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Autore: Starishadow    22/09/2014    7 recensioni
Che Ai e Syo siano come cane e gatto è una cosa risaputa, ma cosa può cambiare quando uno dei due esagera, e le sue parole vanno a colpire dritte dritte il fondo del cuore dell'altro? Quali saranno le conseguenze del loro ennesimo scontro? E mentre le ombre del passato iniziano ad allungarsi verso il presente, riusciranno quei due a proseguire per la loro strada, o verranno raggiunti da quel buio?
Se pensate che la storia possa piacervi, entrate pure e leggete! ^^
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ai Mikaze, Syo Kurusu, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGUE
 
«Reiji, davvero, non credo che…»
«Ne-ne, Ai-ai ormai è in quell’età in cui devi parlargliene!»
«M-ma ormai ha già…»
«Beh, metti che è stato fortunato la prima volta ma non lo è la seconda?»
«Ma di che diamine stai parlando, Reiji!?» Aine era più che rosso in viso, stava per sfociare in qualcosa come un magenta fosforescente, o comunque qualcosa di inumano, mentre l’imbarazzo cominciava a divorarselo.
Reiji incrociò le braccia:
«Ne-ne» cominciò, trascinando le vocali in una maniera che non prometteva nulla di buono «ricordati che sei tu l’adulto responsabile a cui Ai-ai è affidato, adesso… vedi di essere all’altezza del compito!»
«Tu ti sei bevuto il cervello» stabilì il ragazzo dai capelli celesti prima di voltargli le spalle – assicurandosi che i suoi capelli lo colpissero in faccia mentre lo faceva –e dirigersi verso la camera del fratellino.
“Perché lo sto facendo?” si chiese, mentre con una mano si copriva il viso e con l’altra bussava leggermente alla porta. Aspettò la voce di Ai che gli dava il via libera per entrare, poi fece capolino.
Il fratello era da solo, seduto sul suo letto con la tastiera in bilico sulle ginocchia, l’abat-jour accesa alle sue spalle e degli spartiti sparsi disordinatamente accanto a lui. Si era sciolto i capelli, e Aine notò per la prima volta che effettivamente era diventato notevolmente simile a lui.
«Onii-san» lo salutò distrattamente il più piccolo, mentre – mettendosi una matita fra le labbra – strimpellava qualche nota e poi afferrava un foglio e ci scriveva qualcosa.
«Mmm… s-sei impegnato?» “io ti ammazzo, Reiji, ti lego, ti strangolo, ti fru…” un brivido attraversò la schiena di Aine quando si accorse che i suoi pensieri stavano scivolando su pratiche decisamente ambigue, e il fuoco sulle sue guance bruciò anche di più «P-posso tornare in un altro momento» aggiunse.
Ai scosse la testa e si mise la matita dietro un orecchio, osservandolo incuriosito: con il capo leggermente inclinato di lato e i capelli che gli cadevano davanti agli occhi era il ritratto dell’innocenza.
«No, stavo solo buttando giù qualcosa, ma non mi piace» lo rassicurò il ragazzino, accennando una scala di Do sulla tastiera, in un movimento distratto ed abituale che Aine era stato sorpreso di trovare naturale la prima volta che aveva rimesso le mani su un pianoforte, prima di piantargli gli occhi in viso:
«Dovevi parlarmi di qualcosa, Aine-nii?»
E il rossore furioso tornò trionfante sulle guance del povero idol, che tossicchiò nervosamente, allentandosi il cordone della collana che portava al collo e guardando ovunque tranne che verso il fratello mentre si schiariva la gola:
«Ehm, vedi… huh… R-Reiji e io… ehm… sì e anche Ranmaru-san a dire il vero… comunque… ecco, sai, dopo quello che è successo con Syo e…»
Ai scoppiò a ridere, piegandosi in due sulla tastiera e facendo finire la matita e qualche foglio per terra.
«O-Onii-chan non starai cercando di farmi… il discorso, vero?!» esclamò, sempre più divertito mentre Aine diventava sempre più imbarazzato, al punto di chiedersi se fosse possibile esplodere dalla vergogna.
«I-io non volevo fartelo, ma…» Ai non accennava a voler smettere di ridere, e sebbene fosse un suono gradevole, c’era una parte orgogliosa di Aine che aveva raggiunto il limite «oh ma insomma otouto-chan! Sono pur sempre tuo fratello maggiore, vedi di rispettarmi!» sbottò, incrociando le braccia sul petto e tentando di fissarlo torvo, anche se nel frattempo si chiedeva se qualcuno l’avrebbe ospitato sotto il suo letto per il resto della sua vita. Che cosa gli toccava fare!!
Ai si trattenne, si morse le labbra e gonfiò le guance, per poi crollare di nuovo, il maggiore aspettò che la ridarella gli passasse, con un sopracciglio inarcato in un’espressione che lo rendeva il degno gemello perduto di Ren.
Quando finalmente il più piccolo riprese fiato, gli chiese freddamente se avesse finito.
«Scusa onii-san» ghignò Ai «ma la situazione era ridicola» si giustificò.
«Lo so che era ridicola, ma lo è anche per me, sai??» avvampò Aine, nascondendosi il viso fra le mani «Ok facciamola breve, ti prego. Aveteusatolevarieprecauzioni?Nontihafattomalevero?» iniziò a parlare a macchinetta, specie nella seconda parte, come aveva sempre fatto se era costretto a dire qualcosa che non voleva. Ai soffocò un’altra risata:
«No, Aine-nii, a Syo piace di più au naturel… ma per chi mi hai preso?! Comunque mi astengo dal rispondere alla seconda domanda» indossò la sua migliore espressione indignata, e Aine alzò gli occhi al cielo:
«Hey non era scontato» bofonchiò.
«Altro che desideri sapere? Non credo debba specificarti chi faceva cosa» commentò tranquillamente Ai, con il suo solito cinismo.
«No che non ce n’è bisogno! E a dire il vero non voglio nemmeno sapere altro… ok, bene, se tu sai già tutto quello che devi sapere…» Aine si era alzato ed era indietreggiato fino alla porta, inciampando su uno dei cappelli di Syo nel frattempo e raggiungendo a tastoni la porta «io vado. Rimane fra noi, ok otouto-chan?»
Ai rise di nuovo, dopo anni che non lo faceva, ricominciare gli aveva fatto notare quanto gli fosse mancato.
«Onii-san, sei ridicolo» commentò, e il cappello attentatore gli arrivò in faccia.
«Guarda che è una cosa imbarazzantissima!»
«Non ti ho chiesto io di farlo» sospirò Ai, indossando il cappello con fare rilassato e recuperando la matita e i fogli.
Aine si imbronciò, con una smorfia da fare invidia ad Otoya:
«Ma dovevo fare l’adulto responsabile» bofonchiò.
«Non ci riesci» fu la lapidaria risposta, che lo spedì fuori dalla porta ancora più imbronciato di prima.
Appena furono entrambi fuori dal campo visivo l’uno dell’altro, si aprirono in due sorrisi carichi di affetto identici. Recuperare il rapporto che avevano avuto prima dell’incidente era stato difficile, specie per Aine che in pratica aveva dovuto imparare a conoscere il suo fratellino, ma lentamente stavano recuperando le fila, ricucendo lo strappo che si era creato, e se quelle situazioni imbarazzanti potevano servire allo scopo, le avrebbero accettate entrambi di buon grado.
E poi, Aine era più che soddisfatto di aver fatto ridere Ai. Anche se ora Reiji poteva iniziare a scappare.
 
