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Autore: MaxB    22/09/2014    6 recensioni
1_Quando la mattina il sole filtrò timido dalla coltre di neve, un certo Dragon Slayer si svegliò intorpidito e dolorante per la scomodità del divano. Ma, trovandosi davanti il visetto dolce e sorridente di una certa maga, pensò che mai il suo risveglio era stato più dolce.
4_Si appoggiò al muro con la mano sinistra e con la destra strinse forte la vita della compagna, che sembrava essersi incollata a lui. Ogni parte del suo corpo aveva trovato il suo posto in quello di lei, come se fossero stati due pezzi di puzzle.
8_Era bastato uno sguardo complice per far capire a Gajiru e Rebi che quello sarebbe stato il loro posto. Isolati da tutto e da tutti, in pace con il mondo e la natura.
12_Quando vide la matassa di capelli turchini premuta contro il suo petto e vari vestiti sparsi per la stanza, si ricordò cos'era successo la notte prima.

L'evoluzione della storia della mia otp preferita, mantenendo i nomi originali giapponesi. Un piccolo estraniamento dal manga originale per dare una prospettiva shoujo e non shounen.
"Perché l'amore rende tutto più bello e sopportabile♥"
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil, Redfox, Levy, McGarden, Pantherlily
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita privata di una splendida coppia'
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[Dedicato ad EbiBeatrizP. Auguro a tutti di incontrare qualcuno di speciale come lei. E di diventare importanti per un'altra persona quanto lei lo è per me]

L'aveva abbandonata. Da cinque lunghissimi e intollerabili giorni, Rebi era senza Gajiru. Ma la ragazza non soffriva per la mancanza del compagno. Certo, desiderava sentirlo sempre vicino, ma la rabbia e l'irritazione in parte soffocavano questo dolore.
Gajiru se n'era andato senza dirle nulla! Lei non era a conoscenza del luogo dov'era, con chi, per fare cosa. Non aveva la minima idea del giorno del suo ritorno. E, peggio di tutto, non sapeva se sarebbe tornato. La loro storia procedeva spedita e senza intoppi. Mancavano due giorni alla data del loro primo mese insieme e, anche se non conoscevano ancora tutto l'uno dell'altra, per lo meno iniziavano a capirsi.
Poi, di punto in bianco, lui decideva di non lasciare tracce e scappare! Alla gilda nessuno lo aveva visto prendere delle missioni in particolare, quindi non era partito per lavoro. E Rebi sapeva che non aveva abbandonato Fairy Tail alla ricerca di qualcosa... di più. No, lei conosceva quella parte di lui. Gajiru non avrebbe più cambiato gilda, perché aveva trovato casa sua in quella attuale.
Rimaneva l'ultima ipotesi allora: che l'avesse lasciata. Senza dirle nulla. La ragazza era convinta che non fosse un codardo. Anche se spiacevole come cosa, le avrebbe annunciato a voce e di persona che voleva rompere. E poi non sembrava stanco o irritato dalla situazione. Non appariva deluso da quella nuova avventura di coppia. In quelle poche settimane si era interessato sempre di più a lei, chiedendole cosa le piacesse fare e perché, le cose che odiava, quelle che la infastidivano e dei pareri sugli argomenti più vari. Voleva conoscere tutto di lei, anche le cose più insignificanti.
- Perché sono il tuo unico ragazzo. È giusto che io cominci a capirti meglio di come conosco me stesso. E poi sei intrigante - aveva spiegato quando Rebi lo aveva guardato perplessa di fronte all'ennesima domanda senza senso.
Allora perché, perché, perché l'aveva piantata in asso e si era dato alla macchia?
Rebi strinse a sé il cuscino del letto, artigliandolo così ferocemente da rischiare di scucirlo. Poi se lo premette sulla faccia per seppellirvi il viso, urlando come per liberarsi di tutta la tensione nervosa accumulata. Era così scioccata da quella situazione da non riuscire nemmeno a leggere. Aveva rinunciato dopo aver riletto quattro volte la stessa frase, senza ricavarne alcun senso. Se glielo avessero chiesto, non avrebbe saputo dire che cosa aveva capito. Il libro giaceva sul letto davanti ai suoi piedi, abbandonato e aperto nel punto in cui la proprietaria si era interrotta.
Nemmeno un bagno caldo era riuscito a risollevarle il morale, e una serata fra amiche glielo aveva addirittura peggiorato, accrescendo in lei il senso di vuota solitudine dovuto alla mancanza di lui.
Rintanata sotto le coperte, la dolce e indifesa Rebi pianse amaramente. Per essere stata abbandonata. Per la ragione sconosciuta di quella partenza. Perché l'unica persona che voleva vicino in quel momento era la causa del suo dolore.
Pianse perché amava Gajiru. E il suo amore l'aveva buttata in un abisso nero e straziante.
 
- Sicuro di stare facendo la cosa giusta? - domandò Ririi, percorso da un brivido.
Stava lentamente arrivando la primavera, ma l’aria era ancora così fresca e frizzante da pizzicare la pelle e… il pelo.
