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Autore: Lady Stark    24/09/2014    1 recensioni
Anche l'amore più forte a volte non riesce a resistere all'avvento del gelido inverno.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La neve cadeva in soffici volute dalle nuvole dense che si erano agglomerate nello scuro cielo invernale, il vento tagliente ululava tra le cime delle alte montagne che accerchiavano in un muto, freddo abbraccio il piccolo villaggio di contadini incassato nella piccola valle ai piedi di quei giganti rocciosi. Il manto candido della neve ormai ricopriva ogni singolo centimetro di terreno oscurando il verde malaticcio dell'erba autunnale; fili di fumo grigio si erigevano fuori dai comignoli rudemente costruiti con mattoni anneriti per poi perdersi nell'aria. 
Una piccola, diroccata casupola spiccava solitaria sul terreno gelato immersa stretta di un gruppo di querce; attraverso le sottili finestre la fioca luce di un focolare pulsava come un cuore. 
Le braci coperte da uno spesso strato di cenere palpitavano debolmente diffondendo nella minuscola stanza un briciolo di calore, insufficiente però ad arginare il gelo invernale; una giovane coppia abbracciata sedeva lì vicino in silenzio. 
L'uomo cingeva con un braccio la schiena della fanciulla che, con il capo appoggiato sulla sua spalla, respirava il buon profumo dello yukata turchese.
<< Anche il giorno in cui ci siamo incontrati nevicava, ricordi? >> sussurrò l'uomo intrecciando le dita tiepide a quella della compagna; i suoi occhi brillarono d'emozione quando i ricordi tornarono a delinearsi nella penombra della memoria.
Rin rammentò commossa il giorno in cui, sotto ai fiocchi pesanti di neve che la ricoprivano da capo a piedi, il sorriso dell'uomo le aveva offerto riparo senza alcuna esitazione. 
Len le accarezzò la pelle con dolcezza mentre lei affondava il viso nel tessuto morbido della sua veste per nascondere il rossore che le inondava le guance. 

L'intera stagione passò lasciandosi alle spalle solo il fertile gocciolare del ghiaccio in disgelo; Rin uscì dalla piccola casupola respirando a pieni polmoni l'aria frizzante del nuovo periodo. Con occhi pieni di meraviglia, osservò gli uccellini pigolare sui rami delle querce verdeggianti. La ragazza, contagiata da quell'allegra melodia, cominciò a cantare sollevando una mano coperta di piccole briciole di pane; un uccellino affamato si depositò sulle sue dita socchiuse assecondando con il suo tenero cinguettio la bellissima voce della fanciulla.
Len, che nel frattempo si era accostato alla porta senza far rumore, guardò con un sorriso adorante la giovane sposa in piedi nel bel mezzo dell'erba; chiudendo gli occhi si lasciò cullare dal suo canto soave. 
<< Hai una voce bellissima. >> disse di colpo non riuscendo più a trattenersi; Lei si voltò di scatto facendo fuggire l'uccellino che, con un sommesso frullo d'ali tornò a cinguettare con i suoi simili. 
Il viso pallido della ragazza si sfumò di porpora mentre un sorriso di gratitudine baciava le sue labbra morbide; Len le tese una mano invitandola mutamente ad avvicinarsi.
Rin intrecciò le piccole dita a quelle forti del compagno sedendosi sul piccolo ripiano di legno della veranda mentre lui appoggiava la testa bionda sulle sue ginocchia.
<< Se un giorno non avessi più una voce così bella, >> cominciò lei giocherellando distrattamente con le ciocche chiare che ondeggiavano appena sul tessuto mosse da un alito di vento caldo. 
<< In quel momento, mi ameresti ancora? >>
<< Certo che lo farei. >> sussurrò l'uomo sollevando una grande mano calda per avvolgere la guancia della ragazza, una piccola stilla di tiepida felicità precipitò nel vuoto cadendo sul viso di Len. 
Non c'era altro al mondo che Rin potesse desiderare.

