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Autore: MiaBlack    24/09/2014    10 recensioni
Seguito di "Carpe diem tutto accade per una ragione"
La storia si colloca nella seconda stagione, Felicity conosce già Oliver. ma Oliver non se lo ricorda, non ha riconosciuta la bella informatica e lei non si prodiga a farsi riconoscere anzi cercherà di evitare che lui lo scopra, ma Felicity nasconde un segrete un grosso segreto. Cosa accadrà quando il suo segreto sarà sul punto di essere rivelato, quanto sarà disposta a fare perchè Oliver non venga a sapere quello che nasconde.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

***

 

Un'altra giornata di lavoro stava per iniziare, Felicity guardò con soddisfazione l’orologio, quella mattina era in anticipo di dieci minuti, Oliver non avrebbe potuto dirle niente, non che il giorno prima le avesse detto qualcosa, ma era meglio evitare che la strega iniziasse una battaglia per la sua testa per quel motivo.

L’ufficio era ancora vuoto, non c’era nessuno nemmeno la segretaria di Isabel. Posò la sua roba e accese il computer mentre si spostava nella saletta per accendere la macchinetta del caffè, mentre aspettava che il caffè fosse pronto iniziò a fare le sue cose: sulla scrivania abbandonati in una pila infinita c’erano fogli su fogli, sicuramente documenti che la simpatica strega le aveva lasciato quando lei se ne era andata il giorno prima, controllò ogni singolo foglio dividendoli in mucchi diversi: quelli da far firmare a Oliver, quelli che doveva ricopiare seguendo le correzioni della strega e quelli da portare in archivio, in teoria avrebbe potuto farlo l’altra segretaria, ma preferiva evitare polemiche, Oliver la trattava più come sua pari che come effettiva segretaria e questo faceva irritare molte persone a quel piano.

Quando Oliver arrivò in ufficiò trovò la bionda ex IT seduta a lavorare al computer, il ragazzo si prese tutto il tempo per studiare l'amica mentre lavorava, era così concentrata su quello che stava facendo che non si doveva essere nemmeno accorta del suo arrivo.

-Buongiorno. - disse fermandosi davanti a lei, la vide sussultare e guardare nella su a direzione smarrita prima di sorridere.

-Buongiorno Oliver. - ricambiò il saluto lei, fino a poco prima Oliver era arrabbiato nei suoi confronti, la sera prima sperava che lei lo accompagnasse alla cena di lavoro, sapeva che era una richiesta stupida, avrebbe fatto arrabbiare Isabel e messo in imbarazzo Felicity, ma lui la voleva al suo fianco senza capire perché. La rabbia che fino a poco prima gli scorreva nelle vene si era dissipata con un solo sorriso.

-Ciao Dig!- l'autista le sorrise e ricambiò il saluto sorridendole.

-Sulla scrivania troverai dei documenti da firmare, tra un attimo arrivo a elencarti gli impegni di oggi. -

-Bene.- Oliver se ne andò nel suo ufficio lanciando un occhiata a Felicity.

-Sembra si sia calmato. - commentò Diggle osservando Oliver attraverso le pareti di vetro dell'ufficio.

-Calmato? - chiese Felicity.

-Era molto, diciamo, scocciato perché ieri non sei andata con lui. -

-Te lo sarai immaginato. - Felicity distolse la sua attenzione dall'ipod regalando un occhiata scettica all'uomo davanti a lei, non avrebbe mai creduto che Oliver la volesse con lui alla cena.

-Come è andata la tua serata invece? - si informò Digle mentre avviavano verso ufficio.

-Non male! - si limitò a dire, era stata una bella serata, le mancava passare del tempo con Robert e Hope, ma sapeva anche che Oliver non sarebbe andato lontano senza di lei.

-Con Layla? - entrarono nell’ufficio di Oliver cambiando rapidamente argomento.

-Discussione... Aiutami, se le regalassi un mazzo di fiori?-

-No Dig un mazzo di fiori in questo caso non ti servirà a molto. – fece divertita Felicity.