- Smettila di chiedermelo, mi mandi in paranoia. Sai che lo sto facendo per lei – grugnì Gajiru, camminando al suo fianco.
Era di pessimo umore da quando aveva abbandonato Magnolia senza dire niente. Nessuno sapeva dov’era andato. O qual era il suo scopo.
- Lo so. Ma tu la conosci. In questo momento sarà preoccupatissima. Spero che non faccia qualche idiozia come venire a cercarti – confessò il gatto, preoccupato.
- Non ci tiene così tanto a me.
Pansaa Ririi, stremato dalla situazione in cui il suo compagno l’aveva ficcato, non esitò un secondo a trasformarsi nella forma di Edolas e tirare un manrovescio dritto sullo stomaco di Gajiru. Colto alla sprovvista, lui assorbì tutto il colpo, gemendo e trattenendo il respiro. Quando si fu ripreso, fissò con rabbia l’exceed, continuando a premersi l’addome.
- Sappi che non ricambio il gesto solo perché il mio obiettivo in questo momento è più importante. Ma vedrai cosa ti succederà durante il prossimo allenamento, gattaccio! -  sibilò a denti stretti.
Gajiru aveva incassato un pugno micidiale senza contrattaccare. Non aveva risposto alla violenza perché teneva di più a ciò che doveva fare. Forse era veramente importante il suo scopo, dato che per conseguirlo non solo aveva rinunciato ad una lotta, ma era addirittura passato sopra ad un attacco diretto.
La verità era che il dolore causato dalla botta lo distraeva dal pensiero fisso di lei. Concentrandosi su quel pulsare sordo che gli rimbombava nelle orecchie, la sua mancanza veniva accantonata, impedendogli di impazzire e diventare più nervoso di quel che era. Mille preoccupazioni lo assalivano: che Rebi non capisse ciò che lui stava facendo, che non lo perdonasse, che volesse lasciarlo e non avere più contatti con lui. Gajiru impazziva al solo pensiero. Stava facendo tutto per lei. Doveva convincersi che ne sarebbe stata felice.
Il ragazzo poteva comprendere anche le ragioni di Ririi, e non lo biasimava per quel gesto: lo aveva svegliato cinque giorni prima a notte inoltrata intimandogli di fare le valigie. Lo aveva trascinato di peso fuori di casa ed erano andati in stazione per dirigersi lontano da Magnolia. Non sapeva nemmeno in che città si trovavano, perché durante il viaggio aveva dormito e il suo compagno non gli aveva detto dov’erano. Come non si era degnato di spiegargli cosa ci facevano in quella città, al freddo, dopo aver finito da un giorno e mezzo la missione! Quando si era reso conto che il suo nakama non stava andando a prendere il treno del ritorno, lo aveva guardato confuso e gli aveva domandato dove stavano andando.
- A svolgere un’altra missione – aveva risposto evasivo, senza guardarlo. – Per Rebi.
Con il senno di poi, Ririi si era chiesto più volte se in realtà Gajiru non stesse scappando. Da chi, non lo sapeva nemmeno lui. L’unica cosa che contava era che lui non abbandonasse Rebi. Ma, quando aveva visto che si stavano allontanando sempre di più, il terrore aveva iniziato a stringergli il cuore in una morsa. E quella paura si era tramutata in collera davanti alla freddezza del ragazzo, che sembrava non curarsi minimamente della compagna che aveva lasciato a casa. Tollerava qualsiasi cosa di Gajiru, ma non sarebbe mai passato sopra all’abbandono dell’unica ragazza che si era innamorata di lui al punto sopportare ogni suo difetto. Probabilmente l’unica che lo avrebbe mai amato.
Beccandosi un’ulteriore occhiata torva e collerica di Gajiru, i due compagni continuarono il loro viaggio in silenzio, nel loro timore.
La verità era che il Dragon Slayer si vergognava terribilmente  a rivelare a Ririi qual era il vero obiettivo di quel viaggio. Il gatto ne avrebbe apprezzato lo scopo, ma avrebbe anche visto il suo lato tenero. Era tremendamente imbarazzante. Poi, sicuramente lo avrebbe criticato per il modo in cui aveva organizzato il tutto. E non a torto. Ma Gajiru non ne voleva sapere di uno scontro ideologico con l’exceed, per il semplice motivo che quest’ultimo ne usciva sempre trionfante, mentre lui doveva ammettere di aver sbagliato. Per una volta voleva sbagliare e fare le cose a modo suo. Alla fine avrebbe accettato le conseguenze delle sue azioni.
Accelerò il passo, gemendo di rassegnazione quando il dolore all’addome si attenuò fino a scomparire. Doveva sbrigarsi per riuscir a tornare a casa in tempo e non pensare a Rebi e al suo viso triste. E al fatto che la colpa di tutto era sua.
