Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Sakurina    22/09/2014    5 recensioni
Lui la fissò per alcuni brevi secondi.
Era bella. Era illesa. Era felice. Era... un’altra.
Era Ino, ma non era la sua Ino. Era la Ino di un altro posto, di un’altra vita, di un’altra epoca.
E lui... lui chi era?
“Io... credo di... aver fatto un sogno.”

Happy White Night.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Più contesti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dreams From The Other Side

 
Si sentiva stanco.
Così dannatamente stanco.
In lontananza, la battaglia imperversava.
Urla strazianti. Grida infuriate. Esplosioni. Pianti.
L’odore metallico del sangue e della terra e del fumo.
Il dolore si era a un tratto affievolito, il che poteva significare che stava andando tutto molto bene o tutto molto male.
Qualcosa di caldo gli stava gocciolando sulla guancia, scivolando leggero verso le labbra.
Speriamo non sia sangue. Che schifo.
Avrebbe voluto sbuffare, ma non aveva neanche la forza di farlo. Forse stava andando tutto molto male, allora.
Qualcosa gli toccò le labbra. Era caldo e salato. Lacrime.
Speriamo siano di Chouji.
“Shikamaru...”  mormorò una voce bassa e tenue, al suo fianco. Stanca. Affranta.
No, non è Chouji. È Ino. Maledizione, non starò davvero morendo davanti a Ino? Non anche io...
“Non morire, non anche tu, ti prego...”
Non dopo i nostri padri.
“Non mi lasciare anche tu...”
E fai qualcosa, invece di stare lì a piagnucolare. Anni a studiare con Tsunade e tutto ciò che sai fare è piagnucolare?!
“Non ti lascerò morire, Shikamaru!”
E questa è Sakura. Figuriamoci. Se Ino la smettesse di... io potrei concentrarmi... e invece continua a...
Temari non piange mai. Lei non è una seccatura come quest’altra.
Eppure quest’altra... ogni volta che piange...
Un dolore sordo al petto. Così forte da irradiarsi ovunque.
Il suo corpo andava a fuoco.
Ora lo sentiva, il dolore. Forse stava andando tutto molto bene.
O tutto molto male.
Lo sapevo che non dovevo fare il ninja.
“Shikamaru...”
Forse non dovevi farlo neanche tu, Ino.
Ma che altra scelta avevamo noi due, eh?
Nessuna.
Da quando siamo nati, siamo cresciuti sapendo che questo era il nostro destino.
Se fossi stato più bravo, come shinobi, forse ora non sarei qui.
Forse ora tu non staresti piangendo.
Sono stanco di vederti piangere.
Cosa posso fare per farti smettere?
E per far smettere questo dolore?
Se solo non fossi qui.
Se solo non fossimo qui.
Se potessimo rinascere altrove, io ti porterei con me, Ino... perché in questo mondo non farai altro che piangere.

