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Autore: TheMask    22/09/2014    1 recensioni
Questa fan fiction è una What if sui personaggi principali del Death Note.
Mi sono chiesta: se anche loro andassero al liceo, come passerebbero le loro giornate?
E' un po' OOC, me ne rendo conto e chiedo venia, ma spero possiate gradirla ugualmente! :)
Fatemi sapere che ne pensate se vi va!
estratto --->
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“COSA INTENDI DIRE?”
“Quello che ho appena detto.”
“NON CI SPEREREI SE FOSSI IN TE! E ORA ESCI DI QUI!”
“E perché dovrei?”
“PERCHè SE NO VENGO LI E TI STRAPPO I BULBI OCULARI!”
“Mi sembra un’ottima risposta” rispose infine il ragazzo, lievemente preoccupato per i suoi bulbi oculari.
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Fissavo uno scantinato illuminato quasi a giorno dalle finestre in alto, che davano probabilmente sulla strada sopra di noi, pieno zeppo di… quadri.
Appesi e appoggiati alle pareti, impilati l’uno sull’altro. Un cavalletto illuminato, sotto una delle finestrelle, ospitava una tela ancora incompleta.
Ma non era solo questo a farmi sentire come se qualcuno mi avesse calciato fuori dal mondo per proiettarmi in un sogno strano e surreale.
Tutti i dipinti raffiguravano, ora chiaramente, ora in modo quasi astratto, due volti femminili, che si alternavano nella stanza dando e restituendo molteplici sguardi.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Beyond Birthday
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono di nuovo qui. BEH, HO ISPIRAZIONE, COME LA METTIAMO?
Lo so, lo so, fino a due giorni fa se aggiornavo una volta al mese piovevano confetti ed è probabile che presto sarà di nuovo così (ringraziamo la scuola e l'ansia).
Tuttavia attualmente sono in una particolare situazione: finita l'estate sono ancora abbastanza rilassata MA LA SCUOLA E' COMINCIATA e la paura di non avere più tempo libero mi spinge a sfruttarlo al massimo. QUINDI sono prolifica. O almeno, più del solito.
Spero mi perdonerete la mia poca costanza/coerenza/robe. Prevedo che probabilmente durante questa settimana si comincerà davvero a fare cose a scuola, quindi verrò di nuovo sommersa di compiti. Se così sarà ( e così sarà) aggiornerò con una frequenza decisamente diversa, vi avviso già xD
Percui tranquilli, fra poco si ritorna al solito ritardo di decenni fra un capitolo e l'altro! NEVERMIND :D
Come state? Che fate? Chi siete? OMMIODDIO UN ALIENO.
Sì. Certo. Ok. 
Sto cominciando a degenerare, quindi vi lascio! 

