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Autore: nightmaresandstars    23/09/2014    1 recensioni
[SPOILER! Se non avete letto la trilogia, sbrigatevi e poi tornate qui!]
Helene Snow è la nipote dell'ormai ex Presidente di Panem. Questa è la storia degli ultimi Hunger Games.
Che i Settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 20 – VENDETTA
 
«Che cosa?!» ha chiesto spaesata, alzandosi dalla poltrona dietro la scrivania. Era da poco passata l’alba, sinceramente mi stupiva trovarla lì.
Aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi, doveva aver passato la notte in bianco.
«Catnip, ti prego, te lo chiedo per favore, fa finire questo massacro adesso... chiudi quella maledetta Arena.»
«Stai scherzando, spero!»
«No, aspetta. Haymitch ha combinato un casino! Quella pazza del Cinque li ucciderà tutti! Farà una strage!»
«Gale, non so se t’è sfuggito, ma lo scopo è quello!»
«Come puoi tu, dire certe cose?! Perché non riesci a capire?»
«Senti, deve rimanerne due, ce ne sono ancora quindici, non posso fare come mi pare e chiudere tutto! So che ti sei affezionato...»
«No, no, tu non capisci.» l’ho interrotta. «Sto rivivendo le stesse sensazioni che provavo mentre tu eri dentro, la prima volta è stato straziante, la seconda non te lo dico, ma adesso, non ce la faccio a rivivere tutto... e se nel mio cuore sapevo che tu saresti riuscita a venirne fuori, adesso sono sicuro che loro non ce la faranno. Non posso sopportarlo!»
«Gale...» finalmente sembrava capire. «Posso parlarne con Peeta... non ti assicuro niente, ma se proprio vuoi, ne discuteremo questa sera...»
«Ma accadrà questa sera...»
«Tu... tu non sai cosa vuol dire stare lì dentro...» non ma saputo cosa stava per dirmi.
«Già» l’ho interrotta. «e tu non sai cosa vuol dire stare qui fuori.» ho detto andandomene, ero infuriato, non avrebbe mai potuto capire.

Quando mi sono svegliata Jale non era sdraiato vicino a me. Mi sono vestita e sono andata di là.
«Giorno.» ho detto a Noah. White stava dormendo, accovacciata contro la parete. «Come mai non mi avete chiamato?» ho chiesto alludendo al fatto che White non avrebbe dovuto addormentarsi senza chiedere il cambio di qualcuno.
«Ah, perché appena si è addormentata, circa due ore fa, all’alba, il tuo “amico” è venuto qui e si è messo a fare la guardia... è uscito poco fa per andare alla Cornucopia.» mi ha risposto.
«Oh, no! Non doveva andare da solo! Adesso lo raggiungo.»
«Ha detto anche che avresti fatto così, e mi ha pregato di dirti di rimanere qui per andare a caccia nel bosco qui dietro.»
«Sicuro?» ho chiesto dubbiosa.
«Sicurissimo.» ha risposto sorridendo.
«Va bene... vado a procurarci qualcosa da mangiare.» ho annunciato afferrando l’arco.
Sono stata via più o meno tre ore, ho dovuto cercare a lungo per trovare qualcosa di commestibile, il sottobosco era pieno di erbacce e bacche velenose, alla fine ho deciso che sarebbe stato più producente appostarsi da qualche parte e aspettare, per qualcosa di più grande di una lumaca, che per inciso, non avrei mai e poi mai potuto mangiare.
Alla fine sono riuscita a prendere uno scoiattolo. Non era tra i più in carne che avessi mai visto, ma dovevamo accontentarci, a mali estremi, estremi rimedi.
Quando sono rientrata dal retro della stazione, seguendo dei vecchi binari, ho cominciato a sentire delle voci. Ho incoccato una freccia, me ne rimanevano solo tre, e due erano già sporche di sangue.
Ho cominciato a muovermi attaccata al muro, tentando di essere più silenziosa possibile.
Ero pronta ad attaccare.
Ho svoltato l’angolo, tenendo l’arco teso...
Quando poi mi sono resa conto che erano Fannia e Volumnia che stavano raccontando quello che era successo loro, mi sono rilassata, lasciando cadere l’arco e correndo da loro per abbracciarle.
«O mamma! State bene! Ero così in pensiero per voi!» ho detto tenendole strette.