 
La mattina dopo Rebi si svegliò con gli occhi rossi e gonfi. Aveva pianto anche nel dormiveglia e il suo sonno era stato leggero e agitato. Aveva i sensi tesi per cogliere i rumori provenienti dalla finestra nel caso in cui lui, tornando, fosse andato a trovarla.
Ma non era arrivato. Sconfortata, la giovane voleva semplicemente dormire tutto il giorno e nascondere quell’aria distrutta. Se fosse andata alla gilda le avrebbero fatto domande e magari avrebbero capito cos’era successo fra lei e Gajiru. Magari lui si sarebbe arrabbiato visto che ancora non voleva dirlo a nessuno. Forse… Ma che senso aveva? Che traessero pure le loro conclusioni! Tanto lui se n’era andato e lei era rimasta lì, sola, a disperarsi. Quel farabutto era stato un vero codardo, un vigliacco, e Rebi avrebbe tanto desiderato odiarlo.
Solo che non ci riusciva. Lo amava, lo amava davvero. Era troppo intelligente per mentire a sé stessa. Gajiru era stato il suo primo ragazzo, e fino a pochi giorni prima era convinta che sarebbe stato anche l’unico.
Rebi rimase a letto parecchio tempo sperando di riaddormentarsi, ottenendo come unico risultato delle coperte aggrovigliate e un materasso obliquo. Non trovava pace e non faceva altro che muoversi. Sbuffando, sdraiata prona con la testa ciondolante fuori dal letto, fu colpita da un pensiero folgorante: Gajiru, tornando, sarebbe andato subito alla gilda!
Alzò la testa di scatto e cercò di catapultarsi giù dal letto, cadendo per terra sopra ad un mucchietto di libri… in copertina rigida. Affannata, chiese scusa ai libri e cercò di sistemarli, correndo poi subito in bagno. Si lavò velocemente mentre faceva degli impacchi freddi sugli occhi.
Meno di un’ora dopo Rebi era sulla porta di Fairy Tail, occhi sgonfi e leggermente rossi, aria fresca. Non salutò nessuno e si diresse subito correndo al piano superiore, dove di solito lui preferiva appostarsi. Ignorò volontariamente i saluti di Lucy e continuò a correre per la gilda. Dopo alcuni minuti di ricerca minuziosa sotto ai tavoli e in mezzo a due o tre baruffe, Rebi si diresse al bancone del bar dove tre paia di occhi strabuzzati la fissavano.
- Ehm… tutto bene Rebi? – domandò Mirajane ignorando gli urli di Kana che reclamava alcol.
La ragazza si stampò in faccia un sorriso finto, che servì solo a stupire ulteriormente tre giovani. – Certo. Perché?
- Perché sei entrata correndo, hai fatto il giro della gilda senza guardare nessuno e si ti sei buttata nel bel mezzo di tre risse intimando ai ragazzi di bloccarsi. Li hai fissati tutti e poi te ne sei andata… - chiarì Mirajane, suonando ridicola alle sue stesse orecchie.
- Ah sì. Stavo, ehm, cercando… la mia fascetta per capelli! Ne ho persa una. Quella… arancione con il fiore rosso. L’avete vista?
Lucy la fissava ammutolita, chiedendosi cosa diamine stava succedendo.
- Ce l’hai in testa, Rebi – la informò Lisanna.
Toccandosi la nuca, la maga si rese conto di aver peggiorato la situazione. – Ah-ah, visto che le cose si risolvono meglio quando si è in tanti? – ridacchiò istericamente, poco convinta.
- È quasi ora di pranzo, come mai sei arrivata ora? Di solito sei sempre la prima ad entrare! – chiese Lucy quando ritrovò l’uso della parola.
- Non ho dormito molto bene… - si giustificò lei bevendo la spremuta portale da Mirajane.
- Per questo hai gli occhi rossi? – indagò Lisanna.
- Sì, esatto -. Poi, guardandosi attorno fingendo noncuranza, disse: - La gilda comunque è piena oggi. Sono tornati in molti dalle missioni?
- Abbastanza – rispose Lucy osservandola attentamente per cogliere qualsiasi atteggiamento strano dell’amica.
- Chi? – chiese Rebi, impaziente.
- Ah, be’, non li ricordo mica tutti! – esclamò la nakama.
- Certo hai ragione. Bene io… vado… lì! A dopo – salutò, desiderosa di fuggire da quegli occhi indagatori.
Le tre ragazze si scambiarono delle occhiate attonite, scrollando le spalle.
 
Il Master Makarov si era reso conto che qualcosa non andava. Da quando Gajiru era sparito, Rebi aveva perso il luccichio che di solito abitava i suoi occhi, e che si era incrementato da un mese a quella parte. Anche se vecchio, il padre della gilda era ancora sveglio e brillante, e capiva subito quando uno dei suoi figlioli soffriva, era sincero o… si innamorava. Innamoravano, in questo caso.
La dolce Rebi era rimasta isolata tutto il giorno fingendo di leggere un libro. Girava le pagine a caso, alcune dopo trenta secondi, altre dopo cinque minuti. Ma lo sguardo rimaneva fisso sulla pagina, senza vederla.
