9. Dolcezza e ferocia
Le rotaie erano deserte, in lontananza si vedeva la città
abbandonata e cadente e, alle sue spalle, il sole si preparava a tramontare.
Dal buio della residenza, Aria vide uscire Eric, che seguiva
le rotaie con passo lento e sicuro.
-Tutta questa fretta?- Le chiese, notando che lo avevo
preceduto.
Decise di non rispondere.
Eric le arrivò vicino e chinò la testa per un breve sorriso.
Con lui non si capiva mai se sorrideva davvero, per deriderla o con cattiveria.
Era un sorriso sempre sinistro che arrivava agli occhi come una scintilla
pericolosa, ma aveva imparato ad apprezzare quel suo ghigno strafottente.
-Riuscirai a prendere il treno, o devo prenderti in braccio
e farti salire io?- la stuzzicò, senza perdersi un suo solo respiro.
Aria incrociò le braccia al petto e lo trapassò con
un’occhiata impassibile. –Non saprei, magari mi divertirò a fare la povera ragazza
in difficoltà…-
-Non hai che da chiedere!- le sussurrò avvicinandosi.
Quando la luce del treno fece capolino dal fondo della
residenza, Aria si spostò dal ragazzo ed iniziò a calcolare il tempo migliore
per saltare a bordo. Eric, dal suo canto, non si era mosso di un millimetro e
rimaneva lì a guardarla.
Capì cosa voleva fare, voleva godersi ogni secondo della sua
corsa per salire sul treno, magari limitandosi a raggiungerla l’istante dopo,
dimostrando la sua superiorità. Per uno come lui doveva essere una passeggiata prendere
il treno, probabilmente avrebbe potuto farlo ad occhi chiusi. Correre non gli
serviva, e con un minimo sforzo sarebbe stato a bordo, ne era certa.
Rimase a ricambiare il suo sguardo per un po’, non voleva
dargli la soddisfazione di mettersi a correre disperatamente per raggiungere i
vagoni, ma le serviva un minimo di rincorsa e non poteva negarlo. Perciò,
quando il treno le arrivò vicino, fece una breve corsa e si aggroppò con un
salto ad uno dei maniglioni, rimanendo in piedi sulla pedana per accedere alla
carrozza. Dovette tuttavia lanciarsi all’interno quando vide Eric correre e
saltare sulla sua stessa pedana, senza preoccuparsi di lei.
Un volta all’interno del vagone del treno Eric la seguì a
distanza di un secondo, e lei dovette fare qualche passo in avanti per non
ritrovarselo addosso.
-Se hai paura di me, non dovresti essere qui, siamo soli se
non te ne fossi accorta.-
Aria si appoggiò con la schiena alla struttura del vagone,
dalla parte opposta dell’apertura, rispondendogli a tono senza pensarci. –Sei tu
che dovresti smettere di starmi così attaccato!-
-Ma davvero?- chiese, avanzando famelico. –Pensavo ti
piacesse!-
Eric le si posizionò davanti appoggiandosi con una mano sola
vicino al suo orecchio, facendola sentire in trappola. Era evidente il
divertimento che provava in quelle situazioni, sottomettendola con gesti
imbarazzanti e possessivi, ma lei non aveva intenzione di lasciarsi andare.
La sua vicinanza stava iniziando a farle strani effetti,
solleticandole lo stomaco e facendole tremare le mani, mentre uno strano calore
le avvolgeva il cuore, ma non poteva dimostrare nulla. Doveva nascondere
abilmente le sue sensazioni e tenergli testa, oppure sarebbe stata divorata
senza via di scampo.
-Mi domando come mai tu mi stia sempre vicino,- disse,
lanciando un’occhiata al braccio che le teneva vicino al viso e al suo corpo
muscolo piazzato ad un palmo dal suo. –Se non sono un giocattolo e se sono
troppo piccola per te, perché non mi lasci in pace e basta?-
Eric piegò la testa all’indietro e rise fragorosamente, come
se avesse appena udito la più grande delle battute o, peggio, come se avesse
sentito una sciocchezza tanto assurda da non riuscire a trattenere le sue risa.
Aria inarcò le sopracciglia, cosa c’era di tanto divertente
non lo capiva, ma la risata di Eric era tutto tranne che allegra, era puramente
derisoria.
Come sempre.
