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Autore: Kaimy_11    30/09/2014    2 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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10. Solo per te

 

 

 

 

-Raccogliete tutte le vostre armi e mettete a posto il resto dell’attrezzatura.- Disse, cercando di mantenere la calma. –Fate in fretta, voglio andarmene da questo posto!-

-Sì Eric!- gli risposero, quasi in coro, Edward e Lynn.

Quando i due ragazzi che aveva scelto per la sua squadra se ne andarono, ad Eric non restò altro che lasciare ricadere la testa all’indietro, contro il container a cui era appoggiato. Non si era neanche preso il disturbo di mettersi in piedi, e rimaneva lì seduto a terra come uno dei tanti sconfitti.

Poi un bruciore acuto alla gamba gli fece sfuggire un ringhio di dolore, e si voltò verso la figura inginocchiata al suo fianco.

-Questo volevi tenerlo per ricordo?- Gli chiese Aria, mostrando il proiettile che aveva in mano.

Glielo aveva appena estratto dalla gamba, senza alcuna delicatezza, e lui non si riservò di lanciarle un’ occhiataccia.

Quando Quattro gli aveva sparato, per ben due volte, si era tolto subito il proiettile che aveva al petto ma, quando aveva capito che presto sarebbero stati sconfitti, si era seduto e non si era più mosso. Si era limitato ad impartire ordini, e a riservare qualche offesa al suo rivale Quattro, senza nemmeno preoccuparsi di estrarsi dalla gamba il secondo proiettile.

Guardò la ragazza che gli stava vicino e le tolse bruscamente di mano quel dannato proiettile che gli aveva estratto, ma lei nascose una piccola risata vedendo la sua rabbia.

Aveva raccolto i capelli in una coda di cavallo e li teneva al loro posto con una fascia nera che le avvolgeva la testa. Quella notte le sue labbra erano così gonfie che resistere all’impulso di baciarle era quasi una tortura, peccato che la sua allegria aumentasse solo il suo malumore.

-Dove diavolo eri tu?- Le abbaiò contro, nonostante fossero vicinissimi. –Ti avevo messo là in alto come mia tiratrice migliore e ti avevo detto…-

-Di tenere d’occhio Quattro e di sparargli non appena lo vedevo!- Aria finì la sua frase, indicando il punto d’osservazione in cui aveva piazzato i ragazzi con una mira più decente.  

Aria ovviamente era la più brava a sparare, e Quattro il nemico più pericoloso. Aveva organizzato tutto a dovere, avevano nascosto la bandiera e messo qualcuno di guardia, diviso il campo d’ azione in modo da poter attaccare da più direzioni e posizionato una squadra di tiratori su un container per il fuoco di copertura.

Ma avevano fallito ugualmente.

-Senti, non è colpa mia se tu e Quattro avete deciso di giocare a nascondino dietro questi cosi!- si lamentò la ragazza, falsamente indignata mentre indicava i container che avevano attorno. –Non vedevo niente da lassù, e poi hai visto in quanti sono arrivati? Ho sparato a parecchi di loro!-

Eric notò il sorrisino compiaciuto con cui terminò la frase, e scosse la testa. Non c’era verso di prendersela con lei e farla sentire in colpa, ne sarebbe sempre uscita da vincitrice.

-Dai spostati!- Le ordinò, decisamente più sereno anche se faticava ad ammetterlo.

Si alzò in piedi e dovette fare i conti con i suoi pensieri più nascosti, e con il fatto che era bastata qualche parola da parte di quella ragazzina trasfazione per allontanare il suo malessere. La rabbia per aver perso per l’ennesima volta contro Quattro non lo avrebbe abbandonato di certo, ma almeno aveva un buon motivo per scherzarci sopra e qualche aspetto positivo da tenere in conto. Avrebbe risparmiato i ragazzini della sua squadra, ma a molti avrebbe tolto diversi punti in classifica per la loro inefficienza. Magari si sarebbe anche divertito a farlo, e con alcuni si sarebbe addirittura vendicato, ad esempio non capiva come avesse fatto Molly a farsi soffiare via la bandiera da Tris e Christina. 

Serrò i pugni e sentì di dover dare un freno alla sua ira e al risentimento, così guardò Aria vicino a lui e decise che per quella sera il tempo di comportarsi per bene era finito. Sollevò il braccio facendoglielo passare attorno alle spalle e l’avvicinò bruscamente a sé, stringendola contro il suo fianco.