Sospirando, Makarov la raggiunse nel tardo pomeriggio. – Buonasera Rebi.
- Oh, Master! Non l’ho sentita arrivare – esclamò la giovane, sussultando.
- Non ti preoccupare. Non volevo nemmeno disturbarti, fra poco ti lascio nuovamente al tuo libro – disse sorridente.
Lei rispose al suo sorriso, ma con poca convinzione, e a Makarov non sfuggì il lampo di tristezza che balenò nei suoi occhi.
- Non… non fa niente, non è un disturbo.
- Ho un compito da assegnarti – annunciò allora il Master.
- Che genere di compito? – domandò Rebi, incuriosita suo malgrado.
Sorridendo soddisfatto, il Master spiegò: - Domani dovrai riordinare la biblioteca di Fairy Tail. Dopo la ristrutturazione non abbiamo mai avuto il tempo per farlo, perché serve qualcuno che conosca i libri e li cataloghi. Quando ho accennato la questione ai ragazzi, se la sono svignata tutti. Puoi farmi questo favore? In cambio potrai tenere tutti i libri che vorrai.
Gli occhi della giovane scintillarono. Avere la testa troppo incasinata per riuscire a concentrarsi sulla lettura non significava perdere la passione. E l’idea di passare un’intera giornata con i libri, a catalogare, sfogliare, sistemare, in completo silenzio e solitudine, fece brillare gli occhi di Rebi.
Makarov era soddisfatto. Salutò la giovane maga e si diresse al bancone, ad occupare il solito posto. Gambe e braccia incrociate, il suo sorriso si spense quando vide che Natsu aveva incendiato un tavolo.
Perché non erano tutti pacifici come Rebi?
 
La ragazza rimase alla gilda finché anche gli ultimi due maghi uscirono. Depressa, si diresse verso Fairy Hills insieme a Lucy, che la voleva aspettare, ed Erza, che non si fidava di lasciarle sole di notte.
Lucy voleva parlare con Rebi per cercare di capire cosa l’affliggeva, ma per fortuna la più grande era in vena di chiacchiere futili riguardo ad armature e proposte indecenti, così la ragazza non fu costretta a mentire. Giunta in camera, si buttò sul letto di peso, si spogliò in fretta e si mise a dormire direttamente. Era troppo stanca per pensare a qualsiasi cosa, e rimuginare su Gajiru le aveva prosciugato le forze al punto da non aver nemmeno la voglia di piangere. Un oblio ristoratore la colse immediatamente, e la ragazza dormì un tranquillo sonno senza sogni.
 
La mattina successiva Rebi si alzò decisamente depressa. Era il suo primo mesiversario e lei doveva passarlo da sola. Per la prima volta in vita sua avrebbe accantonato volentieri i libri pur di passare una giornata con una persona in particolare. Sforzandosi di non piangere (chissà perché, ma piangiamo proprio quando siamo pieni di forze), Rebi si lavò, si preparò, e arrivò alla gilda di buonora, come faceva abitualmente. Aveva lo stomaco chiuso, quindi non fece colazione. Purtroppo, per lo stesso motivo, non mangiava da due giorni. Ora capiva come mai chi era innamorato dimagriva! Finché si soffre per amore non si ha fame nemmeno davanti ad un dolce al cioccolato. Per lo meno, per Rebi era così.
Salutando educatamente tutti, questa volta, la ragazza si diresse subito in biblioteca. C’erano libri accatastati ovunque, senza un ordine preciso; scatoloni zeppi di manuali aspettavano di essere svuotati e sistemati. Sospirando, prese un blocco per fare l’inventario dei libri e catalogarli in base a genere, autore e fascia d’età. Sarebbe stato un lungo lavoro, ma almeno le permetteva di tenere la mente occupata e concentrata su qualcosa che non fosse… lui.
Aveva iniziato il lavoro da un po’ e finalmente si era tranquillizzata, quando sentì la sua voce fuori dalla finestra. Il blocco e la penna le caddero di mano. Corse subito a vedere, ma per strada vide solo dei pigri cittadini che si accingevano a svolgere i loro compiti quotidiani. Senza rendersene conto, Rebi sentì qualcosa di caldo scorrerle sulle guance. Maledicendo sé stessa pianse un pochino, giusto per non diventare un agglomerato di isterismo e negatività ambulante. Quando si fu calmata, ricominciò seriamente il lavoro.