-Perché dovrei perdermi tutto il divertimento?- Rispose
guardandola negli occhi, piegando poi la testa da un lato come se stesse
realmente aspettando una sua risposta, e fosse pronto ad analizzarla.
La ragazza si rifiutò di guardarlo, si sistemò meglio contro
la parete e sospirò. -Lasciami un attimo fare il punto della situazione… -
iniziò. -Tu non provi niente per me?-
-Mi hai preso per un sentimentalista?-
-Certo che no, uno come te!- lo canzonò. -Però sono tua?-
Eric incrociò le braccia al petto, rimanendo abilmente in
piedi nonostante il movimento del treno. -Sì, e cerca di non dimenticarlo.-
Aria dovette trattenere l’impulso di prenderlo a schiaffi,
odiava lo sguardo sicuro con cui la fissava, manifestando a forza la sua
superiorità. Scosse il capo e si guardò la punta delle scarpe. - Però non sei
geloso di me?-
-Perché dovrei?- chiese serrando la mascella.
A quel punto Aria fece una piccola risata nervosa, tornando
poi a fissarlo negli occhi. -E tutto questo per te ha un senso?-
Eric parve fermassi un attimo a riflettere, abbassando lo
sguardo sulle sue labbra come faceva spesso. -Per me c’è l’ha.- Rispose alla
fine.
Non ne dubitava.
-È per quella faccenda dell’esclusiva?- Decise di
chiedergli, faticando a ricordare la discussione in cui Eric le chiedeva di
concedersi solo a lui, naturalmente
quando sarebbe arrivato il momento giusto. La faccenda era così assurda che le
veniva voglia di prendere a schiaffi qualcuno, di urlare, di svegliarsi e
scoprire che era un sogno.
-In parte.- Rispose Eric profondamente, con una certa
serietà impressa nei lineamenti.
Si morse il labbro inferiore. -E se non fossi d’accordo?-
A quel punto il predatore fece la sua mossa, e avvicinò il
viso verso quello di lei respirandole sensualmente sulle labbra. -Non saresti
qui!-
-Ma io non ho accettato niente.- Riuscì a mala pena a dire,
vergognandosi mentalmente di avere il fiato corto.
-Ed io non ti ho chiesto né proposto niente.- Puntualizzò
con assoluta calma, lanciandole uno sguardo d’intendimento.
Aria rimase in silenzio per diversi secondi, lui non si
spostò e rimase in equilibrio davanti a lei senza sorreggersi da nessuna parte.
-Quindi per te sono solo un’iniziata qualunque con cui ti
diverti a passare del tempo?- Gli chiese poco dopo.
-Sì, e sei mia!-
-Ma certo!- esclamò con una smorfia, alzando gli occhi al
cielo.
Il cielo fuori iniziava a ingrigirsi, e il sole richiamava a
sé i suoi raggi di luce e calore, lasciando spazio alla sera. L’aria iniziava a
rinfrescarsi, ma fortunatamente rimaneva ancora un po’ di luce, tanto da
riuscire a rendere visibile il profilo della città a cui si stavano
avvicinando.
-Dove stiamo andando?- Chiese la ragazza, inseguendo le
linee degli edifici che superarono del tutto.
-A fare un sopralluogo.- Esclamò il ragazzo, avanzando.
Aria lo vide aggrapparsi al maniglione e sporgersi oltre l’
apertura del vagone, cercando probabilmente il punto giusto per scendere.
-Tieniti pronta per saltare, siamo quasi arrivati.- Le disse
poco dopo.
Aria si rimise a posto la giacca nera e gli si avvicinò e,
solo quando Eric le fece un segnale, saltò fuori dal treno subito dopo di lui.
Atterrò con una mezza capriola sull’erba secca e si rialzò velocemente,
scrollandosi di dosso la polvere.
Ancora prima di capire dove fossero, la ragazza si portò una
mano alla guancia ancora livida, poiché l’atterraggio brusco aveva risvegliato
il dolere della ferita. Eric la vide e fece un’ espressione strana, quasi
preoccupata, sembrava anche intenzionato ad avvicinarsi ma qualcosa gli fece
cambiare idea.
-Dove siamo?- decise di chiedere la ragazza, lasciando
vagare il proprio sguardo sul luogo in cui si trovavano.