***

“Shikamaru! Sveglia, Shikamaru!”
La sua voce era nitida, squillante, allegra. Irritante.
Shikamaru aprì un occhio, stancamente. La luce calda del sole gli ferì la pupilla, inducendolo a chiudere nuovamente le palpebre.
“Eddai... alzati, su!” rimbrottò la voce della ragazza.
Faticosamente, il ragazzo si voltò su un fianco, schermando il suo volto dalla luce del sole e aprendo gli occhi pesanti. Si levò su un gomito, tastandosi il petto con un mano, perplesso.
“Tutto bene?”
Poi lentamente, molto lentamente, quasi spaventato dall’idea di incontrare il suo sguardo, Shikamaru alzò il volto verso di lei.
Ino sorrise.
Indossava una strana uniforme composta da una camicetta bianca, una cravatta blu e una gonnellina scozzese in tinta. Le calze bianche le arrivavano fino al ginocchio, lasciando le sue gambe snelle nude. La lunga coda bionda danzava nell’aria, mossa dal vento insieme alle pieghe della gonna.
Shikamaru si guardò attorno spaesato, massaggiandosi la tempia debolmente.
“Ma che è... successo...?” chiese sottovoce, più a se stesso che alla biondina.
“Hai bruciato l’ora di educazione fisica. Ancora. E mi hai lasciata uscire sola da scuola. Brutto bidone che non sei altro.” Brontolò Ino, sedendosi al suo fianco e poggiando la testa contro il tronco.
Shikamaru alzò lo sguardo, fissando l’enorme albero che li sovrastava, il manto di foglie verdi smosse dal forte vento. Un po’ troppo freddo per essere vento estivo.
Il ragazzo sobbalzò, percependo la mano di Ino stringergli delicatamente la spalla.
“Stai bene, Shika?” gli sussurrò lei, con voce bassa e preoccupata. E quel soprannome da dove l’aveva tirato fuori?
Lui la fissò per alcuni brevi secondi.
Era bella. Era illesa. Era felice. Era... un’altra.
Era Ino, ma non era la sua Ino. Era la Ino di un altro posto, di un’altra vita, di un’altra epoca.
E lui... lui chi era?
“Io... credo di... aver fatto un sogno.” Sussurrò lui, fissandosi le mani incredulo.
Pulite.
Niente sangue, niente sporco, niente polvere.
Niente calli da jutsu o ferite da shuriken.
Mani non sue.
Per un attimo, ne fu felice.
Sorrise, inspirando a fondo il profumo del vento di fine estate misto al profumo di pesca di Ino.
Quello, stranamente, era sempre lo stesso.
“Che sogno era? Io c’ero?” chiese Ino, piazzandosi davanti al suo volto, sorridendo maliziosa.
“Sì, c’eri anche tu...” sospiro leggermente Shikamaru, lasciandosi sfuggire un mezzo sorrisino.
“E cosa facevamo io e te insieme in un sogno, eh, maniaco?” sogghignò lei, spingendogli indietro la fronte con un dito.
Shikamaru le scoccò un’occhiata infastidita, mentre la ragazza si alzava in piedi, ridendo divertita.
Era da un sacco che la sua Ino non rideva.
Ino fece una piroetta su se stessa, fermandosi per indicare il ragazzo con un dito puntato.
“Allora ci vediamo qui stasera a mezzanotte, vedi di non mancare!” e facendogli l’occhiolino, Ino corse via canticchiando.
Shikamaru aprì la bocca per risponderle qualcosa, ma era troppo tardi ormai.
Passò un buon quarto d’ora a fissarsi il corpo, incredulo. Niente tagli, niente ferite; niente armi, niente giubbino da chunin; solo un paio di pantaloni scuri e una camicia con la cravatta allentata.
Si grattò l’orecchio confuso e percepì la presenza del suo orecchino. Si toccò anche l’altro e capì che almeno quelli c’erano ancora.
Si alzò sbuffando, afferrando lo zaino al suo fianco, deciso a darsi un’occhiata in giro. Iniziò a camminare per le vie di quella città immensa che, evidentemente, non era Konoha. Gli edifici erano molto diversi, dai colori così chiari e freddi, dalle forme squadrate e austere.
Improvvisamente, un grido richiamò la sua attenzione e nel voltarsi per poco non veniva investito da Kiba. Il ragazzo fermò la strana tavoletta con quattro ruote su cui viaggiava; le diede una spinta col piede, facendosela rimbalzare in mano.
“Ehi vecchio, come mai in giro senza la bionda?” gli chiese Kiba, masticando rumorosamente una gomma.
“Ehm... la bionda?”