Da ragazza sveglia qual era, si rese conto che era impossibile non pensare a Gajiru. Quindi era meglio lasciar vagare la mente senza limitazioni, mentre il suo corpo tirava meccanicamente fuori dagli scatoloni i volumi e li sistemava secondo un ordine preciso sugli scaffali delle librerie. Si ritrovò a pensare a mille modi per accoglierlo, quando lo avrebbe rivisto. Corrergli incontro per abbracciarlo era escluso a priori. Aveva una dignità, per cui non lo avrebbe mai e poi mai fatto. Andargli incontro di corsa per prenderlo a pugni era già più accettabile, ma avrebbe finito per farsi male colpendo il suo corpo di ferro. Avrebbe fatto una figuraccia. Meglio evitare. Ignorarlo completamente era la cosa che più la allettava. Ripagarlo con la sua stessa moneta, più o meno. Se lui poteva sparire senza dirle nulla per chissà quanto tempo, lei poteva fingere che non esistesse. La parte più curiosa del suo cervello, invece, avrebbe voluto guardarlo seriamente, con uno sguardo impenetrabile e un volto impassibile, chiedendogli cosa avesse fatto. Sarebbe stata superiore e avrebbe dimostrato un interesse minimo alle sue parole, per poi allontanarsi in silenzio. Magari lo avrebbe preso a pugni, interrogato e poi ignorato. O avrebbe fatto tutte e tre le cose contemporaneamente.
No, aspetta. Non potevano essere fatte nello stesso momento. Rebi scosse la testa, cercando di recuperare un po’ di lucidità. Le girava la testa. Quando il capogiro passò, decise di dedicarsi anima e corpo alla catalogazione dei libri. Tanto non lo avrebbe visto per chissà quanto, c’era tempo per pensare a come affrontare quel momento. Si diresse nell’angolo più lontano della biblioteca immensa, distante dall’entrata. Così, assorta nel lavoro, non si rese conto che qualcuno era entrato. Aveva il passo pesante e avanzò per la biblioteca con fare deciso. Rebi se ne rese conto quando era già vicino a lei. Ma non vide nessuno.
- C’è qualcuno? – urlò.
Non ottenendo risposta, tornò al lavoro. Al massimo era qualche membro della gilda.
Poi sentì di nuovo quei passi provenire dalla libreria alle sue spalle.
Si girò e urlò per lo spavento.
- Ehi, Rebi! – gridò Lucy. – Ti prego, lo so che non mi sono truccata e sono spaventosa, ma sei fai così mi offendo pure io!
Con il cuore che batteva a mille, Rebi la fissò. Per un attimo aveva sperato… niente. Non dove sperare proprio un bel nulla!
- Lucy, scusami! Io ero qui da sola e non mi aspettavo visite. Poi non ho più sentito i tuoi passi e… - cercò di spiegarsi.
- Tranquilla, scherzavo! Non ti preoccupare. Sono solo venuta a darti questi, non sapevo dove lasciarli. Il Master ha detto che sono appena stati stampati e sono arrivati giusto oggi.
Solo allora Rebi si accorse che Lucy stava portando uno scatolone dall’aria pesante insieme a Plue che… be’, più che aiutarla, la stava appesantendo. Si era arrampicato ed era rimasto appiccicato allo scotch. Aiutandosi a vicenda, le ragazze appoggiarono per terra il bottino e liberarono il cagnetto.
- Resterei volentieri ad aiutarti, ma Erza mi ha detto, giusto per informazione, di aver voglia di torta alle fragole e panna. Mi sa che devo preparargliela perché quando mi ha informata di questo suo desiderio aveva una furia omicida negli occhi e mi ha stretto il braccio con troppo trasporto. Non vorrei che mangiasse me al posto della torta! – spiegò congedandosi.
Rebi riuscì a sorriderle. Una cosina piccolina, ma almeno era dolce come quelli che faceva di solito. Quando sentì i passi di Lucy e Plue perdersi in lontananza, si chinò e aprì lo scatolone. Inutile dire che si emozionò moltissimo nel vedere tutti quei libri nuovi che profumavano di carta e inchiostro freschi. Li avrebbe letti tutti prima di catalogarli. Il Master glielo doveva.
La ragazza non aveva sentito la porta chiudersi all’uscita di Lucy, così quando avvertì una presenza alle sue spalle pensò che la nakama fosse tornata indietro perché si era dimenticata qualcosa. O per chiamarla a cena visto che ormai era sera. La giornata era volata.
La loro giornata.
Sospirando, si avvicinò alla pila di libri che stava riordinando, sentendosi osservata. Poi, improvvisamente, si rese conto che c’era davvero qualcuno alle sue spalle. Si girò di scatto, lasciando i libri dov’erano, spaventata. E del tutto impreparata per quella visita.
Gajiru, vestito da tempo libero, la stava fissando. Era vicino al muro, immobile. Rebi era ammutolita. Il suo cervello stava febbrilmente cercando di decidere cosa fare, capire quale delle opzioni esaminate fosse la più adeguata. Aveva bisogno di più tempo per scegliere!
- …Ciao – salutò Gajiru facendole un cenno con la mano. Dal viso traspariva l’imbarazzo, ma la voce era morbida e dolce come non l’aveva mai sentita, e anche gli occhi non avevano il solito sguardo severo.
Il corpo della ragazza si mosse da solo. Rebi si buttò a capofitto verso di lui, aggrappandosi al suo collo come ad un ancora di salvezza, tirandogli nella foga anche i capelli. Ma il ragazzo non ci fece caso. Era troppo impegnato a sostenere lei e sé stesso, dato che lo slancio lo aveva fatto barcollare. Si appoggiò al muro con la mano sinistra e con la destra strinse forte la vita della compagna, che sembrava essersi incollata a lui. Ogni parte del suo corpo aveva trovato il suo posto in quello di lui, come se fossero stati due pezzi di puzzle.
