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Autore: Bumbix    23/09/2014    0 recensioni
Il cielo della notte non è sempre lo stesso. Cambiano le stelle, cambiano i pianeti, perfino le nuvole non fanno che percorrere la volta celeste solo per un breve istante. Tuttavia ci sono luoghi, dove il cielo non è solo diverso, è unico. Unico come può esserlo l'amore di una vita, o l'amore per qualcosa che non si potrà mai avere. Questo lo sa bene Lui e lo sa bene anche Lei, entrambi giovani che devono combattere contro i mali della vita, entrambi sottoposti ad enormi sofferenze, entrambi in viaggio alla ricerca di quel cielo che promette tanto, forse più di quanto essi stessi immaginano. Sarà un viaggio sofferto, un viaggio solitario, un viaggio nello spazio e nella mente che li guiderà piano fin li, dove forse troveranno le risposte a domande che non hanno nemmeno mai posto.
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Prima originale, spero vi piaccia. Bumbix ^_*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: Almeno tu…

Lei

Quando rinvieni sei intontita. Tutto intorno a te è caldo e morbido, ma non riesci bene capire dove sei. Ti stiracchi, riporti alla memoria i tuoi ultimi ricordi, e poi realizzi. Lui è vivo.

Lui è vivo, vivo, vivo. Lui è vivo ed è venuto li per te. Ha mantenuto la sua parola. Lui è vivo!

Immediatamente il tuo corpo si sottrae al tuo torpore, le forze si canalizzano e sei di nuovo in piedi. Vicino a te una pelle d’orso cade, sottraendo gran parte del calore al tuo corpo.

Sei in una baita, tutto quello che ti circonda è in legno, e solo una porta socchiusa rivela l’esistenza di altre stanze.

Nonostante le gambe malferme avanzi, trepidante di vederlo, di stringerlo, di amarlo. Ti fa strada nell’abitazione, diretta all’unica stanza con la luce accesa.

I tuoi passi malfermi, il tuo viso sconvolto, il tuo corpo esangue e le tue braccia tremanti. Intorno al polso sinistro hai delle bende fasciate strette, ma nonostante questo macchie cremisi orlano il bianco tessuto della camicia da notte che indossi.

Ricordi, alla memoria sovvengono gli ultimi istanti di quella mattina. Come in trance li rivivi. Giungi nel soggiorno, sei pronto quasi a vederlo di nuovo nella cucina pronto a prepararti qualcosa, ma è in quell’istante che ti blocchi.

Non è lui. Anche così, anche da così lontano, riconosci che non è lui. Ha i suoi occhi forse, ma la corporatura è tutta sbagliata. Senza le imbottiture a coprirlo rivela un corpo piuttosto alto e slanciato, il viso appare terreo, smagrito, i capelli ingrigiti per qualche strano motivo. Eppure non è un vecchio, lo capisci dalle rughe del viso che non lo è.

Arretri lentamente, i tuoi occhi iniziano di nuovo a riempirsi di lacrime, quando anche lui nota te.

“Ehi…”
La sua voce ti raggiunge come il vibrante eco di un’arma. Si insinua dentro di te, ghermendoti. Eppure nonostante la voce tranquilla e sicura, i suoi passi, come i tuoi, non sono sicuri, non sono rapidi. Quasi zoppica nella tua direzione, e ti raggiunge solo dopo enorme fatica.

“Non dovresti essere in piedi, non ancora. Anche se forse non ti interessa molto della tua salute visto che hai tentato di ucciderti. Vabbè, ormai sei in piedi, vieni a sederti davanti al fuoco. Anche con i riscaldamenti accesi qui si gela.”

Ti fa spazio, ti indica una poltrona, ed ancora titubante tu segui le sue istruzioni. Il calore del fuoco ti avvolge come poco prima aveva fatto la calda coperta in pelle d’orso.

E finalmente riesci a proferire parola.

“Chi sei tu?”

