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Autore: Harlequeen    23/09/2014    1 recensioni
In un mondo ormai abitato quasi solamente da creature un tempo morte, una ragazza e il suo fedele animale cercano di sopravvivere.
L'incontro con un cacciatore e poi con un gruppo di persone farà capire loro che c'è ancora speranza, c'è ancora qualcuno che prova dei veri sentimenti e che non tutte le persone sono morte fisicamente o psicologicamente.
Violet, Lucky, Daryl, Rick, Glenn, Maggie, Michionne, Carol, Carl, Sasha, Abraham e altri sono ancora vivi. E lottano per far sì che non accada il contrario. Ad Alexandria.
Genere: Avventura, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Quando ormai l’oscurità le aveva avvolte completamente, le ragazze si fermarono. Erano esauste, ma gli Erranti continuavano comunque ad ammassarsi vicino alla cancellata che cigolava pericolosamente. Ad un certo punto accorsero in loro aiuto anche Rick e Carl perché si erano accorti che la situazione andava solo peggiorando.
Anche Lucky era inquieto infatti continuava a correre avanti e indietro molto agitato, abbaiando agli esseri che cercavano di raggiungere la sua padrona e gli altri compagni e morsicandoli alle braccia o alle gambe se questi passavano attraverso la recinzione.
Poi la confusione aumentò.
Uno sparo proveniente dall’interno li fece voltare tutti contemporaneamente, ma solo per un millesimo di secondo. Maggie mollò il piccone per terra, guardò Rick con occhi terrorizzati e lui le urlò:
-Vai!
Così la ragazza cominciò a correre il più velocemente possibile per raggiungere Hershel e Glenn e scoprire cosa stava accadendo nel blocco in quarantena.
Violet e Carl invece ripresero subito il lavoro. Poi lei si voltò verso lo sceriffo:
-Rick! La recinzione sta crollando, dobbiamo posizionare i pali di legno!
L’uomo osservò la scena attentamente e rispose:
-Sì! Carl aiutami, tu Violet continua ad ucciderli!
Così l’uomo e il ragazzino cominciarono ad innalzare dei pali di legno che avevano preparato precedentemente, ma ormai il rumore dello sparo aveva attirato altri Erranti e altri ancora. La cancellata si piegò pericolosamente.
-I pali non reggono!
Urlò la ragazza. Lo sceriffo allora gridò di allontanarsi. Era troppo tardi ormai per cercare di rimediare. La cancellata crollò sotto i corpi degli Erranti, che entrarono nel cortile della prigione.
I tre corsero un po’ indietro, ma rimasero comunque alla distanza giusta per colpire ed uccidere i mostri senza sprecare troppi colpi.
Fortunatamente il passaggio non si era allargato troppo, così gli Erranti erano obbligati a passare pochi alla volta; ma questo non li avrebbe sicuramente fermati. L’odore della carne fresca era fortissimo per loro, nulla li attirava se non quell’aroma così vogliosa. 
Rick e Carl avevano già imbracciato i loro fucili, mentre Violet era rimasta bloccata a fissare la scena. La katana stavolta non le sarebbe servita perché dovevano evitare il combattimento ravvicinato. Questa volta avrebbe dovuto usare anche lei un’arma da fuoco.
Così, con mano tremante, prese la pistola che teneva nei pantaloni, dietro la schiena. Era la Sua pistola, la pistola di Lucas. Da quel lontano giorno non l’aveva mai più usata, ma era giunto il momento. Non avrebbe usato nessun’altra arma da fuoco, nessun fucile, nessun mitragliatore. Aveva anche abbastanza munizioni, ma in caso se le sarebbe procurate con facilità visto che lì vicino tenevano un carrello pieno di quelle cose, proprio per evenienze simili.
Poi Rick e Carl cominciarono a sparare. Era l’unico modo per non farli entrare: ucciderli uno per uno. Finché loro tre sarebbero riusciti a resistere. Dovevano proteggere gli abitanti della prigione, i loro compagni, la loro vita.
BANG.
Violet sparò il primo colpo centrando un Errante proprio in mezzo agli occhi.
BANG.
Fece qualche passo avanti e si mise alla stessa altezza della linea di tiro di Rick e Carl.
BANG.
Un altro colpo e la sua rabbia cominciò ad aumentare.
BANG. BANG. BANG.
Ormai i tre difensori stavano uccidendo gli Erranti uno dopo l’altro, infuriati per tutto quello che era successo, la loro vita che si era incasinata in così poco tempo, i compagni che erano morti, quelli malati, quelli che non sarebbero più tornati e il loro futuro che stava andando a puttane.