Ancora prima di stringerlo e toccarlo, la bocca di Rebi aveva trovato quella di Gajiru. E non era stato un bacio normale, di quelli tranquilli e timidi che si davano solitamente. No, la ragazza non necessitava di quelli in quel  momento. Dopo una settimana di lontananza e mancanza di un qualsiasi tipo di contatto, voleva solo assaporare il gusto metallico delle labbra del suo compagno come non aveva mai fatto. Le sentiva morbide e decise, audaci per la prima volta in un mese. Forse perché anche lui aveva sentito tremendamente la sua mancanza. O magari perché era la ragazza a spronarlo affinché le desse di più.
Si baciarono sul serio per la prima volta, approfondendo quel contatto tanto passionale da incendiare l’animo di Gajiru e rinvigorire la stremata Rebi, scaldandola, facendola sentire finalmente a casa. Non ebbero riserve, e sulle loro bocche sentirono letteralmente il sapore della paura, del dolore, della tristezza e della stanchezza di quell’orribile settimana. Ma non era un bacio dettato dalla smania di scacciare quelle oppressive sensazioni. Era motivato proprio da quello. Volevano dimostrarsi a vicenda quanto avevano sofferto l’uno lontana dall’altra, e come tutto si fosse risolto tornando vicini. I loro respiri erano ben presto diventati affannosi, i loro corpi bollenti.
E rimase solo l’amore, che aveva un gusto dolce come il miele, e aveva reso il loro disperato bacio un qualcosa di speciale. La passione bruciava ardente come prima, ma ora i due compagni potevano finalmente cogliere ogni piccola sensazione, ogni dettaglio dei loro tocchi. Erano rimasti immobili nelle loro posizioni per paura di distogliere l’attenzione da quel profondo contatto, perdendosi qualcosa. Il tempo sembrava essersi fermato.
Dopo minuti interminabili e brevissimi al contempo, la mancanza d’aria cominciò a farsi sentire prepotentemente. Guardandosi negli occhi, i due si allontanarono, anche se di poco. Rebi si rese conto di aver mandato a farsi benedire il suo piano per mantenere la dignità intatta nel momento stesso in cui lo aveva visto. Ma ne era valsa la pena.
Gajiru si schiarì la gola. – Dovrei andare via più spesso se questo è il trattamento che ricevo quando torno – sussurrò con voce roca, senza smettere di guardarla negli occhi. Ridacchiava, e il suo sguardo trasmetteva amore e calore. La fissava come se fosse il tesoro più bello. E per lui era proprio così.
Lei si rabbuiò e gli occhi le diventarono lucidi, carichi di lacrime. Lacrime di sollievo, di gioia, di rabbia, di tristezza, che cominciarono a scorrerle sulle guance.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi e il suo ghigno si spense istantaneamente. Si avvicinò titubante per abbracciarla e cercare di confortarla, di ricordarle che ora era lì con lei, ma temeva di essere respinto. Rebi in breve venne scossa da singhiozzi incontrollabili e cercò con le mani di asciugarsi gli occhi; impresa ardua, visto che spuntavano nuove lacrime ogni secondo. Gajiru sentì il suo cuore stringersi per la prima volta. Non voleva che piangesse, era bellissima quando sorrideva. Quando era triste era ugualmente bella, ma non splendeva come quando era allegra. L’abbracciò e la fece appoggiare a sé, sostenendola. Lei si sciolse e si lasciò cullare. Aveva l’orecchio poggiato sul cuore del ragazzo, e lo sentiva battere veloce come le ali di un passero.
- Mi dispiace Rebi. Davvero, mi dispiace. Perdonami, ti prego. Lascia che ti spieghi perché l’ho fatto – la implorò lui.
Non aveva mai sentito Gajiru supplicare qualcuno. O chiedere scusa. Più di una volta nella stessa frase addirittura. Scossa dai singulti che le impedivano di parlare, Rebi annuì contro di lui, stringendolo.
- Non piangere. Sono qui. Forza, rilassati. È tutto finito, te lo prometto. E sarai anche contenta.
Per tranquillizzarsi, la ragazza si concentrò sulle braccia di lui strette attorno alla vita e alla schiena. Lentamente i singhiozzi si placarono e le lacrime cessarono di sgorgare, lasciandola però vuota e sfinita. Lui stava continuando a cullarla, accarezzandole dolcemente i capelli.
- Tutto a posto? Stai meglio? – chiese pacatamente.
Lei mormorò un sì soffocato dal suo petto. E poi sentì le forze mancarle completamente.
Le ultime cose che sentì furono un battito d’ali, un irrigidimento da parte di Gajiru e Ririi che lo sgridava. – Te l'avevo detto che l’avresti distrutta!
