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Autore: DonatellaR    21/09/2014    2 recensioni
Squillo di un cellulare.
- Si può sapere dove cazzo sei?
Morgan, suo fratello, deve essersi svegliato da poco. E non l’ha trovata a letto.
- Sono per strada.
Uno sbuffo.
Sa che si sta tirando indietro i capelli con la mano destra. Reagisce sempre così quando qualcosa non gli va bene.
- Che significa per strada? Dove?
Amanda chiude gli occhi ferma sul ciglio del marciapiede. La luce dei pedoni davanti a lei si illumina di verde.
- Non serve tu venga a prendermi.
- Come sei vestita? – parlare con un sordo è uguale.
- Mor, non sono affari tuoi. Non vado in giro nuda.
Ha bisogno di un frappuccino di Starbucks. Certe conversazioni sono indigeribili ad una certa ora del mattino.
- Non ti preoccupare, fratellino. – chiude la chiamata senza attendere replica. Si passa due dita ai lati dell’attaccatura del naso.
Le sarà mai concessa una mente sgombra?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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3.
La Santera
 
 

 
Carla de la Rivera è il suo nome da nubile. Ha la madre cubana e il padre messicano. I suoi genitori sono cristiani nel senso più lato del termine. Praticano la Santeria, il culto afro-caraibico che nasconde elementi della religione Yoruba nei santi del Cristianesimo.
Carla è una donna religiosa solo nelle disgrazie. Ha paura degli spiriti dei morti, soprattutto quello del suo defunto marito. Era un aleyo, un outsider, tuttavia la villa è impregnata della sua presenza e il suo efferato assassinio esige un rito di purificazione. Per se stessa.
Paula, la santera, le borbotta davanti frasi in una lingua africana che sospetta neanche lei capisca. Acqua, erbe e latte di cocco sono spruzzate sulla sua testa.
Per il funerale non dovrà muovere un dito, saranno gli Studios a organizzare e pagare. Intende levare le tende dopo la lettura del testamento. Si è già messa in contatto con il suo amante, un regista di Hollywood che vive ad Orange County. Si trasferirà da lui non appena possibile.
E’ una donna pratica. Rimarrà a disposizione della polizia, fornendo l’aiuto necessario.
Paula sbianca, gli occhi si rovesciano.
La signora Fogarty la fissa. Pensa sia parte del rito.
La vecchia si appiglia alla sua camicia.
- Eshuuu – rantola.
Il dio dei crocicchi, colui che comunica con gli Dei.
Stringe i denti, la santera ha una presa d’acciaio. Se vuole aumentare la sua offerta, non è sulla buona strada. Come minimo le sta lasciando un livido. Non apprezza chi le fa perdere tempo, le aveva suggerito di essere rapida ed efficace nella cerimonia. La osserva passiva aspettando finisca la messa in scena.
Paula ha la bocca spalancata, la lingua inarcata sul palato, i bulbi bianchi.
Contrariata all’inverosimile, Carla continua il canto Aguanile interrotto a metà dalla sacerdotessa.
Eeeh kirie eleison, christe eleison
No me metas a mi mona que yo tambien
Me se de eso.[1]
- Fun ifanimora[2]! – apre la bocca infine la santera.
Deve essere yoruba. La donna scuote il capo. Non capisce. Strattona via la mano di Paula dal suo braccio e la scrolla violenta.
- Svegliati, Iyalorichas[3]!
Questa batte le palpebre ad intermittenza come ridestatasi da un incubo tumultuoso. Le somministra qualche schiaffetto gentile e controlla l’ora.
- Che mi è successo? – la fa sedere sul divano bianco della sala. Si dirige in cucina. Rubinetto che scorre. Un lungo bicchiere di vetro ricolmo d’acqua è posto di fronte alla provata Paula.
- Credo lei sia stata posseduta. – alla vecchia per poco non cade il bicchiere dallo stupore.
- Che ho detto?
- Ha esclamato Eshu e qualcosa in yoruba.
La santera si guarda intorno confusa. Fissa i nastri che ostruiscono il passaggio alla piscina. CRIME SCENE – DO NOT CROSS.
Beve.
- E’ avvenuto un omicidio qui?
Carla segue il suo sguardo imbambolato. Annuisce irritata. Deve ricordarsi di chiamare Jodie, la sua parrucchiera, per avvisarla che farà ritardo.
Paula annusa l’aria. Un lieve lezzo esotico.
- E’ stato tutto ripulito?
Cenno affermativo.
Si alza e passeggia per l’ampio salone come alla ricerca di qualcosa. Si abbassa, scandagliando gli interstizi tra i mobili. Nulla.
- Le posso essere d’aiuto?
- Com’è avvenuto il delitto?
Carla risponde di malavoglia.
- C’era un party. Mio marito è stato ritrovato in piscina morto.
- Avete usato il catering?
La signora Fogarty è perplessa.
- Sì…ma che c’entra, scusi?
Fa spallucce.
- Posso vedere la cucina? Devo verificare una cosa.
Carla si chiede se non sia il caso di declinare la stramba richiesta. La donna le è stata raccomandata da una cara amica, non dovrebbe essere pazza o una ladra.
Entra nella stanza come se fosse a casa sua. Tocca superfici, maneggia oggetti. Gira un ripiano di legno quadrato per tagliare le verdure.
Spalanca le palpebre.
Un’incisione impolverata di farina.
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- Papa Legba. – sussurra spiritata, scruta Carla dritto nelle pupille.
- Rifaremo la cerimonia di purificazione ma tu devi andartene da qui, bambina mia. – ripone il tagliere apposto – Non può venire nulla di positivo da questo.
- Cos’è?
- E’ un veve. – dice riluttante – E’ disegnato quando si desidera un intervento magico. Papa Legba è il tramite tra la divinità e il richiedente.
- Questa non è Santeria.
- No, questo è Vodun…Voodoo.
 
