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Autore: Kaimy_11    23/09/2014    1 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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9. Dolcezza e ferocia

 

 

 

Le rotaie erano deserte, in lontananza si vedeva la città abbandonata e cadente e, alle sue spalle, il sole si preparava a tramontare.

Dal buio della residenza, Aria vide uscire Eric, che seguiva le rotaie con passo lento e sicuro.

-Tutta questa fretta?- Le chiese, notando che lo avevo preceduto.

Decise di non rispondere.

Eric le arrivò vicino e chinò la testa per un breve sorriso. Con lui non si capiva mai se sorrideva davvero, per deriderla o con cattiveria. Era un sorriso sempre sinistro che arrivava agli occhi come una scintilla pericolosa, ma aveva imparato ad apprezzare quel suo ghigno strafottente.

-Riuscirai a prendere il treno, o devo prenderti in braccio e farti salire io?- la stuzzicò, senza perdersi un suo solo respiro.

Aria incrociò le braccia al petto e lo trapassò con un’occhiata impassibile. –Non saprei, magari mi divertirò a fare la povera ragazza in difficoltà…-

-Non hai che da chiedere!- le sussurrò avvicinandosi.

Quando la luce del treno fece capolino dal fondo della residenza, Aria si spostò dal ragazzo ed iniziò a calcolare il tempo migliore per saltare a bordo. Eric, dal suo canto, non si era mosso di un millimetro e rimaneva lì a guardarla.

Capì cosa voleva fare, voleva godersi ogni secondo della sua corsa per salire sul treno, magari limitandosi a raggiungerla l’istante dopo, dimostrando la sua superiorità. Per uno come lui doveva essere una passeggiata prendere il treno, probabilmente avrebbe potuto farlo ad occhi chiusi. Correre non gli serviva, e con un minimo sforzo sarebbe stato a bordo, ne era certa.

Rimase a ricambiare il suo sguardo per un po’, non voleva dargli la soddisfazione di mettersi a correre disperatamente per raggiungere i vagoni, ma le serviva un minimo di rincorsa e non poteva negarlo. Perciò, quando il treno le arrivò vicino, fece una breve corsa e si aggroppò con un salto ad uno dei maniglioni, rimanendo in piedi sulla pedana per accedere alla carrozza. Dovette tuttavia lanciarsi all’interno quando vide Eric correre e saltare sulla sua stessa pedana, senza preoccuparsi di lei.

Un volta all’interno del vagone del treno Eric la seguì a distanza di un secondo, e lei dovette fare qualche passo in avanti per non ritrovarselo addosso.

-Se hai paura di me, non dovresti essere qui, siamo soli se non te ne fossi accorta.-

Aria si appoggiò con la schiena alla struttura del vagone, dalla parte opposta dell’apertura, rispondendogli a tono senza pensarci. –Sei tu che dovresti smettere di starmi così attaccato!-

-Ma davvero?- chiese, avanzando famelico. –Pensavo ti piacesse!-

Eric le si posizionò davanti appoggiandosi con una mano sola vicino al suo orecchio, facendola sentire in trappola. Era evidente il divertimento che provava in quelle situazioni, sottomettendola con gesti imbarazzanti e possessivi, ma lei non aveva intenzione di lasciarsi andare.

La sua vicinanza stava iniziando a farle strani effetti, solleticandole lo stomaco e facendole tremare le mani, mentre uno strano calore le avvolgeva il cuore, ma non poteva dimostrare nulla. Doveva nascondere abilmente le sue sensazioni e tenergli testa, oppure sarebbe stata divorata senza via di scampo.

-Mi domando come mai tu mi stia sempre vicino,- disse, lanciando un’occhiata al braccio che le teneva vicino al viso e al suo corpo muscolo piazzato ad un palmo dal suo. –Se non sono un giocattolo e se sono troppo piccola per te, perché non mi lasci in pace e basta?-

Eric piegò la testa all’indietro e rise fragorosamente, come se avesse appena udito la più grande delle battute o, peggio, come se avesse sentito una sciocchezza tanto assurda da non riuscire a trattenere le sue risa.

Aria inarcò le sopracciglia, cosa c’era di tanto divertente non lo capiva, ma la risata di Eric era tutto tranne che allegra, era puramente derisoria.

