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Autore: ladyRahl    22/09/2014    1 recensioni
Un nuovo caso coinvolge Sherlock e Joan, che si trovano a dover fare i conti con una delle organizzazioni criminali più pericolose al mondo. Le cose sembrano mettersi male, quando un ragazzo attira l'attenzione di Holmes. Cosa si nasconde dietro le sue apparenti intenzioni? Quale strano passato lo tormenta? Per quale motivo Sherlock si sente così legato a lui? Storia che metterà alla luce tratti nascosti del famoso detective, il quale dovrà fronteggiare uno dei suoi più grandi timori, a cui cerca invano di sfuggire: il suo lato più umano.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ti rendi conto che stiamo cercando un ago in un pagliaio, vero?” chiese Joan sbadigliando.
Sherlock sembrò non sentirla nemmeno: erano le due di notte ed entrambi erano sommersi da una montagna di fascicoli e ritagli di giornale ormai da mezzogiorno, dopo aver passato la mattinata ad analizzare la scena del delitto.
“Continua a cercare” rispose freddamente l’uomo, senza levare gli occhi dallo schermo del suo portatile.
“Sherlock, il problema è che non sappiamo che cosa cercare! Abbiamo riletto i casi riguardanti la famiglia Volkov dell’ultimo anno e non abbiamo trovato nulla di rilevante, soltanto crimini ordinari: furti, spaccio, vendita di armi, ma niente a che vedere con dispute o scontri con altri clan!”
“Ragiona, Watson! Non abbiamo a che fare con una guerra tra due fronti ben distinti, ma con un traditore! I traditori rimangono nell’ombra perché sanno benissimo che corrono il rischio di finire come il nostro sfortunato cadavere. Dobbiamo cercare qualcosa di diverso, qualcosa di insolito…tipo questo!” e girò lo schermo verso la donna.
 “Di cosa si tratta?”
Sherlock cominciò a camminare nervosamente su e giù per la stanza.
“L’articolo dice che circa sei mesi fa la polizia ha sequestrato un carico di droga pari a diverse migliaia di dollari, nascosta all’interno di alcuni container provenienti dalla Russia. Sembra che siano riusciti a mimetizzarla all’interno di scatoloni di una famosa e insospettabile marca di vodka, che avrebbe passato i controlli facilmente. Il bello è che la polizia non solo sapeva quando e dove sarebbe arrivata, ma anche il luogo dove sarebbe stata caricata e smistata”
“Ma come hanno fatto ad avere tutte queste informazioni?” chiese perplessa Joan.
“Insolito vero? Qui viene il bello!” disse Holmes sorridendo. “Sembra che il colpo sia stato sventato grazie ad una soffiata anonima!”
“Un traditore!” esclamò la donna.
“Esattamente Watson! Quella sera furono arrestate moltissime persone e tutte sono riconducibili ad una precisa famiglia russa che ha sempre operato nell’ombra qui a New York, ma che in realtà si è rivelata una delle più influenti” disse Sherlock, e mostrò a Joan l’immagine di un tatuaggio composto da pugnale alato scovata su internet. “La famiglia Zaytsev. Quella sera fu un duro colpo per l’andamento dei loro affari e anche per il numero dei loro uomini”
La donna prese la fotografia dell’avambraccio della vittima e la confrontò con quella mostratale dall’uomo: i tratti corrispondevano alla perfezione.
“Beh, non sappiamo chi sia, ma almeno sappiamo chi lo voleva morto” sospirò Watson. “Come procediamo?”
“Come ho detto, quella sera i membri del clan furono tutti arrestati e trasferiti al carcere di Saint Marcus. Domattina andremo lì e proveremo a convincere qualcuno di loro a collaborare”
 
La mattina dopo si alzarono di buon’ora e raggiunsero la prigione di Saint Marcus, a pochi chilometri da New York.
“Sono molto ottimista, Watson! Questa notte ho fatto un paio di ricerche e ho scoperto che la maggior parte degli uomini chiave degli Zaytsev sono ancora rinchiusi qui. Abbiamo buone probabilità di strappare loro qualche informazione”
L’ottimismo di Holmes svanì molto velocemente, quando con il passare delle ore nessuno degli interessati sembrava voler rivelare nulla.
“Pensi che stiano mentendo tutti quanti?” chiese Joan, mentre l’ennesimo uomo usciva dalla stanza lasciandoli a bocca asciutta.