Vide il letto del fiume poco distante, e gli scheletri di
giostre e vecchi capannoni attorno a loro.
Eric fece un piccolo sorriso e si grattò distrattamente il
collo. –Abbiamo un piccolo lavoro da svolgere…-
Aria gli si avvicinò e lo seguì in silenzio, cercando di
rimanergli il più vicina possibile. Quel luogo era abbandonato da tanto tempo
ed aveva un aspetto decisamente spettrale, e fortuna che il sole non era ancora
calato del tutto. Con l’arrivo della notte si sarebbe sentita decisamente meno
a suo aggio.
-Cosa dobbiamo fare esattamente?-
Il ragazzo continuò ad avanzare, guardandosi bene intorno
come in cerca di qualcosa che neppure lui sapeva dove trovare. –Fra due giorni
esatti ci sarà un’ esercitazione per voi iniziati, ma questo tu non avresti
dovuto saperlo.-
Aria registrò l’informazione e, l’idea di un’ attività di
addestramento fuori dalla residenza degli Intrepidi, le diede una scarica di
entusiasmo. –Che tipo di esercitazione?-
Eric la guardò per un attimo con una smorfia, come se stesse
pensando di non rivelarle altro, ma alla fine scrollò le spalle e decise
evidentemente che, a quel punto, poco importava mantenere il segreto. –Faremo
due squadre, una io e una Quattro, e l’anno scorso ha vinto lui. Non posso
certo permettere che la cosa si ripeta, devo rimetterlo al suo posto!-
La ragazza rimase in silenzio, ancora eccitata per la futura
esercitazione, ed ogni informazione che riceveva le piaceva sempre di più.
-Giocheremo a ruba bandiera, mi serve una buona posizione
d’attacco e, ovviamente, un posto in cui nascondere la bandiera!- Disse Eric,
continuando a camminare e a guardarsi intorno. –Se volessi renderti utile, non
mi dispiacerebbe!-
-Non sono mai stata qui, ma vedrò cosa posso fare.- Aria
nascose un sorriso. –Quindi sarò nella tua squadra? Perché, se finisco in
quella di Quattro, potrei rivelargli tutti i tuoi piani…-
Eric finse di non ascoltarla, o forse non la sentì per
davvero, impegnato com’era ad analizzare il territorio. Aria scosse la testa e
decise di non allontanarsi troppo da lui, quando lo spettro di una gigantesca
ruota panoramica spuntò all’orizzonte, sovrastandoli minacciosa.
La ragazza prese un respiro profondo e diede voce ai suoi
pensieri, per scacciare la fastidiosa inquietudine che provava, e perché non
poteva accettare che Eric la ignorasse in quel modo.
-Perché mi hai portata con te?-
Eric la guardò di sfuggita. –Che vuoi dire?-
-Davvero non capisco perché sprechi il tuo tempo come me,
non hai altri modi per divertirti?-
Eric decise di ignorarla ancora una volta, accelerando il
passo.
-Non significo niente per te, non siamo niente, e con me non
vuoi né giocare né divertirti.-
-Cosa c’è che non va?- chiese infastidito.
-Quello che dici non ha alcun senso logico! Io dico che a me
ci tieni eccome, è solo che non vuoi ammetterlo.- Affermò decisa, rimanendogli
vicina mentre lo seguiva. –Perché non dici che ho ragione e basta? Guarda che
non puoi fregarmi, certe cose le capisco benissimo…-
-Stai diventando insistente!- le urlò contro, fermandosi un
attimo per incenerirla con uno sguardo.
Aria allargò le braccia in segno di resa. –Perfetto allora,
la smetto, magari mi sto sbagliando…-
Eric la guardò ancora di traverso e riprese a camminare,
seguito dalla ragazza.
-Perdonami ma è nella mia natura da ex Erudita,
probabilmente mi ci vorrà un po’ per liberarmi del loro modo di pensare e della
loro abitudine di cercare sempre la verità e di analizzarla nella maniera più
logica.-
-Vedi di farlo in fretta o ti faccio a pezzi!- sentenziò
Eric, decisamente adirato. Si muoveva fra i capannoni abbandonati come una
tigre in gabbia, cercando di camminare in fretta per allontanarla.