Abbassò lo sguardo verso di lei e le concesse un breve sorriso d’intesa, giusto un arricciamento di labbra.

Anche lei sorrise e lo guardò intensamente, chiaramente rallegrata dal quel gesto, tanto che si strinse di più vicino a lui. –Ma Eric,- disse piano, cercando di moderare il suo sorriso. –Potrebbero vederci…-

Eric scosse la testa e riprese a camminare senza togliere il braccio.

Quando, due giorni prima, erano rientrati insieme dopo il loro giro di perlustrazione, aveva dovuto mettere subito in chiaro la situazione. Erano scesi dal treno poco fuori la residenza e, mentre tornavano all’interno, Eric l’aveva fatta fermare per poterle parlare seriamente. –Non puoi dire a nessuno dove sei stata, né con chi…- Le aveva detto, e lei aveva capito. Le aveva accarezzato il viso per poi dirle di rientrare per prima e di raggiungere la mensa da sola, per dividersi e non destare sospetti.

Nei giorni successivi si erano concessi solo brevi incontri di sfuggita, in cui aveva potuto spiegarle meglio l’intera faccenda, parlandole della regola che vieta agli Intrepidi e, soprattutto, agli istruttori, di avere relazioni con gli iniziati. Aria non aveva detto nulla, aveva compreso e accettato il fatto che avrebbero dovuto agire di nascosto e con prudenza.

Ma, nonostante tutto, Eric pensò che avrebbero potuto rilassarsi almeno per il momento. Non solo non li avrebbe notati nessuno, considerato il trambusto e i container che gli facevano da scudo, ma che in fine non c’era niente di male se il capo squadra, alla fine di un’ esercitazione faticosa, si concedeva un brave gesto d’incoraggiamento verso una delle poche persone che aveva fatto il suo dovere.

Certo, non era assolutamente da lui comportarsi in maniera così confidenziale, ma per una volta nessuno ci avrebbe fatto caso.

Tuttavia, giusto per esserne sicuri, quando il corridoio di container che stavano attraversando stava per finire, mostrando lo spiazzo davanti a loro in cui erano radunati gli altri componenti della squadra che raccoglievano l’attrezzatura e si preparavano al rientro, Eric ne approfittò per rapire per qualche secondo Aria.

Le fece fare un passo indietro e si nascose contro la parete del container, stampandole a forza un bacio sulle labbra, prima di lasciarla andare.

 

-Che ero sono? Presto, ditemi che ora è!-

Nel viaggio di ritorno in treno, Eric si era scelto un angolo per conto suo, decidendo di tenersi alla larga da quegli incapaci della sua squadra e, soprattutto, da Quattro.

In fondo al vagone, invece, Aria si teneva ad uno dei maniglioni e se ne stava comodamente appoggiata nell’angolo. Intorno a lei, la sua amichetta bionda saltellava e si muoveva istericamente in cerca di un orologio, e le sue parole avevano richiamato la sua attenzione.

Quando finalmente trovò qualcuno che portava l’orologio gli afferrò malamente il polso e, guardato l’orario, si mise a strillare tutta contenta.

-È passata la mezzanotte!-

-Sasha, per favore!- disse Aria, avvilita ma, quando si coprì il volto con una mano, nascondeva un sorriso.

-Tanti auguri! Tanti auguri!- canticchiò la bionda, battendo le mani.

Eric inarcò un sopracciglio.

Aria rise. –Grazie Sasha, ora puoi anche calmarti…-

Ma la biondina continuava a saltellarle intorno.

-Cos’è questa storia? Nessuno mi ha detto niente!- Disse il trasfazione di nome Will, avvicinandosi ad Aria.

Lo guardò storto.

-Auguri allora!- disse il ragazzo, passando energicamente una mano in testa ad Aria, come a volerle scompigliare i capelli in maniera confidenziale. Peccato che i capelli neri di Aria fossero accuratamente raccolti.

-Buon compleanno!- disse Christina, raggiunto l’amico Will.

In breve tutti quelli in fondo al vagone si radunarono in cerchio attorno ad Aria, festeggiandola con pacche sulle spalle, con sorrisi e risate. La biondina continuava a saltarle intorno e diceva a tutti quelli che si avvicinavano che era il compleanno della sua amica, costringendoli quasi a festeggiarla con lei.

Aria era imbarazzata, aveva le guance in fiamme e teneva bassa la testa. Will era ancora vicino a lei, troppo vicino. Christina disse loro qualcosa, e risero tutti e tre insieme.

