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Autore: IMmatura    24/09/2014    2 recensioni
"Anno 5099
Dopo un disastroso terzo conflitto mondiale, gli esseri umani superstiti sul pianeta Terra hanno convenuto sulla necessità di riunirsi in un’unica Società, per evitare nuovi conflitti. A capo di questa Società, affinché la corruzione non ne rodesse le fondamenta, è stato posto un grande computer, detto “La Macchina”. La Macchina determina in base ad algoritmi i provvedimenti da prendere per garantire a tutti gli esseri umani il miglior tenore di vita possibile. Esecutore delle volontà della Macchina, ed allo stesso tempo figura istituzionale con ampio potere decisionale, è il Governatore. Esso ha assoluto arbitrio su tutte le questioni “minori”, compreso il potere di vita o di morte sui singoli cittadini. Due soli obblighi lo vincolano: non andare contro un ordine della Macchina e, al centesimo anno d’età, abbandonare la sua carica per lasciarla al suo Successore..."
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Storia a tema distopico, accetto tutti i pareri purchè costruttivi...
Genere: Generale, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Topher, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Il Destino del Successore

 

Capitolo terzo

Dave si spruzzò per l’ennesima volta sulle mani il gel disinfettante, sfregandole tra loro energicamente. Alcune gocce caddero sulle sue ginocchia, coperte dal camice candido da medico. L’odore inconfondibile invase le strette pareti della sala visite, contribuendo a darle quell’aria asettica ed irreale. Il candore vi regnava sovrano. Le pareti erano verniciate di bianco, così come il pavimento era stato rivestito di marmo chiarissimo. Le pareti ai lati della sua modesta scrivania erano ricoperti dai bracci meccanici, a cui erano attaccate le varie attrezzature mediche. Ciascuno era stato rivestito di plastica bianca, per salvaguardare l’estetica generale della stanza. Persino i bisturi che riposavano su un tavolino, accanto al lettino per i pazienti, sotto la luce del neon che illuminava l’ambiente, assumevano un riflesso freddo e bianchissimo.

Avrebbe preferito essere ovunque, piuttosto che li. Era sempre stato leggermente spaventato dalle malattie, e dai germi. Non proprio ipocondriaco, ma quasi. Era stato per combattere queste sue paure che aveva deciso di iniziare a studiare biologia, tanto da meritarsi l’accesso per merito alla Bassa Corte. Era la seconda persona più preparata della sezione Ricerche Biologiche, immediatamente sotto alla dottoressa Crawl che, oltre allo studio, poteva vantare anche una mente molto più brillante. Sfortunatamente la donna era scomparsa in circostanze misteriose, senza che se ne avessero notizie per lungo tempo. Quando venne rintracciata, qualcosa in lei si era spezzato. Era ancora la donna solare ed energica che tutti conoscevano, ma diceva cose senza senso e appariva sempre più spesso assente e svagata. A breve, fu chiaro che aveva iniziato a perdere la ragione. Si diceva fosse stata rispedita fuori dal Palazzo, tra i Comuni. Nessuno aveva più osato chiedere di lei, e Dave aveva dovuto prenderne il posto. Ironia della sorte, essere capo di quella sezione di ricerche comportava uno spiacevole “onore” forzato: essere anche medico ufficiale dell’Alta Corte. Già. Un individuo ossessionato dall’idea di ammalarsi, costretto a fare il medico.

A volte Dave pensava di essere sul punto di impazzire. Il consumo di disinfettante nell’ambulatorio era triplicato da quando aveva iniziato a lavorare. Disinfettava qualsiasi cosa, danneggiando a volte i circuiti interni dei macchinari. Era una bella seccatura aspettare ogni volta che venissero riparati, ma non riusciva proprio a farne a meno. A questo si aggiungeva lo stress che quel ruolo avrebbe imposto anche a persone meno ossessive, e che peggiorava le sue nevrosi.

Il suo era un ruolo decisamente scomodo. Era lui ad essere chiamato per primo quando si verificava qualche “incidente” tra le stanze più intime del Palazzo Governativo. Ovvero, quando i vari congiurati del palazzo non si affidavano a sicari abbastanza abili o meticolosi. Poteva dire di aver visto di tutto, in quei soli due anni di incarico. In genere poteva solo accogliere confessioni e segreti di moribondi, prima che tutto lo spiacevole episodio venisse insabbiato. Talvolta riusciva a salvarne qualcuno e la faccenda veniva archiviata con un’inutile denuncia di aggressione contro ignoti. Qualsiasi cosa Dave sentisse, avrebbe dovuto portarsela nella tomba. Aveva l’obbligo di segretezza assoluta, con pena la denuncia per Alto Tradimento in caso di trasgressione. Un deterrente molto più efficace della deontologia professionale, visto che poteva portare alla condanna a morte.