Mina



Fu così che ci ritrovammo tutti nell'enorme casa vuota di Jen all'una e mezzo di notte.
La ragazza ci fece lasciare zaini e strumenti in camera sua, per poi tirare fuori dalla cucina un numero spiazzante di pacchetti di patatine e pop corn e imboscarsi in cantina per cercare dei sacchi a pelo.
Aveva deciso di far dormire tutti nella stessa stanza, ovvero la sala piccola.
Presto ci ritrovammo seduti i circolo a chiacchierare scherzosamente.
- Impressioni e critiche costruttive sul live di stasera? - domandò Matt a un certo punto, nel pieno del suo ruolo di co-leader.
Jen si mordicchiò un labbro.
- Secondo me è andato molto bene, ma dobbiamo migliorare gli attacchi di alcune canzoni. - disse infine.
Jack tamburellò con le bacchette sulle sue stesse gambe, ascoltando.
- Si può sapere perché hai le bacchette ancora in mano? - domandò legittimamente Jen.
Lui si strinse nelle spalle.
- TU. - disse poi indicando Matt prorpio con una bacchetta – Sei andato fuori tempo nella seconda, la quinta e... boh, in alcune canzoni. -
- Sorry, non ti sentivo benissimo perché avevo la chitarra sparata in spia, la prossima volta sto più attento al soundcheck, promesso. -
- Io vi sentivo tutti bene – dissi – e mi sono fottutamente divertita. Ma non pensare che non abbia notato che ti è scivolata una bacchetta, Jack! - dissi ridendo.
Lui arrossì.
- NON E' VERO. -
- Non sei credibile, lo sai? -
- E ti sei anche accorta di quando mi stavano per cadere e le ho riprese al volo? NO! Perché mi caghi solo quando ti fa comodo, pfui! -
- Vai a farti consolare da Mattia, povero piccolo batterista incompreso! - lo esortò Jen ridacchiando e lanciando una birra a tutti.
Jack ammiccò maliziosamente al bassista, che stette al gioco e gli mandò un bacio.
- Jack, sei un macaco dalla sessualità repressa. - dichiarai.
- La mia sessualità è molto meno repressa della tua, FIDATI. -
- Ah sì, e allora perché non ti vedo mai e dico MAI con una ragazza? EH?-
- Perché dovresti vedermici tu? Come se avessi qualcosa da dimostrare... -
- AMMETTILO CHE SEI A SECCO DA MESI! - lo accusai e lanciadogli una patatina che lui prese al volo e mangiò.
- Non ha bisogno della ragazza – ridacchiò Jen – ha già Mattia da ripassarsi quando gli viene voglia! -
Jack le fece una linguaccia.
- Sei solo invidiosa del nostro amore! - dichiarò poi, andando a sedersi a cavalcioni sul bassista.
- Almeno andate nell'altra stanza porci! - riuscì a dire lei prima di essere completamente sopraffatta dalle risate.
- Jack, ti devo dire una cosa... - cominciò Mattia, drammatico, dopo avergli scompigliato i ricci.
- Cosa, amore mio?! -
- Sai quella ragazza che continuava a dirmi che suonavo molto bene? Ecco, potremmo aver approfondito un po' la conoscenza mentre tu eri girato. -
Jack aprì la bocca in una comica O e gli tirò un finto schiaffo prima di tornare al suo posto con il broncio.
- Eddai, non dare così, è capitato per caso, mi è saltata addosso! Lo sai che sei tu la mia zoccoletta preferita. - tentò di consolarlo il bassista fra le alte risate mie e di Jen.
Il batterista gli mostrò il dito medio.
- Sembra che qualcuno sia stato scaricato eh? - ironizzai.
- Massì, fra due giorni tornerà da me, fidati, è già successo. - assicurò Mattia – Ha troppo bisogno di sfogare la sua sessualità repressa per poter fare a meno di me.
Pochi secondi dopo il bassista, ridendo alle lacrime, si ritrovò bersagliato dalle bacchette di un piccatissimo Jack.
- IO NON HO UNA SESSUALITA' REPRESSA, BRUTTI FIGLI DI PIMPA! -
- Figli di pimpa?!-
- ZITTO E SOFFRI TU!-
- Dai Jack, non prendertela! - risi io, schivando una bacchetta assassina e rilanciandola indietro.
Il ragazzo tornò a sedersi borbottando, Jen che quasi si rotolava per terra dal ridere.
- Cosa ridi tu? Non mi sembra che tu abbia la fila dietro la porta! - la punzecchiò lui.
- Io credo che Jen potrebbe rimorchiare molte più ragazzE di te. - dissi io.
- Eviterò di rispondere perché sono una persona matura. -
- PFFFFFFFFFFF, TU UNA PERSONA MATURA? MA QUANDO?! -
- Io sono maturo. -
- Certo. -
- ALLORA LA FINIAMO DI ROMPERE I COGLIONI?! -
- IT'S KARMA, BITCH! - esclamò in screamo Jen, saltandogli addosso e scompigliandogli tutti i ricci.
- Guarda che ti metto in sciopero del boboing! - la minacciò.
- Oh, che paura -
Mattia alzò gli occhi al cielo.