Come sempre.

-Perché dovrei perdermi tutto il divertimento?- Rispose guardandola negli occhi, piegando poi la testa da un lato come se stesse realmente aspettando una sua risposta, e fosse pronto ad analizzarla.

La ragazza si rifiutò di guardarlo, si sistemò meglio contro la parete e sospirò. -Lasciami un attimo fare il punto della situazione… - iniziò. -Tu non provi niente per me?-

-Mi hai preso per un sentimentalista?-

-Certo che no, uno come te!- lo canzonò. -Però sono tua?-

Eric incrociò le braccia al petto, rimanendo abilmente in piedi nonostante il movimento del treno. -Sì, e cerca di non dimenticarlo.-

Aria dovette trattenere l’impulso di prenderlo a schiaffi, odiava lo sguardo sicuro con cui la fissava, manifestando a forza la sua superiorità. Scosse il capo e si guardò la punta delle scarpe. - Però non sei geloso di me?-

-Perché dovrei?- chiese serrando la mascella.

A quel punto Aria fece una piccola risata nervosa, tornando poi a fissarlo negli occhi. -E tutto questo per te ha un senso?-

Eric parve fermassi un attimo a riflettere, abbassando lo sguardo sulle sue labbra come faceva spesso. -Per me c’è l’ha.- Rispose alla fine.

Non ne dubitava.

-È per quella faccenda dell’esclusiva?- Decise di chiedergli, faticando a ricordare la discussione in cui Eric le chiedeva di concedersi solo a lui, naturalmente quando sarebbe arrivato il momento giusto. La faccenda era così assurda che le veniva voglia di prendere a schiaffi qualcuno, di urlare, di svegliarsi e scoprire che era un sogno.

-In parte.- Rispose Eric profondamente, con una certa serietà impressa nei lineamenti.

Si morse il labbro inferiore. -E se non fossi d’accordo?-

A quel punto il predatore fece la sua mossa, e avvicinò il viso verso quello di lei respirandole sensualmente sulle labbra. -Non saresti qui!-

-Ma io non ho accettato niente.- Riuscì a mala pena a dire, vergognandosi mentalmente di avere il fiato corto.

-Ed io non ti ho chiesto né proposto niente.- Puntualizzò con assoluta calma, lanciandole uno sguardo d’intendimento.

Aria rimase in silenzio per diversi secondi, lui non si spostò e rimase in equilibrio davanti a lei senza sorreggersi da nessuna parte.

-Quindi per te sono solo un’iniziata qualunque con cui ti diverti a passare del tempo?- Gli chiese poco dopo.

-Sì, e sei mia!-

-Ma certo!- esclamò con una smorfia, alzando gli occhi al cielo.

Il cielo fuori iniziava a ingrigirsi, e il sole richiamava a sé i suoi raggi di luce e calore, lasciando spazio alla sera. L’aria iniziava a rinfrescarsi, ma fortunatamente rimaneva ancora un po’ di luce, tanto da riuscire a rendere visibile il profilo della città a cui si stavano avvicinando.

-Dove stiamo andando?- Chiese la ragazza, inseguendo le linee degli edifici che superarono del tutto.

-A fare un sopralluogo.- Esclamò il ragazzo, avanzando.

Aria lo vide aggrapparsi al maniglione e sporgersi oltre l’ apertura del vagone, cercando probabilmente il punto giusto per scendere.

-Tieniti pronta per saltare, siamo quasi arrivati.- Le disse poco dopo.

Aria si rimise a posto la giacca nera e gli si avvicinò e, solo quando Eric le fece un segnale, saltò fuori dal treno subito dopo di lui. Atterrò con una mezza capriola sull’erba secca e si rialzò velocemente, scrollandosi di dosso la polvere.

Ancora prima di capire dove fossero, la ragazza si portò una mano alla guancia ancora livida, poiché l’atterraggio brusco aveva risvegliato il dolere della ferita. Eric la vide e fece un’ espressione strana, quasi preoccupata, sembrava anche intenzionato ad avvicinarsi ma qualcosa gli fece cambiare idea.

-Dove siamo?- decise di chiedere la ragazza, lasciando vagare il proprio sguardo sul luogo in cui si trovavano.