Domanda lecita la tua, eppure mentre la poni ti sembra così stupida. lui ti sorride, prendendo posto sul divano. Tra le mani un bicchiere con qualcosa di ambrato dentro.

“Chi sono? Come te sono qualcuno che scappa da questa vita, anche se ritengo che abbiamo motivi diversi per farlo. Ti va di dirmi come mai hai tentato di ucciderti lì fuori? Prometto che non ti giudicherò…”

Il suo tono di voce… Dio, da quanto non sentivi qualcuno rivolgersi a te così? Non c’è pietà ne condiscendenza, solo una traccia di un sentimento che non riconosci. Sembra quasi simpatia. Davanti al suo sorriso incoraggiante senti qualcosa sciogliersi in te, come se fosse lui il fuoco che ti scalda.

E così parli. Come un fiume in piena, come una diga che si rompe, come un tornado d’emozioni trattenute, inizia a parlare di tutto. Gli parli di te, della tua infanzia, del tuo futuro. Di come la tua vita fosse vuota prima di incontrare l’amore della tua vita e di come poi lui vi abbia dato significato. E lui ascolta, senza mai accennare a volerti fermare, senza redarguirti quando la tua voce diventa un urlo disperato, e senza consolarti durante i tuoi pianti prevedibili.

Alla fine gli racconti degli ultimi tre anni, dell’incidente, e della morte della tua ragione di vita. Di come tu abbia tentato di farla finita, ed alla fine ti sia ricordata della sua promessa. Lui ti aveva promesso che sareste venuti qui, sotto il cielo bagnato dall’Aurora, ed allora tu qui sei venuta. Ma anche questa è stata un’illusione, il placido sogno di una mente alla rovina. E così hai tentato di farla finita ancora, ma questa volta è stato lui a frapporsi fra te e la tua fine.

Quando termini di parlare ti ritrovi ansimante, il corpo teso e pronto e scattare. Tutte le emozioni trattenute si sono rivoltate contro di te, sono venute alla luce e si sono trasformate in rabbia verso questo uomo, con i suoi stessi occhi, ma che non è lui.

Eppure anche quand’è evidente che lo odi e lo disprezzi, lui continua a sorridere.

“Grazie.”

Di tutte le cose che ti aspettavi ti dicesse, questa è la più impensata.

“Perché mi ringrazi, ho appena detto di odiarti, se non fosse per te a quest’ora sarei di nuovo con lui!”

E lui ride, e la sua risata è come musica da tempo dimenticata.

“Ti ringrazio per esserti aperta così con me ed avermi ricordato una ragazza... che beh, non potrò mai davvero dimenticare. E non temere di ferirmi con la tua rabbia o in qualunque altro modo. Anche io sono qui per morire, te l’ho detto, solo che a differenza tua io non ho scelta, non più.”

Sorseggia dal suo bicchiere, ormai quasi vuoto, versando l’acolica bevanda anche a te. L’afferri con la mano sana, continuando a studiarlo.

“Cosa vuol dire che tu non hai scelta?”

***

Lui

 

L’hai salvata giorni addietro in una valle innevata, l’hai portata fino alla baita che hai affittato con i soldi riservati ai tuoi studi, e l’hai curata come potevi. Per giorni non ha fatto altro che dormire, per giorni hai pensato di fare la guardia ad un corpo senza vita e che una volta morto avrebbero trovato te con lei ancora li, ad aspettare l’Aurora.

E ora che finalmente si è svegliata vuoi conoscerla, ti scopri interessato a quel piccolo scricciolo, con il corpo minuto ed il polso segnato da più cicatrici di quante tu ne possa contare. Non hai paura di lei, ormai non hai più paura di niente. E come potresti? Del resto stai per morire.

Il tuo tempo è già finito, e se arranchi ancora nella corsia principale di questa vita è solo per la meta che ti sei prefisso di raggiungere prima della tua dipartita. Voi vederla. La figlia che non hai mai avuto, ma alla quale avevi già scelto un nome. Aurora.