Eric vide che, nonostante l’imbarazzo e la mano con cui si teneva la guancia arrossata quasi cercasse di nascondersi, Aria era felice.

Lasciò che un piccolo sorriso increspasse anche le sue labbra, perché, per quanto singolare fosse, Aria sorrideva solo raramente. Non ne capiva il motivo conoscendola, eppure, quando era con gli altri iniziati, erano più le volte che teneva la testa basta che quelle in cui rideva spensieratamente.

Ma lui l’aveva vista spesso sorridere quando erano da soli e, i piccoli sguardi felici che gli riservava, erano capaci di scaldare persino la notte più fredda.

Riscaldavano perfino lui.

Nascose il sorriso e pensò che fosse un bene che Aria avesse degli amici che la facessero ridere, almeno la sua iniziazione sarebbe stata serena e avrebbe avuto qualcuno su cui contare, così la guardò ancora per un po’ e poi si preparò per saltare giù dal treno. Per un attimo pensò alla sua di iniziazione, ma scacciò via immediatamente il pensiero, e prese ad insultare qualche ragazzino distratto.

Una volta giù dal treno, all’interno della residenza, tutti gli iniziati si divisero. Alcuni iniziarono a correre ai dormitori in una specie di gara a chi arrivava prima per fare la doccia, altri si attardarono per chiacchierare in compagnia, e qualcuno degli iniziati interni scappò in cucina a vedere se riuscivano a rubare qualcosa da mangiare.

Ma lui puntò dritto alla sua preda e la raggiunse.

Quando l’affiancò, Aria sollevò lo sguardo verso di lui, con ancora il ricordo di un sorriso fra le labbra.

Eric scosse il capo. –Bè, è il tuo compleanno allora!-

Lei lo guardò timidamente e gli regalò un sorriso, diverso da quelli che aveva riversato agli altri. Quello era un sorriso tutto per lui. –Sì!- disse leggermente in imbarazzo. –Ma te lo aveva già detto, ricordi?-

Fece un cenno con la testa, pensandoci meglio in una delle loro discussioni gli aveva accennato che mancavano tre giorni al suo compleanno.

-Sai che ti dico?- le disse, mentre si massaggiava i muscoli delle braccia. –Non vedo l’ora di andare nella mia camera a farmi un bagno caldo. Credo che mi ci addormenterò dentro, dopo una sera passata con una mandria di idioti iniziati, penso proprio che sia il minimo…-

Aria sollevò le spalle e fece una strana smorfia. –Sai, credo che sia crudele, da parte tua, dirlo proprio a me.-

-Perché?-

-Il massimo a cui posso aspirare è una doccia fredda, in comune!-

Eric rimase per un attimo spiazzato, e batté più volte le palpebre.  –In comune? Mi stai dicendo che ti spogli davanti agli altri?- Aveva dimenticato gli alloggi poco confortevoli riservati agli iniziati.

Aria nascose una risata di pura soddisfazione, decidendo di non dirgli che alle ragazze era stato assegnato un piccolo bagno privato in corridoio, che usavano a turno. –Sì centro. Bè, ci dividiamo in maschi e femmine, ma avrai visto come è diviso il dormitorio, a volte capita di vedere qualcosa in più…-

-Qualcosa in più?- Ripeté Eric, -Quindi tu hai visto i ragazzi nudi e loro hanno visto te?-

-I ragazzi sono sfrontati e senza il minimo segno di imbarazzo, camminano senza niente addosso senza alcun problema.- E questo era vero. –E se, mentre noi ragazze ci laviamo, qualcuno viene a sbirciare, non possiamo farci nulla!- bugia.

Non solo avevano il bagno in privato, ma lei e Sasha andavano in coppia e, mentre una era dentro, l’altra stava fuori di guardia.

La ragazza ebbe l’impressione di vedere chiaramente le scintele fuoriuscire dalle orecchie di Eric e sentì quasi il rumore degli ingranaggi che si muovevano nel suo cervello.

Un sorriso crudele le fece arricciare le labbra. –Sei geloso?-

-Certo che lo sono!- Ringhiò, quasi si fosse bruscamente risvegliato dai suoi pensieri, e non si fosse accorto di ciò che aveva detto.

Aria spalancò gli occhi e rimase senza fiato, smise addirittura di camminare. Superato lo shock iniziale non riuscì a fare a mano di sorridere e, così, riprese a camminare dietro Eric che, nel frattempo, aveva continuato ad avanzare.