Vide il letto del fiume poco distante, e gli scheletri di giostre e vecchi capannoni attorno a loro.

Eric fece un piccolo sorriso e si grattò distrattamente il collo. –Abbiamo un piccolo lavoro da svolgere…-

Aria gli si avvicinò e lo seguì in silenzio, cercando di rimanergli il più vicina possibile. Quel luogo era abbandonato da tanto tempo ed aveva un aspetto decisamente spettrale, e fortuna che il sole non era ancora calato del tutto. Con l’arrivo della notte si sarebbe sentita decisamente meno a suo aggio.

-Cosa dobbiamo fare esattamente?-

Il ragazzo continuò ad avanzare, guardandosi bene intorno come in cerca di qualcosa che neppure lui sapeva dove trovare. –Fra due giorni esatti ci sarà un’ esercitazione per voi iniziati, ma questo tu non avresti dovuto saperlo.-

Aria registrò l’informazione e, l’idea di un’ attività di addestramento fuori dalla residenza degli Intrepidi, le diede una scarica di entusiasmo. –Che tipo di esercitazione?-

Eric la guardò per un attimo con una smorfia, come se stesse pensando di non rivelarle altro, ma alla fine scrollò le spalle e decise evidentemente che, a quel punto, poco importava mantenere il segreto. –Faremo due squadre, una io e una Quattro, e l’anno scorso ha vinto lui. Non posso certo permettere che la cosa si ripeta, devo rimetterlo al suo posto!-

La ragazza rimase in silenzio, ancora eccitata per la futura esercitazione, ed ogni informazione che riceveva le piaceva sempre di più.

-Giocheremo a ruba bandiera, mi serve una buona posizione d’attacco e, ovviamente, un posto in cui nascondere la bandiera!- Disse Eric, continuando a camminare e a guardarsi intorno. –Se volessi renderti utile, non mi dispiacerebbe!-

-Non sono mai stata qui, ma vedrò cosa posso fare.- Aria nascose un sorriso. –Quindi sarò nella tua squadra? Perché, se finisco in quella di Quattro, potrei rivelargli tutti i tuoi piani…-

Eric finse di non ascoltarla, o forse non la sentì per davvero, impegnato com’era ad analizzare il territorio. Aria scosse la testa e decise di non allontanarsi troppo da lui, quando lo spettro di una gigantesca ruota panoramica spuntò all’orizzonte, sovrastandoli minacciosa.

La ragazza prese un respiro profondo e diede voce ai suoi pensieri, per scacciare la fastidiosa inquietudine che provava, e perché non poteva accettare che Eric la ignorasse in quel modo.

-Perché mi hai portata con te?-  

Eric la guardò di sfuggita. –Che vuoi dire?-

-Davvero non capisco perché sprechi il tuo tempo come me, non hai altri modi per divertirti?-

Eric decise di ignorarla ancora una volta, accelerando il passo.

-Non significo niente per te, non siamo niente, e con me non vuoi né giocare né divertirti.-

-Cosa c’è che non va?- chiese infastidito.

-Quello che dici non ha alcun senso logico! Io dico che a me ci tieni eccome, è solo che non vuoi ammetterlo.- Affermò decisa, rimanendogli vicina mentre lo seguiva. –Perché non dici che ho ragione e basta? Guarda che non puoi fregarmi, certe cose le capisco benissimo…-

-Stai diventando insistente!- le urlò contro, fermandosi un attimo per incenerirla con uno sguardo.

Aria allargò le braccia in segno di resa. –Perfetto allora, la smetto, magari mi sto sbagliando…-

Eric la guardò ancora di traverso e riprese a camminare, seguito dalla ragazza.

-Perdonami ma è nella mia natura da ex Erudita, probabilmente mi ci vorrà un po’ per liberarmi del loro modo di pensare e della loro abitudine di cercare sempre la verità e di analizzarla nella maniera più logica.-

-Vedi di farlo in fretta o ti faccio a pezzi!- sentenziò Eric, decisamente adirato. Si muoveva fra i capannoni abbandonati come una tigre in gabbia, cercando di camminare in fretta per allontanarla.