-Ma a voi donne piacciono i fiori! – rispose prontamente l’uomo scoraggiato dalla secca risposta dell’amica, qualche giorno prima aveva litigato con Layla poi lei era dovuta partire in missione e per via della segretezza non gli era stato possibile contattarla in nessun modo, da fonti sicure era venuto a sapere che la missione era giunta al termine, il giorno seguente Layla sarebbe rientrata e lui doveva trovare un modo per farsi perdonare.

-Certo che ci piacciono i fiori, ma questo non vuol dire che ci facciamo comprare con così poco. – Oliver osservava i due parlare senza capire molto di quella conversazione.

-Okay allora dimmi cosa dovrei fare? – chiese esasperato Dig.

-Perché dovrei renderti la vita facile? –

-Perché sei mia amica! – rispose prontamente lui, mettendo la ragazza alle strette, non poteva ribattere a quella risposta, loro erano amici lui l’aveva aiutata molte volte, ma soprattutto stava mantenendo il suo più grande segreto con Oliver, glielo doveva.

-Okay, dopo ti dico cosa fare. – rispose accusando la sconfitta.

-Dimmelo ora! –

-Dig devo lavorare ora, aspetta un attimo. – ribattè lei.

-Ti pregoooo! –

-Okay, intanto che ne dici di prenotare una cena romantica al Causer Long Restorant? – propose lei per iniziare, quel ristorante era tra i più rinomati della città sia per la qualità del cibo che per il posto di per se, per ottenere un tavolo dovevi chiamare con mesi di anticipo o essere pieno di soldi come Oliver.

-Quel posto è sempre pieno e poi costa una fortuna! – si lamentò Dig.

-Metti un prezzo al tuo perdono? Per il tavolo ci penso io, con tutte le volte che ho chiamato per prenotare per Oliver ormai mi sono fatta amica uno dei ragazzi gli chiederò un piacere. –

-Io ti adoro sei la meglio! –

-Si ma non credere che ti basterà la cena e i fiori! –

-Siete troppo complicate voi ragazze! –

-Non siamo complicate siamo esigenti! E poi se vi si perdonasse facilmente voi combinereste molte più cavolate di quelle che già fate. – rispose scoccando un occhiata a Oliver.

-E io che c’entro? – chiese Oliver sorpreso di essere stato tirato in causa, lui non faceva sciocchezze.

-Oliver tu sei, tra tutti quelli che conosco, la persona che fa più sciocchezza di tutte! Quindi evita! Ora che ne dite di leggere gli appuntamenti e di iniziare a firmare quei fogli perché a breve arriverà la strega e se tu non li avrai firmati io sarò messa sulla graticola! –

-Va bene, ma questo discorso lo riprenderemo! – esclamò lui puntandole un dito contro.

-Quando vuoi Oliver tanto sai dove trovarmi… - stava per iniziare a leggere gli appuntamenti, ma Oliver la ghiacciò con la sua risposta.

-No che non lo so, non mi hai detto dove abiti. – Felicity lo guardò meravigliata, non si aspettava quella risposta, lui la stava guardando aspettando la sua risposta, non c’era cattiveria in quelle parole solo l’amarezza di essere consapevole che lei non si fidava abbastanza di lui per dirgli dove abitava.

-Oliver…- iniziò lei quello non era il posto adatto per quella conversazione, se doveva essere sincera nessun posto starebbe stato quello giusto per intavolare quella conversazione, almeno fino a che non fosse stata pronta a svelargli di avere due figli.

-OLIVER! – la strega era appena arrivata e aveva fatto il suo ingresso nell’ufficio del socio dove i tre stavano parlando, il gruppetto si spaventò non aspettandosi l’ingresso della donna.