Quando finisce di sfogarsi, ed hai finalmente capito chi ti trovi di fronte, riesci a rivedere te in lei. Siete simili, seppur diversi. Tu hai tagliato qualsiasi ponte con la tua vita passata, lei non riesce a scrollarsi di dosso un legame ormai dimenticato. Perché non ti è sfuggita quella parte, ormai lei non lo ricorda più. È innamorata di un’emozione, insegue una sensazione, e si fa coinvolgere dalla sua disperazione.

Ma se mai la tua vita ha avuto un senso è stato quello di salvare lei. Ora e adesso. Se non altro per mettere a tacere la voce del tuo, di amore, che ancora ti tartassa. Devi fare qualcosa per combattere la tua codardia, e cosa c’è di meglio di mettersi in gioco per qualcun altro? E così rispondi e parli anche tu.

“Non ho scelta nel senso che sono malato e mi resta poco tempo da vivere.”

I suoi occhi si sgranano e le mani che reggono il bicchiere tremano leggermente. Sorridi ancora.

“Non ti preoccupare, non è nulla di trasmissibile. Solo qualcosa nel mio sangue che mi porta alla morte, ed io che non faccio nulla per impedirlo. Ne più, ne meno.”

Sorseggi, ti versi altro Scotch, e torni a guardarla. Tu la fissi, lei ti fissa.

Il silenzio si prolunga tra voi, ed alla fine le racconti anche tu la tua storia. Rispetto alla sua è pacata. Sai essere breve e conciso quando vuoi, soprattutto se stai mascherando il tuo dolore ed il rimpianto per le scelte non prese.

Ti ci è voluto tempo per capire, ma tornando indietro sceglieresti di farti curare. Alla fine le parole di lei ti hanno convinto, sebbene quando fosse troppo tardi

Alla fine anche la tua storia termina. Entrambi vi conoscete, entrambi sapete tutto l’uno dell’altro. Eppure niente tra di voi è cambiato, siete estranei che si sono trovati in una situazione difficile.

“Se ti può essere di consolazione, dopo che sarò morto, potrai ucciderti senza problemi. Non voglio averti sulla coscienza, quindi non ti permetterò di farlo finché riesco ad impedirtelo. Anche se, se vuoi la mia opinione, stai facendo una cazzata abominevole.”

Identifichi rabbia e sentimento in quegli occhi castani.

“Non ho bisogno del tuo permesso, del tuo aiuto, o della tua pietà. Se volessi potrei rompere questo bicchiere adesso e tagliarmi la gola! E cosa vuol dire che sarebbe una cazzata? Cosa vuoi saperne tu di me? Sei solo un samaritano che mi ha salvato senza motivo. La tua ragazza aveva ragione, fai davvero schifo!”

Ah. Non pensavi di poter sentire ancora il tuo cuore stringersi in questo modo. Eppure non capisci se è per il riferimento a quella che fu la tua ragazza, oppure per l’insulto.

“È vero, faccio schifo, ma fidati io ti capisco. Capisco te, capisco il tuo ragazzo morto tanti anni fa, e capisco tutta la situazione. Sei solo una bambina, una bambina che non sa rassegnarsi ad aver perso il suo giocattolo preferito e che ora fa i capricci perché lo rivuole indietro. Tutte le volte che hai tentato di ucciderti? Volevi semplicemente attirare l’attenzione, volevi che ovunque lui fosse sapesse che soffrivi per lui in modo che tornasse da te. Ebbene, lui non tornerà. Mai. Lui è morto, sepolto, ed i vermi avranno ormai banchettato con la sua carcassa imputridita. Se vorrai ucciderti per raggiungerlo potrai farlo tranquillamente, ma non fingere che sia per amore o perché ti manca, perché di lui non ricordi nemmeno il viso!”