-AAAAAAAHHHHHH!!!!
 
Poi, nel pieno della notte tutto cessò. Erano riusciti ad uccidere completamente gli Erranti che si erano ammassati alla cancellata senza farsi del male o venire feriti o morsicati, un bel traguardo. Erano molto stanchi e provati, ma c’era ancora dell’altro da fare.
Mentre controllavano che fossero tutti effettivamente morti, Carl vide dei fari in lontananza, un’auto si stava avvicinando. Avvisò i due adulti che si fermarono ad osservare quei fari che, in quel momento così buio, erano una luce portatrice di speranza. Rick corse al cancello e lo aprì, permettendo così ai compagni ritornati di entrare.
Daryl, Tyreese, Michionne e Bob erano sani e salvi.
-Sasha? Come sta Sasha?!
Chiese subito Tyreese, scendendo dall’automobile ancora in movimento.
-Non lo so, mi dispiace.
Rispose lo sceriffo.
-Va dentro. Qui ci pensiamo noi.
Disse Daryl, mentre osservava l’ammasso di Erranti sparpagliati nel cortile. Poi i suoi occhi caddero su una figura in mezzo ai corpi ammassati.
Era Violet, che teneva una pistola con due mani, che le cadevano davanti al corpo, gli occhi bassi e la testa piegata. Al suo fianco si trovava Lucky, con il muso rivolto verso di lei. Erano tutti e due immobili.
Daryl corse immediatamente da lei, sistemandosi nel frattempo la balestra sulle spalle. Quando le fu quasi vicino smise di correre e camminò più lentamente. Immaginò che in quel momento la ragazza fosse molto inquieta e non voleva spaventarla.
-Violet?
Chiamò piano.
Da lei non provenne nessuna risposta, né alcun movimento.
-Violet, sono tornato. Come promesso.
Pian piano lei alzò la testa e posò lo sguardo sul cacciatore di fronte a lei. Aveva gli occhi lucidi e vitrei, ma non appena lo mise a fuoco disse:
-Daryl..?
Il ragazzo allora si gettò ad abbracciarla, stringendola stretta. Lei, però, non poté ricambiare perché teneva ancora tra le mani la sua pistola.
-Aspetta.
Gli disse. Lui allora si discostò un pochino per permetterle di muoversi. Così Violet osservò l’arma tra le sue mani, mise la sicura, la pulì un poco e se la mise via.
Poi abbracciò forte il ragazzo, che subito ricambiò la stretta.
-Fortuna che la prigione è un posto sicuro.
Gli disse. Mentre lui scoppiava a ridere.
 
-Sono contenta che tu sia tornato sano e salvo.
-Come promesso.
E le fece l’occhiolino.
-E’ andato tutto bene, quindi? Avete recuperato le medicine?
-Sì, abbiamo portato tutto quello che abbiamo trovato, siamo stati fortunati. Ma vedo che a voi non è andata così bene qui.
-Già, la cancellata non ha retto, erano troppi.. Così li abbiamo dovuti far entrare ed uccidere uno a uno…
Ma a quel pensiero la ragazza si zittì e nuovamente si richiuse in se stessa.
-Violet, stai bene? C’è qualcosa che non va?
-N-no, è solo che… Ho usato la pistola.
-Ho visto che ne tenevi una in mano.
-La pistola di Lucas.
-… Capisco.
-Daryl..?
-Sì?
-Credo che andrò a stendermi un poco, mi spiace non potervi aiutare, ma non ce la faccio.
-Vai a riposarti e non preoccuparti, ci pensiamo noi qui ora. E’ tutto finito.
E le diede un bacio sulla fronte, ma Violet aveva già cominciato a camminare e non si fermò.
Tenne nuovamente lo sguardo basso sul terreno coperto dai cadaveri e quando fu quasi dentro il loro blocco di celle, il cacciatore vide che la ragazza aveva nuovamente preso in mano la pistola.
Daryl era preoccupato per lei, ma sapeva anche che in quel momento non poteva fare molto, doveva cavarsela da sola, doveva combattere le sue emozioni, le sue paure e i suoi sentimenti con le sue sole forze.
 
Appena dentro il blocco di celle, Violet si diresse subito al piano di sopra e si stese sul letto, a pancia in giù e con il viso schiacciato nel cuscino.