Ma Aria non aveva alcuna intenzione di rimanere indietro, né di lasciarlo in pace. –E come faresti senza di me, dopo? Non ti dispiacerebbe farmi fuori?-

-Ne me ne frega un cazzo di che fine fai!- le urlò contro, fermandosi di scatto per voltarsi a fronteggiarla.

La ragazza si arrestò di colpo e ricambiò il suo sguardo arrabbiata, senza timore ma con un certo fastidio. Quando lo vide voltarsi fece una smorfia e tornò a seguirlo in silenzio, rimanendo al suo fianco e lui non l’allontanò, ma rimanevano entrambi tesi ed arrabbiati.

-Sono calde quelle giacche?-

Aria non si era accorta che la sera era finalmente arrivata, né del punto che avevano raggiunto. Avevano infatti superato il vecchio parco giochi, e si erano addentrati i una zona fra i vecchi capanni bianchi, che dovevano essere serviti ad ospitare le varie bancarelle del parco, e grandi container rossi abbandonati l’uno sull’altro.

Da uno di quei vecchi capannoni ceratati aveva fatto capolino un uomo di mezz’età, sbucando fuori dalla tenda bianca che circondava la vecchia bancarella. La ragazza sussultò inspiegabilmente alla vista dell’Escluso che indossava abiti logori ingrigiti, non c’era niente di cui aver paura, eppure si sentiva turbata.

-Fate i bravi, a voi ne daranno altre, vi alleggerisco il viaggio di ritorno!- canticchiò l’uomo, mostrando il suo sorriso sdentato.

Quando l’Escluso afferrò una vecchia trave di legno lì vicina, gli innumerevoli chiodi arrugginiti che vi erano conficcati, luccicarono alla luce della luna.

Stranamente, quando l’uomo impugnò la sua arma improvvisata, Aria non ebbe più paura. Sapeva che lei ed Eric erano più forti di lui, e decise che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Ma, quando il ragazzo al suo fianco allungò un braccio davanti a lei, Aria trattenne bruscamente il fiato.

Mai si sarebbe aspettata quel gesto da Eric, perciò rimase ad occhi sbarrati mentre con il braccio che le aveva steso davanti la spinse, con un gesto delicato e insieme deciso, dietro la sua schiena. Il modo in cui si era offerto di farle da scudo, togliendole la possibilità di difendersi da sola e assumendosi la totale responsabilità dello scontro, era insieme sconvolgente eppure dannatamente rincuorante.

Si ritrovò dietro di lui, così vicina alla sua schiena che poteva sentirlo respirare e, in un attimo, un calore potente l’assalì e le infiammò il cuore. Non si era mai sentita in quel modo, mai nessuno si era preso cura di lei fino al punto da ergersi in sua difesa. Eppure l’atteggiamento di Eric non era solo protettivo, era insieme prepotente e forte, come ogni gesto che si concedeva verso di lei.

-Hai un secondo per sparire!- intimò Eric all’Escluso, estraendo la sua pistola dalla tasca interna della giacca.

Alle sue parole, altri due Esclusi uscirono dal capanno e affiancarono il loro compagno armato di trave.

-Non c’è bisogno di arrabbiarsi…- Disse uno degli Esclusi arrivati. –Vogliamo solo le vostre giacche, e magari qualcos’altro…-

Aria provò a sbirciare da dietro la schiena di Eric, ma lo sentì stranamente indietreggiare verso di lei, mentre l’Escluso armato avanzava con la trave chiodata sollevata sopra la testa, pronto a colpire. In quel momento la ragazza capì che Eric non era indietreggiato per paura, uno come lui non si sarebbe certo lasciato intimorire da un gruppo di infermi pressoché disarmati, ma per lei. Aveva fatto un mezzo passo indietro per toccarla con la schiena, per rassicurarla ulteriormente e per nasconderla completamente con il suo corpo.

Aria tremò appena per un brivido che l’aveva attraversata, avrebbe dovuto essere preoccupata per la situazione in cui erano finiti, ma non riusciva a pensare ad altro che alla schiena di Eric. Sentiva la sua forza, la sua sicurezza e, quel contatto con i suoi muscoli, la riscaldava e placava ogni tipo di paura.

Chiuse gli occhi per un attimo, inebriata dalle sue emozioni e dal profumo di Eric che le arrivò dritto al cuore, in un misto di essenza maschile e l’odore della pelle del suo giubbotto imbottito.