-Isabel, quale è il problema? – chiese Oliver facendo segno a Felicity si andare, sapeva bene che Felicity era il capro espiatorio preferito di Isabel, il solo fatto che lei respirasse infastidiva in modo incredibile la donna e visto che era già abbastanza arrabbiata per conto suo non voleva offrirle un altro motivo per urlare contro di lui. Felicity indietreggiò con attenzione, Isabel era così presa dall’urlare a Oliver che nemmeno si era accorta che lei stava lasciando la stanza insieme a Dig, era sulla soglia con un piede nel corridoio quando scoprì il reale motivo per cui la donna era tanto arrabbiata.

-Il problema è che dopo la cena saresti dovuto rimanere, avremmo dovuto discutere tra di noi la tattica migliore da utilizzare per la collaborazione, invece te ne sei andato a spassartela con Laurel Lance. – quel nome, quel maledetto nome rimbombò nella testa di Felicity, Oliver aveva portato Laurel alla cena di lavoro, lei sicuramente non l’averebbe fatto sfigurare: bella, intelligente, sapeva cosa dire, diceva sempre la cosa giusta nel momento giusto, strano che Isabel ce l’avesse tanto con Laurel in fin dei conti quelle due si assomigliavano molto. La ragazza si voltò per guardare Oliver che la stava osservando, avrebbe voluto dirgli qualcosa, arrabbiarsi, urlargli che lo odiava, che odiava il fatto che lui finisse sempre con Laurel, che non si accorgesse di lei che silenziosa gli era sempre stata accanto. Uscì dalla stanza e lasciò che fosse Dig a chiudere la porta mentre lei se ne tornava alla scrivania, si sedette e si mise a lavorare cercando di non far trapelare i suoi pensieri.

-Felicity tutto a posto? – le chiese Dig avvicinandosi alla scrivania, lei annui senza però distogliere lo sguardo dal computer.

-Senti…-

-Giusto devo prenotare il ristorante, per stasera? – chiese lei prendendo il telefono e digitando il numero del ristorante a memoria scoccando un occhiata interrogativa all’uomo davanti a lei.

-Domani, Layla torna domani. – rispose rassegnato, se Felicity non voleva parlare di qualcosa non lo faceva e molte volte era inutile insistere.

-Giulio, ciao! Sono Felicity! – sorrise al telefono, Dig non sapeva cosa il ragazzo le stesse dicendo, ma qualunque cosa fosse stava lavando via la tristezza dal suo viso, anche se non era riuscito a toglierlo dai suoi occhi.

-Fammi un mega piacere. – commentò lei iniziando a giocare con una penna appoggiata sul tavolo.

-Ho bisogno di un tavolo per due persone. Domani sera alle nove. – aspettò che il giovane controllasse se c’era un posto libero, sapeva che il ristorante teneva libero sempre alcuni tavoli per poter accontentare i ricconi che si presentavano senza aver prenotato.

-E dai su, fammi questo favore. Ovvio che non è per me, non posso certo permettermi di venire a cena li. È per un mio amico, si deve fare perdonare per una cosa. Vedi, che posso sempre contare su di te! – esclamò lei sorridendo mentre scriveva su un pezzo di carta l’orario per poi allungarlo verso Diggle.

-Ti devo un favore, metti in lista che quando vuoi pago. – chiuse la chiamata appena in tempo per non essere beccata da Isabel che usciva come una furia dall’ufficio di Oliver, quando la porta dell’ufficio della strega si fu chiusa con un grande tonfo, Felicity tornò da Oliver per elencagli gli impegni.

-E questo è quanto. Oggi non hai molti impegni per fortuna, l’unico che non puoi mancare assolutamente è quello con il rappresentante delle OmegaIndustry. – gli ricordò lei.

-Felicity io… -

-Io tornerei a lavoro ho molte cose da fare. – Oliver si limitò a congedarla annuendo, sapeva che aveva sentito che la sera prima si era potato dietro Laurel, non che la cosa dovesse riguardarla, ma voleva comunque spiegargli che aveva dovuto ripiegare su Laurel visto che lei si era ostinatamente rifiutata di andare con lui.