«Ma perché devo farlo io?» sbottò Ren a mezza voce.
«Perché sei il più grande» rispose tranquillamente Tokiya, apparentemente annoiato dalla faccenda, mentre nella sua mente rivolgeva sguardi di puro desiderio al libro che aveva lasciato in camera sua, pentendosi di non essere rimasto lì.
«Perché sei il più esperto» fu il commento di Cecil con tono che non ammetteva repliche.
Masato si strozzò con il tè:
«Esperto lui?» ghignò.
Tutti lo fissarono straniti:
«Uhm… Masa, mi stai dicendo che voi due non…» iniziò Tokiya, un po’ preoccupato, Masato lo guardò male.
«…Mai…» aggiunse Otoya, spalancando gli occhi e la bocca.
Ren sembrava sul punto di svenire, una vena sul collo e una sulla tempia pulsavano pericolosamente.
Masato ricominciò a sorseggiare indifferentemente il suo tè, mentre un ghigno malefico – abilmente nascosto dalla tazza - gli si dipingeva sul viso.
«Davvero?» chiese Natsuki, voltandosi verso Ren, che ora aveva gli occhi quasi lucidi.
«N-non  proprio mai» tentò di giustificarsi  «e comunque è colpa sua!» riuscì a biascicare, in imbarazzo come non mai.
Tokiya era incredulo:
«Vuoi dire che Masa fa il prezioso?» chiese, e Ren annuì, abbassando gli occhi.
Un sonoro “facepalm” giunse da Otoya. Cecil gli si avvicinò e, a labbra strette, sussurrò:
«Scommettiamo che stasera rimediano?»
Otoya gli strinse segretamente una mano.
«Ma da quant’è che state insieme voi?» intervenne Natsuki, realizzando che, mentre Otoya si era precipitato in camera di tutti sventolando il fatto che Tokiya si era finalmente dichiarato (e il giorno dopo Tokiya sembrava essere di pessimo umore), di Ren e Masato nessuno si era accorto fino a quando non era stato palese, eppure per tutti era quasi scontato…
Ren si schiarì la voce:
«Ufficialmente da… più o meno da poco prima di quando il Chibi è finito all’ospedale» ammise.
«Davvero?»
Ren e Masato annuirono.
«In che senso “ufficialmente”?» chiese Cecil, inclinando il capo, ma il colore sulle guance dei due gli suggerì di non indagare oltre.
«Ok, torniamo a noi… quindi direi che deve parlarci Tokiya, che insieme a Otoya è il più esperto qui dentro»
Otoya andò nel panico a quell’affermazione, fino a quando Natsuki non gli mise le mani sulle tempie e lo rassicurò del fatto che, qualsiasi cosa combinasse con “quel brutto farabutto pervertito”, lui rimaneva comunque il più innocente del gruppo.
Cosa che poi era sorprendentemente vera.
Tokiya prese con filosofia l’insulto, si limitò a sorridere amabilmente a Natsuki e borbottare fra i denti, tanto piano che nemmeno Ren, il più vicino a lui, lo sentì:
«Disse quello il cui alter-ego voleva farsi Nanami al concerto di Hayato»
«Hai detto qualcosa, Tokiya-kun?»
«Assolutamente niente! Nyaaan!!» Otoya alzò le sopracciglia, gli altri erano scettici «Beh, io vado!»
Dopo un po’, l’idol dalle molte facce raggiunse Syo nella palestra dove il piccoletto si stava allenando furiosamente, se per migliorare prestazioni pubbliche o private era un dubbio che Tokiya si concesse il lusso di tenersi.
Gli si avvicinò e iniziò a tastare il terreno per quel discorso, ma la loro chiacchierata andò a finire con Tokiya che scappava da uno Syo rosso di imbarazzo e furia e un manubrio in mano.
«Beh direi che è andata bene» commentò Cecil osservandoli, mentre gli altri sospiravano.
«Io e te dobbiamo parlare» sussurrò Ren all’orecchio di Masato, approfittando per morderlo con le labbra ed osservare soddisfatto la reazione del più piccolo «camera. Adesso» aggiunse, tirandolo per un braccio.
Masato, leggermente sorpreso ma non troppo, lo seguì sogghignando.
«Quanta fretta» ridacchiò.
 