Sembrava imbronciato e immerso nei suoi dubbi, non si era neppure preoccupato di ciò che aveva detto. Camminava a testa bassa, in lotta con qualche pensiero molesto che gli girava per la mente.

Aria rimase indietro, dato che il ragazzo aveva smesso di considerarla, e decise di tornarsene al dormitorio. Eric, sempre arrabbiato e concentrato sui suoi pensieri, continuò per la sua strada e sparì dalla sua vista. Tuttavia ebbe l’illuminazione che avrebbe risolto tutti i suoi problemi e gli avrebbe perfino dato qualche piacere in più.

Tornò indietro quasi di corsa, prese la strada che portava ai dormitori dei trasfazione e, fortunatamente, lei era l’ultima della fila.

La prese da un braccio e si nascose nella penombra per non farsi vedere. –Prendi quello che ti serve e poi torna qui.- Le disse, nascondendosi poi in un punto del corridoio al buio.

Aria capì quello che voleva dire e sapeva perfettamente cosa sarebbe successo.

Sapeva che non portava a nulla di buono quello che stava per fare, ma non cambiò idea, mettendo a tacere la parte delle sua coscienza.

 

Dopo essersi intrufolata di nascosto nel dormitorio, senza farsi vedere da Sasha per evitare domande, prese un paio di mutandine nere e una canottiera pulita, li arrotolò e mise tutto nella tasca interna della sua giacca chiudendola per non far vedere nulla. Si avviò verso il corridoio accertandosi che nessuno che la seguisse e, quando raggiunse il punto in cui Eric l’attendeva, lui le sorrise.

Lo vide scostarsi dalla parete a cui si era appoggiato a farle segno di seguirlo.

Superarono corridoi scarsamente illuminati, deserti data l’ora tarda, e si spostarono in una zona della residenza che Aria non aveva mai visto fino a quel momento. Da quello che le parve di capire, era la zona in cui alloggiavano i capi e i membri più importanti della fazione, lo capì dal cambio di illuminazione e di ambiante. La roccia sembrava scavata con più attenzione e barre di metallo nero sostenevano il soffitto.

Quando sentirono dei rumori, Eric le mise un braccio davanti e la fece segno di fermarsi, poi guardò oltre un angolo e, quando un uomo passò in silenzio senza vederli, ripresero a camminare.

Si ritrovarono così in un lungo corridoio con una serie di porte su di un lato solo, ne superarono circa otto, poi svoltarono l’angolo ed arrivarono alla fine, dove c’era un'unica porta in quella parte finale del percorso.

Eric estrasse da una tasca una chiava appesa ad un cordoncino e fece scattare la serratura, aprendo la porta e facendole segno di entrare. Aria lo precedette all’interno e avanzò di un passo, aspettando che anche lui entrasse e, quando lo fece, accese la luce e si chiuse la porta alle spalle.

Ciò che si trovò davanti la lasciò senza fiato, proprio davanti a lei, contro la parete alla sua destra, c’era un imponete letto matrimoniale. Era più altro e largo di quelli a cui era abituata, con la testata nera in legno e la trapunta color panna.

Nella parete difronte alla porta, invece, c’erano una serie di vetrate dal soffitto al pavimento e due portefinestre alle estremità, una a destra ed una a sinistra.

Il letto era praticamente al centro della stanza, ma avanzando di un passo e spostandosi un po’ a sinistra, vide il resto della stanza dato che aveva una forma a elle. Sull’ estremità a sinistra della camera c’era un lungo bancone nero con cassetti e sportellini, su un angolo un lavello e un piccolo fornello. Sopra era appeso un grande specchio.

Tra la fine del bancone e la finestra c’era una piccola porta, e pensò si trattasse del guardaroba.

Eric sparì oltre il muro alla sua sinistra, la superò e aprì una porta posizionata dietro l’angolo a elle, sulla parete disposta a novanta gradi rispetto a quella dove era addossato il lungo bancone.

Capì che quello doveva essere il bagno, e decise di attenderlo davanti al letto.

Avrebbe dovuto essere in imbarazzo, e in parte era così, ma quella situazione era talmente nuova per lei che la mente era concentrata sull’acquisizione di informazioni e non si preoccupava del resto.  

Senti girare un rubinetto e riconobbe l’inconfondibile rumore di acqua che scorreva e, solo in quel momento, arrossì.

-Ma ciao!- disse poi la ragazza, quando vide una macchia nera avanzare.

Eric uscì dal bagno, indaffarato, e si accorse del gatto entrato dalla finestra aperta e alzò gli occhi al cielo.