«Ahahahahah! Tranquilla, stiamo bene, siamo state brave! Ci siamo nascoste per bene, e poi abbiamo pensato di venire alla Cornucopia, e lì abbiamo incontrato Jale...»
«Già, che ne dici, chi le è andate a riprendere non meriterebbe un premio?» ha detto Jale rubandomi dal loro abbraccio.
«No.» ho risposto seria, allontanandomi. «Perché quello che le ha trovate non mi ha voluto avvisare. Ed è andato da solo, lasciandomi andare a caccia da sola.»
«Che hai trovato di buono da mangiare?» a chiesto Noah.
«Uno scoiattolo.»
«L’hai mandata a cacciare?!» ha chiesto Jale. «Ti avevo detto che sarei andato io dopo!»
«Ah, scusa.» ha risposto con un ghigno. «Avevo capito male.»
La faccia di Jale era una  maschera di rabbia.
«Jale, lascia perdere. Non puoi fare tutto tu. Ho ingannato il tempo e ho trovato da mangiare. Meglio di così non potevamo chiedere.»
«Ma poteva succederti qualcosa.»
«Già, ma non è successo. Sto bene. E poi sarebbe potuto succedere qualcosa anche a te. Quindi smettila e aiutami con questo scoiattolo.»
Siamo usciti fuori dalla stazione. E abbiamo acceso il fuoco con la poca legna che abbiamo trovato lì fuori.
«Senti... ehm...» ha cominciato Jale, aveva già capito dove voleva andare a parare, quindi dono arrossita. «Per quanto riguarda ieri sera...»
«O mio Dio... dovevo aspettarmela... è così imbarazzante...»
Si è avvicinato a me, mi ha alzato il mento.
«È stato perfetto.» ha detto prima di baciarmi.
«Va beh, pensiamo allo scoiattolo adesso...» ho detto rossa come un peperone.
«Ahahahahahah! Okay, pensiamo al scoiattolo, altrimenti non mangiamo più!»
Abbiamo finito di preparare il scoiattolo, l’abbiamo cotto per bene e siamo tornati indietro, nella stazione.
«Finalmente! Ce l’avete fatta!» ha detto Noah. «Stavo morendo di fame.»
«La prossima volta la freccia te la ficco nella testa.» ho risposto seria.
Abbiamo pranzato lasciando un po’ dello scoiattolo per la cena.
Ci siamo organizzati per i turni di guardia durante il pomeriggio. Eravamo tutti molto tesi. Preoccupati per ciò che avrebbero potuto organizzare da Capitol per farci uscire da lì.
Purtroppo però non abbiamo avuto modo di riposarci, infatti chi non doveva fare la guardia, doveva andare a caccia per vedere se si trovava qualcosa di più sostanzioso degli avanzi di scoiattolo. Tutti, tranne Noah e White che stavano lavorando con dei bastoni per usarli come stampelle e riuscire a camminare. Stavano facendo progressi, ma la caviglia di White era gonfia, e anche con quelle stampelle improvvisate faceva molta fatica. Di Noah non mi interessava molto, l’abbiamo portato con noi solo per non farlo morire nell’incendio.
Alla fine tra una cosa e l’altra si è fatta quasi l’ora di cena.
«Vado a cercare della legna.» ha detto Jale.
«Vengo con te...» ho proposto.
«No, tranquilla.» mi ha risposto sorridendo. «Torno tra una mezz’oretta! Non preoccuparti!»
«Okay... ci vediamo dopo.» l’ho salutato, prima di baciarlo.

Non ci posso credere. Sta veramente andando da quella pazzoide?!
Ero in ansia per tutto ciò che sarebbe potuto accadere, e sentivo il bisogno di parlarne con qualcuno, così mi sono diretto verso l’ufficio di Katniss.
Ero lì vicino, quando mi sono accorto che la porta era aperta.
«...glielo devo!» stava dicendo lei.
«Lo so che è tuo amico, ma non possiamo fare certe cose, ne dovremmo parlare con gli altri.» le ha risposto qualcuno, credo fosse Peeta.
«No, non capisci... li ho osservati, e lui ha ragione. Sono come noi! Ci assomigliano veramente tanto... solo ora capisco...»
