole delicatamente il polso con cui non teneva la bevanda.
 
"C-Cosa vuoi, Harry?" chiese insicura sul voler sentire la risposta.
 
"Volevo solo parlarti. Solo...chiederti scusa, un po' per tutto. Non ce l'ho con te, ce l'ho con Luke e...beh, solo questo. Quindi, scusa." Le sue parole uscirono dalla sua bocca velocemente facendolo sembrare anche un po' impacciato in quello che stesse facendo. Maddison capì da subito che Harry non era un ragazzo abituato a scusarsi o a ringraziare la gente. Per farla breve, non sembrava un ragazzo dalle buone maniere. Tuttavia lei sembrò rilassarsi a quel suo piccolo discorso sconnesso, ma non ebbe intenzione di rispondere. Semplicemente lo sorpassò per poi risedersi al suo tavolo. Vide Harry rimanere lì indeciso sul da farsi, così voltò lo sguardo e lo osservò.
 
"Beh? Vuoi sederti?" chiese gentilmente indicando la sedia di fronte alla sua. Aveva ancora un leggero senso di paura verso i suoi confronti, ma dall'altra parte pensò che era davvero troppo stanca di tutto, stanca anche di avere paura e non le importava di trovarsi vicino ad Harry. Questioni di attimi ed intravide un mezzo sorriso sul viso del riccio. Si risedette anche lui al tavolo e calò il silenzio nel frattempo che Maddison riprese a sorseggiare il suo frappuccino. Silenzio che venne rotto fortunatamente da Harry.
 
"Sappi che mi dispiace davvero. Nel senso, gli scontri che ho con Luke non-"
 
"Harry...Harry, per favore, non mi va di parlare di Luke. Scusa." lo interruppe a metà frase sembrando quasi supplichevole. Harry rimase ancora con le labbra dischiuse per il discorso appena spezzato. Maddison alzò lo sguardo incontrando quello verde del ragazzo, si accorse che Harry era pronto a parlare di nuovo così aspettò che lo fece.
 
"Maddison, è successo qualcosa?" chiese portando una mano su quella di Maddison con fare preoccupato. Senza rendersene conto, Maddison ritrasse fin troppo velocemente la mano, posandola poi sulla sua gamba sotto il tavolo. Harry mormorò uno "scusa" e ritrasse subito la sua mano. Si passò una mano tra i capelli. Sembrava teso.
 
"No, assolutamente nulla. Piuttosto te, sembri...strano. Ti è successo qualcosa?"
 
"No, nulla. Solo che tutto questo è strano. Non sono abituato a scusarmi o cose del genere, e non so come si gestiscano queste situazioni. Non sono del tutto sicuro che tu abbia accettato le mie scuse." rispose insicuro tenendo lo sguardo basso. Harry le parve molto strano quel giorno. Okay, aveva deciso di scusarsi e questo lo aveva apprezzato, ma tutta quell'insicurezza da dov'era uscita fuori? Pensava di tutto su Harry, ma non che fosse un ragazzo dalle mille paranoie e insicurezze. Sembrava avesse sempre quella strana sicurezza che avrebbe invidiato chiunque, ma a quanto pare non sempre era così.
 
"Harry, non preoccuparti. Ho accettato le tue scuse, credimi. Anzi, mi credi se ti dico che non mi importa di quello che hai fatto, di come ti sei comportato e che la mia testa ha già rimosso quei momenti?" domandò cercando un suo contatto visivo. Quello che stava dicendo era vero. Non le importava più di tanto di quello che aveva fatto Harry, perché tanto l'unica persona che le girava in testa era una sola. E quella persona portava il nome di Luke Hemmings.
 
"Sul serio?"
 
"Ho altro a cui pensare ultimamente. Senza offesa eh." disse notando con sollievo che sul viso del ragazzo non c'era traccia di delusione o altro di simile.
 
"No no, figurati. Anzi, meglio così." rispose accennando un sorriso che Maddison ricambiò immediatamente. Ammise a se stessa che fosse carina la piccola fossetta che gli si formava sulla guancia sinistra quando sorrideva.
 
"Bene. Io ora devo andare, però se qualche volta vuoi uscire puoi contare sulla mia compagnia." continuò lui dopo essersi alzato dal tavolo. Maddison annuì come per fargli intendere che aveva capito e si limitò ad un sorriso sincero.
 
Dopo essersi salutati, lo vide incamminarsi verso l'uscita e solo in quel momento pensò di chiederlo proprio a lui. Proprio ad Harry. Lui era la sua ultima occasione. Era disperata. Così disperata che sentiva la disperazione appannarle la mente. Si alzò velocemente dal tavolo e lo raggiunse prima che varcasse la soglia della porta del locale.
 