Anche la primavera passò rapidamente cedendo il passo alla fiorente stagione estiva; il profumo dei boccioli dei fiori saturava l'afosa aria del mezzogiorno. Rin, chinata sul raccolto, sospirò massaggiandosi la schiena dolorante; il sudore aveva incollato i capelli chiari al suo collo rendendo ancor più fastidioso il duro lavoro. La terra si era inoltre sedimentata sotto alle unghie corte acuendo il fastidio generale. Len alle sue spalle lavorava silenziosamente, cogliendo senza mai fermarsi i frutti ormai maturi che spuntavano dalla terra arida.
Improvvisamente però Len cominciò a tossire convulsamente premendosi una mano contro alle labbra spaccate dal caldo, Rin si girò di scatto osservando con terrore crescente le dita callose dell'uomo coprirsi di viscido sangue scarlatto.
<< Len! >> gridò lasciando cadere il cestello in cui aveva accatastato i piccoli frutti di stagione, l'uomo cadde su un fianco rantolando sofferente. La ragazza appoggiò una mano tremante contro alle spalle larghe del marito scuotendolo con tanta forza da sentire le piccole unghie incastonarsi nel tessuto logoro dell'abito. Gli occhi dell'uomo erano spasmodicamente serrati, mentre le sue mani artigliavano il terreno quasi alla ricerca di un appiglio in cui riversare la sofferenza che lo straziava; il sangue continuava a colare dalle sue labbra socchiuse disegnando macabri ghirigori sul mento affilato. Rin sentì sulla lingua il sapore della disperazione, gridò forte come mai in vita sua aveva fatto nella speranza che qualche contadino nei dintorni la sentisse. Fortunatamente le sue preghiere vennero ascoltate: dal folto del campo di grano emerse un uomo tozzo e potente, affiancato da una ragazzina che ad occhio e croce doveva avere dodici anni. 
<< La prego, mi aiuti.. >> sussurrò tra le lacrime Rin artigliando la tunica del contadino mentre il suo sguardo preoccupato cadeva sull'uomo riverso a terra.
Il contadino trasportò sulle spalle il corpo esanime di Len fino al futon in cui riposava tutte le notti, Rin continuò a tenere la sua mano per tutta la durata del viaggio senza mai lasciarlo andare. 
<< E' malato. >> disse il contadino appoggiando una mano contro alla spalla della ragazza quando, in punta di piedi, uscirono dalla stanza avvolta nella penombra.
<< Quella malattia portò via anche mia moglie. >> sussurrò ancora appoggiando le mani larghe sulle spalle fragili della figlioletta che ora, fissava triste la giovane sposa ed il suo viso macchiato dalle lacrime. Rin ringraziò concitatamente l'uomo e la sua piccola figlia osservandoli allontanarsi con lentezza in mezzo al mare dorato del grano.
Una lacrima scivolò silenziosamente via rotolando in tanti piccolissime stille tra le assi dissestate del pavimento. Esattamente come quel contadino, loro non potevano permettersi la tanto costosa medicina che avrebbe potuto facilmente curare Len. 
Rin rientrò in casa chiudendo attentamente la porta poi, indossando una veste calda sopra alle spalle, si chiuse nella stanza del telaio afferrando con mani decise e tremanti le dure manovelle di legno. 
Il giorno dopo e il giorno dopo ancora, la ragazza continuò incessantemente a tessere osservando i filamenti sottili e delicati della stoffa intrecciarsi tra loro per dare origine alle trame che avrebbero salvato la vita di suo marito.
“Gli effimeri aceri autunnali lasciano cadere le loro foglie, ma io non lascerò che la tua vita cada, come quelle foglie.” pensò una sera osservando con gli occhi appannati da un velo di lacrime, l'ennesima fibra che si intrecciava. 