- Io vado in bagno – annunciai alzandomi.
Ormai conoscevo bene la casa di Jen, nonostante fosse enorme. Beccai il bagno al primo tentativo infatti e la considerai una vittoria personale.
Sospirai, appoggiandomi al piano del lavandino. Tirai fuori il cellulare e lo sbloccai: 5 chiamate perse da Beyond, un messaggio di Aki e un paio da parte di Cleo e Lucy a proposito del concerto. Ci eravamo salutate un po' di fretta e non me l'ero sentita di raccontare cos'era successo. Volevo solo andarmene.
Non so cos'avrei fatto senza la band. Erano stati molto comprensivi, non avevano insistito sull'argomento e si erano sforzati di distrarmi e tirarmi su.
Ciononostante ciò che era successo si era stampato nella mia mente. Rivedevo la scena nella mia mente ogni volta che chiudevo gli occhi e non sapevo cosa pensare.
Sapevo benissimo che prima di sapere che Kendra era stata mandata dal direttore della Wammy's solo per distruggerci come coppia, Beyond ne era in minima parte attratto.
E sapevo benissimo anche che erano stati ul punto di baciarsi già una volta. Quella volta lui si era scostato.
Perché invece quella sera non l'aveva allontanata?
Ok, era colpa della ragazza molto probabilmente. Ma non credevo che Beyond non fosse in grado di evitare una cosa del genere. Se non vuoi che qualcuno ti baci, non ti fai baciare e basta.
Mi ricordavo di quando lui aveva provato a baciarmi mentre stava ancora con Arianna. Io non c'ero stata, infatti.
Sbuffai, guardando il mio riflesso nello specchio.
Cos'averi dovuto fare, cos'avrei dovuto pensare?
La cosa mi aveva ferito, era inutile negarlo. E molto. L'avevo visto bene, l'avevo guardato negli occhi. Era completamente shockato, perso. Non ero neanche riuscita ad arrabbiarmi con lui, sul momento.
Chiusi gli occhi e abbassai il capo, respirando a fondo come mi aveva insegnato Jen.
E proprio in quel momento la bionda bussò discretamente alla porta socchiusa.
Le feci cenno di entrare.
Lei si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla.
Provai improvvisamente un profondo moto di affetto per quella ragazzina così esile eppure così agguerrita e determinata. Era entrata a scuola un anno prima di tutti noi, ma aveva sempre avuto un'ottima media.
Ed era sempre stata una grande amica.
Mi abbracciò stretta. Era tenero come, pur essendo fisicamente più piccola di me, un suo abbraccio fosse così consolatorio.
- Grazie Jen... -
- Ma ti pare? A Beyond ci pensiamo domani, d'accordo? Vedrai che riuscirai a risolvere anche questa, in un modo o nell'altro. -
- Non lo so... io non so neanche cosa dirgli... -
- Non devi dirgli per forza qualcosa. Ti conosce abbastanza per sapere cosa pensi, probabilmente. Sarà lui a cercarti. -
Le mostrai le chiamate perse sul telefono, mordicchiandomi un labbro.
- Hai intenzione di rispondergli? -
- Magari domani... ora non me la sento di parlarci. -
- Va benissimo così. Davvero, adesso non pensarci se riesci. -
Annuii, abbassando lo sguardo. Era facile a dirsi.
- Lo so che è difficile... - disse lei, leggendomi nel pensiero - ma è inutile che tu ti logori adesso, non credi? -
- Ho paura di quello che potrebbe volermi dire... - ammisi.
Jen sorrise e si sedette agilmente sul piano del lavandino, davanti a me.
- Vi ho visti insieme, lui è molto legato a te. È quel modo particolare di volersi bene, lo sai anche tu... io non credo che lui volesse farsi Kendra. Ci potrebbero essere mille motivazioni per le quali si è ritrovato in quella situazione. Magari lei gli è saltata addosso, magari erano ubriachi, non lo so... -
Sbuffai.
- JEEEEEN, ALTRE PATATINE PORCO DITO!!! - ingiunse Mattia.
- E CHI SONO, LA VOLTRA CAZZO DI CAMERIERA?! - rispose la ragazza in screamo.
- LA PROPRIETARIA DI CASA, MAGARI – suggerì Jack.
- ALZA IL CULO E COMINCIA A CORRERE TU! -
- SE MI DICI DOVE SONO LE PATATINE LO FACCIO! -
La bionda alzò gli occhi al cielo, guardandomi rassegnata.
- Torna in fretta! -
- Ma sono qui da due minuti! - obbiettai, sorridendo.
- MI MANCHI! Come la mettiamo? -
Scossi ironicamente la testa, guardandola balzare giù dal piano del lavandino e uscire a passo di carica.
Pochi secondi dopo dalla sala giunsero risate e esclamazioni poco coerenti.
Quei ragazzi erano completamente fuori di testa. Ma completamente, eh.
Eppure li adoravo con tutta me stessa.