«Se proprio non riesci a sopportarlo, possiamo fare in modo di aiutarli, ma non possiamo chiudere in questo momento, lo capisci?»
«Sì, sì, lo capisco... va bene.. facciamo in modo di fargli arrivare un indizio allora...»
Subito dopo aver detto questo ha fatto per alzarsi, non ho saputo cosa gli avrebbero spedito, ma mi sentivo già più tranquillo. Sono dovuto scappare, ma almeno sapevo che avrebbero fatto qualcosa!
Sono corso di sopra, l’unica cosa che potevo fare adesso era aspettare e vedere cosa avrebbero fatto.

Erano passate già due ore, non si erano sentite voci o suoni strani vicino a noi, ma ormai cominciavo a preoccuparmi.
«Fannia...» le ho sussurrato all’orecchio. «Non è che potresti accompagnarmi, magari a fare un giro qui vicino per vedere se si è cacciato in qualche guaio?»
«Certo!» ha risposto lei. «Ragazzi, noi andiamo a vedere se Jale è qui vicino da qualche parte... magari cominciate a pulire l’altro scoiattolo.»
Siamo uscite della stazione e abbiamo fatto un giretto lì intorno. Purtroppo però le poche impronte che avevamo seguito vicino al rifugio si erano disperse quasi subito, così ci siamo rassegnate e siamo tornate indietro.
«Niente, ragazzi... qui vicino non c’è...» abbiamo annunciato appena siamo rientrate.
«Hel...» ha iniziato White, che solo in quel momento, mi sono accorta aveva in mano un paracadute argentato. «Hel, senti... si è fatto buio, forse dovremmo cominciare a mangiare gli avanzi dello scoiattolo che sono già cotti...»
«White... che hai in mano?» ho chiesto.
«Non c’è bisogno di allarmarsi...» ha provato a nascondere il pacchetto.
«White, è da Capitol?»
«Te lo do solo se ti calmi. L’ho letto solo io, gli altri non sanno cosa c’è scritto. Quindi adesso ti metti seduta qui, e lo leggi con calma. Ho un sospetto, la firma è sospetta.»
«Okay, okay.» ho detto assecondandola. «Fammi vedere.»
L’ho preso e l’ho aperto. C’era un biglietto con poche parole.
Non sono uno psicopatico. PM
«PM...» ho iniziato. «Diamine, è quel PM?» ho aggiunto guardando White negli occhi.
«Io... io credo di sì.»
«Chi è PM?» ha chiesto Volumnia.
«Quante persone famose conoscete che come iniziali hanno PM?» ho chiesto, aggiungendo poi la risposta ai loro volti confusi. «Peeta Mellark.»
«Aspetta, aspetta, che dice il biglietto?» ha chiesto Fannia.
«Letteralmente: “Non sono uno psicopatico. PM”»
«Forse so cosa significa...» ha detto White.
«Forse lo so anche io.» in quel momento stava entrando in atto la nostra magica sintonia, quella che ci prendeva in classe, ai vecchi (non tanto vecchi) tempi, quando dovevamo comunicare e ci capivamo al volo.
«La Cornucopia...» ho sussurrato io.
«Già...» ha risposto lei, sempre sussurrando. «Potrebbe essere un problema, lo sai?»
«Sì che lo so, ma non posso mica lasciarlo lì da solo...»
«Certo, certo... ma perché mai dovrebbe essere andato alla Cornucopia?»
«Perché è un idiota allucinante!»
«Questo lo sapevamo...»
«Deve essere stata una trappola, e lui non se l’è sentita di dirmelo... mossa molto stupida dopo quello che è successo...»
«Che è successo?» ha chiesto curiosa, facendomi arrossire. «Perché arrossisci?»
«Beh... sai, ieri notte...» ho iniziato imbarazzata.
«Ma no! Che cosa dici?!»
«Va beh, concentriamoci sulle cose importanti.»
«Quello è importante!»
«Okay, allora sulle cose che dobbiamo risolvere prima!»
«Ragazze, scusate...» ha detto all’improvviso Fannia. «Se magari ci dite qualcosa...»
Ero così presa dal discorso con White che mi ero dimenticata degli altri.
«Sì, okay, scusate.» ho ripreso. «Pensiamo che Jale sia andato alla Cornucopia per chissà quale motivo, e che sia in pericolo perché il messaggio è firmato da Peeta Mellark.»
