(110 parole)
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Cassandra ammirò il cielo di Micene al tramonto: baluginava come bronzo fuso coronando la Porta dei Leoni.
Agamennone la sfoggiava come un trofeo: il glorioso condottiero che torna in patria con ogni onore e conduce la principessa troiana quale schiava nella sua casa.
Il re si raccontava bugie ingenue: Cassandra lo aveva visto, lei sapeva.
Lui l'aveva scelta come bottino di guerra solo perché gli ricordava Ifigenia sventrata su un altare.
Non c'era niente di glorioso in un uomo tornato con più rughe del previsto, rimpianti e l'animo roso dall'oscuro presentimento di una Moira avversa.
Agamennone si raccontava solo menzogne, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo.
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Note dell'autrice
L'immagine usata per il banner è il quadro “Euribate e Taltibio conducono Briseide da Agamennone” di Giambattista Tiepolo.
Anche stavolta, pur non essendo un ritratto di Cassandra, l'ho trovato adatto a quanto viene raccontato nella drabble.
Mi piaceva l'idea di una Cassandra che “vede” dentro Agamennone con la chiarezza che solo una veggente, una donna con il dono della Vista, possa e che, quindi, scopra tutte le menzogne che un uomo simile si racconta per tenere insieme i cocci della sua esistenza, spesa in anni di guerra sotto le mura di Troia.
Agamennone e Cassandra, bottino di guerra, sono ormai a Micene: la tragedia è imminente. Cassandra lo sa, ma il re mente ancora a se stesso e rifiuta di credere che la vendetta stia per bussare alla sua porta.
Melian