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Autore: Despicable Meggs    24/09/2014    5 recensioni
Tony e Ziva sono sposati. Hanno una bella casa, il lavoro all'NCIS con i loro amici e anche una bella bambina di nome Becky. Tutto procede serenamente nelle loro vite finché un giorno un'oscura presenza dal passato si rifà viva minacciando la loro tranquillità.
Riusciranno i nostri agenti, la nostra squadra, a fermare questa minacciosa presenza? Cosa succederà alla famiglia DiNozzo e ai loro amici?
Ecco la mia nuova storia del mercoledì XD Spero vi piaccia... Anche se leggendo il primo capitolo potreste pensare il contrario, ci sarà molto TIVA! :D Anche perché, ho mai scritto qualcosa che non sia TIVA? XD Attenzione: molto ANGST in vista!! Buona lettura :D
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16

Becky era guarita e finalmente le loro vite erano tornate normali. Normali nel limite del possibile, per due persone che stanno ancora cercando di superare la morte di una persona amata.
E ora che Becky stava meglio Tony poteva concentrarsi sulla sua missione.

Ormai era deciso, quel giorno avrebbero fatto irruzione nella casa di Hassan. Avevano tutto quello di cui avevano bisogno, un indirizzo e una squadra che li avrebbe aiutati. Quella dell'amico di Tony a Baltimora.
Per fortuna Damon si era dimostrato disponibile, Tony si sentiva più tranquillo ad avere qualcuno che gli copriva le spalle.

"Pronta per la scuola, principessa?" gridò Tony dal pian di sotto.
"Si sto arrivando" disse lei scendendo le scale.

Si fermò sugli ultimi tre gradini e aspettò che Tony aprisse le braccia per lanciarsi. Le piaceva saltare e farsi prendere al volo dal padre, era come una routine della mattina.

"Allora ti ricordi cosa ti ho detto ieri sera?" le disse lui.
"Oggi papà è impegnato al pomeriggio e ti verrà a prendere Abby. Avrete un pomeriggio per ragazze" aggiunse.
"Si mi ricordo... Non può venire lo zio Timmy?" chiese lei.
"Lo so che è il tuo preferito amore... Ma ho bisogno che McGee mi aiuti" spiegò lui.
"Aiutarti a fare cosa?" domandò curiosa.

Ma Tony non poteva e non voleva dirglielo. Nemmeno Gibbs lo sapeva, figuriamoci se lo avrebbe detto alla sua bambina.

"Cose da grandi, in cui c'entrano avvocati e persone di questo tipo" mentì lui.
"Avvocati? Che hai combinato papà?" ridacchiò la figlia.
"Hey, non prendere in giro ranocchietta. Comunque nulla, lo sai che sono bravo" rispose lui stando al gioco.
"Bravo... Il più delle volte meriti scappellotti" commentò Becky.
"Tu passi troppo tempo con Gibbs..." borbottò Tony.

Uscirono assieme e Tony portò la sua bambina a scuola.
Gli venne il magone, sperava ed era convinto che sarebbe andato tutto bene ma non poteva escludere che qualcosa sarebbe potuto andare storto. Rischiava di non vedere mai più la sua bambina.
Ora che la cosa si faceva reale stava ripensando alle parole di Gibbs ed era vero, rischiava la vita. Ma era pronto a farlo per Ziva.

"Abbracciami, Becky. Lo sai che papà ti vuole tanto tanto bene?" disse lui lasciandola davanti a scuola.
"Anche io, tantissimo. Grande così" rispose lei sorridendo e aprendo le braccia più che poteva.
"Mi mancherai oggi pomeriggio, abba. Torna presto" aggiunse.
"Torno prima che posso, promesso" le disse lui dandole un ultimo bacio e lasciandola andare in classe.

Guidando per il lavoro pregò che andasse tutto bene, continuava a pensare al bel sorriso di Becky e non poteva immaginare qualcuno darle una brutta notizia e cancellarle quel sorriso per sempre.