 

Arrivata l’ora di pranzo Felicity stava per uscire dall’ufficio per andare a mangiare, Oliver uscì dal suo ufficio e la fermò.

-Ho bisogno di te vieni in ufficio. –

-Oliver non puoi aspettare? – chiese lei scocciata, aveva fame e voleva andare a mangiare qualcosa che fosse un panino o un insalata, l’importante era che mangiasse qualcosa.

-No è importante, andrà Diggle a comprare qualcosa da mangiare, vieni. – scocciata posò la sua roba ed entrò nell’ufficio di Oliver, non c’era niente di così urgente da fare lo sapeva bene ogni cosa che finiva sulla scrivania di Oliver passava prima dalla sua e solitamente quando arrivava a Oliver era praticamente solo da firmare.

-Cosa c’è? – chiese Felicity sedendosi al posto di Oliver alla scrivania, mentre lui si fermava dietro di lei.

-Ho bisogno che trovi tutto quello che c’è da sapere sulla OmegaIndustry. –

-Di nuovo? Oliver hai tutto quello che ti serve su quella benedetta società, cosa ti aspetti che possa trovare? – quella richiesta era completamente assurda, aveva già scavato nei segreti della società non aveva trovato nulla di importante.

-Per favore accontentami. – sbuffò e iniziò a cercare tutto quello che poteva su quella azienda, trovò le stesse cose che aveva trovato in precedenza, all’apparenza quella società era solida e in attivo, non c’erano cause a carico e neanche in precedenza. Continuò a scavare portando alla luce ogni articolo che era uscito su di loro, ogni transazione, ma niente di tutto quello che aveva trovato poteva spiegare i sospetti di Oliver.

-Felicity…. – Diggle aveva portato loro il pranzo, Oliver le stava porgendo un sacchetto con dentro il cibo.

-Grazie. – mormorò lei posando la busta accanto a se, continuando però a digitare freneticamente i tasti al computer.

-Cosa hai trovato? – chiese Oliver passando dietro di lei per poter vedere lo schermo.

-Assolutamente nulla, sembra che sia più pulita addirittura della QueenConsolidated. – Oliver la guardò scoccandole uno sguardo infastidito.

-Il proprietario o comunque l’amministratore delegato non si è divertito come quello della QueenConsolidated e quindi non c’è niente di niente. –

-Non sei divertente. –

-Non volevo esserlo Oliver, era solo per farti capire che non c’è niente! Posso continuare all’infinito, ma non troverò niente. Conti in banca, transazioni, acquisizioni. Tutto è assolutamente regolare. –

-Ho capito, ma rimane che il loro amministratore delegato non mi convince. – rispose lui preoccupato: il giorno prima quando l’aveva visto gli era sembrato un volto familiare, ma il ragazzo non aveva dato segno di conoscerlo, durante tutta la cena si era comportato normalmente come se niente fosse, eppure ogni volta che lo guardava percepiva qualcosa che non andava. Finita la cena se ne era andato e aveva riportato Laurel a casa per poi andare al covo ad allenarsi, aveva bisogno di schiarire i pensieri e quello era il posto giusto dove stare.

-Dammi il suo nome, magari riesco a trovare qualcosa direttamente su di lui. –

-Walter… ma non ricordo il cognome. – Felicity lo guardò rassegnata non c’era niente da fare, Oliver sarebbe rimasto sempre Oliver.

-Senti Felicity devo dirti una cosa…- lo sguardo di Oliver si fece improvvisamente serio, fissava Felicity dritta negli occhi con espressione decisa.

-Che sta succedendo qui? – come al solito Isabel scelse quel momento per entrare nell’ufficio, ogni volta che entrava in quel modo Felicity aveva l’impressione che un uragano fosse entrato nella stanza, Isabel urlava come una gallina a cui le stavano tirando il collo, ma con una voce più stridula del rumore delle unghie sulla lavagna.

