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Autore: John Spangler    22/09/2014    5 recensioni
Subito dopo aver trovato Nami e Nojiko, Bellemere prese una barca e, affrontando il mare in tempesta, riuscì ad arrivare alla sua isola natìa. Cosa sarebbe successo, però, se la tempesta l'avesse spinta fuori rotta, facendola arrivare fino ad una nave della Marina comandata da un certo Vice-Ammiraglio noto per i suoi pugni?
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Pieces'
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Capitolo 13: Effetto farfalla-Parte 3

 

Helmeppo si asciugò il sudore dalla fronte col dorso della mano. Prese lo spazzolone, lo bagnò nel secchio e ricominciò a lavare il ponte della nave di Bagy il Clown.

 

Bastardo di uno schiavista col naso rosso, pensò il biondo. Spero che la Marina lo catturi...anzi, no! Spero che finisca in mare e che se lo mangi qualche mostro. Ma come ho fatto a ritrovarmi in questa situazione?

 

Già. Più ci pensava, più quello che gli era successo gli sembrava surreale.

 

Grazie a suo padre, il Capitano Morgan Mano d'Ascia, riusciva sempre a fare quello che voleva. Nessuno osava contrariarlo. L'intera città di Shelltown li temeva.

 

Poi, un giorno, il Vice-Ammiraglio Garp si era trovato a passare da quelle parti. Qualcuno aveva avuto il coraggio di riferirgli tutte le malefatte di Mano d'Ascia, e prima che l'Eroe della Marina avesse il tempo di far scattare le manette, Morgan e Helmeppo erano scappati. Avevano viaggiato insieme per un pò, ma poi Morgan lo aveva abbandonato perchè non faceva altro che rallentarlo. Aveva vagabondato per il Mare Orientale per un periodo, finchè la ciurma di Bagy non lo aveva catturato e ridotto in schiavitù. Da allora, aveva conosciuto la fatica e l'umiliazione. A peggiorare le cose, qualche giorno prima aveva saputo che suo padre era stato ucciso su un'isola del Mare Meridionale dalla cacciatrice di pirati Kuina, nota anche come la Diavolessa del Mare Orientale. Non aveva pianto: quello che gli era successo aveva cancellato qualunque residuo di affetto provasse per suo padre. L'unica cosa per cui si dispiaceva era la sua attuale condizione.

 

Non è giusto, si disse, asciugandosi una lacrima. Perchè proprio a me?

 

Si fermò un attimo per riprendere fiato, e subito dopo sentì una voce alle sue spalle.

 

- Batti la fiacca, biondino?-

 

Si girò e vide uno degli uomini di Bagy, di cui al momento non ricordava il nome, con in mano un secchio.

 

Si mise sull'attenti.- Ehm...no, signore. Mi stavo solo riposando un attimo. Riprenderò subito a lavorare.-

 

Il pirata sorrise.- Ci penserai dopo.- Gli diede il secchio, che era pieno di ossa e altre cose non meglio identificate.- Tieni, porta questo a Richi. E' l'ora del suo pranzo.-

 

Il biondo sbiancò. Aveva una paura tremenda del leone, e cercava di stargli lontano il più possibile.- M-m-ma come...non...può farlo M-m-moji?-

 

- Moji è occupato, e anche il resto dell'equipaggio. Quindi tocca a te!- Gli si avvicinò e lo guardò dritto negli occhi.- Oppure vuoi andare a far compagnia ai pesci?-

 

- N-n-no, signore! V-v-vado subito.-

 

- Bravo.- Il pirata si allontanò.

 

Helmeppo fece un respiro profondo. Devo andare per forza, si disse. E poi, in fondo non è troppo difficile. Devo solo lasciargli il secchio e se la vedrà lui. Mi allontanerò prima che possa accorgersi della mia presenza.

 

Con passo determinato, si diresse verso la stanza di Richi. Aprì la porta e diede un'occhiata all'interno: perfetto, dorme!, si disse. Entrò camminando in punta di piedi e fece per posare il secchio a terra. In quel momento, la porta si chiuse, producendo un rumore che svegliò Richi.

 

Il biondo sgranò gli occhi. Merda, pensò. Devo uscire di qui prima che...

 

Il leone sbadigliò, poi posò gli occhi su Helmeppo e si alzò da terra, cominciando a ringhiare.