 
A Daniel sta salendo la voglia di buttare il telefono tra i cespugli del vialetto di una villa che sta passando con la macchina. Bart Crosby, il suo collega, scruta dinanzi a sé passivo. Non c’è molto feeling tra di loro ma è l’unico di cui sopporta la presenza.
- Che cazzo significa che la signora è ancora dentro?! L’intero blocco della casa è una fottuta scena del delitto, Grant! – gli tremano le mani, digrigna i denti per il nervoso, gli occhi spiritati di sangue. Dà il cellulare al suo collega.
- Parlaci tu, se no spezzo l’aggeggio.
- Sì? Va bene. Mh. Come vuole. – riattacca.
Il detective lo squadra infastidito. Ha dimenticato che la concisione di Bart è leggenda.
- Per oggi non possiamo andare, Dan.
Compie un’inversione di marcia repentina, Crosby afferra il manico per tenersi.
- Dove stiamo andando?
- A non perdere tempo!
Fanno il loro ingresso nel botanica più grande della zona che è riuscito a trovare su Google. Spera sia la prima e ultima volta che mette piede in quella giungla esoterica.
Il negozio è deserto all’ora di pranzo. Le luci al neon illuminano ceri, bambolette di gomma dei santi, candele della Santissima Muerte.
Bart si trastulla con flaconi d’olio impolverati.
Tapa Boca – Mouth Cap. Amansa Guapo – Taming The Bully. Chango Macho – Anointing Oil.
Soluzioni magiche per intervenire sulla volontà delle persone.
Boyle sbuffa. Merda liquida.
Il proprietario non si vede.
- C’è qualcuno? – butta una voce.
Rumori confusi nel ripostiglio.
Daniel allunga il collo tra gli scaffali.
Un ometto tarchiato sulla sessantina dai lineamenti ispanici esce dal retro e si fa strada dietro il bancone.
- Buongiorno, posso fare qualcosa per voi? – sorride rivelando un vistoso dente d’oro.
- Salve! – sfoderano i distintivi, l’uomo continua a sorridere imperturbato, probabile se ne fosse già accorto.
- Stiamo facendo una ricognizione dei botanica della zona di West Hollywood per controllare sia tutto a posto, sa. – Boyle lo guarda in tralice, un sopracciglio abbassato e l’altro alzato, l’espressione di suo nonno quando sospettava una bricconata. E’ meglio non nominare la parola “omicidio”, regala strani pruriti dietro alla nuca alla gente.
- Cercate qualcosa di specifico?
Gli piacciono i tipi che vanno dritti al sodo.
- Sali da bagno.
- Oh, ne abbiamo parecchi. – a quel punto non dovrebbe essere entusiasta, invece lo è.
Gli agenti lo seguono nella sezione appropriata. Indica un esercito di piccole confezioni cilindriche. Stesso criterio degli oli e ce n’è per ogni gusto: pepe del comando, rimozione maledizioni, attira soldi, rituale di sbarramento. Rimane un secondo di più su quest’ultimo. Che significa?
L’uomo cattura la sua occhiata.
- E’ per guarire da una maledizione prolungata nel tempo.
Daniel tira un intenso sospiro. Anni nella polizia e non ci si abitua mai all’assurdità del mondo. Di colpo fare l’omino del furgoncino dei gelati ti sembra un mestiere plausibile.
- Si fanno sciogliere i sali nell’acqua e la maledizione è…lavata? – obietta Crosby, il finto interessato dei due.
Il negoziante ride.
- Ci vuole un rito appropriato, altrimenti questi prodotti sarebbero venduti in un supermercato qualsiasi.
- Ah. – replica atono.
- Possiamo aprirli?
- Sì, certo. – il signore ne apre uno e lo tende a Boyle – Prego.
Il comportamento di un tizio apposto.
Fissa con rassegnazione i granuli bianchi.
Non sarà semplice smascherare una droga camuffata.
 
 
Morgan fuma sul balcone ammirando le luci della città all’orizzonte.
Una porta che si richiude, chiavi lanciate su un mobile.
Si gira di un quarto, i gomiti sulla ringhiera.
- Sei tornata.
Silenzio.
E’ stata una giornata sfiancante per lui, eppure ha ancora la forza di correrle dietro. E’ come se dentro di sé ci sia una minuscola rotella che scatta un meccanismo incontrovertibile.
Infrangersi di vetri.
- Porca puttana!
Morgan spegne veloce la sigaretta a metà e la getta tra le fronde blu di crepuscolo degli alberi sottostanti.
Corre in bagno.
Amanda si volta piangente dalla rabbia.
Un rivolo rosso le cola dal polso.
- Cristo, questa si suicida!
Tenta di acchiappare il vetro che la ragazza stringe nel pugno destro. Lei lo spintona via e barcolla all’indietro sulla tazza del water.
- Vattene! – urla isterica, il sangue sulla scritta Zombie – E’ un cazzo di tatuaggio, capisci? Chi mi ha tatuato?!
Morgan si passa le mani su viso e capelli, quasi stuccandoseli.
- Tu non sei normale. Si può sapere che cazzo hai fatto l’altra sera da restarne finora sotto gli effetti?!
- E’ questa scrittaaa! – allunga la vocale nevrotica e gli sbatte il polso vicino al naso.
- Vado a prendere il disinfettante. – commenta impassibile.
Aveva deciso di non immischiarsi nelle sue stronzate, però ha l’acida sensazione che non gli sarà permesso.
 
[1] Eeeh non tentare di maledirmi, non tentare la magia nera su di me perché anch’io conosco queste cose.
[2] Incanto nero.
[3] Madre delle donne.
   
 
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