-Stavamo lavorando. – rispose tranquillamente Oliver, la tranquillità con cui lo disse fu così disarmante che che anche Isabel dovette accusare il colpo, il computer era ancora aperto sulle pagine della società, Isabel non poteva dire niente, ma questo non le impediva di diventare rossa e di scoccare un occhiata di odio alla bionda.

-Il signor Walter sarà qui a momenti, non vorrai certo farti vedere in queste condizioni? – asserì lei, Felicity non capiva in che condizioni fosse Oliver, lo guardò cercando di capire a cosa si riferisse, portava il solito completo scuro che gli stava veramente bene, la cravatta per una volta non era aperta ma solo leggermente allentata, ma quello non era un grosso problema, il viso nonostante avesse appena mangiato un panino era pulito, la consapevolezza di cosa intendesse con la parla condizioni le arrivò quando Oliver le posò una mano sulla spalla, era lei le “condizioni” a cui alludeva, il signor Walter amministratore delegato non poteva assistere alla scena di Oliver che mangiava in ufficio con la propria segretaria, era una cosa disdicevole e incline a suscitare scomodi pettegolezzi.

-Non capisco a che condizioni stai alludendo Isabel, stavamo semplicemente lavorando, come ti ho già detto e non è un crimine mangiare in ufficio visto che è l’ora di pranzo. – Isabel serrò la mascella, negli occhi della donna lampeggiava l’ira mal trattenuta, stava per scoppiare e Oliver stava facendo crollare quel minimo di autocontrollo che ancora impediva alla donna di scatenare l’uragano che le vorticava dentro.

-Andiamo in sala riunioni e lei Signorina Smoak sistemi l’ufficio! –

-Isabel! – iniziò il ragazzo scocciato da quel modo di comportarsi della donna.

-Signorina Rochev è arrivato l'amministratore delegato delle OmegaIndustrie. – cogliendo quel momento in cui Isabel non era concentrata su di loro Felicity richiamò l’attenzione di Oliver su di lei.

-Lascia stare. Vai in sala riunione. – non valeva la pena litigare per una cosa così stupida, non stavano facendo niente di male e lo sapevano bene.

-Andiamo Isabel, vediamo di concludere velocemente. – Oliver la precedette fuori dall’ufficio, Isabel si fermò sulla soglia.

-Ci porti il caffè signorina Smoak! – uno sguardo di soddisfazione passò sul viso della donna, trovava ogni volta modi nuovi per mortificare Felicity per farle capire che quello non era il suo posto.

 

-Felicity? –

-Tutto a posto Diggle. – l’uomo si era fermato all’ingresso, appena aveva visto la strega rientrare sapeva che se avesse visto i due in ufficio si sarebbe arrabbiata e infatti come aveva previsto si era precipitata a interrompere i due.

-Sei sicura? –

-Sono abituata alle accuse infondate della strega non ti preoccupare, saprò cavarmela. – buttò nel cestino i resti del pranzo consumato a metà.

-Di cosa stavate parlando prima che la strega entrasse in ufficio? – chiese.

-Di lavoro… – rispose prontamente lei, ma poi si fermò.

-Cosa mi nascondi?-

-Niente, anche se… sono quasi sicura che stesse cercando di dirmi qualcosa, ma non ho la minima idea di cosa mi volesse dire.-

-Ne sei sicura? Non hai proprio idea di cosa volesse dirti? –

I due si spostarono dall’ufficio alla saletta relax dove la macchina del caffè era ovviamente vuota, mentre preparava il caffè Diggle continuò con le sue insinuazioni.

-Magari qualcosa di importante, come un appuntamento. -

-Diggle, sei noioso e ripetitivo. Oliver non è interessato a me come donna, per lui sono una specie di database ambulante... si penso che lui mi veda proprio come un contenitore per le informazioni, niente di più. – rispose lei scocciata.