“Sì, Ino. La tua bella bionda che ti sei conquistato col sangue!” ammiccò Kiba.
Shikamaru inarcò entrambe le sopracciglia, scoccandogli uno sguardo perplesso.
“Eddai vecchio, non ci potevo credere quando mi hanno detto che hai tirato un pugno a Sai. Figa, hai la mia massima stima. Quel coso non lo posso nemmeno vedere, sembra finto.”
“Ah-ha. E perché avrei picchiato Sai?”
“Ma sei scemo, socio? Cazzo c’hai, hai preso una botta in testa?”
“No. Volevo solo sapere perché secondo te avevo preso a botte Sai.” Rigirò la domanda Shikamaru, nel vago tentativo di non sembrare troppo sospettoso.
Già le allusioni di Kiba su lui e Ino erano fuori dal mondo, figurarsi sentirsi dire che lui – LUI – aveva pestato Sai. Per Ino?
Cioè. Cose dell’altra mondo... letteralmente.
“Ma che ne so, mica me l’hai spiegato. Penso che lui fosse un belloccio che faceva qualche moina a Ino di tanto in tanto, però in giardino l’hai sentito dire qualcosa di brutto su di lei e gli hai spaccato la faccia... o almeno così m’ha detto Chouji.”
Mi fa piacere che anche qui Chouji faccia la portinaia.
“Va beh amico, non so che ti sei fumato ma mi sembri fuori dal mondo. Ti ho inseguito solo per farti gli auguri comunque.” Disse Kiba, dandogli una pacca sulla spalla e ripartendo a bordo della sua diabolica tavoletta. “Ehi, magari questo weekend usciamo a sbronzarci per festeggiare a dovere il tuo compleanno! Ciao vecchio!”
Kiba si dileguò a tutta velocità, lasciando il povero Shikamaru solo e nuovamente perplesso.
Il mio compleanno.
Questo spiegava il vento fresco di fine estate e l’appuntamento di Ino a mezzanotte. Forse Ino si aspettava un regalo.  Forse avrebbe dovuto dirle la verità.
Del resto, non sapeva neanche dove andarglielo a cercare un regalo, in quella città labirintica che nemmeno conosceva.
Shikamaru prese a camminare ancora.
Una via, due vie, tre vie. Tutte uguali.
Tutte integre. Tutte pulite.
Piene di famiglie allegre e di bambini sorridenti che correvano qua e là.
Uno in particolare attirò la sua attenzione. Era piccolo e paffuto, avrà avuto neanche due anni. Faticava anche a camminare, eppure correva come un leprotto nel giardinetto che costeggiava il lungo fiume.
All’improvviso, un signore lo rincorse e lo raccolse da terra prima che il bambino potesse cadere.
Shikamaru si paralizzò sul posto, il cuore che batteva a mille, un dolore bruciante nel petto.
Asuma.
L’uomo si voltò e, non appena vide Shikamaru, gli corse incontro salutandolo, tenendo il figlioletto in braccio.
“Ehi, Shikamaru!” gli diede una forte pacca sulla spalla “Sei andato a comprare il regalo per Ino o no?”
Shikamaru rimase un po’ barcollante sul posto, spostando il suo sguardo da lui al piccolino. Si voltò di scatto, grattandosi la nuca, forzando una risata dalla gola e cercando di trattenere le lacrime.
È ovvio che Asuma sia vivo. Qui non c’è la guerra. Qui non si combatte.
Qui nessuno viene ucciso.
“Scommetto di no, maledetto fancazzista!” lo rimproverò Asuma, tirandolo per il codino. “Accidenti, se ti azzardi a rovinare tutto con Ino ti lancio nel fiume. Se vi lasciate rischiate di rovinare diciassette anni di amicizia! Avevi detto che ti saresti impegnato per farla felice!”
Quelle parole lo colpirono in pieno petto.
Forse era per quello che lui adesso era lì.
Voleva vederla felice ancora una volta.
Portarla via dalla guerra, dalla morte, dal dolore.
Forse ci era riuscito.
O forse era morto e gli era stato concesso di rinascere qui, dove tutto andava bene.
Ma questo significava che allora aveva abbandonato Ino, nel suo mondo... e questo non andava bene.
Asuma sospirò, esasperato.
“E va bene. Dammi il tempo di portare il piccolo da Kurenai e ti accompagno a prenderle un mazzo di fiori. Sai che con quelli vai sul sicuro, con Ino.”
Era vero, con i fiori andavi sul sicuro con Ino. Sia qui che .
Avrebbe voluto raccontare ad Asuma ciò che gli stava accadendo. Che lui non era quel Shikamaru. Che non sapeva cosa ci faceva lì. Voleva chiedergli se quello era il limbo e se non c’era via d’uscita, perché lui ne aveva urgentemente bisogno, perché non poteva abbandonare Ino.
