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Autore: ChelseaH    05/10/2008    2 recensioni
“Solo tu potevi accettare l’invito di uno sconosciuto, fra l’altro in uno dei quartieri più malfamati di Amburgo.”
E tutto iniziò con un delitto da Starbucks in cui la vittima fu un cappuccino e l'assassino un ragazzo dagli occhi blu...
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Somebody Out There

21.

Una volta usciti da casa di Meli David si era defilato senza salutare nessuno ed era corso a casa. Aveva trovato Jan intento a rifargli il letto e l'aveva cacciato in malo modo da camera sua lasciandosi cadere a peso morto sul materasso, del tutto dimentico di ciò che vi si era consumato sopra.

Nella testa non facevano che ronzargli a ripetizione le parole di Tom, era tutto così ovvio e banale che ci sarebbe potuto arrivare chiunque, era una spiegazione semplice, razionale, sensata. E fra Bill e Melina non era mai successo niente anche se non poteva esserne del tutto sicuro, in fondo Tom non conoscendoli avrebbe di sicuro omesso certi dettagli.

Cosa doveva fare?

Represse un urlo di frustrazione nel cuscino e tentò di dare un ordine a tutto quel casino: Melina era amica dei gemelli Kaulitz e allora? In fondo si sarebbe ritrovata ad essere amica pure sua se mai lui e gli altri fossero riusciti a sfondare, cosa di cui al momento dubitava alquanto. Non c'era nulla di male ad essere in confidenza con una persona famosa, tantomeno se la persona in questione la si era conosciuta secoli prima della fama.

Si mise seduto reprimendo l'istinto di soffocarsi nel cuscino e osservò distrattamente la stanza intorno a lui: la fama non era affatto il punto. Il punto era che Bill – e potenzialmente anche Tom – aveva un ruolo troppo rilevante nella vita della ragazza e ne aveva avuta la prova definitiva quando lui aveva fatto irruzione in casa di lei e aveva potuto constatare con i suoi occhi quanto i due fossero vicini. Lo si percepiva da come si guardavano, come si parlavano, come si toccavano, da tutto! Ma lui era pur sempre un amico.

A M I C O.

Che poi i vari problemi scaturiti quando i Tokio Hotel erano diventati famosi avessero creato tensioni strane fra di loro, era un problema marginale, rimaneva solo un amico.

Se lo ripeté mentalmente mille e più volte cercando di autoconvincersi ma alla fine si rese conto che, per quel che ne sapeva, lei e Bill potevano essere fidanzati, amanti o qualunque altra cosa da anni ed anni. O forse non lo erano ma lei avrebbe voluto così e in entrambi i casi lui doveva solo prendere atto, farsi da parte e lasciarla in pace.

“Idiota!” esclamò lasciandosi ricadere disteso mentre i flashback di tutti i momenti che avevano passato insieme lui e Melina gli si paravano di fronte agli occhi con una vividezza inquietante. No, non poteva esserci niente fra lei e Bill, non fosse altro che per il fatto che nei suoi occhi aveva sempre letto sincerità quando si mostrava interessata a lui.

Quindi quel casino era saltato fuori solo perché lei aveva fatto uno stupido patto con i gemelli, uno di loro non l'aveva rispettato e l'altro invece l'aveva fatto fin troppo ed erano finiti in un circolo vizioso di tira e molla deleteri per tutti e tre; inoltre lei non poteva parlarne con nessuno perché dover fare nomi e cognomi avrebbe complicato ulteriormente le cose e si era tenuta dentro per tre anni un forte dolore.

Con lui però si era confidata.

E non era vero che l'aveva fatto solo perché lui l'aveva vista insieme a Bill la notte prima perché quando Katie arrabbiatissima continuava a chiedere spiegazioni lei non aveva detto nulla, avevano fatto tutto Bill e Tom. Quindi si era aperta con lui perché si fidava, perché lo credeva giusto e perché non voleva perderlo in nessuna maniera.

Si, era oggettivamente la spiegazione più razionale anche se il fatto che tutto tornasse a suo favore non lo convinceva molto, sembrava troppo semplice.

Si alzò dal letto e fece un respiro profondo: l'unico modo per chiarire definitivamente la situazione era parlare con lei faccia a faccia.

 

******

 

Non appena misero piede all'aria aperta, Linke afferrò la mano di Katie e ancora prima che lei potesse obiettare si ritrovarono chiusi in un vagone della metropolitana.

“Non otterrai nulla a parlarle adesso sfogandole addosso tutta la tua rabbia.” le disse prevenendo l'attacco di lei.

“E sentiamo allora, cosa si suppone che debba fare?” Katie si sentiva tradita e sentire Tom che le diceva freddamente che lei eventualmente veniva solo al terzo posto senza nemmeno sapere chi fosse, l'aveva mandata ancora di più su tutte le furie. Ciò che la irritava ulteriormente era il fatto che Tom paresse sapere chi lei fosse quando lei non aveva mai nemmeno lontanamente sospettato tutto quell'attaccamento reale fra Melina e i gemelli in carne ed ossa.

“Parlarle quando sarai più calma e lucida.” sospirò il ragazzo rispondendole.

“Per risolvere cosa?”

“Tu avresti fatto la stessa identica cosa se fossi stata al suo posto.” le fece notare Linke pur sapendo che era l'annotazione sbagliata in quel momento.

“No!”

“Le avresti detto tutto?” le chiese senza convinzione alcuna.