Aveva anche tirato la tenda per coprire l’ingresso della sua cella, cosa che non faceva quasi mai e mise Lucky fuori dalla porta per non far entrare nessuno. Sentiva il bisogno di rimanere completamente sola, sola con i suoi pensieri.
Non aveva più avuto tempo, negli ultimi mesi, di ripensare a Lucas; ma ora le era tornato tutto in mente. Il modo in cui l’aveva protetta e salvata, il momento in cui si era ammalato, il colpo in testa che gli aveva sparato per non farlo più soffrire… Tutto a causa di qualcosa che era andato a puttane nel mondo. E nessuno sapeva cosa.
Prima di morire, in quell’attimo di lucidità che aveva avuto, Lucas le aveva fatto promettere di andare avanti, di continuare a vivere per trovare il suo futuro migliore. E Violet era riuscita a trovarlo, ora aveva una casa e dei compagni. Ma in quel preciso momento stava nuovamente andando tutto a rotoli, come tempo prima.
Per una frazione di secondo le passò per la testa la possibilità di andarsene e trovare un altro posto, crearsi un altro futuro e ricominciare tutto da capo. Stavolta, però, il suo ragionamento non avrebbe funzionato perché non era come prima, c’era una cosa che la bloccava lì; lei l’aveva già capito da tempo e ora divenne più di una certezza: Daryl era il suo futuro migliore.
Si alzò determinata, prese la pistola e inserì un nuovo caricatore pieno, poi la inserì tra la schiena e i jeans. Un’altra cosa che finalmente aveva capito riguardava proprio quell’arma. Lucas l’aveva comprata per difendersi, era un’arma da utilizzare per sopravvivere e vivere, non per tenerla in fondo allo zaino o portarsela appresso inutilizzata. Da quel giorno in poi, se la katana non le fosse bastata, avrebbe utilizzato anche quella ed ogni colpo sarebbe stato sparato in memoria di Lucas.
Come lui le aveva detto: doveva continuare a vivere per il suo futuro migliore, e ora che l’aveva trovato doveva proteggerlo.
Si sciacquò la faccia nel lavandino, si sistemò la spada sulla schiena, tirò la tenda e uscì dalla cella, diretta a cercare il cacciatore.
Il tempo di fare due passi e si accorse che Daryl era al piano di sotto insieme a Rick, stavano discutendo. Violet si fermò dov’era, aggrappandosi con le mani alla ringhiera e rimanendo ferma in silenzio.
-Non potevi aspettare che tornassi?!
Disse il ragazzo, adirato.
-Che tornasse Tyreese?!
Rispose Rick con la stessa inclinazione di voce, ma con un tono di poco più basso.
-Potevo occuparmene io!
-Ehi. Ehi! Ha ucciso due dei nostri! Non poteva restare. Se la caverà, ha un’auto, provviste, è una che sa sopravvivere.
-Smettila di dirlo come se non ci credessi..!
-…E’ stata lei, ha detto che l’ha fatto per noi. Era premeditato. E non era pentita.
-E’ da lei… ma non è da lei. …Che facciamo con quelle due ragazzine?
-Le ho detto che me ne sarei occupato io.
Poi Daryl appoggiò la fronte contro il muro e sospirò. Vedendo che il cacciatore non aveva intenzione di rispondere, Rick continuò:
-Non ho ancora parlato con Tyreese… Non so come la prenderà.
Daryl allora alzò la testa:
-Scopriamolo.
Disse. Mentre si voltava si accorse con la coda dell’occhio di una figura che li osservava dall’alto, ma si avviò verso l’uscita senza indugiare, subito seguito dallo sceriffo.
Quando i due furono fuori, Violet cominciò a scendere le scale per uscire anche lei in cortile. Aveva capito che non era il momento adatto per parlare con Daryl, ma era contenta che avesse preso la notizia di Carol in modo non troppo violento come lei si era aspettata; in ogni caso avevano molto di cui parlare.
Ma forse era meglio aspettare qualche tempo, lasciare che le cose alla prigione tornassero normali, com’erano state negli ultimi mesi.
Accarezzò Lucky sulla testa, ancora sovrappensiero, ma poi il cane lupo le sfuggì dalle mani correndo fuori all’impazzata e cominciando ad abbaiare con cattiveria. Era successo qualcosa.
Lei allora gli corse subito dietro, appena in tempo per vedere il Governatore circondato da uomini muniti di mitragliatori, pistole e con un carro armato alle spalle che aveva appena lanciato una granata contro di loro, facendo cadere parte del muro del blocco C della prigione.
Il loro nemico era nuovamente pronto alla guerra.
  
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