 

- B-b-uono, micetto...buono, non vorrai mica mangiarmi? Io ho un pessimo sapore. P-p-perchè non prendi queste ossa, invece?- Gli porse il secchio, ma il leone lo gettò a terra con una zampata.

 

Ormai in preda al panico, Helmeppo si girò e iniziò a battere i pugni sulla porta.- APRITE! APRITE!- Purtroppo per lui, in quel momento Richi gli saltò addossò e gli piantò gli artigli nella schiena. Il ragazzo urlò a squarciagola, ancora aggrappato alla porta, per poi scivolare a terra. Fece appena in tempo a produrre una lacrima che il leone gli staccò la testa con un poderoso morso, sgranocchiandola sonoramente. Procedette poi a divorare il resto del corpo, lasciando solo un paio di ossa e dei brandelli degli abiti del ragazzo. Si leccò la zampa e tornò a dormire. Subito dopo, la porta si aprì, e un Moji soddisfatto come non mai iniziò a ridere, le mani sui fianchi e la schiena rivolta ai suoi compagni.

 

- AHAHAHAHAHAH! Ve lo avevo detto che il mio Richi sarebbe stato capace di papparsi quell'idiota! E adesso fuori i soldi. Le scommesse si pagano!-

 

***

 

L'Ammiraglio Aokiji si guardò attorno con circospezione. Accertatosi che il vicolo fosse deserto, uscì e chiuse la porta alle sue spalle. Si aggiustò la camicia e si incamminò verso i suoi alloggi.

 

Meno male che anche stasera non c'è nessuno in giro, pensò. Sai che figura avrei fatto se qualcuno mi avesse visto uscire da quel bordello? Come minimo, avrei dovuto dimettermi. La Marina non tollererebbe che si sappia in giro che uno dei suoi ammiragli va a puttane. Non che sia l'unico ufficiale a farlo, però...

 

All'improvviso sentì un rumore alle sue spalle. Non fece neanche in tempo a voltarsi che un braccio lo strinse in una morsa d'acciaio, bloccandolo completamente. Subito dopo, un coltello gli si avvicinò alla gola e sentì qualcuno alitargli sul collo.

 

- Non provare a muoverti, umano!-

 

Il marine alzò un sopracciglio.- E tu chi saresti?-

 

- Stà zitto! Il mio nome non ha importanza. Conta solo perchè sono qui: ucciderti!-

 

- Vorresti uccidermi? Posso sapere perchè, e soprattutto come?-

 

- Ti ho detto di stare zitto! Riguardo al perchè, è presto detto: alcuni anni fa, tu hai posto fine alle ambizioni del grande Arlong. Credevi di aver ucciso l'intera ciurma, ma ti sbagliavi: io sono riuscito a sopravvivere. Ci ho messo un pò di tempo a riorganizzarmi e a rintracciarti, ma finalmente ci sono riuscito. Ora pagherai per quello che hai fatto!-

 

- Ah, sei un uomo-pesce. Mi sembrava di aver sentito un odore di mare.-

 

- Zitto! Ormai non hai più scampo. Con questo coltello di agalmatolite porrò fine alla tua vita! Il grande Arlong sarà vendicato!-

 

L'uomo-pesce fece per muovere il coltello, ma all'improvviso...

 

- COLLIER STRIKE!-

 

...fu colpito al collo da qualcosa di così potente che gli fece mollare la presa su Aokiji e lo spedì a terra, imprecando per il dolore. Prima che potesse alzarsi per contrattaccare, una lama gli entrò nella schiena e gli perforò diversi organi, uccidendolo.

 

Aokiji guardò il suo soccorritore, leggermente irritato.- Avevo la situazione sotto controllo. Non c'era bisogno che intervenissi. Stavo per trasformarlo in un blocco di ghiaccio.-

 

Sanji guardò l'Ammiraglio e sospirò.- Non potevo saperlo, signore. L'ho vista in pericolo e ho agito d'istinto.-

 

L'Ammiraglio scrollò le spalle.- Fa niente. Piuttosto, perchè sei in giro a quest'ora?-

 

- Credo per il suo stesso motivo, signore.-

 

Aokiji rimase impassibile.- Non una parola con chicchessia, o sei morto.-

 

- Non si preoccupi.- Il Ciclope guardò il cadavere dell'uomo-pesce.- Piuttosto, cosa ne facciamo di quello?-

 

- Ci penso io.-

 

- Va bene, allora. Buona notte, signore.-

 

- Buona notte, Sanji.- Aokiji aspettò che il suo protetto si fosse allontanato, poi usò i suoi poteri per trasformare l'uomo-pesce in una statua di ghiaccio, che con un sol colpo frantumò in migliaia di pezzi. Si scioglieranno in poco tempo, si disse, andando via.