“Certo!”

“Toglimi una curiosità... quando l'hai conosciuta e hai scoperto questa sua particolare predisposizione a volere un bene che andava oltre a Bill, cos'hai pensato?”

“Che fosse scema.” le uscì prima che si potesse censurare.

“E quando siete entrate abbastanza in confidenza scommetto che ormai eri una anti Bill convinta, non ti sarai mai nemmeno posta la domanda perché si riduce in quello stato.”

Katie non riuscì a replicare, i fatti si erano svolti esattamente in quella maniera e con quelle premesse era ovvio che Meli non avesse mai parlato, lei stessa per prima non l'avrebbe mai fatto. Improvvisamente la rabbia lasciò il posto al senso di colpa, effettivamente parlando non si era mai soffermata a chiedersi il perché del comportamento dell'amica.

Linke la abbracciò dolcemente da dietro.

“Chiunque si sarebbe comportato alla tua maniera – le sussurrò – non rimproverarti.” aggiunse dandole un bacio fra i capelli.

Pian piano si rilassò fra le braccia del ragazzo e prese a razionalizzare: più tardi o il giorno dopo avrebbe chiamato Meli e si sarebbero spiegate facendo tornare tutto a posto. Razionalizzò anche un'altra cosa, ovvero che la presenza di Linke al suo fianco era impagabile e si lasciò completamente andare a quell'abbraccio.

 

******

 

Timo, Franky e Neely si stavano fronteggiando, sul marciapiede fuori da casa Meli.

Timo guardava Franky con aria di sfida, quest'ultimo cercava di mantenere la calma e Neely li osservava a turno chiedendosi cosa dovesse fare.

“Smettila di fissare quella cosa.” le disse Timo nel'esatto istante in cui la becco a guardare la Cadillac per cercare di distrarsi.

“E voi smettetela con questa messa in scena!” replicò lei.

“Ti rendi conto che questo cretino ha deciso di svegliarsi ora ?” inveì Timo.

“E allora?!” Neely non aveva preso esattamente coscienza del fatto che Franky si fosse “svegliato” ma nonostante tutto la cosa la toccava poco. Distolse gli occhi da Timo incapace di comunicargli ciò che avrebbe voluto.

“Sta a lei scegliere.” gli disse Franky con aria tranquilla.

“Ma si può sapere cosa vuoi?! - lo apostrofò l'altro – te ne sei stato nella tua indifferenza fino a dodici ore fa, ora che vuoi?”

Già, che voleva? Franky non era molto sicuro di saperlo solo che aveva provato uno strano senso di perdita quando aveva capito cosa stava succedendo.

“Jan ha detto che in fondo è stato solo un incidente di percorso.” si lasciò sfuggire quasi a volersi giustificare, non trovando nulla di meglio a cui appigliarsi.

“Jan?!” chiese Timo sconvolto. Come si era permesso di dare definizioni a ciò che era successo?! E soprattutto cosa gli era saltato in mente per aizzargli Franky contro?!

“Me ne vado.” disse Neely con tono sommesso mettendosi a correre per la via, in direzione della fermata della metro più vicina.

Incidente di percorso.

No, non era così, non lo era per niente.

Si, forse era stato un gesto irrazionale inizialmente , ma le era bastato un secondo per comprendere quanto fosse in realtà giusto. Aveva capito di volere Timo solo quando le labbra del ragazzo si erano appoggiate sulle sue ma l'aveva capito .

Timo, solo Timo... era l'unica cosa che voleva.

L'unica.

Salì nella metropolitana senza nemmeno badare alla direzione, cercando di asciugarsi le lacrime che avevano preso a scorrerle sulle guance. Scese solo quando si accorse di essere osservata dai tre quarti delle persone presenti sul vagone e prese a vagare senza meta, accorgendosi di dove fosse finita solo quando vide la locandina fin troppo esplicita appesa fuori da un cinema.

St. Georg.

Si stava facendo buio e lei si era avventurata nel quartiere più malfamato di tutta Amburgo, più a luci rosse di St.Pauli e mille volte più pericoloso perché in fondo St.Pauli non lo era affatto. Osservò spaesata tutta la gente che le passava accanto, le facce poco affidabili e i posti squallidi che la circondavano e si bloccò senza sapere cosa fare.

Tornare indietro?

Proseguire?

Chiamare qualcuno e aspettare?

Prese il cellulare decidendo di chiamare David quando qualcuno le spuntò alle spalle afferrandola; non ebbe tempo di dire niente, di capire, nemmeno di avere paura che si ritrovò con le spalle al muro e le labbra di qualcuno premute con forza sulle proprie.

Quelle labbra.

“Timo!” lo spinse via.

“Chi pensavi che fossi?” ridacchiò lui.

“Un... un... maniaco!”

“Ti sarebbe stato bene, impari a vagare per St. Georg.”

“Mi hai seguito!”

“Già.”

“Mi hai seguito!” ripeté incredula.

“Si, non ti posso proprio lasciare sola che ti cacci nei guai.” le sorrise stringendola forte.

“E... Franky?”

“Si fotta, insieme a Jan.” bofonchiò il ragazzo.

“E... noi?” abbassò la testa mentre sussurrava piano quelle due semplici parole.

Noi sta a te.” le rispose accarezzandole i capelli. In tutta risposta lei lo attirò a se facendo riprendere il contatto fra le loro labbra.

 

   
 
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