-Non guardare.- gli sentì sussurrare, rivolto a lei.

Aria capì perfettamente e, serrando ancora di più le palpebre, posò la propria fronte sulla schiena di Eric e lo trattenne, afferrando e stringendo con le mani i lati della sua giacca, sperando che lui capisse.

E lui capì.

Eric sparò mirando alla mano con cui l’Escluso aveva sollevato la trave per colpirlo, capendo che non era il momento opportuno per fare saltare in aria qualche testa. Dietro di lui sentiva la ragazza aggrappata alla sua schiena, con la fronte premuta contro di lui, e sapeva che non era pronta a vedere un corpo accasciarsi a terra e, di certo, non avrebbe dato una buona impressione di sé uccidendo qualcuno proprio mentre erano da soli.

Al rumore secco dello sparo, Aria sussultò, e sentì l’uomo colpito gridare di dolore. Il sangue zampillò fuori dalla sua mano e la trave cadde a terra, ma lei si rifiutò di assistere alla scena e rimase al sicuro dietro la schiena di Eric.

Gli altri due Esclusi guardarono terrorizzati il loro compagno e si precipitarono a recuperarlo.

-Se non volete fare una brutta fine, toglietevi di mezzo e non fatevi più vedere.- Gli ordinò Eric, con tono deciso e minaccioso, mentre si rimetteva in tasca la pistola.

Gli Esclusi, raccolto l’uomo che urlava ferito e pieno di sangue che gli colava lungo il braccio, capirono l’avvertimento e si affrettarono a scappare via.

Eric, senza preavviso, allungò un braccio dietro di sé e afferrò Aria da un polso per trascinarla. Qualche passo dopo, sicuro di essersi allontanato dalla zona degli Esclusi, la lasciò andare e le fece strada, sicuro di essere seguito.

-Sei un bugiardo!-

Quando la situazione si era ristabilizzata e si era ritrovata nuovamente sola con Eric, seguendolo nel buio, Aria non aveva potuto fare a meno di lasciarsi sfuggire quelle parole.

Eric, dal suo canto, si voltò verso di lei e rimase a guardarla senza capire. –Che ti prende?-

-Sei un bugiardo, ho detto!- disse decisa, sollevando lo sguardo e fissandolo con rabbia. –Tutto quello che hai detto, non solo non aveva alcun senso, ma era anche una grandissima stronzata!-

Il capofazione degli Intrepidi ebbe un sussulto di puro stupore, era preparato a combattimenti estenuanti e a prove pericolose, ma non di certo a quella reazione da parte di una ragazzina che di solito era fredda e controllata. Stava per chiederle spiegazioni ma lei lo precedette, avanzando addirittura verso di lui.

-Hai detto che non ti importa niente di me, che non provi nulla ma non è vero, e me lo hai appena dimostrato!-

Eric capì che si riferiva al modo in cui le aveva fatto da scudo proteggendola, e si concesse una risata. –Sei sotto la mia responsabilità, che figura pensi che ci farei se tornassi alla residenza dopo un attaccato da parte di tre idioti Esclusi? E cosa avrei raccontato se ti fosse successo qualcosa?-

-Chiudi quella bocca!- Gli ringhiò contro, accecata dalla furia, mentre si fermava ad un palmo da lui. –Dici sempre che un vero Intrepido non si arrende mai, che non ha paura e fai di tutto per rendere la vita degli iniziati un inferno con prove assurde e pericolose.  E, quando la faccenda si complica, mi tratti coma una ragazzina indifesa e ti metti davanti a me per proteggermi? Pensavi che avessi paura o che mi servisse il tuo aiuto?-

Eric rimase in silenzio, con gli occhi spalancati puntatati sulla ragazza che ancora gli urlava contro.

-Se ti fossi trovato con un altro iniziato, non solo lo avresti lasciato al suo destino, fregandotene delle fine che avrebbe fatto, ma ti saresti anche infuriato se non fosse stato in grado di difendersi da solo e lo avresti scaricato fra gli Esclusi!-

Aria non gli diede il tempo di pensare, lo fissava con occhi ardenti e lo spintonò via con entrambe le mani puntate sul suo petto.