Per tutta la mattinata fu assente con la testa, continuava a ripassare mentalmente il suo piano. Fortunatamente era rilegato alla scrivania ad archiviare rapporti, quindi nessuno a parte McGee si accorse del suo strano comportamento.

Fu subito dopo pranzo che lui e Tim uscirono dal lavoro, ognuno con una scusa diversa.
McGee aveva già detto, qualche giorno prima, che aveva un appuntamenti dal dentista mentre Tony chiese il permesso a Gibbs di uscire prima quella stessa mattina.
Disse che doveva andare a parlare con il suo avvocato in merito al testamento di Ziva. Gibbs non obiettò, anche perché solitamente quello era l'orario in cui andava a prendere Becky da scuola. Si assicurò solo che Tony non avesse bisogno per Becky.

Tuttavia quando i suoi due agenti andarono via sentì una strana sensazione, come se qualcosa non fosse a posto.
Sentiva che gli stavano mentendo, ma non capiva come e in che cosa.

Tony e McGee arrivarono a Baltimora un'ora dopo, erano partiti con due macchine dall'NCIS per non destare sospetti ma, poco dopo, avevano cambiato e Tony era salito in macchina con McGee.

"Damon, siamo pronti" disse Tony vedendo l'amico.
"Anche noi. Andiamo a prendere quel bastardo" rispose stringendo la mano di Tony.
"Grazie ancora, non so come sdebitarmi davvero" disse lui.
"Non devi, ora pensiamo solo a fare il nostro lavoro" concluse Damon.

Lui era un uomo di azione e anche un ottimo amico e di cui Tony si fidava ciecamente.
Si prepararono tutti e partirono verso la casa in cui avevano scoperto vivere Hassan.
Tony aveva l'adrenalina a mille, sentiva che il suo momento era arrivato e sapeva che gli altri gli avrebbero lasciato campo libero quando il momento di uccidere Hassan fosse arrivato.

Arrivarono non molto lontani dalla casa e si fermarono un attimo per fare il punto della situazione prima di entrare in azione.
Stavano ripassando il piano quando d'improvviso Gibbs sbucò fuori da dietro di loro.

McGee e Tony rimasero pietrificati, non sapevano che dire e non pensarono nemmeno di provare a giustificarsi.
Gibbs guardò McGee incenerendolo con lo sguardo e poi si concentrò su Tony. Non parlò nemmeno, a Tony bastò vedere la delusione negli occhi del suo capo per capire cosa stava pensando.
Ma se ne fregò, era una cosa che voleva e doveva fare per Ziva. Anche se questo poteva costargli la carriera.

"Pensavate di farla franca?" disse Gibbs.
"Ne riparliamo dopo, ora vediamo di concludere questa cosa" aggiunse guardando i suoi agenti e Damon e la sua squadra.

"Agente Gibbs, Damon. Amico ed ex collega di Tony" si presentò il ragazzo.
"Piacere. Il piano?" tagliò corto Gibbs.
"Quella è la casa in cui abbiamo scoperto che vive Hassan. Tre entrano dal retro il resto dalla porta principale. Lo circondiamo e... E sarà Tony a decidere cosa fare" spiegò lui.

Gibbs fissò Tony e notò il suo sguardo. Sapeva cosa voleva fare, quello che aveva fatto lui anni prima per sua moglie e sua figlia.
Non poteva biasimarlo ma avrebbe preferito potersi sostituire a Tony. Sapeva che, anche dopo averlo ucciso, Tony non sarebbe stato meglio. Anzi con grande probabilità sarebbe stato molto peggio.
Tony continuò a non dire nulla.

"Andiamo allora" concluse Gibbs.

Fu a quel punto che Tony parlò.

"Non ti opponi? Vieni con noi?" chiese.
"Visto che fai sempre di testa tua non ho scelta, DiNozzo" rispose Gibbs acido.

Tony annuì senza aggiungere altro, non sapeva nemmeno lui se era in imbarazzo o arrabbiato con Gibbs per essersi reso disponibile solo ora. Ma il punto era che in quel momento era arrabbiato con il mondo.