 

***

 

Il dottor Hogback corse a perdifiato verso la porta del laboratorio di Caesar Clown. Dietro di lui, dei ruggiti e rumori di tante zampe in movimento annunciavano la presenza di qualcosa di terribile.

 

Arrivato alla porta metallica, Hogback iniziò a battere i pugni con tutta la sua forza (non molta, a dire la verità).- CAESAR! NON FARE SCHERZI, APRI QUESTA PORTA!- Nessuna risposta. Riprese ad urlare.- CAESAR! MUOVITI, SONO QUASI...- Fu interrotto da un ruggito sinistro alle sue spalle, e stavolta era molto più vicino. Paralizzato dal terrore, maledì mentalmente Caesar Clown, mentre le creature che fino a poco fa lo stavano inseguendo gli saltarono addosso. Gli strapparono la carne con zanne affilate come rasoi, mentre le sue urla risuonavano nel corridoio. In appena un minuto, lo ridussero a un ammasso irriconoscibile di carne insanguinata.

 

Appena ebbero finito, da un altoparlante lì vicino venne fuori una voce maligna.- Basta così, Orsetti del Cuore. Potete rientrare nelle vostre gabbie.-

 

Le creature si allontanarono dal cadavere di Hogback.

 

Nella stanza oltre la porta metallica, Caesar Clown sorrise. Ottimo, pensò. Non mi dispiace neanche un pò per te, caro Hogback. E poi, a volte bisogna fare dei sacrifici in nome della scienza!

 

Ripensò al momento in cui aveva incontrato il defunto Hogback: era stato un bel pò di tempo prima, a Dressrosa. Il suo capo, il Joker (noto ai più come Donquijote Doflamingo, o anche come Demone Celeste), lo aveva trovato mentre vagabondava nel Grande Blu assieme alla sua assistente, una biondina di nome Victoria (Com'era il cognome?, si chiese. Vabbè, non ha importanza). Stando a quanto aveva detto, prima lavorava per un altro membro della Flotta dei Sette, Moria, che era stato ucciso da Shanks il Rosso. Era riuscito a scappare per miracolo. Avendone sentito parlare come di un medico molto competente, il Joker gli aveva offerto un posto nella sua organizzazione, e lo aveva messo a lavorare con Caesar. Li aveva spediti entrambi a Punk Hazard, nel laboratorio sopravvissuto al...piccolo incidente di qualche tempo prima. C'era ancora un pò di gas, ma grazie a qualche piccolo accorgimento non avevano avuto problemi. E grazie alle conoscenze di Hogback, erano riusciti a salvare i pochi detenuti sopravvissuti ai vecchi esperimenti e a donargli una "nuova vita" (se così si poteva definire).

 

Poi, qualche mese dopo il loro arrivo su Punk Hazard, Trafalgar Law attaccò il Joker. Naturalmente, quest'ultimo riuscì a sconfiggerli senza problemi. Purtroppo, Law riuscì a scappare, ma da quello scontro venne fuori qualcosa di buono. Di buono per Caesar. Infatti, il Joker gli aveva portato i resti di uno degli uomini di Law, un orso bianco che camminava e parlava come un uomo. Per qualche strano motivo, aveva colto l'interesse di Doflamingo, che aveva ordinato a Caesar e Hogback di lavorarci sù e ricavarne qualcosa di utile.

 

E cosa ne era venuto fuori! Grazie a delle tecniche che avrebbero fatto crepare d'invidia Vegapunk, avevano ottenuto delle creature feroci e fortissime, che rispondevano solo agli ordini del loro padrone. Per il momento ne esistevano solo quattro esemplari, ma grazie al defunto Hogback c'erano i mezzi per crearne molte di più. Appresa la notizia, Doflamingo aveva ordinato a Caesar di togliere di mezzo Hogback e Victoria. E lui lo aveva fatto con piacere: non sopportava più la risata di quell'uomo, e la sua assistente gli dava i brividi. E poi, ormai poteva continuare da solo gli esperimenti.