Ma Aria non aveva alcuna intenzione di rimanere indietro, né
di lasciarlo in pace. –E come faresti senza di me, dopo? Non ti dispiacerebbe
farmi fuori?-
-Ne me ne frega un cazzo di che fine fai!- le urlò contro,
fermandosi di scatto per voltarsi a fronteggiarla.
La ragazza si arrestò di colpo e ricambiò il suo sguardo
arrabbiata, senza timore ma con un certo fastidio. Quando lo vide voltarsi fece
una smorfia e tornò a seguirlo in silenzio, rimanendo al suo fianco e lui non
l’allontanò, ma rimanevano entrambi tesi ed arrabbiati.
-Sono calde quelle giacche?-
Aria non si era accorta che la sera era finalmente arrivata,
né del punto che avevano raggiunto. Avevano infatti superato il vecchio parco
giochi, e si erano addentrati i una zona fra i vecchi capanni bianchi, che
dovevano essere serviti ad ospitare le varie bancarelle del parco, e grandi
container rossi abbandonati l’uno sull’altro.
Da uno di quei vecchi capannoni ceratati aveva fatto
capolino un uomo di mezz’età, sbucando fuori dalla tenda bianca che circondava
la vecchia bancarella. La ragazza sussultò inspiegabilmente alla vista
dell’Escluso che indossava abiti logori ingrigiti, non c’era niente di cui aver
paura, eppure si sentiva turbata.
-Fate i bravi, a voi ne daranno altre, vi alleggerisco il
viaggio di ritorno!- canticchiò l’uomo, mostrando il suo sorriso sdentato.
Quando l’Escluso afferrò una vecchia trave di legno lì
vicina, gli innumerevoli chiodi arrugginiti che vi erano conficcati,
luccicarono alla luce della luna.
Stranamente, quando l’uomo impugnò la sua arma improvvisata,
Aria non ebbe più paura. Sapeva che lei ed Eric erano più forti di lui, e
decise che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Ma, quando il ragazzo al suo
fianco allungò un braccio davanti a lei, Aria trattenne bruscamente il fiato.
Mai si sarebbe aspettata quel gesto da Eric, perciò rimase
ad occhi sbarrati mentre con il braccio che le aveva steso davanti la spinse,
con un gesto delicato e insieme deciso, dietro la sua schiena. Il modo in cui
si era offerto di farle da scudo, togliendole la possibilità di difendersi da
sola e assumendosi la totale responsabilità dello scontro, era insieme
sconvolgente eppure dannatamente rincuorante.
Si ritrovò dietro di lui, così vicina alla sua schiena che
poteva sentirlo respirare e, in un attimo, un calore potente l’assalì e le
infiammò il cuore. Non si era mai sentita in quel modo, mai nessuno si era
preso cura di lei fino al punto da ergersi in sua difesa. Eppure
l’atteggiamento di Eric non era solo protettivo, era insieme prepotente e
forte, come ogni gesto che si concedeva verso di lei.
-Hai un secondo per sparire!- intimò Eric all’Escluso,
estraendo la sua pistola dalla tasca interna della giacca.
Alle sue parole, altri due Esclusi uscirono dal capanno e
affiancarono il loro compagno armato di trave.
-Non c’è bisogno di arrabbiarsi…- Disse uno degli Esclusi
arrivati. –Vogliamo solo le vostre giacche, e magari qualcos’altro…-
Aria provò a sbirciare da dietro la schiena di Eric, ma lo
sentì stranamente indietreggiare verso di lei, mentre l’Escluso armato avanzava
con la trave chiodata sollevata sopra la testa, pronto a colpire. In quel
momento la ragazza capì che Eric non era indietreggiato per paura, uno come lui
non si sarebbe certo lasciato intimorire da un gruppo di infermi pressoché
disarmati, ma per lei. Aveva fatto un mezzo passo indietro per toccarla con la
schiena, per rassicurarla ulteriormente e per nasconderla completamente con il
suo corpo.
Aria tremò appena per un brivido che l’aveva attraversata,
avrebbe dovuto essere preoccupata per la situazione in cui erano finiti, ma non
riusciva a pensare ad altro che alla schiena di Eric. Sentiva la sua forza, la
sua sicurezza e, quel contatto con i suoi muscoli, la riscaldava e placava ogni
tipo di paura.
Chiuse gli occhi per un attimo, inebriata dalle sue emozioni
e dal profumo di Eric che le arrivò dritto al cuore, in un misto di essenza
maschile e l’odore della pelle del suo giubbotto imbottito.