Seguirono il piano alla lettera e circondarono la casa. Entrano silenziosamente e cercarono Hassan in modo da metterlo con le spalle al muro.
Tutto andò bene fino a quel momento.

Finché non si accorsero che non c'era traccia di quell'uomo in casa. Anzi non c'era traccia di nulla.
Sembrava una casa disabitata.
O Hassan non era mai stato veramente lì o se n'era andato.

La seconda opzione divenne la più plausibile quando trovarono un foglio di una prenotazione aerea per le Filippine.

"Ha tagliato la corda. Se n'è andato, per sempre. E io non potrò fare più nulla" disse Tony.

Ora si sentiva disperato, non capiva nemmeno dove si trovasse. Sentiva solo un senso di vuoto dentro di sé.

"Lo cercheremo ancora e lo prenderemo al primo passo falso, non ti preoccupare" lo rassicurò McGee.
"Grazie Tim" bisbigliò Tony.

Al momento non poteva chiedere amico migliore, stava crollando. Era a pezzi e lui era lì a sostenerlo.
Anche Damon si offrì di aiutarlo, gli disse che avrebbe messo a disposizione i suoi uomini e le sue risorse.

"Qui nessuno farà più nulla!" gridò Gibbs all'improvviso.
"Avete disobbedito ai miei ordini! Tutti quanti!" aggiunse.

Si voltarono a guardarlo, solo Tony non era intimidito e preoccupato. Era nel suo mondo di delusione e non si curava di quello che gli accadeva attorno.
"McGee ma come ti è saltato in mente? Me lo spieghi? Lo hai assecondato... Volevate morire in due per caso!? Non sai ragionare?" iniziò Gibbs.
"Preparati delle spiegazioni da dare a Vance, non ci sarò io a pararti il culo!" aggiunse.

"Capo, volevo solo aiutare un amico che sta male. Non ho paura di quello che mi succederà, so che dovevo farlo. E in più Ziva era mia amica, era come una sorella per me. Era giusto che io lo facessi" rispose convinto McGee.

Nessuno lo aveva mai visto così deciso.

"Buon per te, spero che ti basti per non farti licenziare. E Tony, ti avevo detto di non fare tutto ciò. Non sai quanto sia deluso da te. Pensi davvero che non avrei fatto nulla? Mi ritieni così menefreghista?" disse Gibbs.
"In questo momento non so nulla, so solo che tu non ci sei stato. Loro si" rispose Tony indicando McGee e Damon.
"Abbiamo già avuto più di una discussione sul tuo coinvolgimento in questa storia. Sei sospeso, per almeno due settimane. O quanto Vance riterrà opportuno" disse Gibbs.
"Ora a casa. Tutti e due. Vai da tua figlia, sparisci dalla mia vista Tony" concluse.

Fu McGee a dover guidare Tony verso la macchina. Camminava senza dire nulla, come se fosse in un altro luogo.
Non replicò nemmeno a Gibbs quando gli disse che era sospeso.

Passarono dieci minuti in cui McGee guidò, prima che Tony aprisse bocca.

"Mi dispiace che ora tu sia nei guai a causa mia" disse.
"Sapevo a cosa andavo incontro, non preoccuparti" rispose McGee.
"Piuttosto, come stai?" chiese preoccupato.
"Talmente male che non so come spiegarlo" ammise.
"Vuoi che ci pensi io oggi a Becky?" propose Tim.

Se non fosse che Tony aveva promesso alla figlia di tornare a casa presto avrebbe accettato. Ma se lasciava che Tim si occupasse di Becky sicuramente la bambina si sarebbe spaventata e in più lui non aveva voglia di stare da solo. Avrebbe usato tutto il tempo per ubriacarsi e questo non andava bene.

"No, grazie. Le ho promesso che sarei tornato da lei il prima possibile" rispose.
"Ok, ma se hai bisogno chiamami" concluse Tim.

Appena tornati all'NCIS Tony sistemò le sue cose e andò a prendere la figlia che era in laboratorio da Abby.
Non appena lei lo vide gli saltò in braccio.