 

Gettò la testa all'indietro e rise a squarciagola.- SHLOLOLOLOLOLO! Il Joker sarà contentissimo! Oh, se lo sarà!-

 

***

 

Il Vice-Ammiraglio Jonathan stava lottando con tutte le sue forze contro il suo avversario. La lotta andava avanti da alcuni minuti, senza che uno dei due riuscisse ad avere la meglio. Tuttavia, alla fine il marine riuscì a prevalere, e con uno strattone tirò sù il suo avversario.

 

- HA! Finalmente ti ho preso!-

 

Guardò con orgoglio il pesce che era riuscito a catturare. Era di un colore grigiastro, ed era lungo una cinquantina di centimetri. Dirò a Jessica di farlo al forno, pensò.

 

Mise il pesce nella sua borsa e volse lo sguardo verso la sua base. Sospirò e abbassò lo sguardo. L'ultimo pesce che pescherò qui, si disse.

 

Pochi giorni prima, le sue paure si erano avverate: la base di Navarone sarebbe stata chiusa. Purtroppo, non aveva potuto fare nulla per impedirlo: l'ordine era arrivato direttamente dal Quartier Generale. E poi, la base era obsoleta, e da quelle parti non succedeva mai nulla. Non per niente, gli uomini di stanza lì venivano chiamati "i fannulloni della Marina". Ancora non sapeva dove lo avrebbero mandato, ma sperava che fosse un bel posto.

 

Sentì dei passi alle sue spalle e si girò, vedendo sua moglie Jessica che gli veniva incontro sorridendo.- Com'è andata la pesca?-

 

- Benissimo, ho preso un esemplare davvero magnifico. Lo si potrebbe fare al forno.-

 

- Va bene.- La donna si avvicinò al marito e gli accarezzò una guancia.- Allora come ti senti?-

 

Jonathan sospirò.- Come vuoi che mi senta?- Abbassò lo sguardo.- Mi ci ero affezionato, a questa base. Purtroppo, gli ordini sono ordini.-

 

- Non ti preoccupare, caro. Vedrai che tutto si risolverà per il meglio.- Jessica baciò suo marito sulle labbra e lo abbracciò.- E comunque, non tutto va per il verso sbagliato.-

 

- Che vuoi dire?-

 

La bionda prese una mano del marine e se la portò al ventre.- Presto saremo in tre.-

 

Jonathan sgranò gli occhi.- Ma...che...sei sicura?-

 

- Assolutamente.-

 

Il Vice-Ammiraglio abbracciò sua moglie, incredulo.- Non ci posso credere...dopo tutto questo tempo...- Iniziò a piangere dalla gioia e strinse ancora di più Jessica. Anche se la chiusura di Navarone lo aveva intristito, quella notizia gli aveva scaldato il cuore. Non mi sono mai sentito così felice, pensò, accarezzando la chioma bionda di Jessica.

 

 

NOTA DELL’AUTORE: Probabilmente quest’ultima scena stona un po’ con il resto del capitolo, ma volevo che qualcuno avesse un lieto fine. Che cavolo, non posso ammazzare tutti! (A proposito del capitolo con Caesar Clown: probabilmente il nome Orsetti del Cuore vi sembrerà un po’ idiota. E in effetti lo è. Ma considerate una cosa: In inglese, cuore si dice heart. E Bepo, da cui gli Orsetti sono stati ricavati, faceva parte dei Pirati Heart. Capito?)

 

Un ringraziamento speciale a quei lettori che mi hanno fornito le idee base per questo capitolo. Sappiate che vi amo tutti, e che non smetterò mai di ringraziarvi per avermi supportato fin qui.

 

Tra l’altro, ho una notizia che credo gradirete: ho deciso di anticipare la pubblicazione degli altri due oneshot che avevo programmato. Giovedì arriverà “Sangue, sudore e lacrime”, mentre domenica sarà la volta di “Three Pieces”.