 
Battendo le palpebre due o tre volte, Rebi si rese conto di non essere in casa sua. Era immersa nel buio, ma poteva percepire che quel letto era troppo duro e troppo grande per essere il suo. Un mal di testa pulsante e una nausea feroce le stavano facendo compagnia. Alzandosi a fatica, scese dal letto con cautela e tastò le pareti della stanza fino a trovare l’interruttore della luce. Premendolo fu accecata, e ci mise qualche istante per abituarsi.
Era in camera di Gajiru. L’ultima cosa che si ricordava era di essere fra le sue braccia in biblioteca. Poi più nulla.
Presa dal panico, si catapultò fuori dalla porta, ma inciampò. Si sentiva molto debole. Per fortuna il suo ragazzo era davanti alla camera, dato che aveva sentito premere l’interruttore. E così lei si era ritrovata nuovamente fra le sue braccia.
Con le sopracciglia aggrottate e il viso che trasudava preoccupazione, la prese in braccio e l’adagiò delicatamente sul divano. – Non stai bene. Che sta succedendo?
Il suo Gajiru: diretto, schietto, non faceva giri di parole. Ririi si affacciò dal divano e le si accoccolò in grembo, scrutandola.
- È stata una brutta settimana – rivelò Rebi accarezzando il gatto, che scoccò un’occhiataccia al suo nakama. – E… è da due giorni che non mangio? – sussurrò alla fine, imbarazzata, annunciando il fatto come se fosse una cosa di cui voleva chiedere conferma.
- Che cosa?! – esclamò il Dragon Slayer, esterrefatto. – Ma sei impazzita? Volevi essere ricoverata, per caso? Perché cavolo non mangi da due giorni?!
Nonostante la spossatezza, Rebi non sarebbe rimasta in silenzio a sorbirsi quella ramanzina. Era lui la colpa di tutto, meglio farglielo notare. – Magari perché il mio ragazzo è sparito per una settimana senza lasciare traccia né avvisare! Una settimana, Gajiru! Senza avere tue notizie! Sai quanto sono stata in pena?! – gridò a sua volta.
- Ma io l’ho fatto per te! Perché mi date tutti parole? Uno si sforza di fare un gesto carino e viene ripagato in questo modo! Pensi che io non sia stato in pena per te? Ti ho pensata ogni singolo momento di questa settimana, perdendo il sonno – ringhiò, infuriato.
- Ma tu lo sapevi! Tu sapevi quello che stavi facendo, e perché. Sapevi che mi avresti trovata qui al tuo ritorno. Io no! Non sapevo quando saresti arrivato, né se saresti tornato da me. Brancolavo nel buio. Avresti almeno potuto avvisarmi, dirmi che partivi. Temevo che tu mi avessi abbandonata senza dirmi nulla, come un vigliacco – rivelò, con la rabbia che era andata scemando verso le ultime parole.
Per la prima volta Gajiru si mise nei panni di Rebi. Era stato un egoista terribile. Aveva pensato che sarebbe stata felice alla fine di tutto, scoprendo cos’aveva fatto. Ma non aveva considerato il tempo intermedio. Lei aveva sofferto molto più di lui perché non sapeva proprio nulla! Si era ritrovata da sola da un giorno all’altro. Il ragazzo si sentì tremendamente in colpa, come non era successo nemmeno quando l’aveva picchiata.
Sedendosi vicino a lei sul divano, strinse la sua mano fra le sue. – Mi dispiace.
Due paia di occhi lo fissarono sbalorditi. Si era davvero scusato? Volontariamente, oltretutto? E di nuovo nell’arco della serata?
La ragazza era un po’ spiazzata, non seppe cosa rispondere.
- Ho svolto una missione particolarmente pericolosa con una paga insolitamente alta. Sarei tornato qualche giorno fa, ma sono dovuto andare ancora più lontano per prenderti questo – spiegò allungandole un fagotto rettangolare.
Rebi lo aprì incuriosita e per Gajiru fu impagabile la reazione: sconcerto dipinto in volto e sguardo luminoso.
Un po’ di tempo prima, alla gilda, il ragazzo aveva notato che la sua compagna stava leggendo sempre lo stesso libro. La mattina era all’inizio, pomeriggio verso la fine del volume, e la notte lo ricominciava. Perplesso, le chiese spiegazioni.
Rebi aveva riso. – Non è lo stesso libro! È una serie. Vuol dire che i libri hanno la stessa copertina, ma narrano di una storia molto lunga che si svolge in più volumi, insomma. Anche se la trama è sempre quella.
Lui aveva annuito, facendo ridere ancora la ragazza. Aveva un’espressione molto concentrata.
- E l’ultimo libro quando lo leggerai? Ne hai letti minimo tre finora!
La ragazza si era rabbuiata. – Purtroppo quello non lo leggerò mai. Sono volumi abbastanza antichi, e dell’ultimo libro sono rimasti solo quattro esemplari. Uno è in una biblioteca, sotto chiave. Gli altri sono proprietà di uomini facoltosi. Due di questi non lo venderebbero mai, invece l’ultimo lo ha messo all’asta, ma non me lo posso permettere.