 

Beyond era chiuso nella sua stanza. Tentava di far smontare l'improvvisa botta di rabbia che l'aveva assalito.
Perchè non aveva reagito?
Perchè non l'aveva sbattuta per terra?
Cosa c'era di dannatamente sbagliato in quel suo bel cervellino?! Non riusciva ad accettare la cosa, non poteva farcela. Dopo tutto il casino che avevano fatto per riuscire ad essere una coppia stabile basata sulla fiducia, sulla sincerità e su tutto quanto il resto, lui cosa faceva? Mandava tutto a puttane!
Questa non l'avrebbe passata affatto liscia. E tutto per colpa di quella grandissima puttana di Kendra!
No, un momento. La colpa non era solo di quella strana ragazza.
Diciamola tutta la verità, visto che ci siamo. È stata anche colpa mia. Io non l'ho respinta. Perché cazzo non l'ho respinta?
Non provò neanche a dare la colpa all'alchool. Sarebbe stato inutile.Si lasciò cadere pesantemente sul letto e chiuse gli occhi. Rivide la scena nitida e chiara davanti a se.
La pelle bianca di Kendra, le sue labbra così rosse.
Quel rosso. Quel rosso così scuro e acceso.
Un rosso sangue.
Rivide quegli occhi profondissimi e al tempo stesso totalmente vuoti.
Perchè non si era fermato?
Perchè non l'aveva fermata?
Forse una parte di lui voleva quel bacio? Decisamente no. Sapeva cos'era Kedra, sapeva di amare Alma, sapeva perfettamente quali sarebbero state le conseguenze di quel gesto.
Eppure... c'era qualcosa in lui, nascosto nei recessi del suo cervello. Qualcosa di malato, di marcio.
Il segnale che gli mandava era intelleggibile, come un'interferenza alla radio.
Non capiva cos'era, ma sapeva che c'era qualcosa di distruttivo in lui.
Era stata Arianna a tranquillizzare e sopire quella parte di lui con i suoi discorsi e il suo affetto.
Prima di lei, era incontrollato. Si ricordava con precisione di tutte le volte che aveva preso a pugni qualcuno, si ricordava la sensazione di avere le mani sporche di sangue e le nocche sbucciate, si ricordava tutte le punizioni e tutti i volti che non aveva più visto in giro dopo che lui li aveva presi di mira.
E si ricordava cos'era il suo cervello a quei tempi. Un enorme forno incandescente sul punto di esplodere, che gettava fuoco e fiamme su tutti coloro che lo circondavano.
Bastava toccarlo per scottarsi, bruciarsi, ridursi in cenere.
Ricordava anche le emicranie lancinanti e la febbre che lo assalivano così spesso.
Poi, quando era arrivata Arianna, qualcosa era cambiato. Non l'aveva neanche sfiorato, gli aveva semplicemente parlato.
Quanto sono potenti le parole? Spesso sottovalutate, ma di così grande importanza se usate nel modo giusto.
Erano bastate per raffreddare il forno che aveva in testa, evidentemente.
Aveva cominciato a stare meglio. Aveva scoperto una parte lucida di se, fino ad allora completamente soffocata. Giorno dopo giorno, quella parte di lui, razionale e umana, era guarita. E la parte malata era affondata nel nulla.
Così come Arianna l'aveva annientata, Kendra la stuzzicava.
Questo era il problema.
Era come se ci fosse anche qualcun altro nella sua testa, determinato a prendere il controllo.
Un'altra persona, pericolosa.
O era anche quella una giustificazione? Si poteva davvero dire che quella parte di lui non fosse effettivamente una parte di lui, ma un'altra persona?
Probabilmente no.
Sapeva cosa quella parte di lui sperava, cosa immaginava, cosa vedeva in Kendra e cosa avrebbe voluto fare. Ma sapeva che era tutto frutto di una visione distorta e malata della realtà.
Era cosciente di se stesso.
Per ora.
Non si era ribellato a quel bacio perché Kendra gli toglieva la coscienza di se. Con il fatto che era posticcia, con il fatto che lui vedeva che in lei c'era un lato oscuro e malato quanto il suo, non era riuscito a controllarsi.
Non era riuscito ad essere lucido.
Non poteva continuare a vivere separato in due, con il continuo rischio di perdersi nella sua stessa testa e non riemergerne più. Doveva fare qualcosa.
E cos'avrebbe detto ad Alma? L'aveva chiamata più volte, senza ovviamente ottenere nessuna risposta.
Sapeva che era delusa, che era arrabbiata e sfiduciata. E aveva anche ragione di esserlo, a dire il vero.
La sola idea di separarsi da lei, però, era insopportabile.
E poi a ben vedere, era precisamente quello che Kendra e Aki volevano ottenere. Erano stati furbi. Quella mossa metteva veramente in discussione la loro relazione, nonostante il fatto che i due fossero solo personaggi falsi. Perché invece Beyond e la sua ragazza erano veri e sinceri. E quello che era successo anche.
Ma c'era una cosa di cui Beyond era certo. Forse l'unica, ma era una convinzione che non sarebbe mai vacillata nel suo pensiero.
Lui amava la sua ragazza. La amava davvero, voleva passarci la sua esistenza.
Avrebbe combattuto con le unghie e coi denti per quella relazione, non se la sarebbe mai lasciata strappare da una distorsione mentale e da una ragazza falsa e illusoria.
Se avessero resistito, quel gioco sarebbe finito. Roger li avrebbe tolti di mezzo dopo un fallimento del genere.
Oppure loro avrebbero tolto di mezzo lui.
In ogni caso, sarebbe finita.