QUALCHE SETTIMANA DOPO
 
«Mmm sono io, o Aine e il chibi hanno smesso di litigare?» chiese Ren una sera dopo cena, mentre lui e Masato lavavano i piatti.
«Beh dai… dopotutto non è così male» commentò innocentemente Aine. Syo gli sorrise, anche se ancora era un po’ diffidente nei suoi confronti. Aveva il sospetto che Ai gli avesse detto qualcosa al riguardo, e Aine lo sopportasse solo per farlo contento.
Che era un po’ quello che faceva Kaoru ogni volta che capitava nei dintorni di Ai, non sembrava aver preso molto bene la notizia.
«Ma… abbiamo più avuto notizie di Shining?» chiese innocentemente Natsuki, e il silenzio cadde sulla stanza.
«Ops» commentò Masato, passando un piatto da asciugare a Ren.
Una risata riecheggiò per la stanza, e lentamente una specie di mummia coperta di bende calò dal soffitto, con meno capriole del solito.
«Oh andiamo, Shining, ormai deve essersi ripreso da mesi!» sbuffò Syo, scuotendo la testa.
«Infaaaatti, Mr Kurusu! Ma il mummia style mi è piaciuto tanto che l’ho scelto per me! E il mio amico sciamano mi ha procurato queste bende originali di una mummia egizia!!»
Otoya si tappò il naso e si allontanò dall’uomo, Aine fece una smorfia:
«Questo spiega l’odore» commentò.
«Mi dica che non è lo stesso sciamano di quella casa» sospirò Tokiya, rassegnato alla verità.
«Proooooprio lui, exactly Mr Ichinose!!»
A quel punto Otoya afferrò una scopa e, puntandola contro Shining, lo costrinse a balzare fuori dalla finestra:
«Stia lontano da qui finchè non si toglie quelle robe, non vogliamo altri incontri con i suoi gadget da Doraemon sotto sostanze psicotrope!!» esclamò, con voce stranamente minacciosa, per poi lanciare anche la scopa fuori dalla finestra, per eliminare ogni contaminazione.
Compiuta quell’operazione tornò ad essere il solito se stesso.
 