“Queste persone hanno un senso di attaccamento alla famiglia notevole, non è facile trovare chi è disposto a tradirla per collaborare, in ogni caso tutti non credo. Molti sono semplici burattini che agivano a comando pur rimanendo all’oscuro di tutto. Fatelo entrare!” gridò Sherlock alla guardia.
In quel momento entrò Boris Baranov, un ometto basso dall’espressione stanca. Si sedette e rimase in silenzio a fissare i due detective. Holmes gli mostrò la foto del cadavere.
“Conosce quest’uomo?”
Baranov scoppiò a ridere e ci vollero due minuti prima che smettesse.
“Beh, almeno ha una reazione diversa rispetto al silenzio tombale di tutti gli altri” sussurrò Joan.
“Che cosa volete da me?” chiese l’uomo, con un ghigno beffardo stampato in viso.
“Un nome, signor Baranov. Vogliamo sapere chi è quest’uomo. Abbiamo modo di credere che fosse in rapporti difficili con la vostra organizzazione”
“Vuole sapere chi è? Bene, glielo dirò. È un lurido bastardo, ecco cos’è!!”
“Già, come pensavo. È un traditore vero? Sappiamo che è stato lui a fare la soffiata sei mesi fa” provò a incalzarlo Holmes.
“Mi ascolti bene: se pensa che io abbia avuto a che fare con questo si sbaglia di grosso. Certo, se avessi potuto il buco in testa glielo avrei fatto io personalmente, sia a lui che quell’altro verme, ma come vede sono un po’ impegnato al momento”
“L’altro verme? Quindi c’è un secondo traditore. Come andarono esattamente le cose quella sera?”
“Senta, io eseguivo gli ordini e basta. Ho imparato a non chiedere mai spiegazioni. So solo che la mia divisione doveva trovarsi con un acquirente abituale, un certo Adam Lee Jones, ma al suo posto ci siamo ritrovati un esercito di sbirri armati fino ai denti” ringhiò Baranov.
“Ci dica il nome del traditore!”
“Io non vi dirò altro, vi ho già rivelato fin troppo. Se proprio volete spiegazioni andate da Jones, sempre che sia ancora vivo!” e scoppiò in un’altra fragorosa risata, mentre veniva riaccompagnato in cella.
Sherlock si alzò dalla sedia trionfante.
“Bene Watson! Abbiamo una pista finalmente! Non perdiamo tempo e andiamo da questo cossidetto verme di nome Jones!”
 
I due salirono in macchina e si allontanarono dalla prigione.
“Detective Bell! Sono Holmes!” disse Sherlock parlando al telefono. “Avrei bisogno di un favore. Dovresti cercarmi l’indirizzo di un certo Adam Lee Jones. Sì, hai ragione, non devi fare domande. Vedo che cominci a capire i miei metodi! Attendo notizie!”
Dopo una decina di minuti arrivò il messaggio di Bell con l’indirizzo dell’uomo. Si trattava di un ricco industriale, residente in uno dei quartieri più prestigiosi di New York.
“Dall’inferno al paradiso!” notò Sherlock.
In effetti, abbandonata la sudicia prigione di periferia, si ritrovarono di fronte ad una maestosa villa finemente decorata, circondata da un rigoglioso giardino dotato di una lussuosa piscina.
“Quella pozza d’acqua è grande come il mio vecchio appartamento” commentò Joan. “Sarà difficile convincerlo a parlare”
“Oh, non credo proprio” sogghignò Holmes.
“Sai che quando fai così mi fai paura?”
Le guardie li lasciarono entrare e all’interno furono accolti da un omone grasso sulla cinquantina, che si presentò come il padrone di casa.
“Buongiorno! Mi hanno detto che siete della polizia. Accomodatevi! Che posso fare per voi?”
“Non siamo poliziotti, ma tendiamo a collaborare spesso con loro. Mi dica, signor Jones, ha mai visto l’uomo nella foto?”
Jones trasalì e cominciò a balbettare.
“N-n-non conosco quell’uomo, non l’ho mai visto prima!”
“Avanti Jones, lei è un pessimo bugiardo! Il suo corpo rivela ciò che lei inutilmente tenta di nasconderci! Sappiamo che era in affari con la famiglia Zaytsev e che una notte di sei mesi fa lei ha organizzato la soffiata con quest’uomo” disse Holmes.