La notte era scivolata silenziosa e sempre più fonda in casa di Jen. Si erano fatte le quattro, e finalmente i ragazzi erano tutti crollati nei sacco a peli, l'uno di fianco all'altro, Mattia mezzo ubriaco che aveva preteso la ninna nanna e Jack stringendo due delle sue numerose bacchette.
Jen aveva ancora gli occhi aperti però, fissi nel vuoto.
Alla sua sinistra c'era il batterista, profondamente addormentato, alla sua destra Alma, accoccolata su se stessa.
Sospirò.
Le parole della canzone che aveva inutilmente cantato dopo la pausa le scorrevano in mente.
D'altro canto, lo sapeva benissimo che sarebbe stato inutile.
Jack non era decisamente il tipo di persona che poteva recepire un messaggio del genere. Ma la chitarrista l'aveva spinta con calore a buttarsi, magari anche solo per mettergli una pulce all'orecchio.
Che idiozia.
Jack aveva vent'anni, non doveva essere per niente stimolante anche solo averla come amica, figuriamoci se avrebbe mai pensato a lei come alla sua fidanzata.
Non sarebbe mai successo. Doveva toglierselo dalla testa, ma non ci riusciva.
Era più forte di lei. Si ritrovava a pensare a lui per ogni minima stupidata. Tutto ciò che lui le diceva si stampava nella sua mente.
Era letteralmente impossibile sradicarselo di dosso.
Ma perché cavolo doveva andare a prendersi una cotta devastante per un ragazzo più grande, più intelligente e più maturo di lei, decisamente non alla sua portata? Sapeva di essere abbastanza carina e di avere alcuni ammiratori in giro per la scuola. Perché non poteva notare uno di loro? Uno qualsiasi, davvero, uno qualsiasi.
Non chiedeva nient'altro.
E invece no. Doveva beccare Jack.
Dio, lo odiava per questo.
Odiava il suo modo di fare
Odiava la sua intelligenza.
Odiava la sua sicurezza.
Odiava la sua simpatia.
Odiava il fatto non riuscire a smettere di adorare ogni cosa che lui faceva o diceva
Odiava non poterlo odiare.
Ma lo vedi che sei solo un'adolescente complessata? Come speri di poter essere alla sua altezza, con questi stupidi ragionamenti?
La bionda si girò verso di lui.
Non c'era molta luce in quella stanza, ma i pochi raggi lunari che penetravano dalle tapparelle le mostrarono la sagoma del batterista addormentato.
Aveva dei bei lineamenti, dolci. I ricci gli ricadevano sulla fronte disordinatamente. Non aveva molta cura del suo aspetto, Jack, eppure conservava un'innata eleganza che Jen non si spiegava.
In ogni cosa che faceva c'era moderazione, calcolo, razionalità. I suoi gesti erano misurati, precisi.
Pur non vedendolo chiaramente, sapeva perfettamente com'erano le sue labbra sottili, il naso piccolo e gli occhi a nocciola, gli zigomi simmetrici e quelle fossette che si creavano ogni volta che sorrideva sulle sue guance. E sorrideva quasi sempre. Era la sua espressione più che tipica. Anche quando non sorrideva, gli rimaneva sempre addosso quell'ironico sguardo un po' infantile.
Tranne quando si concentrava su qualcosa. Era incredibile la sua capacità di catalizzare tutta la sua attenzione su una singola cosa. Le sopracciglia aggrottate, mordicchiandosi ogni tanto il labbro inferiore, era il ritratto della serietà in quei momenti.