Ok. Ci sei andato giù pesante. Forse il vederti sbattere la verità in faccia, ti ha insegnato a sbatterla in faccia agli altri. Ed ora lei trema, viene scossa da singulti, senti la sua rabbia montare, e quando ormai pensi che stia per fare una follia… Si affloscia.

Il suo corpo si distende contro la poltrona, e non scendono neanche più lacrime dai suoi occhi.

“Io ci credevo davvero. Credevo davvero che l’avrei rivisto, che saremmo stati insieme. Che mi avrebbe amato. Sai, mai nessuno prima di lui mi aveva mai amato. Non in quel modo… Non ero mai stata nulla di che prima di lui, ed ora mi sembra di essere insignificante come allora. Non riesco a concepire… che nessuno mi amerà mai più in quel modo…”

Ed ecco il problema. Ha provato per una volta cosa vuol dire essere amata, ed ora è diventata dipendente da quella sensazione. Non può farne a meno. E tu cosa puoi fare? Come puoi aiutarla? Forse… un modo c’è.

“Sai, anche io sono qui per vedere l’Aurora. Come te sono venuto qui per questo, ma in due settimane non si è ancora fatta vedere. Ho passato serate intere affacciato alla finestra sperando che appaia, tutto perché vederla è il mio ultimo sogno. Lei che è, o meglio sarebbe stata, mia figlia. La luce dei miei occhi, l’obbiettivo che mi avrebbe spinto a vivere… io che non ho mai pensato la mia vita avesse senso, avrei raggiunto il mio obbiettivo vivendo per lei…”

La tua maschera si incrina. Questo è un segreto, che in pochi conoscono. Qualcosa che avresti voluto solo una persona sapesse… ma ora lo hai detto a lei.

“L’amore che si prova a prendersi cura degli altri, a crescere un figlio, non è così diverso dall’amore che lui aveva per te.  E se non ti sei mai sentita amata da allora, è solo perché sei tu che hai respinto chiunque ti stesse intorno. Non ti dirò di tornare a vivere, che la vita è bella, che tutto ha un significato, pure le piccole cose. La vita fa schifo, chi ti sta intorno fa schifo, ma sta a te prendere il buono dal cattivo. Se non pensi che la tua vita abbia più un senso, fai come ho fatto io. Trova tu un senso alla tua vita. Riscopriti donna e fai tuo un uomo che sia degno di te. Perché fidati, tu non hai nulla che non vada. Sono bellissimi i tuoi capelli, sono bellissimi i tuoi occhi e sei bellissima tu. Sei bellissima fuori, ma soprattutto sei profonda dentro. Hai tanti problemi, come tutti, ma io ti lascio in eredità il mio sogno sperando che ti aiuti. Trova qualcuno che ti ami, e se mai avrai una figlia, chiamala Aurora. Ed avrai anche la mia forza, perché io veglierò su di voi perché nulla vi accada.”

L’ultima parte è una boiata, non credi nell’aldilà, ne pensi di poter davvero dare loro una mano da morto. Ma sembra funzionare, da come i suoi occhi si sgranano, da come la sua espressione si evolve, sei sicuro di averla colpita li dove aveva bisogno.

Ed il silenzio si dilunga.

 

Non c’è più astio nell’aria.

Non c’è più rancore, ne risentimento.

Non ci sono sogni infranti o amori dimenticati.

Ci siete voi.

Ora.

E nulla potrai mai cambiare tutto questo.

***

Voi

In quella fredda notte, quando ogni stella in cielo sembrava brillare più intensamente, e poco era passato dal vostro primo incontro, vi siete sentiti per la prima volta Voi. Due anime lacerate da una vita ingiuste, due anime corrotte ed annebbiate, che non volevano altro che amore, si sono finalmente unite risanandosi a vicenda.

Ed è stato bello, ed è stato vero. Ogni suo tocco era gentile, ogni suo gemito era sincero. E non sarebbe stato giusto, forse non lo sarà mai, ma per una notte vi siete appartenuti, per una notte vi siete amati, per una notte nulla importava se non Voi.