-Non guardare.- gli sentì sussurrare, rivolto a lei.
Aria capì perfettamente e, serrando ancora di più le
palpebre, posò la propria fronte sulla schiena di Eric e lo trattenne,
afferrando e stringendo con le mani i lati della sua giacca, sperando che lui
capisse.
E lui capì.
Eric sparò mirando alla mano con cui l’Escluso aveva
sollevato la trave per colpirlo, capendo che non era il momento opportuno per
fare saltare in aria qualche testa. Dietro di lui sentiva la ragazza aggrappata
alla sua schiena, con la fronte premuta contro di lui, e sapeva che non era
pronta a vedere un corpo accasciarsi a terra e, di certo, non avrebbe dato una
buona impressione di sé uccidendo qualcuno proprio mentre erano da soli.
Al rumore secco dello sparo, Aria sussultò, e sentì l’uomo
colpito gridare di dolore. Il sangue zampillò fuori dalla sua mano e la trave
cadde a terra, ma lei si rifiutò di assistere alla scena e rimase al sicuro
dietro la schiena di Eric.
Gli altri due Esclusi guardarono terrorizzati il loro
compagno e si precipitarono a recuperarlo.
-Se non volete fare una brutta fine, toglietevi di mezzo e
non fatevi più vedere.- Gli ordinò Eric, con tono deciso e minaccioso, mentre
si rimetteva in tasca la pistola.
Gli Esclusi, raccolto l’uomo che urlava ferito e pieno di
sangue che gli colava lungo il braccio, capirono l’avvertimento e si
affrettarono a scappare via.
Eric, senza preavviso, allungò un braccio dietro di sé e
afferrò Aria da un polso per trascinarla. Qualche passo dopo, sicuro di essersi
allontanato dalla zona degli Esclusi, la lasciò andare e le fece strada, sicuro
di essere seguito.
-Sei un bugiardo!-
Quando la situazione si era ristabilizzata e si era
ritrovata nuovamente sola con Eric, seguendolo nel buio, Aria non aveva potuto
fare a meno di lasciarsi sfuggire quelle parole.
Eric, dal suo canto, si voltò verso di lei e rimase a
guardarla senza capire. –Che ti prende?-
-Sei un bugiardo, ho detto!- disse decisa, sollevando lo
sguardo e fissandolo con rabbia. –Tutto quello che hai detto, non solo non
aveva alcun senso, ma era anche una grandissima stronzata!-
Il capofazione degli Intrepidi ebbe un sussulto di puro
stupore, era preparato a combattimenti estenuanti e a prove pericolose, ma non
di certo a quella reazione da parte di una ragazzina che di solito era fredda e
controllata. Stava per chiederle spiegazioni ma lei lo precedette, avanzando
addirittura verso di lui.
-Hai detto che non ti importa niente di me, che non provi
nulla ma non è vero, e me lo hai appena dimostrato!-
Eric capì che si riferiva al modo in cui le aveva fatto da
scudo proteggendola, e si concesse una risata. –Sei sotto la mia
responsabilità, che figura pensi che ci farei se tornassi alla residenza dopo
un attaccato da parte di tre idioti Esclusi? E cosa avrei raccontato se ti
fosse successo qualcosa?-
-Chiudi quella bocca!- Gli ringhiò contro, accecata dalla
furia, mentre si fermava ad un palmo da lui. –Dici sempre che un vero Intrepido
non si arrende mai, che non ha paura e fai di tutto per rendere la vita degli
iniziati un inferno con prove assurde e pericolose. E, quando la faccenda si complica, mi tratti
coma una ragazzina indifesa e ti metti davanti a me per proteggermi? Pensavi
che avessi paura o che mi servisse il tuo aiuto?-
Eric rimase in silenzio, con gli occhi spalancati puntatati
sulla ragazza che ancora gli urlava contro.
-Se ti fossi trovato con un altro iniziato, non solo lo
avresti lasciato al suo destino, fregandotene delle fine che avrebbe fatto, ma
ti saresti anche infuriato se non fosse stato in grado di difendersi da solo e
lo avresti scaricato fra gli Esclusi!-
Aria non gli diede il tempo di pensare, lo fissava con occhi
ardenti e lo spintonò via con entrambe le mani puntate sul suo petto.