Aveva un po' di barba, ma era abbastanza corta. I capelli li aveva sempre portati così. Una testa di ricci scombinati.
Quando li tagliava, per un po' avevano una parvenza di ordine, c'era una logica nel modo i cui gli stavano in testa. Ma dopo un po', qualche riccio cominciava a farsi più audace e in breve si riscombinavano tutti.
Non aveva mai voglia di andare a tagliarli, tra l'altro quindi erano quasi sempre decisamente troppo lunghi.
Tuttavia, anche se poteva sembrare totalmente incurante dei suoi capelli, Jen sapeva che in realtà il batterista ci teneva. Si era col tempo affezionato ai ricci, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Jen sorrise involontariamente.
Con una mano prese delicatamente un riccio e se lo arrotolò sull'indice, per poi lasciarlo libero.
Passò qualche secondo. Stava per decidere di girarsi e cercare di dormire seriamente, quando il batterista aprì gli occhi, assonnato.
Incontrò subito lo sguardo di Jen, improvvisamente arrossita. Fortunatamente la notte nascondeva certe debolezze. Nel caso di Jack era anche la barba a mascherare un sospetto rossore sul viso.
Il ragazzo sbatté le palpebre un paio di volte, ancora assonnato, le bacchette ancora in mano.
- Non riesci a dormire? - sussurrò poi, tentando di apparire normale.
Jen soffriva di numerosi attacchi di insonnia. Era quasi sempre da sola in quella casa smisuratamente grande e quella solitudine l'angosciava fino a ore improponibili. A volte anche fino all'alba.
Quando aveva conosciuto Jack, aveva anche trovato un'altra persona con degli orari strani. Il batterista andava quasi sempre a dormire verso le 2, pur svegliandosi alle 6. E diceva di non essere neanche tanto stanco.
Così spesso rimaneva l'unico amico di Jen sveglio a cui lei potesse rivolgersi per far passare le ore.
Non che lo chiamasse. Si limitava a scrivergli qualcosa e presto nasceva una conversazione che la accompagnava per buona parte delle sue notti di veglia.
Era quindi scontato per Jack porre quella domanda. La bionda infatti annuì, sbuffando.
Le risorse del batterista, a quel punto, parvero estinguersi.
Poi però, Jen lo vide stiracchiarsi e mettersi a sedere. Jack appoggiò le bacchette per terra e frugò fra i vestiti intorno a se tirandone fuori un paio di cuffie e un i-pod verde.
- Musica? - domandò.
Lei annuì di nuovo, accennando un sorriso.
Lui si stropicciò gli occhi, sbadigliando e si sdraiò di nuovo armeggiando con le cuffie.
Dopo un minuto gliene porse una.
- Cosa ascoltiamo? -
- Verdena. - decise la bionda.
Lui pigiò in veloce successione una serie di tasti e alzò il volume.
https://www.youtube.com/watch?v=KgVbW8fwzHM
La ascoltarono fino a metà, prima che Jen prendesse l'i-pod e mandasse avanti la riproduzione casuale.
- Non mi andava. - disse poi.
https://www.youtube.com/watch?v=BlPSPM4RRig
E in un secondo si pentì di quello che aveva fatto. L'ultima canzone che doveva partire, era partita.