 

Detto questo, vi do appuntamento tra due settimane con l’ultimo capitolo di questa storia (esatto, l’ultimo. Purtroppo prima o poi tutto finisce, e c’è solo un’eccezione a questa regola. La fantasia di Oda? No, il mutuo!). Intanto, beccatevi questa cosuccia che ho dimenticato di inserire nello scorso capitolo.

 

 

 

Omake 1: Kill the Pig!

(Per chi non sapesse cos’è un omake, ecco una breve spiegazione: è una parola giapponese con cui si indicano i contenuti extra, e nell’ambito delle fanfiction indica delle scenette divertenti che non fanno parte della trama)

 

Finalmente, dopo quella che parve un'eternità, la porta si aprì, svelando qualcosa che i nostri eroi non si sarebbero mai aspettati. Qualcosa che li riempì di un terrore che non avevano mai provato prima. Nello stesso momento, nell'aria risuonò una musica inquietante proveniente da chissà dove e si diffuse un gelo innaturale.

 

- E quello che cos'è?- chiese Nami.

 

- Ma...ma è orribile!- disse Ace, diventando pallido come un lenzuolo.

 

- CAVATEMI GLI OCCHI, NON VOGLIO VEDERE!- gridò Sabo, coprendosi il volto con le braccia.

 

- Ho paura...- mormorò Sanji, nascondendosi dietro Nojiko.

 

- Robin...- disse la rossa, poggiando una mano sulla spalla dell'archeologa.

 

- In alcuni Poignee Griffe, Pluton è indicata con un altro nome.- disse la mora.- E questo nome è...-

 

- Ciao, sono Peppa Pig!-

 

I pirati e i marines guardarono l'immondo suino che gli si era parato davanti. Indossava un corto vestitino rosso, la sua pelle era di un rosa particolarmente acceso e aveva un'aria insopportabilmente allegra.

 

- Che cosa dobbiamo fare?- chiese Kuina.

 

- Ucciderla, prima che sia troppo tardi!- disse Robin, gli occhi sbarrati per il terrore.

 

- Bene.- La spadaccina guardò il maiale, sguainò Wado Ichimonji e spiccò un salto in avanti.- MUORI, LURIDA SCROFA!- La lama della spada tagliò le gambe di Peppa Pig all'altezza delle ginocchia, facendola cadere a terra in una pozza di sangue.

 

- Ma...perchè fate così? Io sono Peppa Pig. Io voglio giocare...-

 

- GIOCA CON QUESTO!- gridò Sabo, afferrando il suino per le orecchie. Con una mossa fulminea, strappò in due l'orribile vestitino rosso, prese il suo bastone e lo infilò nel retrobottega di Peppa Pig. Quest'ultima urlò come un'ossessa, per poi zittirsi appena la punta del bastone le uscì dalla bocca, uccidendola.

 

- Ottimo lavoro, Sabo!- disse Robin, sorridendo.

 

- E adesso cosa ne facciamo?- chiese Nojiko.

 

Rufy guardò pensieroso il suino morto, poi gli venne un'illuminazione. Le labbra gli si allargarono in un sorriso sinistro.- Chi ha voglia di un bel maiale arrosto?-

 

Tutti gli altri gridarono con entusiasmo la loro approvazione. Rufy sparò una fiammata a media potenza che arrostì Peppa Pig, diffondendo nella stanza un piacevole profumino di carne di maiale arrostita. I pirati e i marines si gettarono a capofitto sul loro pasto, divorandolo in men che non si dica. Rimasero solo le ossa, che però finirono nello stomaco di Rufy. Quest'ultimo emise la sua approvazione per il cibo ingerito con una versione della Nona Sinfonia di Beethoven fatta coi rutti. Subito dopo, per festeggiare la riuscita della missione, i nostri eroi decisero di darsi alla pazza gioia: Robin esplorò a fondo il corpo di Nami, Kuina si allenò con la "spada" di Sabo, e Nojiko (naturalmente in forma ibrida) violentò Sanji per ore e ore. Ace e Rufy, non avendo nessuno con cui accoppiarsi, si dovettero accontentare della compagnia di Federica la Mano Amica. Vennero tutti nello stesso momento, e i loro gemiti si udirono fino a Baltigo. Dopodichè, uscirono dal sotterraneo, decisi a lasciarsi alle spalle l'orrore di cui erano stati testimoni.

 

E vissero tutti felici e contenti (tranne i fan di Peppa Pig).

  
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