Ma non lo fece. Passò il pomeriggio a chiacchierare con Asuma, ora un padre serio e orgogliosissimo del suo bambino, lo accompagnò a comprare un mazzo di fiori per Ino e cenò con lui a casa sua. Vedere la famiglia felice che avrebbe potuto avere con Kurenai per poco non lo fece scoppiare in lacrime.  
Fuggì verso le dieci e mezza di sera e vagò un po’ prima di ritrovare il suo albero.
Era scosso, profondamente scosso.
Ma provava un senso di felicità che cominciava ad annebbiargli la ragione.
Se solo potessi restare qui.
Ma sapeva che non poteva, non poteva. Perchè il mondo che gli era stato assegnato – la Ino che gli era stata data – non erano quelli.
Avrebbe voluto fare una corsa a casa per rivedere suo padre ancora una volta. Solo che non sapeva dove fosse casa sua, laggiù.
Era tormentato dai pensieri e lo stomaco gli faceva male dal nervoso. Voleva sapere. Sapere chi era, dov’era, cosa fare – poteva ancora tornare indietro? Ma poi lo voleva davvero?
La sua voce squillante interruppe quel groviglio oscuro di pensieri che martellavano le tempie da un’ora ormai.
“Shikamaru... che cos’hai oggi?”
Ino gli si avvicinò all’improvviso, bella più che mai nel suo succinto vestitino bianco a fiorellini viola. Gli carezzò leggermente la guancia, con una naturalezza che lo lasciò sconcertato, e si avvicinò a lui, allacciandogli le braccia intorno al collo e appoggiando la testa contro il suo petto.
“Sei strano oggi Shikamaru... sei sicuro che vada tutto bene?”
“S-sì... perché?” le domandò, appoggiando nervosamente le mani sulla sua esile vita, cercando di comportarsi il più naturalmente possibile.
“Sono per me quelli?!” esclamò all’improvviso Ino, urlando con la sua voce squillante.
Shikamaru sobbalzò, spaventato da quell’aumento di decibel improvviso, e lno scivolò via dal suo abbraccio, lanciandosi a raccogliere i fiori.
La ragazza inalò a fondo il loro profumo, sorridendo dolcemente a Shikamaru.
Bellissima. Sana. Salva. Felice.
Shikamaru ricambiò con un sorrisino sghembo.
“Ci eravamo promessi niente regali, Shika! Io non te ne ho presi!” asserì Ino piegando le labbra in un’espressione da cagnolino triste, avvicinandosi a lui con brevi saltelli.
Bellissima. Sana. Salva. Felice.
“Non importa, Ino... non importa.” Disse lui, sorridendo amaramente. Il movimento gli venne naturale, proprio com’era venuto a lei: alzò il braccio e con la mano le accarezzò delicatamente la guancia liscia.
“Che hai Shikamaru... perché sei triste?” gli chiese Ino, tornando nuovamente seria. Appoggiò a terra il mazzo di fiori e prese il volto del ragazzo fra le mani.
“No, non lo sono. Sono solo un po’ malinconico... perché questo è già un gran bel regalo.” Rispose lui, appoggiando la sua mano su quella di Ino, iniziando a carezzarla dolcemente col suo pollice.
“Questo cosa?”
“Questo... tutto questo. Questa vita, questo mondo. La consolazione che da qualche altra parte le cose sono andate meglio. La speranza che le cose possano andare meglio per noi.” Shikamaru rise lievemente, togliendo le mani di Ino dal suo volto per stringerle fra le sue. “So che ti sembrerò pazzo, però... grazie Ino. Di tutto questo. Del tuo amore. Di esistere. Sai, sono convinto che la tua nascita a così poche ore dalla mia... non poteva essere casuale: in realtà eri il mio regalo di compleanno.”
Calde lacrime iniziarono a scorrere sul volto di Ino, scivolando leggere, andando a morire sul suo sorriso. La ragazza allungò nuovamente le mani verso il volto di Shikamaru, stringendolo mentre avvicinava le sue labbra a quelle di lui.
Fu un bacio caldo, lungo, intenso. Così intenso da far male. Shikamaru la strinse con tutta la forza che aveva in corpo. Non gli interessava se non era vero. Se non era la sua Ino. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di lei. Più dell’aria che respirava.
Qualcosa gli toccò le labbra. Era caldo e salato. Lacrime.