Aria non guardò più lui, ma il nuovo arrivato. –E lui chi è?- chiese incrociando le braccia al petto, mentre seguiva l’animale camminare per la stanza.

Eric sbuffò, o forse fece un ringhio, difficile dirlo. –È un randagio, credo fosse del vecchio proprietario di questa stanza o di quelle che affacciano sul cortile interno.  Da quando vivo qui, non fa che entrare dalla finestra e non riesco a liberarmene!-

Aria tuttavia non parlò, poiché il gatto si avvicinò con una certa confidenza ad Eric e si strofinò abilmente sulle sue gambe, senza tenere conto del suo malumore. O era un gatto folle e incurante del pericolo, oppure, sapeva per certo che non si sarebbe ritrovato scacciato via da un calcio.

-Sembra affezionato…-

Eric la guardò storto. -È una femmina!-

Sorrise e tornò a guardare la gatta, ancora intenta a strofinarsi contro le gambe di Eric, probabilmente in cerca di attenzioni che non arrivavano.

Al contrario, Eric si scostò bruscamente facendo quasi ribaltare l’animale che gli si strusciava contro. –Che vuoi farci, nessuna donna sa resistermi!-

Aria scosse il capo, ma poi Eric le fece segno di seguirlo e lei lo raggiunse. La face entrare in bagno e lei avanzò incantata.

Nascosto nell’angolo difronte a lei c’era un wc, alla sua destra un lavello bianco grande e pieno di luci. Oltre al lavello, ad angolo, c’era una doccia enorme. Era tutta di vetro bordata di nero, con diversi pomelli.

Ma, la cosa che la colpì di più, fu la grande vasca sulla parete sinistra. Era bianca come il lavello, anche lei con diversi pomelli e un rubinetto aperto che lasciava fuoriuscire l’acqua che già iniziava a riempire la vasca.

Se pensava che a loro iniziati spettava un minuscolo bagno in comune, e Eric aveva un bagno gigante con una doccia ed una vasca da sogno, iniziava a capire i vantaggi di avere una posizione favorevole all’interno della fazione.

-Fai pure con comodo- le disse Eric, dietro di lei. –Io vado a farmi un giro da qualche parte…-

Aria realizzò solo a quel punto dove si trovava realmente, era con Eric, nella sua camera, nel suo bagno insieme a lui. Doveva fare un bagno lì, spogliarsi, e lui le avrebbe lasciato il suo spazio.

Arrossì.

-Ti ho messo un’ asciugamano pulito.- Le disse, indicando il telo panna piagato sul lavello.

La ragazza non ebbe il coraggio di dire nulla, rimase lì paralizzata.

Eric stava quasi per uscire dalla stanza ma, prima di farlo, tornò sui suoi passi e le si posizionò davanti. Aria sentì una scarica elettrica percorrerla, rabbrividì quando sollevò gli occhi su di lui. Era forte, alto, e le trasmetteva qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

-Vorrei che restassi qui, sta notte.- le sussurrò, guardandola dritto negli occhi.

Aria arrossì ancora, si strinse nelle spalle e, guardandolo, cercò di esprimere ciò che provava. –Ma Eric, io…-

-Non sono un animale come sembra, Aria!- L’ammonì, avvicinandosi alla porta. –Sono grande abbastanza da saper controllare i miei istinti, non ti salterò addosso!-

Alla ragazza non restò altro che abbassare la testa e sorridere.

-E, perché tu lo sappia,- Continuò Eric, appoggiandosi con una spalla alla porta. –Quando sarà il momento, sarai tu a saltarmi addosso!-

Rise. –Lo vedremo!- decise di concedergli.

Anche Eric sorrise, ma il suo sembrò quasi un ghigno minaccioso. Il predatore dentro di lui faticava a rimanere nascosto.

-Consideralo il mio regalo di compleanno.- Le disse, lanciando uno sguardo alla vasca che continuava a riempirsi.

Prese la maniglia della porta e fece per chiuderla ma, prima, si scambiarono uno sguardo intenso e pieno di significati. Cominciava a perdere il fiato tutte le volte che Eric faceva quel sorriso enigmatico, bello ed insieme terribilmente pericoloso.

-Non ho mai concesso tanto a nessuno, l’ho fatto solo per te…- ammise lui, poi la porta si chiuse e Aria si impose di tornare a rispirare.

Ma, con il cuore in gola e le mani tremanti, riuscì solo a sorridere.

 

 

 

 

 

 

Continua…

   
 
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