Inoltre, lui era il custode della più spinosa verità di quella Società: l’Alta Corte, che apparentemente stringeva il mondo nel suo pugno di ferro, in realtà era estremamente fragile. Minata dalla debolezza di quegli individui arroganti, ma malati senza scampo, ne eccezione.  Secoli di reclusione avevano trasformato quell’elite in una casta debole e marcia, che si autodistruggeva lentamente, crogiolandosi nella propria ottusità e chiusura, tra le pareti rinforzate del Palazzo. Lo stile di vita aveva generato le prime patologie che, nel corso di secoli, si erano trasformate in tare genetiche a tutti gli effetti. A parte qualche militare, che riusciva nell’ardua scalata della piramide sociale, non vi erano nuovi apporti al corredo genetico dell’Alta Corte, ed i difetti, anziché riassorbirsi, si amplificavano a ritmo esponenziale.

Sapere questo rendeva la vita di Dave ancora più difficile. Confrontarsi con persone del genere ogni giorno, sentirsi trattare con sufficienza da individui patetici e dover mostrar loro deferenza era qualcosa di davvero irritante. A ciò si aggiungeva l’incoscienza dei più, che considerava quelle visite come un’infima seccatura. Uno di questi era Topher, al momento impegnatissimo a sbuffare di fronte alle domande di rito.

-Hai avuto episodi di dolori muscolari?-

-No.-

-Disturbi gastrici?-

-Neanche?-

-Fonofobia o fotofobia?-

-Eh?- chiese distrattamente il Successore, studiando il proprio riflesso sul tavolinetto di metallo.

-Fastidio per i rumori forti o per la luce.-

-Un paio di episodi di diplopia.- ammise.

-Stai usando il collirio?- chiese severamente, sapendo già di andare incontro alla solita discussione.

-Si, anche se non capisco perché non posso semplicemente operarmi.-

-Come ti ho già spiegato.-  iniziò, pazientemente, evitando di aggiungere “almeno cinquanta volte” -L’operazione di rallentamento del metabolismo non interromperebbe il processo di decadenza e irrigidimento del cristallino, al massimo potrebbe rallentarlo. Il che renderebbe ancora più lunghi i tempi di attesa per un futuro intervento laser. Non puoi sottoporti all’operazione prima del venticinquesimo anno d’età.-

Come sempre Topher si dimostrò infastidito dalla risposta. Avrebbe voluto fissare il suo aspetto fisico in quel momento, in cui era ancora nel fiore degli anni, e nel pieno della sua bellezza. Non voleva mica arrivare agli ultimi anni di incarico come Mc Lane, in guerra continua con le prime rughe. Era anche una questione politica, oltre che d’immagine, Lui doveva diventare il volto della Società, e rallentando il metabolismo adesso, quel volto sarebbe risultato perfetto.

-Porta pazienza ed usa il collirio. Di questi tempi ci mancherebbe solo un futuro Governatore cieco.- borbottò Dave, facendolo sobbalzare. Il Successore sapeva da tempo di essere stato riconosciuto come tale, e non nascondeva più la sua spilla prima di entrare nello studio, tuttavia sentire commenti così schietti, che  potevano mostrare inosservanza delle regole lo lasciava perplesso. Certo, c’era il vincolo professionale, ma in teoria solo i membri dell’Alta Corte avrebbero dovuto sapere...era contro il protocollo. La cosa che più lo inquietava, però, era non avere la più pallida idea di come, la prima volta, Dave l’avesse scoperto senza che lui aprisse bocca.

-Abbiamo finito? Stasera avrei un impegno e vorrei sistemarmi decentemente, prima...-

Il medico inarcò un sopracciglio, chiedendosi se davvero quell’individuo potesse imbellettarsi più di così.