***

Quando riaprì gli occhi, quell’odore nauseante e metallico tornò a pizzicargli le narici.
Il frastuono della guerra imperversava.
Le lacrime di Ino gli bagnavano le labbra.
Il dolore al petto era lancinante.
“Shikamaru, come ti senti?!” gli chiese Sakura, allarmata.
“Eh... stavo meglio dall’altra parte...” sospirò lui, con voce sofferente.
Ino sorrise, stringendogli la mano fra le sue.
“Meno male che sei tornato, allora.” Sorrise lievemente, asciugandosi velocemente le lacrime e trattenendo i singhiozzi.
“Già, sarebbe stata... una seccatura... morire il giorno del mio compleanno, eh?” sorrise lui, debolmente, ricambiando la sua stretta di mano.
Ino sorrise, trattenendo a stento le nuove lacrime che si andavano formando negli occhi.
“In realtà è appena scoccata la mezzanotte Shikamaru. Ora è il mio compleanno.”
“Ah, bene. Sono tornato appena in tempo per farti gli auguri.” Shikamaru sorrise lievemente, fissando i suoi occhi in quelli brillanti di lei.
Bellissima. Per adesso sana e salva. Si sperava di renderla felice.
“Tanti auguri, seccatura. Ho fatto un sogno, sai?”
“Che sogno era? Io c’ero?” chiese Ino, piazzandosi davanti al suo volto, sorridendo maliziosa fra le lacrime.
“Sì, c’eri anche tu...” sospiro leggermente Shikamaru, lasciandosi sfuggire un mezzo sorrisino.
“E cosa facevamo io e te insieme in un sogno, eh, maniaco?”
 
-The End-
 
 
 
Sono tipo secoli che non scrivevo una ShikaIno. Ma oggi è la White Night ed è un momento sempre importantissimo per me. E visto che varie fonti (Miyu92) mi tengono aggiornata sull’avvicinarsi della FINE di Naruto e tremo ogni istante per la follia andante di Kishimoto, ho voluto scrivere un’ultima ShikaIno prima di vedere lo scempio di finale che avrà uno dei miei manga preferiti.
Scusate se qualcosa nella ff non torna con la storyline del manga, specialmente le date, solo che onestamente lo seguo a spizzichi e bocconi perché penso seriamente che a Kishi siano partiti i pochi neuroni sani che gli rimanevano. Who cares. Kishimoto scrive cose incoerenti e allora le scrivo anche io. Solo che io non ci guadagno sopra i milioni, sob.
Detto questo, Mosca Bianca per sempre, orgogliosa di esserlo per sempre nonostante ciò che ci attenderà nel finale.
A morte Sai e Temari.
Tanto amore per Kiba.
ShikaIno per sempre. <3
 
Bacioni,
Luly
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Sakurina