"La mia bambina" disse dandole un bacio.
"Ciao papà. Tu e lo zio Tim avete fatto le cose da grandi?" chiese.
"Certo amore" rispose lui.

Era spento, come senza forze.

"Stai bene, abba?" chiese Becky preoccupata.
"Certo principessa, sono solo un po' stanco" rispose per non spaventare la bambina.
"Anche io" disse lei appoggiandosi al padre.
"Oggi ci siamo divertire con lo spettrometro di massa" spiegò Abby,
"Sembra divertente" commentò lui.
"Sicuro che stai bene, Tony?" chiese anche Abby.

Anche lei aveva notato qualcosa di strano.

"Si... Si. Tim ti racconterà tutto, ora io e Becky andiamo a casa a fare tutto quello che vogliamo" concluse Tony salutando Abby e andando via.

Fu a quel punto che Abby capì che qualcosa non andava per davvero. Era qualcosa che evidentemente Becky non doveva sapere, quindi qualcosa di grave.
Chiamò immediatamente McGee, doveva sapere.

Tony e Becky tornarono a casa subito dopo, il viaggio fu silenzioso nonostante Tony cercò di comportarsi normalmente.
Voleva solo andare a dormire e svegliarsi il giorno dopo, ricominciando tutto da capo. Ma non era così semplice.

Fu all'ora di cena che i problemi iniziarono. E per una volta quella di cattivo umore e indisposta non era Becky.

"Amore, che pappa vuoi per cena?" le chiese Tony.
"Quella che vuoi tu, mi piace tutto quello che mi prepari" rispose lei.
"Scegli tu principessa, papà non mangia stasera" disse.
"Ma papà tu mi dici sempre che non si può andare a nanna con la pancia vuota. Devi mangiare" rispose la figlia.

E aveva ragione, glielo aveva insegnato lui. E ora non poteva controbattere o la figlia non lo avrebbe preso sul serio in futuro.

"Hai ragione, Becky... Facciamo che mangio i biscotti come fai tu quando non hai tanta fame?" disse lui.
"Ok... Non hai fame abba? Sei malato?" domandò.
"No... Solo tanto stanco, tranquilla" ripeté lui.

Preparò la cena per la figlia e si sforzò di mangiare con lei.
Fortunatamente quella sera Becky collaborò, fece tutto quello che Tony le diceva e seguì le indicazioni del padre.
Forse aveva capito che qualcosa non andava o forse era molto stanca anche lei. Qualsiasi cosa fosse Tony apprezzò.

La mise a dormire e andò in camera sua, aveva bisogno di stare da solo.
Iniziò a piangere nel momento in cui mise piede nella sua camera, tutto attorno a lui gli ricordava Ziva e stava trattenendo le lacrime dal pomeriggio. Era arrivato al punto di non sopportazione.
Non riuscì a calmarsi nemmeno dopo la doccia, si sedette sul letto con la testa tra le mani, disperato.
Prese in mano la foto di Ziva che teneva a fianco al letto e le accarezzò il volto.

"Mi dispiace amore, ti ho delusa. Una cosa dovevo fare, prendere chi ti ha portato via da me. E non ci sono riuscito. Catturo assassini ogni giorno e non riesco a prendere il tuo. Che razza di agente sono, che razza di uomo sono" iniziò a parlare alla foto.

Più parlava e più piangeva, si era dimenticato di avere la figlia nella stanza a fianco. Una bambina che dormiva ma che aveva anche orecchie per sentire.

"Spero almeno di star facendo un buon lavoro con Becky, perché da quando te ne sei andata non so più nemmeno chi sono Zee. Sto così male, ho paura che sto sbagliando tutto e sono sicuro che se mi potessi vedere ora penseresti che sono una delusione. Perché non sono capace a fare nulla. Anche Becky sarà delusa da me, vedendo che ho lasciato scappare quel bastardo che ti ha uccisa" disse ancora lanciando il bicchiere d'acqua che aveva sul comodino contro il muro.