-Ne avremo ancora per qualche minuto. Porgi il braccio.- rispose, portandosi verso la parete di destra ed allungando un braccio meccanico con un anello. Topher inserì l’altro all’interno, e i dati sui suoi battiti cardiaci, assieme a quelli sulla pressione, apparvero sullo schermo del computer. Dave sorrise tra se e se, ricordando la prima volta che l’aveva visitato. Era stato proprio quello il primo indizio, seguito da vari altri, appurati durante il suo primo screening completo. Ritmo cardiaco leggermente più accelerato, ampiezza polmonare superiore. Nessun sintomo di atrofia muscolare o dell’apparato digerente. Nessun indebolimento degli organi di senso, eccezion fatta per gli occhi. In sintesi, Topher era un individuo nettamente più in salute rispetto a coloro che lo circondavano. Poteva mentire col suo atteggiamento vanesio e capriccioso, quasi da primadonna, con la postura inutilmente tronfia e spavalda, ma non poteva mentire con la sua costituzione. Troppo in forma per appartenere alla “nobiltà” e troppo poco per essere un militare. Veniva dalla Bassa Corte. Ed un individuo della bassa corte poteva essere li solo in virtù del suo ruolo futuro.

-Se non hai altri disturbi da lamentare, il checkup di base è completo.-

Il Successore sospirò di sollievo, per poi affrettarsi ad abbandonare la stanza. In corridoio incrociò la sua fidanzata ufficiale, a cui concesse un largo sorriso, prima di andarsi a preparare per la serata che lo attendeva. Nella cupola superiore si sarebbe tenuto un concerto, al quale aveva promesso di accompagnarla. Per fortuna quella stupida formalità, la visita medica, gli aveva lasciato comunque un margine d’un paio d’ore per prepararsi.

Sammy intanto, ignara di essere stata confusa per la gemella, rimase per un attimo interdetta, per poi sorridere tra se e se. Era la seconda gentilezza che riceveva dal Successore, in quella giornata. Per la prima volta fu felice di essere stata spedita da Amy a farsi visitare al suo posto. La sua gemella odiava le visite mediche, e spesso, approfittando della somiglianza, le saltava. In quella particolare occasione, la scusa era doversi preparare per l’evento mondano di quella sera. Anche Sammy avrebbe dovuto prendervi parte, e neppure a lei piacevano le visite mediche...ma stavolta era ingenuamente felice. Varcò la soglia di quella stanza bianca e fredda, che la metteva sempre a disagio, con un ampio sorriso, fantasticando cose un po’ fuori della sua portata. In fondo Amy non poteva ancora entrare a comandare nei suoi sogni...

 

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Trent Mc Cord accordava la sua chitarra. Da quando la sua fidanzata ufficiale Gwen gli aveva regalato quel bizzarro oggetto d’antiquariato non riusciva più a suonare gli emulatori digitali con lo stesso entusiasmo. Quello strumento così vetusto, in legno, aveva un’acustica così piena e particolare...come se il suono, oltre che nella cassa di risonanza, vibrasse un po’ anche nelle anime che raggiungeva. A riprova di ciò, quella stravaganza era stata accettata in tempi sorprendentemente brevi nell’Alta Corte. L’innegabile piacere dato dalla musica aveva aiutato i più a digerire l’uso di un volgare strumento comune. Il ragazzo ne era, tutto sommato, sollevato. Non voleva certo dare scandalo. Semplicemente, esercitava un’arte, e in questo ambito si sentiva in diritto di reclamare un po’ di libertà in più. Per il resto era un elemento esemplare della Corte, uno stimato membro della Società. Irreprensibile. La cosa più azzardata che avesse fatto in vita sua era fidanzarsi con Gwen, una pittrice. A differenza sua, la ragazza usava ancora le tele olografiche. Tuttavia sembrava ancor più interessata di lui agli oggetti e agli usi comuni. Se quella di Trent era una curiosità marginale per qualcosa dal gusto alternativo, quasi esotico, la vita fuori dal palazzo esercitava su Gwen una vera e propria attrazione. Parlava più spesso di quanto fosse conveniente con i membri della Bassa Corte, soprattutto i più giovani, appena entrati per merito. Cercava di carpire più informazioni possibili, vincendo la sua naturale ritrosia e riservatezza. Eppure, era proprio per questo che Trent la amava. Quella ragazza dai capelli tinti di un colore bizzarro, e la pelle candida come la luna, era capace di cogliere sfumature differenti nella realtà, e dedicare attenzioni a ciò che per gli altri passava sotto silenzio, senza preoccuparsi dei giudizi altrui. Straordinaria, in tutti i sensi. Ancora si chiedeva, Trent, come avesse meritato la fortuna di averla.