"Harry, aspetta!" lo chiamò e lo vide voltarsi verso di lei con ancora un sorriso dolce sulle labbra.
 
"Maddison. Ti serve qualcosa?"
 
"No. Cioè, in realtà si. Domani ci sarà la festa di Karen, e...io, beh...io mi chiedevo...se..." tutto ad un tratto Maddison stava avendo un tremendo dibattito nella sua testa. 'Devo chiederglielo o no?' Dopo la reazione che ebbe Luke a quella domanda, aveva paura che forse anche lui avrebbe rifiutato. E non se la sentiva di sentirsi rifiutata un'altra volta. Una volta faceva già male, ma due erano troppe.
 
"Hey, tranquilla." disse cercando di calmarla. Le posò una mano sulla guancia cominciando ad accarezzargliela lentamente, mentre a quel tocco Maddison si sentì maggiormente a disagio. "Ora prendi un bel respiro e dimmi tutto." continuò con voce bassa. Lei fece come le era stato detto e prese coraggio.
 
"Beh, ecco, mi stavo chiedendo se...tu magari avevi voglia di portarmi alla festa."
 
"Come accompagnatore?" chiese come conferma.
 
"Si, come accompagnatore. Ma se non vuoi non è un problema, nel senso, non importa starò a casa, perché magari tu hai di meglio da fare o sei già stato invitato e quindi non-" Harry le impedì di continuare a blaterare portando la sua mano che un attimo prima era sulla guancia di Maddison sulla sua bocca. Ridacchiò vedendola così insicura, ma poi si decise a parlare.
 
"Certo. Mi farebbe piacere essere il tuo accompagnatore." disse allargando di più il suo sorriso. Tolse lentamente la mano dalla bocca di Maddison e sorrise anche lei sentendo uno strano calore sulle guance.
 
"Davvero?" chiese lei stupita.
 
"Si, ma..." iniziò a dire per poi avvicinarsi al suo orecchio. "...non penso che Luke ne sarà molto felice." sussurrò al suo orecchio e anche se Maddison non poté vederlo, avrebbe scommesso su qualsiasi cosa che in quel momento lui avesse dipinto sul suo viso uno di quei ghigni divertiti. Lei si allontanò da lui e lo guardò dritto negli occhi sicura della risposta che stava per dargli.
 
"Sai Harry, non mi importa minimamente. Può arrabbiarsi quanto vuole, non mi interessa."
 
Ed era proprio per quello che voleva andare alla festa con Harry. Voleva infastidire Luke. Voleva fargli capire che non aveva paura delle sue parole e degli ordini che le dava. Per lui, lei era il suo giocattolo possessivo, a cui non interessava nulla. E quando le aveva detto di non aver bisogno di lei, Maddison si era sentita una stupida. E questo lo odiava, ma più di tutto odiava lui. Odiava Luke. Odiava tutto di lui, a partire dai suoi modi misteriosi e cupi fino ad arrivare alle sue parole e al suo modo di farle del male. Odiava i suoi intensi occhi azzurri, odiava le sue labbra morbide, odiava i suoi capelli perfettamente spettinati e il suo modo grezzo di vestirsi sempre di nero. Lei odiava tutta l'essenza di quel ragazzo. Lui era il buio, l'oscurità, e se Maddison non avesse reagito ora, sarebbe stata risucchiata ed intrappolata nella bolla nera di Luke Hemmings per sempre.


Spazio autrice:
*si nasconde in un angolino* za za zaaa per favore io sono una persona orribile però ditemi che non mi avete abbandonata. Vi scongiuro. Mia madre non voleva pagare internet e in realta non lha ancora pagato però mio fratello (quel santissimo ragazzo) mi ha spiegato come fare per spostare internet dal telefono al tablet e...va beh non penso vi interessi quindi passiamo oltre. Ho voluto a tutti i costi postarlo oggi perche poi, domani io inizio la scuola ecc.. ahahhah andiamo avanti.
spero di avervi fatto un capitolo abbastanza lungo e non troppo palloso. Ah, e questo sarebbe un capitolo di passaggio perche poi nel prossimo ci sarà questa benedetta festa di questa benedettissima karen ahah, quindi restate sincronizzate (scusate non centra nulla ahahahah) e per favore fatemi capire che non mi avete abbandonata lasciandomi una anche piccolissima recensione. Perche non vorrei scrivere per nessuno, capitemi :( quindi spero di risentirvi in tante e scusatemi ancora.
ps. Non ho dato un nome al capitolo perche oggi non avevo fantasia scusatemi ahahah
ps2 (uuuh come la playstation ahahh scusate). Scusate se ci sono errori, ma ho riletto come capitava ahahah
ok, ciaoo.
Gio xx.
 
  
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