-Stronzate!- riuscì a risponderle, indietreggiando per la spinta.

-Stronzate un corno! Ho sentito il modo in cui mi hai difesa, non lo hai fatto solo per dovere, ma perché volevi farlo!- gli si avvicinò ancora e si fermò quando i loro corpi furono tanto vicini da toccarsi. –Non ti sono indifferente Eric, hai pensato solo a me e ti sei preoccupato persino di non farmi guardare mentre sparavi. Ti sei messo davanti, e lo hai fatto solo e soltanto per proteggermi. Sono troppo intelligente perché tu posso fregarmi in questo modo!-

Eric guardò da un’altra parte, per poi tornare a prestarle attenzione, analizzando il modo in cui i loro copri si toccavano, l’uno di fronte all’altra.

-Dici che sono solo una ragazzina,- continuò imperterrita, senza frenare il flusso di parole. –Ma qui l’unico che si sta comportando come un bambino sei tu! Non hai il coraggio di ammettere ciò che provi, e questo non solo è un comportamento infantile, ma anche da codardo.-

Aria si accorse dello sguardo freddo e autoritario con cui la fissava, così scosse il capo avvilita e lo spintonò via ancora una volta, con rabbia.

-Quando vorrai comportanti come un uomo, fammelo sapere!- gli disse allontanandosi a grandi passi.

E poi successe.

Eric sentì una scarica di rabbia ceca assalirlo e, con il sangue al cervello e lo sguardo annerito, si voltò come una furia e afferrò la ragazza da una spalla facendola voltare. La prese dalle spalline della giacca e a la sollevo con forza, facendola sbattere contro uno dei container rossi che li accerchiavano. Quando toccò nuovamente terra con i piedi, Aria era stordita, si era fatta male sul serio ed Eric la stringeva tanto forte de farle ancora più male. Era davanti a lei e la immobilizzava in parte con le mani, e in parte con il suo corpo muscoloso.

Le afferrò il viso con le mani e appoggiò violentemente la propria fronte sulle sua, schiacciandole la testa contro il ferro rosso senza preoccuparsi di ferirla.

-Sì ti voglio, ti desidero e non me ne frega un cazzo di tutto il resto.- sibilò a denti stretti contro le sue labbra. -Ti ho sempre in testa e non riesco a smettere di pensarti, ti voglio come non ho mai voluto nessun’altra e voglio che tu sia mia, voglio toglierti quei vestiti di dosso e farti male fino a farti gridare. Ti voglio maledizione, ti voglio e basta!-

E, prima che lei potesse rispondere, le chiuse la bocca con un bacio che le tolse definitivamente il respiro. Intrecciò con ferocia la lingua con la sua e mordicchiò con rabbia quelle labbra che tanto desiderava, prima di lasciarla bruscamente andare.

La liberò dalla sua presa quasi con una spinta, lasciandola lì a scivolare contro il container, per poi allontanarsi. Aveva bisogno di spazio per ritrovare il controllo e, con la rabbia che aveva in corpo, non poteva permettersi di guardarla ancora e di sentirsi sconfitto in quel modo.

Aria riprese a rispirare a fatica, guardando la schiena di Eric che si allontanava con un misto di emozioni, con rabbia e passione. Si rimise a posto la giacca e si passò con forza il polso sulle labbra umide e ferite dai morsi del ragazzo.

-E perché diamine non lo hai detto subito?- disse alla sua schiena, risentita.

Poi, senza pensarci troppo a lungo, gli corse dietro e lo afferrò da una spalla, senza dover fare troppa fatica per convincerlo a voltarsi. Eric infatti si lasciò afferrare dal collo e si abbassò per permetterle di baciarlo senza opporre resistenza. Aria ebbe quasi l’impressione che, una volta svuotatosi della rabbia e da ciò che provava, fosse talmente privo di energie da lasciarsi fare tutto ciò che lei voleva.

Tuttavia, mentre gli intrecciava le braccia dietro la nuca e si sollevava in punta di piedi per continuare a baciarlo, Eric ritrovò tutte le sue energie. Le passo le mani attorno alla schiena e la strinse con forza, baciandola per la prima volta con dolcezza e non solo con ferocia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

   
 
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