Riappoggiò la foto di Ziva di fianco al letto e si sdraiò nascondendo la testa nel cuscino. Piangeva ancora più forte adesso e non riusciva a calmarsi.

Fu in quel momento che Becky entrò in camera. Aveva sentito praticamente tutto ed era preoccupata e spaventata.

"Abba, il tuo bicchiere si è rotto" disse.

Tony si voltò di scatto, non pensava che la figlia fosse sveglia.
Tuttavia non ebbe la forza di rispondere in quel momento, tornò al suo cuscino sperando che la bambina lo lasciasse solo.
Ma Becky era intenzionata a scoprire cosa avesse il suo papà, non lo aveva mai visto così.

"Papà? Cosa c'è che non va? Ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?" chiese per paura di essere la causa della disperazione di Tony.
"Cucciola, assolutamente no. Per favore Becky torna a dormire ora, va tutto bene" rispose Tony cercando di controllarsi.

Lei pensò un attimo e decise di restare.

"Non è vero che va tutto bene, tu stai piangendo" disse salendo sul letto.
"Sei tanto triste, papà?" chiese cercando di guadargli la faccia.

Lui sollevò per un attimo gli occhi per vedere la figlia. Pensò che fosse davvero un angelo, invece che andarsene era lì a cercare di capire cosa non andasse in lui e aveva solo sei anni.
Tony non riuscì a rispondere e si lasciò andare alle sue lacrime. A quel punto che piangesse più forte o più piano non faceva differenza, Becky sarebbe rimasta lì in ogni caso.
L'unica cosa che fece fu sdraiarsi su un fianco e dare le spalle alla figlia, cercava di spaventarla il meno possibile.

Ma Becky, quando lo vide disperarsi in quel modo non poté rimanere ferma a fissarlo.
Si sdraiò accanto a lui e lo abbracciò come meglio poteva.

"Non piangere papà, va tutto bene" gli disse.
"Lo so che sei triste perché la mamma non c'è più, lo sono anche io. Tanto... Ma ci siamo ancora noi" aggiunse.

Iniziò ad accarezzargli la testa come lui faceva con lei quando aveva bisogno di conforto. Gli diede anche un bacio sulla guancia.

"Io sono qui, abba. Non essere triste, non voglio che sei triste e nemmeno la mamma lo vorrebbe. Lo dici sempre quando piango che lei vorrebbe vederci solo sorridere" continuò la bambina.

Tony iniziava a calmarsi, non pensava fosse possibile ma le parole della figlia lo stavano aiutando.

"Calmati, ti prego... Non so più cosa dirti papà. Ti voglio bene, non piangere" disse Becky che ora iniziava ad agitarsi a vedere il padre in quelle condizioni.

Tony si voltò, la prese in braccio e la fece sdraiare su di lui.
L'abbracciò forte e le accarezzò la schiena.

"Ti voglio bene anche io amore, non sai quanto" le disse.
"Non so cosa farei se non ci fossi tu" ammise.

Anche se continuava a piangere ora era più calmo, più composto e questo fece rilassare anche Becky per fortuna. Ora lui non avrebbe avuto la forza di consolarla.

"Abba. La mamma non è delusa da te e nemmeno io. Io non sono arrabbiata perché non hai preso l'uomo che ha fatto male alla mamma" gli disse ad un certo punto.
"Hai sentito tutto, amore?" domandò Tony.

Becky aveva sentito ogni parola e sapeva cosa era successo. Non si era addormentata e nel silenzio della notte era stato impossibile non sentire.

"Lo prenderai papà, vedrai. E non è vero che stai sbagliando tutto, sei il papà migliore del mondo" aggiunse Becky sollevandosi da lui e dandogli un bacio.

Gli asciugò le lacrime con la manica del suo pigiama.

"Ora sei più bello" disse sorridendo.
"Scusa Becky, non dovevi né vedere né sentire tutto questo" rispose lui.
"Non fa nulla..." disse.
"Devi piangere ancora papà?" aggiunse.