E così è fuggita la vostra notte, con passioni voraci e gesti gentili. Forse anche un po’ di imbarazzo e goffaggine. Ma nulla di tutto questo importa, perché l’ultimo dono, l’ultimo segno che avreste mai potuto ricevere, è arrivato molto prima che la notte finisse.

Nel mezzo del rapporto la luce ha iniziato a nascere. Dal lucernario, proprio sopra di voi. Lentamente, sempre più lento, fino a ricoprire tutto il cielo. E con l’Aurora la vostra passione, e con l’Aurora la vostra vita.

Ed è stato bello. Ed è stato vero. Ed è stato l’ultimo attimo che voi avete vissuto insieme.

***

Lei

Al risveglio, il giorno dopo, ti scopri… felice. Il tuo corpo è ancora satura dai piaceri della notte appena trascorsa, e per la prima volta, in anni ed anni, vuoi ricominciare a vivere. Ti volti nel letto, lo avvolgi nel tuo caldo abbraccio, ma il suo corpo freddo, così com’è freddo lui.

Il suo volto immobile, congelato in un’espressone beata. Un sorriso stampato in volto, una mano stesa di fianco alla tua. E così hai capito che è morto. Aveva resistito e vissuto fino a vederla, ed oltre ancora fino ad amare te. Ed ora non c’è più.

Vorresti piangere, sarebbe giusto farlo, ma dentro di te sei certa che non ti abbia lasciato sul serio. Questa volta sei sicura che qualcosa di lui sia rimasto in te, ed ancora cresca in te.

È solo la sensazione di una donna ormai stremata, ma hai avuto un presentimento simile quando il tuo primo amore è andato via. Sapevi sarebbe morto e che l’avresti perduto, per questo lo stringesti più forte.

Ora sai che non hai bisogno di questo, perché lui vive in te. E con quella forza che ti ha lasciato anche tu vivrai.

E sarai felice.
Ancora ed ancora.
Per sempre.

*********************

N.D.A. Ecco l’ultimo capitolo. Un capitolo in cui ho cercato di trasmettere tanto, se non tutto. So che questa storia non è perfetta, che a molti non piacerà, che molti pochi l’avranno letta ed ancora meno saranno arrivati fino alla fine, ma non importa. Non mi importa se può risultare banale, se può essere scritta male, se può risultare falsa, sono contento che chiunque sia giunto fino alla fine possa averla letta, ed aver letto me. Perché questo sono io.
Non parlo solo di stile o modo di raccontare, questa è stata la mia valvola, il mio modo per riversare su carta tante cose non dette. Troppe cose non dette. Ed è forse il momento che, come i miei personaggi, anche io decida di andare avanti. Che come loro mi renda conto dei miei errori e come loro faccia di tutto per correggerli. E forse ci vorrà tempo, e forse sarà inutile, ma l'importante è sapere di averci provato. Mi basta sapere che se anche non cambiassi, se anche nessuno mai esistesse per me, ancora potrei dire di aver fatto il possibile. Perché è la pigrizia che ci rovina, che ci corrode tutti. Non basta pensare, non basta volere, bisogna Fare. Ed io farò. Giorno per giorno, un passo alla volta fino ad arrivare alla meta o a capire che non è una partita quella che sto vivendo, ma è una vita. Non sempre leale, non sempre giusta, non sempre vera, ma è pur sempre l’unica che ho.
Ho detto abbastanza, forse anche troppo, ma non voglio lasciarvi così, con una filippica senza capo ne coda.
Continuate a leggere, un epilogo vi aspetta, e so che dopo quello mi odierete tutti. E forse così capirete perché ho bisogno di cambiare.

See you soon!

Bumbix

PS. Per amor di onestà, vi dico che la storia non è stata Betata. Potrebbero esserci degli errori e questo potrebbe compromettere il vostro gusto nel leggerla. In tal caso segnalatemeli ed io li correggerò! A presto.

   
 
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