Al momento, Gwen, stava ascoltando le prove, seduta sugli spalti allestiti per l’occasione nell’area giardino della Cupola Superiore, accanto alla sua amica Courtney Barlow. Quest’ultima non avrebbe potuto essere più diversa da Gwen: il padre, stratega dell’Esercito, oltre alla carnagione propria degli ispanici, le aveva trasmesso anche un’innata propensione alla disciplina. Era la ragazza più irreprensibile di tutta l’alta corte, e la sua frequentazione riusciva a riabilitare anche la reputazione barcollante di Gwen. Inoltre, in sua presenza, non c’era davvero possibilità di sgarrare le regole. Regale ed intransigente, la ragazza aveva il piglio del comando. Era fin troppo pragmatica, per essere una “nobile.” Al momento, per esempio, pur apprezzando la musica, sembrava preoccupata anche di sorvegliare lo svolgimento dei lavori per il concerto di quella sera. Era una perfezionista, e proprio per questo era l’organizzatrice ideale. Sebbene anche la più stressante possibile.

-Dov’è Ella?- sbuffò, infatti, infastidita dal ritardo della cantante.

La ragazza arrivò in quel momento, trafelata, con già indosso la divisa formale rosa. Aveva acconciato i capelli in maniera arcaica e buffa, con un fiocco a separare la frangia dal resto della chioma d’ebano.

-Scusate, ragazzi, ho avuto dei problemi con l’ascensore...-

“Di nuovo?” si chiese irritata Courtney. In effetti Ella era famosa per due cose, a Corte: la sua voce divina e la sua immensa goffaggine. Riusciva a trovare difficoltà persino nel maneggiare i congegni elettronici più elementari. Qualcuno diceva, poeticamente, che sembrava uscita fuori da un’altra epoca. Qualcun altro, più malevolo, la etichettava come una stravagante per la sua abitudine di trascorrere davvero molto tempo nella Cupola Superiore del Palazzo Governativo. Ella, in effetti, vi si recava molto spesso, un po’ per sfuggire a tutte quelle macchine con cui proprio non andava d’accordo, un po’ perché amava osservare le piante. I fiori coltivati in serra, soprattutto, la affascinavano tanto. Da quando era bambina si era sempre rifugiata nella serra, quando si sentiva a disagio, e aveva imparato a consolarsi cantando. Nel corso del tempo si era persino convinta che la sua voce aiutasse quei boccioli a crescere meglio. Ne era sicurissima. Diceva proprio che “alle piantine piaceva la sua voce.”

Insomma, una ragazza dolcissima, ma evidentemente disadattata. Che sommata a Gwen, la ribelle alternativa e Trent, troppo educato per redarguirle e prendere le redini della situazione, avrebbero portato al disastro, se non ci fosse stata Courtney a tenere le redini dell’organizzazione. Anche lei era una musicista, suonava l’emulatore digitale “Violino S2.0”, ma non si lasciava traspertare troppo dalle fantasticherie da “artisti”. Per fortuna. Altrimeni quella sera avrebbero fatto decisamente una pessima figura di fronte al Governatore, che sarebbe intervenuto eccezionalmente all’evento. Un’occasione puù unica che rara, un onore irripetibile che agitava un po’ tutti, e costringeva l’ispanica a sforzarsi il doppio per calmare sia i colleghi che se stessa.

Loro erano l’Alta Corte. Avrebbero dovuto essere l’emblema dell’innalzamento dello spirito, un esempio di virtù, cultura e raffinatezza. Questo veniva insegnato a tutti loro, fin da bambini, ma solo Courtney aveva interiorizzato così profondamente i principi su cui si basava la Società. Al vertice vi era la Macchina, la perfezione. Un ideale a cui Courtney si era sempre ispirata nella vita. Immediatamente sotto vi erano loro, l’elite che in virtù delle proprie qualità meritava di governare, con l’ausilio dell’Esercito, sulla Società. Nel corso dei secoli l’Alta Corte si era dedicata incessantemente alle più raffinate e profonde attività intellettuali, emancipandosi dal rozzo sapere tecnico, i cui detentori erano i membri della Bassa. Arte, musica, filosofia...queste erano le discipline meritevoli di interesse tra le mura blindate dell’Alta Corte. Oltre che la scienza bellica, i raffinati disegni tattici degli strateghi dell’Esercito. Gli unici che potevano meritare l’immenso onore di accedervi per merito. Courtney era fiera di suo padre per i risultati del suo impegno, della sua carriera militare, che le avevano permesso quella vita agiata ed esclusiva. Proprio per questo considerava importante lo status quo, e le rigide regole gerarchiche. Non tutti meritavano ciò che aveva meritato la sua famiglia. Ne era fermamente convinta.