- E… ti piacerebbe averlo? – aveva domandato confuso.
- Certo! – aveva esclamato lei. – La cosa più brutta di questo mondo è non sapere come va a finire una storia.
Così, pochi giorni dopo, in seguito ad alcune ricerche, Gajiru aveva intrapreso un viaggio segreto per ottenere i soldi necessari a comprarle il libro.
- Dimmi che non è un sogno – bisbigliò lei, gli occhi fissi sulla copertina del volume rilegato e in perfette condizioni.
- Non lo è – rispose ghignando.
- Mi stai dicendo che hai fatto tutto questo putiferio per comprarmi un libro che costa un occhio della testa?  - domandò ancora, incredula, guardandolo.
Il ghigno di Gajiru si allargò e si addolcì, così come gli occhi fissi nei suoi. – Esatto. Buon anniversario.
Voleva piangere. Se avesse avuto ancora lacrime, Rebi le avrebbe versate tutte. Il suo ragazzo era sparito una settimana prima del loro mesiversario senza dire nulla, solo per rischiare la pelle in una missione in modo da ottenere i soldi necessari a comprarle un libro estremamente pregiato. E si era ricordato di farle gli auguri!
Ririi gemette spaventato quando la ragazza si gettò addosso al ragazzo, baciandolo come aveva fatto nel pomeriggio. E lui rispose allo stesso modo, stringendola forte per scaldarla.
A malincuore dovette staccarsi da lei, in pensiero. – Devi mangiare qualcosa, sei ghiacciata e pallida – annunciò.
Il gatto scivolò giù dal divano scoccando ai due un’occhiata torva, che non sortì nessun effetto dato che non lo stavano nemmeno guardando.
- Penso che ti farò dei regali molto più spesso – promise ghignando.
- No! Se mi devi abbandonare così non li voglio! – lo supplicò la ragazza, triste.
- Va bene. La lontananza non ha fatto bene a nessuno dei due.
- Giurami che non sparirai mai più senza avvertirmi. E che, per quanto sia pericolosa la missione, mi porterai con te – implorò lei, fissandolo intensamente.
Gajiru abbassò lo sguardo, in silenzio. Non l’avrebbe mai messa in pericolo.
- Giuramelo! – sbottò Rebi, irritata.
- Va bene! Ti giuro che ti porterò con me. Al massimo rimarrai in stanza mentre faccio il lavoro sporco – concesse lui.
Soddisfatta della risposta, la ragazza lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia.
- Per lo meno non si è fatto male nessuno – disse Ririi, porgendo una fetta di torta alle fragole e panna alla maga. - Tieni Rebi.
Lei si scostò e fissò imbambolata il dolce appena fatto. – Io non ne sarei così sicura – mormorò afferrando il piatto.
 
Tutta Magnolia, quella stessa sera, sentì un urlo disumano e terrificante.
Sdraiato su un tavolo della gilda, Natsu si svegliò di scatto e balzò in piedi. – Dove sei Acnologia?! – gridò.
- Magari fosse Acnologia! Erza si è appena accorta che qualcuno le ha rubato la torta – sibilò Grey, nascosto dietro ad un tavolo.
Tutti i membri della gilda erano al riparo da qualche parte. Tutti tranne Natsu.
- Oh-oh… - si lasciò sfuggire, affranto.


 
MaxBarbie's
Eccomi qui dopo 6 giorni! Scusate il ritardo^^" In realtà è che ho poco tempo ora che è ricominciata la scuola e i professori senza cuore sono partiti in quarta con i compiti :(
Ho già i capitoli pronti fino al 7, quasi ultimato, ma non riesco a postarli ahahah. E poi volevo vedere se c'era qualche recensioncina in più... *risatina colpevole* Mi devo impegnare maggiormente allora, e scrivere meglio!
Ancora una volta ringrazio coloro che hanno messo la storia fra le preferite e seguite, cioè tutte le ragazze dell'altra volta insieme a:
_Seishin
_sweet years_giuly
_nagi994
che lo hanno fatto in questi 6 giorni^^
Chiedo perdono per gli errori di battitura (e, spero di no, grammatica). Ho ricontrollato bene, ma scappa sempre qualcosa^^"
Infine, un grandissimo grazie a Girl Pumpkin ed EbiBeatrizP che hanno recensito tutti i capitoli^^ Chi recensisce è dieci volte più bravo di chi scrive, ve lo assicuro. 
Ho finito, promesso! Volevo solo, come ho già scritto all'inizio, dedicare questo misero capitolo alla mia ispiratrice: il mio ebi, Beatoriche :-* Senza rendermene conto penso a te per descrivere Rebi. Perché siete uguali fisicamente e, sotto molti aspetti, anche caratterialmente. E adoro entrambe.
Bene, io ho finito, spero di aver trasmesso qualcosa e di non avervi fatto perdere tempo (ne dubito).
A presto,
MaxBarbie^^
  
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