Titolo: 再生 – Rinascita
Rating: verde
Genere: fluff/introspettivo/malinconico
POV: Haruka Nanase
 

Note: il POV di Haru dopo la 2x12 o meglio, la mia versione dei fatti XD Spero di non averlo reso OOC, ho provato ad immedesimarmi in lui. Provato, appunto.
Altre note alla fine. Spero vi piaccia c:

Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

~  再生 – Rinascita
 
(Saisei)


 

Per arrivare a casa, basta percorrere l’intera scalinata.
Non ci vuole alcuno sforzo per farlo. Lo faccio da sempre, ma mai come ora è così complicato mettere piede sul primo scalino.
È come se in Australia una luce avesse aperto i miei occhi, permettendomi di rinascere.
Tuttavia, non mi sento completamente vivo, adesso. Perché non lo sono.
Manca qualcosa.
Alzo lo sguardo verso il cielo: deve essere tardi.
Non posso aspettare ancora. Recuperare ciò che manca è la mia priorità al momento.
Non posso tornare a casa se manca qualcosa. Con quale coraggio potrò dormire stanotte, sapendo di non aver messo le cose al proprio posto? Per quanto tempo ancora potrò andare avanti se ho lasciato delle questioni in sospeso?
Salire per le scale e tornare a casa significherebbe non badare a ciò che mi manca.
Significherebbe ignorarti, Makoto. E non permetterò che ciò accada.
Suono il campanello di casa tua, sperando di non disturbare nessuno. Fortunatamente qualcuno apre la porta proprio poco dopo.
«Haru! Come stai?», è la signora Tachibana ad aprirmi. Sul suo volto è dipinto un piccolo sorriso.
«Salve, signora. C’è Makoto?».
«Certo, te lo chiamo immediatamente», risponde lei, per poi entrare in casa ed esclamare a gran voce: «Makoto, tesoro, è Haru! Haru, entra pure».
«No, grazie. Aspetterò qui».
La signora Tachibana si dilegua con un sorriso.
Ed ecco che compari tu sulla soglia della porta. Ad accogliermi non è il tuo caldo sorriso, ma il freddo riflesso di uno spettro.
Che cosa mi aspettavo? Che mi sorridessi come hai sempre fatto? Già è tanto il fatto che non ti sia rifiutato di vedermi.
Sapere che sono io la causa di tutto questo fa male, e non so se riuscirò mai a perdonare me stesso, perché vederti infelice, triste, malinconico, scontento, spento è una sofferenza, è una morte.
Io rinasco, tu muori. Non è per niente giusto.
Se tu ti stai spegnendo, perché mai io dovrei accendermi? Come posso mai rinascere completamente se tu sei il pezzo, il frammento mancante?
«Makoto», sussurro impercettibilmente, ma so che puoi sentirmi. Hai sempre sentito tutto, anche ciò che provavo a nascondere.
«Haruka. È bello vederti».
Non ti correggo per non avermi chiamato Haru. Soltanto adesso faccio caso al fatto che, detto da te, il mio nome completo appare persino bello.
Continuo a perdermi in dettagli stupidi e insignificanti anziché affrontare la realtà.
«Ti va di fare due passi?». Ancora una volta capisci le mie intenzioni e tutto ciò che penso ma non dico.
«Sì, d’accordo».
 

~

 
 
Camminiamo senza una meta precisa. Il cielo è scuro, punteggiato da una moltitudine di stelle.
Il silenzio che si è instaurato nasconde le parole che vanno dette e non più capite con uno sguardo.
«Com’è andata? Sei stato bene?», mi chiedi, rompendo il silenzio.
Non riesco a rispondere. Sarei stato bene, sì, se solo i sensi di colpa non mi avessero divorato, se solo non avessi costantemente avvertito la tua assenza, Makoto.
Il tempo sembra fermarsi quando mi precipito su di te, abbandonandomi completamente. Ti sento sussultare appena, poi avverto le tue braccia stringersi intorno alla mia schiena e al momento credo che niente di tutto questo sia più giusto, più sensato, più ovvio.
«Scusa, Makoto».
La tua stretta si fa più forte. «Va tutto bene».
«No, non va tutto bene».
«Eri agitato, Haru… e confuso. Forse non avrei dovut…».
«No», lo interrompo, ancora inglobato nel suo abbraccio: «Non provare nemmeno a giustificarmi. Non lo merito. Ho esagerato, ho sbagliato, e ti chiedo scusa».
Sospiri. «Avrei dovuto dirti prima di Tokyo. Mi dispiace, Haru…».
«Non c’entra adesso. Smettila di scusarti, sono io quello che deve farlo».
Sciogli l’abbraccio, posizionando le tue mani sulle mie spalle. Finalmente riesco a vederti in volto: sembri quasi divertito, oserei pensare.
«Ti sei scusato per ben tre volte nel giro di pochi secondi», mi dici con un sorriso – quel sorriso.
«E non basta».
«Non essere così severo con te stesso».
«Sono stato male e sei stato male, ed è tutta colpa mia. Questo è il minimo».
«Okay, Haru. In realtà credo di averti perdonato non appena hai bussato alla porta».
«Sei troppo buono».
Ancora una volta, mi sorridi. Posso sentire le ferite dentro di me risanarsi gradualmente.
«Qualsiasi cosa accada non importa. Troveremo un modo per essere vicini anche quando saremo lontani. Non me lo perdonerei mai se vi perdessi tutti. Voglio che tu ti immischi nella mia vita, Makoto. Voglio che continui a farlo come solo tu sai fare».
«Haru…».
Mi prendi per mano. «Lo voglio anch’io», rispondi, serio.
Non so nemmeno come sia precisamente iniziato, ma un attimo dopo le nostre labbra si sfiorano, si toccano, si accarezzano.
E adesso, soltanto adesso sono consapevole della mia – nostra – rinascita.
 

~

 

Angolo Autrice
Per quanto riguarda il titolo, ho fatto una piccola ricerca e gli ideogrammi si leggono "Saisei" che può significare anche rinascita, ritorno alla vita. Non conosco il giapponese, spero di non aver scritto una cosa per un'altra, ci tenevo a dirlo xD
Spero vi sia piaciuta :)