“Non so di cosa stia parlando!” tentò di giustificarsi Jones, che aveva iniziato a sudare come una fontana.
“Facciamo così, signor Jones. Se lei adesso ci racconta tutto, noi chiuderemo un occhio e non diremo nulla alla polizia dei suoi loschi affari. Certo, loro sanno che siamo venuti a parlare con lei, e se lei non collabora…”
“Va bene, va bene! Vi dirò tutto! Ma per favore, non una parola alla polizia o sono finito. La mia azienda sarebbe finita!” piagnucolò l’uomo.
Sherlock e Watson si scambiarono un cenno d’intesa.
“La ascoltiamo, signor Jones” disse Joan.
“Sì, è vero. Ero in affari con gli Zaytsev, ma non c’entro niente con il tradimento. Ero solito comprare la roba non appena arrivava in porto. Droga, per l’esattezza, la migliore in circolazione qui in città. Quella sera dovevamo trovarci al solito posto, ma al pomeriggio ricevetti una chiamata anonima. Era un uomo che mi disse che, se tenevo alla mia libertà, non sarei dovuto andare all’incontro. Io mi sono spaventato e gli ho creduto. Può immaginare il mio stupore quando la mattina seguente ho appreso la notizia degli arresti alla televisione”
Jones si alzò dal divano, si accese una sigaretta e continuò.
“Due giorni dopo ho ricevuto la visita di quell’uomo nella foto. Si è presentato come Igor Savin, era stato lui a chiamarmi e a salvarmi dall’arresto. Disse di lavorare per un’altra famiglia, i Volkov, e mi offrì di iniziare a fare affari con loro dato che ormai gli Zaytsev avevano gli occhi della polizia addosso”
“Hai mai più ricevuto notizie dagli Zaytsev?” domandò Sherlock.
“Sì, ecco…circa due settimane fa sono venuti qui due dei loro uomini. Mi hanno chiesto se avevo avuto contatti con Savin e io ho raccontato tutto. Sa, hanno uno certa abilità nell’ottenere ciò che vogliono.  Hanno aggiunto che questa pagliacciata dei Volkov finirà presto e potrò tornare a fare affari con loro”
“Saprebbe descriverci i due uomini?” chiese Joan.
“A parte l’enorme massa di muscoli di entrambi non so dirvi molto. Ero più preoccupato per la mia incolumità, ma ho notato che uno dei due aveva una vistosa cicatrice all’occhio destro”
“Bene, grazie Jones!” disse Sherlock, stringendogli la mano. “E’ stato molto utile. Ha la mia parola che non diremo nulla alla polizia” e si avviò con Joan all’uscita, per dirigersi poi verso la centrale di polizia.
 
“Ora la faccenda sembra quadrare alla perfezione” affermò il capitano Gregson, assorto nei suoi pensieri, dopo che i due collaboratori lo avevano informato degli sviluppi dell’indagine.
“Quindi la vittima, Igor Savin, avrebbe tradito la famiglia Zaytsev per unirsi ai Volkov? Ed è stato ucciso per questo?” chiese Bell.
“Esattamente! Di fatto con quella soffiata ha distrutto il mercato dei traffici illeciti a New York degli Zaytsev, trasformandoli in osservati speciali della polizia” concluse Watson.
“Comunque anche noi abbiamo trovato qualcosa” aggiunse Bell. “I Volkov prima di oggi sono stati coinvolti in crimini, per così dire, di piccolo taglio. Il loro campo d’azione è sempre stato New York e il loro boss è ora ai domiciliari. Si chiama Evgeniy Volkov, risiede in città”
“Scommetto però che gli affari ultimamente hanno subito magicamente un’impennata” aggiunse Sherlock. “Il loro obiettivo era distruggere gli Zaytsev proprio per ereditare tutti i loro clienti e Savin è stato il loro cavallo vincente. Ora possono agire indisturbati: la concorrenza non regge di fronte a loro, stanno controllando la maggior parte del commercio di droga qui in città”
“Bene, facciamo visita a questo Volkov e vediamo cos’ha da dirci” disse Gregson.
“Se non ti dispiace, capitano, sarebbe meglio che solo io e Watson andassimo a parlare con lui. I poliziotti tendono ad innervosire la gente come lui e finiremmo col renderlo muto come un pesce” notò Sherlock.
“Sì, forse hai ragione” sospirò Gregson. “Ma state attenti!”  
  
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