Il frinire delle cicale segnò ben presto la fine della florida estate; Rin entrò silenziosamente nella stanza del marito reggendo tra le dita doloranti la sua povera cena. L'uomo era seduto, le coperte gli coprivano le gambe ed il corpo ormai scheletrico; la ragazza con premurosa delicatezza lo aiutò a nutrirsi osservando con desolata disperazione le ossa diventare giorno in giorno più sporgenti sotto alla pelle cinerea. 
<< Hai delle dita bellissime. >> disse l'uomo catturando tra le sue le piccole falangi ormai screziate dal rosso del sangue raggrumato sulle ferite mal rimarginate. Il gelo della sua pelle colpì Rin forte come uno schiaffo; con uno sforzo immane si sedette alle spalle del marito sussurrando con voce rotta.
<< E se un giorno, le mie dita non fossero più così belle, in quel momento mi ameresti ancora? >> chiese lei mentre le lacrime tornavano a baciarle gli zigomi, dipingendovi tante pulsanti linee rossastre.
<< Certo che lo farei. >> rispose con il sorriso nella voce prima che le sue parole venissero bruscamente interrotte da un colpo di tosse; la mano grande dell'uomo corse a coprire quella piccola e tremante di lei. Rin singhiozzò silenziosamente stringendosi alla schiena di lui con tutta la forza che aveva rimasta nelle braccia.
Giorno e notte, giorno e notte Rin continuò a tessere senza posa pregando che il tempo si fermasse per permetterle di conquistare abbastanza denaro da poter comprare quella sola medicina. 
Len osservò con un triste sorriso l'avvicendarsi dei giorni chiedendosi quanto tempo sarebbe passato prima che i suoi occhi si sarebbero definitivamente chiusi di fronte alle luci sfavillanti del tramonto.
L'autunno avanzava, ed assieme ad esso il gelo mortifero che avrebbe disintegrato la vita delle tenere fogli di acero.
Rin continuò a tessere, stringendo tra le sue dita ormai insensibili il suo ultimo capolavoro quello che avrebbe finalmente decretato la guarigione di suo marito.. ma era ormai troppo tardi. 
Le prima foglie cominciarono a cadere e con esse, cadde anche la fragile vita del suo sposo. 
Di fronte al corpo immobile dell'uomo che amava, Rin lasciò cadere la boccetta di medicina per cui così tanto si era impegnata; le schegge di vetro si dispersero nella stanza mentre assieme ad esse le lacrime tornarono a rigare il viso scavato dall'angoscia.
<< Len! >> gridò la ragazza cadendo in ginocchio sopra ai frammenti di vetro, il sangue sgorgò dalle ginocchia tagliate mentre i ricordi felici passati assieme a Len le sciamavano di fronte agli occhi, sfumando ormai irraggiungibili nel passato.
Gridò con tutta la voce che aveva in corpo singhiozzando come mai prima di allora aveva fatto; il dolore era così forte che per un attimo pensò di morire.
Strisciò fino al giaciglio del suo uomo stringendo tra le dita bendate una delle sue mani, quelle che così tante volte l'avevano accarezzata con un'unica dolcezza.
<< E se un giorno non fossi più umana, >> sussurrò mentre le lacrime gocciolavano a terra e sulla pelle gelida di lui. <> 
I capelli legati dal fermaglio scivolarono via riversandosi sulle spalle tremanti della ragazza in un timido fruscio. Il viso di Len era sereno, disteso in un sorriso abbozzato che solo in parte raffigurava l'allegria che perennemente gli illuminava gli occhi.
C'erano così tante cose lasciate in sospeso, così tanti desideri ancora da realizzare, tanti luoghi da esplorare e visitare; Rin tremò di fronte ad uno dei più grandi segreti che non era mai riuscita a confessargli. 
Ed ora che lui non c'era più, Rin afferrò con delicatezza l'ultima piuma che le rimaneva sollevandola silenziosamente tra le dita tagliate.
<< Certo che lo farei. >> sussurrò nel buio una voce, evanescente come il respiro.
Un bagliore diffuso dilagò nella stanza sovrastando la mano tremante della giovane ragazza che, tra le lacrime, non riuscì a credere al miracolo a cui stava assistendo. 
<< E ti abbraccerò anche se ora sei priva delle tue ali. >> sussurrò lo spirito dell'uomo al suo orecchio.
<< C'era una bellissima gru in volo quel giorno. L'ho sempre ricordata, come la ricordo ora. >> disse in un sorriso premendo le labbra contro alla tempia della ragazza che ora, sorridendo scivolò lentamente verso il basso. 
<< Ho sempre conosciuto la verità, >> fece una pausa.
<< Ma come sempre, ti amo. >> disse l'uomo stringendola più forte.
Rin chiuse gli occhi appoggiando la guancia contro al collo di suo marito mentre tutto lentamente si dissolveva nel nero dell'incoscienza. 
L'ultima cosa che la ragazza vide fu il sorriso meravigliato di Len che la osservava dal basso mentre lei, spalancando le sue candide ali, spiccava il volo nel cielo solcato dalla danza dei fiocchi di neve. 

   
 
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