Aphrodite di Pisces
Cloto
Aphrodite è in piedi. Sua madre gli ha messo il vestito della festa. Le scarpe di vernice sono troppo piccole. La gonna ha troppe balze. Sua madre saluta tutti con un sorriso. Tutti lo guardano, le fanno i complimenti.
“Che bella bambina che hai”
“Come sono belli i suoi capelli biondi.”
“Sembra una bambola.”
Aphrodite sta immobile. Proprio come una bambola. Sorride come una bambola. Sa che se non lo fa, sua madre potrebbe arrabbiarsi molto. Sa che sua madre, quando si arrabbia, lo chiude in quella stanza buia e lo lascia lì per giorni interi. L'ultima volta ce l'ha rinchiuso perché ha detto “Sono tornato” invece di “Sono tornata”.
Aphrodite di notte si tocca e sa che lei lo ucciderebbe se lo scoprisse.
Lachesi
Aphrodite è in piedi. Il suo tempio è costruito attorno agli specchi, posizionati in modo da restituire la sua immagine all'infinito. Egli non è mai sazio. Si drogherebbe di sé fino ad andare in overdose.
Un rumore all'ingresso del Tempio.
“Sono già qui!” pensa inalando il profumo di una rosa.
Un sentimento spiacevole si fa strada nel suo cuore, come una spina. Esso si chiama irritazione.
“Sono due”
Li osserva dall'ombra.
Uno è feccia. Gli lascerà percorrere la scalinata e calpesterà il suo corpo quando andrà da Saga a portargli la notizia della loro morte.
L'altro è Biancaneve, e per lui non ha preparato una mela, ma tre rose: rossa, per donargli il tepore dell'oblio; nera, affinché conosca il piacere nato dalla sofferenza; e bianca per la morte più sublime di tutte.
Atropo
Aphrodite è a terra. La sua armatura non lo ha abbandonato come è accaduto a Deathmask, ma è fredda.
Vorrebbe sollevare una mano e sfiorarsi il viso per conservare il ricordo della cosa più bella del mondo, ma sa che se avesse la forza, si limiterebbe a scuotere la testa.
“No... ho visto una cosa molto più bella”
Un cosmo caldo, pieno d'amore. Un cosmo così potente da prosciugare tutta la luce delle stelle. Eppure gentile. Senza odio, senza sentimento di vendetta. Un cosmo così puro da fare male, ma allo stesso tempo forte, vigoroso, implacabile.
“Avrei dovuto credere alle favole...”
«L'ultimo pensiero?»
«Sì, fu un pensiero sciocco.»
Volevo attribuire ad Aphrodite un nome diverso, almeno per quanto riguardava la prima parte... poi ho pensato “Con la madre che si ritrova, sicuro come l'oro che è stata proprio lei a dargli quel nome”. Le madri... è sempre colpa delle madri.
Oh, beh... l'idea che i Saints siano tutti orfani non mi piace per niente...
Con questo concludo la raccolta. Avevo intenzione di scrivere di altri personaggi, ma ho in mente altre cose.
Grazie a tutti coloro che hanno lasciato un commento e a tutti quelli che hanno letto in silenzio. ^^
Engel