«Oh, è un bel guaio!» ha detto Volumnia.
In tutto questo, Noah, che non si era mai espresso, ha trovato opportuno parlare in quel momento.
«Senti, non mi interessa quello che è successo tra te e quel tipo, ma se è successo quello che credo, col cazzo che ci vengo alla Cornucopia!»
«Tu sai quello che è successo?!» ho chiesto alterata, perché non poteva dirlo subito?
«Non per certo. Ma diciamo che ho delle teorie.»
«Parla.»
«Eta. Tu hai ucciso Dorothy, e diciamo che voi due non siete gli unici “innamorati” dell’Arena...»
«Okay... e allora? Non mi interessa con chi sta Eta...»
«Idiota! Tu hai ucciso Dorothy! Ed Eta è pazza! Fai due più due.»
«O mamma! Devo andare a riprenderlo!»
«Non te lo consiglio... lo ucciderà sicuramente, se non vuoi fare una brutta fine, io rimarrei qui.»
«Bene, rimani pure qui! Io non resto! Vado a riprenderlo!»
«Aspetta! Vengo con te!» ha detto White, alzandosi con le stampelle.
«Veniamo anche noi!» hanno aggiunto Fannia e Volumnia subito poco.
Ci siamo incamminate, a tratti correvamo, ma spesso dovevamo fermarci a causa della caviglia di White.
Avevo il terrore di sentire lo sparo del cannone, mentre camminavamo. Il mio cuore andava al galoppo, e i miei piedi facevano fatica a non andare a tempo.
Poi siamo arrivati alla fine del piccolo boschetto che divideva la stazione dalla Cornucopia, e l’abbiamo visto.
Era legato, mani e piedi, appoggiato con la schiena alla Cornucopia.
Il mio cuore ha saltato un battito.
Il suo volto era livido, il respiro pesante, il volto dolorante.
Eta lo stava prendendo a calci contro il torace. È scivolato a terra.
Mi stavo per lanciare contro di loro, quando Fannia e Volumnia mi hanno afferrato.
«Hel...» ha iniziato White. «Lo ucciderà di sicuro se vai adesso! Dobbiamo aspettare il momento giusto, tieni pronto... Hel, Hel, dov’è l’arco?»
«Che... cosa?! L’arco?» ero confusa, non riuscivo a capire, tutto ciò che la mia mente riusciva a produrre era l’immagine di Jale lì a terra. «Oh no.» poi ho realizzato. «L’ho... l’ho dimenticato! O mio Dio!»
Stavo per scoppiare a piangere, quando Volumnia mi ha fatto cenno di stare zitta. Eta stava parlando.
«Finalmente abbiamo modo di parlare!» rideva, rideva di gusto. «Certo, potrei anche slegarti adesso, non potresti fare molto, ma la prudenza non è mai abbastanza!» la sua espressione stava cambiando. «Beh... parlando seriamente. Sai perché sei qui?» si era accovacciata alla sua altezza. «Sei qui perché devo ucciderti, per che è così che va la vita, sai come funziona, è una lunga discesa verso il basso. Ma non è questo il motivo per cui ti parlo adesso. Voglio far sapere a tutti che nessuno può mettersi contro di me! La tua ragazza l’ha fatto, e io gliela farò pagare!» si era rialzata in piedi. «E QUESTO È NIENTE, STRONZI!» ha aggiunto ridendo. «Lei ha ucciso la mia Dorothy, capisci che significa? Deve provare quello che ho provato io. Capire il mio dolore. E mi dispiace per questo! Io odio uccidere le persone!» ora stava piangendo. «Lo odio! Lo odio con tutto il mio cuore! Ma mi hanno costretto, come hanno costretto te! E io non ce la faccio più! Ho anche provato a farla finita, ma... ma non è possibile! Non ci permettono... di farla finita!» ora singhiozzava. «E... e ho pensato... che l’unico modo... per sentire un po’ di pace... sarebbe stato fare questa cosa... per l’ultima volta...»
L’ho vista prendere un pugnale. Lo sguardo di Jale era quasi sereno, ha tratto un sospiro.
«Eta! No!» ho urlato io del bosco.
Ma poi il cannone ha sparato.
 
*Angolino autrice*
“Cuz it’s a long way down”
Scusatemi.
Lady_Periwinkle.
  
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