-Stronzate!- riuscì a risponderle, indietreggiando per la
spinta.
-Stronzate un corno! Ho sentito il modo in cui mi hai
difesa, non lo hai fatto solo per dovere, ma perché volevi farlo!- gli si
avvicinò ancora e si fermò quando i loro corpi furono tanto vicini da toccarsi.
–Non ti sono indifferente Eric, hai pensato solo a me e ti sei preoccupato
persino di non farmi guardare mentre sparavi. Ti sei messo davanti, e lo hai
fatto solo e soltanto per proteggermi. Sono troppo intelligente perché tu posso
fregarmi in questo modo!-
Eric guardò da un’altra parte, per poi tornare a prestarle
attenzione, analizzando il modo in cui i loro copri si toccavano, l’uno di
fronte all’altra.
-Dici che sono solo una ragazzina,- continuò imperterrita,
senza frenare il flusso di parole. –Ma qui l’unico che si sta comportando come
un bambino sei tu! Non hai il coraggio di ammettere ciò che provi, e questo non
solo è un comportamento infantile, ma anche da codardo.-
Aria si accorse dello sguardo freddo e autoritario con cui
la fissava, così scosse il capo avvilita e lo spintonò via ancora una volta,
con rabbia.
-Quando vorrai comportanti come un uomo, fammelo sapere!-
gli disse allontanandosi a grandi passi.
E poi successe.
Eric sentì una scarica di rabbia ceca assalirlo e, con il
sangue al cervello e lo sguardo annerito, si voltò come una furia e afferrò la
ragazza da una spalla facendola voltare. La prese dalle spalline della giacca e
a la sollevo con forza, facendola sbattere contro uno dei container rossi che
li accerchiavano. Quando toccò nuovamente terra con i piedi, Aria era stordita,
si era fatta male sul serio ed Eric la stringeva tanto forte de farle ancora
più male. Era davanti a lei e la immobilizzava in parte con le mani, e in parte
con il suo corpo muscoloso.
Le afferrò il viso con le mani e appoggiò violentemente la
propria fronte sulle sua, schiacciandole la testa contro il ferro rosso senza
preoccuparsi di ferirla.
-Sì ti voglio, ti desidero e non me ne frega un cazzo di
tutto il resto.- sibilò a denti stretti contro le sue labbra. -Ti ho sempre in
testa e non riesco a smettere di pensarti, ti voglio come non ho mai voluto
nessun’altra e voglio che tu sia mia, voglio toglierti quei vestiti di dosso e
farti male fino a farti gridare. Ti voglio maledizione, ti voglio e basta!-
E, prima che lei potesse rispondere, le chiuse la bocca con
un bacio che le tolse definitivamente il respiro. Intrecciò con ferocia la
lingua con la sua e mordicchiò con rabbia quelle labbra che tanto desiderava,
prima di lasciarla bruscamente andare.
La liberò dalla sua presa quasi con una spinta, lasciandola
lì a scivolare contro il container, per poi allontanarsi. Aveva bisogno di
spazio per ritrovare il controllo e, con la rabbia che aveva in corpo, non
poteva permettersi di guardarla ancora e di sentirsi sconfitto in quel modo.
Aria riprese a rispirare a fatica, guardando la schiena di
Eric che si allontanava con un misto di emozioni, con rabbia e passione. Si
rimise a posto la giacca e si passò con forza il polso sulle labbra umide e
ferite dai morsi del ragazzo.
-E perché diamine non lo hai detto subito?- disse alla sua
schiena, risentita.
Poi, senza pensarci troppo a lungo, gli corse dietro e lo
afferrò da una spalla, senza dover fare troppa fatica per convincerlo a
voltarsi. Eric infatti si lasciò afferrare dal collo e si abbassò per
permetterle di baciarlo senza opporre resistenza. Aria ebbe quasi l’impressione
che, una volta svuotatosi della rabbia e da ciò che provava, fosse talmente
privo di energie da lasciarsi fare tutto ciò che lei voleva.
Tuttavia, mentre gli intrecciava le braccia dietro la nuca e
si sollevava in punta di piedi per continuare a baciarlo, Eric ritrovò tutte le
sue energie. Le passo le mani attorno alla schiena e la strinse con forza,
baciandola per la prima volta con dolcezza e non solo con ferocia.
Continua…