Qualche tempo dopo, erano tutti approdati in sala, tranne Ren e Masato, scomparsi da qualche parte in giardino, e Camus e Aine, che avevano dichiarato di dover “chiarire alcune cose” prima di filarsela al piano di sopra, lasciandosi alle spalle degli sguardi sbalorditi.
«Ehm…» balbettò Cecil «che cosa è appena successo, di preciso?» chiese.
«Non ne sono del tutto sicuro…» iniziò Otoya.
«… ma credo che il nostro conticino di ghiaccio stia iniziando a sciogliersi…» concluse Ranmaru.
«A volte vale la pena sciogliersi per qualcuno» dichiarò Ren, rientrando dalla porta.
Masato lo colpì dietro la nuca:
«Finche citavi Kuroko no Basket va bene, ma pure Frozen no!» sbottò.
Ren lo fissò ferito:
«Perché sei così… freddo, freddo, freddo, freddo!!»
Masato emise un verso disperato e si nascose dietro Tokiya:
«Ichinose-san… Tokiya, aiutami» implorò.
Tokiya fece l’occhiolino a Ren, che iniziò a cantare in un falsetto spietato:
«… vorrei capire perché proprio tu non vuoi avermi più… insieme a te…»
Masato finse di scoppiare a piangere, e mentre implorava Otoya di farli smettere, Ai prese la mano di Syo e lo tirò via di lì, fino ad uno dei balconcini che nessuno usava mai.
«Perché mi hai portato qui?» chiese Syo tranquillamente, osservando l’altro incuriosito, Ai si appoggiò alla balaustra, e fece spallucce:
«La faccenda stava degenerando, volevo andarmene prima che iniziassero a cantare Let it go» rispose, e Syo ridacchiò mentre si metteva dietro di lui e lo circondava con le braccia, stringendolo a sé.
«O magari love is an open door» aggiunse ridacchiando, mentre strofinava il naso sul collo dell’altro.
Ai aveva lo sguardo perso davanti a sé, e sembrava stranamente serio, Syo lo strinse di nuovo, per attirare la sua attenzione, e allora il più piccolo si decise a parlare:
«Mi sono mai scusato decentemente con te?» chiese.
«Uh?»
Ai si rigirò fra le sue braccia, fino a trovarsi faccia a faccia con lui:
«Mi sono mai scusato per essere stato un bastardo di proporzioni colossali con te? Per tutte le cose che ti ho detto fin da quando ci siamo conosciuti, o…»
Syo lo zittì baciandogli le labbra, poi rise:
«Non proprio, ma se non ti fossi comportato in quel modo, non avrei fatto metà delle cose che ho fatto… se non avessi avuto un senpai irascibile e incontentabile da impressionare, non mi sarei impegnato tanto nel mio lavoro» disse sorridendo, prima di baciarlo di nuovo, brevemente, con le labbra a malapena dischiuse.
Poi tornò serio:
«Piuttosto io ho l’impressione di non essermi scusato abbastanza per averti detto quelle cose… prima di tutto questo…»
«Me le ero meritate»
«No, non è vero» replicò Syo duramente «sono stato uno stronzo, e devo farmi perdonare» iniziò ad avvicinarsi ad Ai, facendo aderire ogni millimetro del proprio corpo a quello del più giovane, che ora stava tremando, se per il freddo o altro era impossibile a dirsi.
Quando si allontanarono, Ai fece un sorrisino piccolo e in qualche modo intimidito che Syo gli aveva visto raramente in viso, poi lo abbracciò:
«Ti amo…» mormorò, a voce bassissima «… dal profondo del mio cuore»
E Syo sapeva esattamente come rispondere.


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Nota dell'autrice: ed eccoci qui. Stavolta la FF è finita davvero!!! Mi fa veramente strano, non ero mai arrivata a finire nulla, a parte un racconto di due pagine che dubito possa contare ^.^
E se sono riuscita a dare un finale, è solo grazie a voi!!!
Dunque... lasciate che vi ringrazi per bene!!!

GRAZIE DI CUORE A:
Asanolight, Pinky_Neko, Lyel, Momoe12, Tuttopepe per le loro bellissime e commoventi recensioni!!! :D davvero, grazie!!! ;*
Grazie infinite anche a tutti coloro che hanno messo la storia fra le seguite o ricordate o preferite, e anche a tutti quelli che si sono soffermati a leggere questa FF, per me significa davvero tanto che l'abbiate anche solo aperta!!! E se siete addirittura arrivati fin qui... beh, veramente non so come ringraziarvi!!! :D

Alla prossima FF, che spero sarà di vostro gusto!
Bacioni,
Starishadow



P.S. Oh giusto, prima che dimentichi... qualche dubbio che vi è rimasto e che vorreste risolvere? Chiedete pure naturalmente!!! ;*

 
   
 
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