Non c'è più un'immagine
ma sento che la vorrei con me
lo sai che c'è
io penso che ci riuscirei

 

Il batterista non la stava guardando negli occhi, osservava piuttosto i raggi di luce che entravano nella stanza a partire dalle tapparelle.
Jen era in un certo senso grata del fatto che lui fosse così privo di sensibilità. Una ragazza ci aveva provato con lui, tempo prima. Gli si era letteralmente sdraiata addosso e lui non aveva affatto colto la cosa.
Ne avevano riso per settimane.
A quei tempo Jen ancora non si era resa conto di avere una cotta per lui.

 

Qualcuno dentro i sensi miei
qualcosa che si posa in fondo dentro me
dentro non c'è
io sento lei
poi affondo nel vuoto
che io giuro che c'è


 

Jack tamburellò con le mani in ritmo della canzone. Jen iniziò istintivamente a cantarla in silenzio, muovendo semplicemente le labbra. Si era distratta un po', ora il suo sguardo vagava per la stanza.
 

 

penso come sei e a come tutto urla in te
il sommergibile
io giuro lo vorrei
il vuoto dentro i sensi miei
e sento che
sei tutto quello che vorrei

Che vorrei...

Jack sorrise, incontrando lo sguardo della bionda. Lo divertiva vederla cantare in playback con quella spontaneità sua tipica.
Avrebbe voluto poterlo fare anche lui. Avrebbe potuto dirle che lei era davvero tutto ciò che voleva.
Ma non poteva. Non poteva neanche volerla. Era troppo piccola, troppo spensierata. Non poteva.
Lei si sarebbe annoiata con lui. E poi, dai, figuriamoci se a una sedicenne carina e intelligente poteva piacere un ventenne stronzo e brusco come lui.

 

Mi sento invincibile
e sento che ti vorrei con me
lo sai che puoi
io penso che ci riuscirei

Qualcuno dentro i sensi miei
qualcosa che si posa infondo dentro me
dentro me (x5)


 

Jack fece per girarsi sulla schiena, ma si accorse che le cuffie impedivano il movimento. Jen avvicinò il suo sacco a pelo con un sorriso, così che lui potesse mettersi più comodo.
Ma improvvisamente si ritrovarono troppo vicini, attaccati l'uno all'altro. Tentarono entrambi di non farci caso.
Si susseguirono un paio di canzoni prima che Jen chiudesse gli occhi e si addormentasse.
Quando il batterista se ne accorse le sfilò delicatamente le cuffie e appoggiò l'i-pod per terra.
La osservò. I lineamenti delicati della bionda erano rilassati e calmi. Chissà quando si sarebbe svegliata.Era stata una notte molto lunga. Jack si sentì improvvisamente stanchissimo.
In quell'atmosfera sospesa si stupì ancora una volta di quanto i capelli della ragazza fossero biondi. Splendevano anche a quel poco di luce, che ormai cominciava ad aumentare.
Li sfiorò quasi involontariamente. Ne prese una ciocca fra le mani e se la rigirò fra le dita, prima di lasciarla andare.
Respirò a fondo e chiuse gli occhi.
Prima di addormentarsi percepì Jen che si stringeva a lui, abbracciandolo. Quello scricciolo di ragazza trasmetteva una tenerezza incredibile.
Sentiva la quanto era magra, le ossa premevano sulla pelle.
Tentava anche di spingerla a mangiare di più, ma era impossibile. E non se la sentiva di essere troppo diretto, probabilmente l'avrebbe spaventata.
Ma era vero che ultimamente era dimagrita troppo.
Senza pensarci, Jack le posò un braccio sulle spalle, ricambiando parzialmente l'abbraccio.
E si addormentò così, il volto rivolto al soffitto e Jen appoggiata al suo petto come una gattina.


ZAMPZAMPZAMP sono ancora io! :D
Questo lungo lungo capitolo è un po' per compensare i due piuttosto brevi che lo hanno preceduto e per scusarmi in anticipo se non riuscirò (SE. AHAHAHA, HO ANCHE LA SPERANZA DI FARCELA!)  a mantenere questa frequenza di pubblicazione.
Fatemi sapere che ne pensate e mangiate tantissimo cioccolato che fa bene alle unghie. (BAZINGA non è vero. Però è tanto buono!)
Fate i bravi e uccidete le zanzare senza alcuna pietà! :-**

Mina

  
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