-Secondo me pensa che tu sia un bel contenitore! –

-Dig! Pensaci bene, io non sono il suo tipo di ragazza, a lui piacciono quelle toste, prova a pensare alle sue ex ragazze: l’agente di polizia, Helena, Laurerl, Isabel. Sara, non vedi che ha un tipo di ragazza ideale e io non rientro in quella lista. Quindi ora finiscila con queste insinuazioni! - quella era la storiellina che da diverso tempo Diggle continuava a ripeterle, secondo il suo sesto senso Oliver aveva una cotta, poco segreta, per Felicity.

-Lo sai che il mio sesto senso non sbaglia mai. –

-Lo sai vero che il sesto senso è solo delle donne? Voi uomini non potete possederlo. – versò il liquido caldo nelle tazze.

-Oliver, per te fa cose che per altri non farebbe.-

-Tipo? – chiese lei scettica.

-Uccidere. –

-Non dirlo mai più! – quello era una cosa orribile, odiava quando Oliver uccideva per colpa sua, la faceva sentire incolpa, sporca, se solo fosse stata capace di difendersi da sola.

-Felicity.-

-NO! Oliver non deve farlo, mai per nessun motivo, la sua coscienza non lo sopporterebbe, non voglio essere la fonte dei suoi tormenti, mi chiuderò nel covo, mi legherò a quella dannata sedia, non mi metterò mai più in pericolo, farò qualunque cosa perché Oliver non sia mai più costretto a fare una scelta del genere! – lo superò pronta a portare il caffè nella sala riunioni.

-Lo ami, perché non lo ammetti almeno a te stessa? –

-Ti sbagli Diggle, non posso amare Oliver. – uscì lasciandolo li a riflettere, era chiaro che Felicity si fosse innamorata di Oliver, ma quello che non riusciva a capire era cosa provasse Oliver per Felicity, per quanto fosse lampante a tutti che Oliver tenesse a Felicity nessuno riusciva a capire se il suo interesse fosse solo perché era incapace di difendersi e quindi un potenziale bersaglio per i loro nemici, oppure se nel suo interesse c’era qualcosa di più profondo che ancora non aveva ammesso nemmeno a se stesso.

 

Nella sala riunioni c’erano già Oliver, Isabel e il misterioso amministratore, i tre erano seduti al tavolo e stavano discutendo, Isabel non sembrava essersi accorta del suo ingresso, Oliver invece gli aveva lanciato un occhiata curiosa, il rappresentante acquisizioni si voltò verso di lei. La paura le attraversò tutto il corpo quando vide il viso dell’uomo, il tempo sembrò dilatarsi fino quasi a fermarsi attorno a lei: il viso leggermente spigoloso, il solito sorriso beffardo, i grandi occhi verdi che la fissavano sorpresi e poi il solito sguardo di superiorità e di strafottenza. Il vassoio con le tazze di caffè le scivolò dalle mani sfracellandosi al suolo. Il rumore attirò l’attenzione di tutti.

 

Continua….

 

Eccoci alla fine del 5 capitolo... Ragazze sto scrivendo veramente a rilento... mi viene l'ansia!

Alla fine si è portato Laurel alla cena.... avevate dubbi??? voglio dire vi aspettavate che saltasse fuori un altro nome?? Ditemi ditemi! Sono curiosa.

Ora si aprono le scommesse (come al solito) chi è questo misterioso Walter? Felicity sembra conoscerlo e noi? Noi lo conosciamo? La scelta del nome ve la spiego nel capitolo successivo, lo so che sarà un caos perché l'ho chiamato come il signor Steel, ma ci ho fatto caso solo dopo che avevano lo stesso nome e per motivi che spiegherò nel capitolo successivo non ho potuto cambiare il nome.
Ora so che molti sono lettori silenziosi ma... COMMENTATE! XD
Beh ringrazio tutti per i commenti e vi mando tanti baci e spero di avere tante idee super cospiratorie su chi sia questo misterioso amministratore delegato

Mia

 

PS ricordo a tutti che mi trovate anche su FB con il nick di MiaBlack EFP

 

   
 
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