-Beh, l’importante è che tu sia qui, adesso. Sali sul palco e proviamo il pezzo d’apertura...quello prima del mio assolo coll’S2...-

-Aspetta, Court, lascia finire a Trent la sua canzone.- ribattè Gwen.

-E va bene.- acconsentì, con un sorriso. -Ti siedi con noi ad ascoltare, Ella?-

-Grazie. Siete tutte e due così gentili!- esclamò felicissima la cantante, sedendosi con un movimento incerto, ma in qualche modo elegante. Cercò di spiegazzare il meno possibile la gonna, nel mettersi a sedere sul metallo freddo della gradinata.

-Avresti dovuto aspettare a cambiarti. Abbiamo ancora un’ora e mezza prima dell’inizio, così rischi di rovinare la divisa...-

-Non ci ho proprio pensato, scusatemi tanto.-

-Figurati, che problema c’è...la Wilson e le sue amiche avranno ben altro di cui sparlare...- borbottò a mezza bocca Gwen, alludendo ad Heather, prima ballerina, e ad altre ragazze non molto simpatiche della Corte.

-Gwen, te l’ho già detto. Non PUOI esibirti con indosso questi abiti. Va contro qualsiasi protocollo. Non è neanche una divisa, è...è...-

Si trattava di una gonna nera, abbinata con una giacca di scena e addirittura degli anfibi militari. Come se l’idea, avuta sei mesi prima, di tingersi i capelli, non fosse stata sufficiente a metterla in luce come “stramba” e farla prendere di mira dai pettegolezzi. La lingua di Heather era velenosa come quella di una serpe. Gwen sapeva rispondere a tono, ma non poteva contrastare le chiacchiere di cui non era a conoscenza. Courtney, in quel senso, si comportava da amica leale, cercando di smentire le cattive voci anche quando esse avevano un fondo di verità. Ancora non aveva idea di come la Wilson fosse riuscita a carpire alcune informazioni riservate, come il singolo, casto bacio che c’era stato tra Trent e Gwen prima del loro fidanzamento ufficiale. Quello scandalo aveva tenuto impegnate le bocche ai ricevimenti per almeno una settimana.

Al momento, Heather era a sua volta in ritardo, ma nessuno ci teneva a vederla arrivare. Insopportabile era l’unico aggettivo con cui la ragazza poteva essere descritta.

-Non ho paura certo di quella vipera.-

-Ma...ti rendi conto che ci saranno gli alti gradi dell’Esercito, il Governatore...tutti! Davvero, non fare sciocchezze: va a cambiarti, dopo.-

-Si, signora.- rispose scherzosamente la dark alzandosi, e facendo un cenno di saluto a Trent, che ricambiò. Sapeva che non era il caso di far preoccupare l’amica. Diventava estremamente irascibile, quando perdeva il controllo della situazione. Inoltre non poteva negare di sperare in un incrocio con Heather. Sperava di sorprenderla in atteggiamenti compromettenti con quell’Alejandro Burromuerto che fingeva tanto di detestare. sarebbe stato davvero divertente ricambiare il favore a quella arpia, facendole assaggiare un po’ del veleno che di solito si divertiva a sputare contro tutti.

 

 

 

 

 

Angolo di IMma

Questo capitolo è un po’ sottotono, ma prepara le basi per il prossimo, in cui ci sarà molta più azione. La prima scena spiega (finalmente) in modo decente quel che avevo già accennato a Farkas: i membri dell’Alta Corte hanno una serie di difetti fisici, che li rendono più deboli e, allo stesso tempo, riconoscibili. Topher, essendo originario della Bassa, è messo “meno peggio” di altri. Questo sarà abbastanza importante...

La seconda scena mi serviva ad introdurre Courtney (amo questo personaggio!) oltre che a dare un po’ l’idea di come funzionasse il sistema per “caste” di questa Società. In più penso si sia colta la mentalità parecchio “singolare” (non voglio giudicare) che vige tra i “nobili”. Prima di accanirvi, sappiate che anche questo è un elemento dovuto a determinati e logici motivi. Questa gente è praticamente indottrinata dalla nascita, benchè convinta di essere molto più libera...

Spero che il concetto sia passato nel modo giusto. Non esitate a segnalarmi eventuali difficoltà o perplessità. Mi fa sempre piacere confrontarmi con le vostre opinioni.

Saluti

IMmatura

  
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