Quella domanda lo fece sorridere, era quello che lui chiedeva a lei quando aveva bisogno di sfogarsi. Gli sembrava strano sentirlo uscire dalla sua bocca ma capì di star crescendo bene la sua bambina.

"Non lo so, piccola" disse lui sinceramente.
"Allora io ti posso tenere abbracciato, così se piangi ancora sei meno triste" propose lei.
"Va bene, è un'ottima idea" rispose Tony.

In quel momento non avrebbe lasciato la figlia per nulla al mondo. Un po' perché non voleva che stesse da sola dopo quello che era successo, un po' perché anche lui aveva bisogno di lei.

Senza nemmeno accorgersene, sentì le lacrime bagnargli di nuovo le guance. Ora sapeva la risposta alla domanda di Becky: si, doveva piangere ancora.
E Becky se ne rese immediatamente conto. Lo abbracciò ancora meglio e lasciò che lui la stringesse.

"Mi dispiace tanto che sei triste, abba" disse.

Si addormentarono così, abbracciati.
Tony era sfinito e anche Becky era piuttosto stanca. Era stata una pessima giornata seguita da un'altrettanto pessima serata e Tony voleva solo dimenticare ciò che era successo.

Fu a metà notte che si svegliò, sentendosi osservato.
Suo figlia era ancora sdraiata su di lui ma era sveglia e lo stava fissando. Con il buio non riusciva a capire cosa avesse, faticava a vederla in faccia.

"Che c'è, piccolina?" le chiese accendendo la luce che aveva sul comodino.
"Ti senti male? Non riesci a fare la nanna?" aggiunse preoccupato che quello che era appena successo l'avesse turbata troppo.
"Ho sognato la mamma" disse.

Questo era un problema, il più delle volte erano incubi quelli riguardati la madre.

"Un sogno bello o brutto, Becky?" chiese lui accarezzandole il volto.
"Bello. Andavamo a trovare il nonno, tutti e tre. E la mamma diceva sempre che ti amava" raccontò.
"Decisamente bello" commentò lui mentre la figlia tornava ad usarlo come materasso.
"Stai bene amore?" aggiunse.

Sapeva che il sogno era dovuto a quello che era successo e sapeva che Becky non stava per nulla bene.
La bambina alzò le spalle senza dire nulla, forse non voleva dire che era triste o preoccupata. Per non alterare Tony più di quanto già non lo fosse.

"Ora prova a fare la nanna, é ancora presto per alzarsi" le disse dandole un bacio e spegnendo la luce.

Passarono pochi secondi prima che Becky parlasse di nuovo.

"Posso stare a casa da scuola domani? Voglio stare con te, ti prego" implorò la bambina.
"Ok, per domani si può fare. Sarò a casa anche io per un po' di tempo" rispose Tony.

La sentì rilassarsi tra le sue braccia, doveva proprio desiderare molto di stare a casa.

"Come mai? Gibbs ti ha dato le vacanze?" chiese innocentemente.
"Diciamo di si" rispose.
"Ora dobbiamo proprio dormire e domani mattina potremmo alzarci quando vogliamo e fare tutto quello che ci va" aggiunse.
"Si! Laila Tov, abba" concluse Becky.
"Buona notte, principessa" disse Tony prima di chiudere gli occhi e riaddormentarsi.







Note dell'autrice:

Salve!
Torna anche la storia del mercoledì... Per vostra fortuna/sfortuna XD
So di una persona che ha già il forcone pronto per uccidermi ma vabbè AHHAHAHA

Io però vi avevo avvertiti che sarebbe stato un capitolo un po' così... Quindi almeno lo sapevate XD
Ciò non vi esonera dall'odiarmi ovvio HAHAHAHA

Btw... Eh si, Tony nn c'è riuscito e a sto punto la faccenda si complica... Dite che riuscirà a prenderlo comunque? XD
Non lo so.
Però ora è sospeso il che significa che farà il papà a tempo pieno <3
Becky è awwwwww *---*

Spero vi sia piaciuto nonostante la mia cattiveria XD
A prestoooooooo

Baci, Meggie.
  
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