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Autore: Lely_1324    24/09/2014    2 recensioni
Sarà il loro più grande segreto, che li porterà a vivere una straziante storia d'amore. Dovranno confrontarsi con la clandestinità e la passione ...Ma nella città dell'amore tutto è possibile!
JENNIFER MORRISON- COLIN O'DONOGHUE
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiuse lentamente la porta e vi si appoggiò con tutta la schiena, respirando a fondo per placare i battiti tumultuosi del proprio cuore. Anche l’uomo che aveva di fronte sembrava aver perso la baldanza di prima e, curvo nelle spalle, si guardava attorno con un’aria un po’ persa, anche lui desideroso di restare al buio, per non dover incontrare i suoi occhi.
“Ho fatto male a venire?” parlò infine.
“Se non lo sai tu..” rispose lei con un filo di voce.
“Era strano saperti a Parigi senza di me.”
“Sì...era strano anche per me.”
Trasse un lungo respiro per farsi coraggio e le si avvicinò lentamente: la sua mano grande e calda le circondò una guancia, sentendola umida al tatto.
“Stai piangendo”
“Mi hai spaventata a morte!” si lamentò lei, ancora inchiodata alla porta “è mai possibile che devi sempre farmi prendere questi colpi quando mi raggiungi a Parigi?”
“Mi piace sorprenderti..” sussurrò lui accarezzandole il volto.
“Dì piuttosto che ti piace stressare il mio povero cuore..” brontolò Jen, coprendo la mano di lui con le sue dita delicate.
Lo sentì ridere piano, e poi la tirò a sé, stringendosela al petto. Jen si aggrappò a quelle spalle possenti, sprofondando il viso fra la sua camicia aperta e lasciandosi andare ad un sospiro liberatorio.
Sorrise fra sé: a giudicare dalle pulsazioni violente che gli scuotevano il petto, anche il cuore di lui non se la stava passando molto bene.
“Allora piangi perché sei ancora spaventata..” continuò lui, parlandole fra i capelli.
“Sì, sono ancora spaventata...e sono felice.”
Non aveva  bisogno di sapere nient’altro. Si chinò  sul suo viso, catturandole le labbra.
“Dio quanto mi sei mancata..” le sussurrò sulla bocca. Jen si inebriò del suo respiro caldo, e cominciò finalmente a sentirsi invasa da un piacevole tepore, che dal seno le si irradiava in tutto il corpo. Sospirò ancora  e gli circondò il volto con entrambe le mani, spingendolo ancora di più verso di lei e schiudendo le labbra per lui.
La  lingua di lui penetrò con calma e con forza, cominciando ad assaporare piano quel sapore dolce e intossicante che tanto aveva bramato in quei lunghissimi giorni e in quelle lunghissime notti. La lambì voluttuosamente, ad occhi chiusi, e con una mano le sollevò gentilmente la nuca, per spingersi più in profondità e baciarla come mai aveva baciato nessun’altra prima di allora. Dopo un tempo indefinito e sospeso, dovettero staccarsi per incamerare aria: lui si appoggiò alla sua fronte, lei si strofinò sulla sua guancia scavata ed ispida, i respiri violenti, i polmoni che bruciavano per la mancanza di ossigeno.
Poi lui le sfilò il cappotto, e il sangue ricominciò a scorrergli vorticosamente nelle vene.


Parigi, 6 ottobre 11:00 a.m.

“Sei diventata troppo magra”
“Non esagerare..”
“Sul serio, l’estate scorsa il tuo fondoschiena era un cuscino decisamente più morbido” continuò Colin, il volto comodamente appoggiato a quel particolare cuscino, un braccio disteso sul materasso, l’altro che le cingeva possessivamente le cosce.
Jennifer si limitò a boforchiare qualcosa, la mente ancora offuscata dal sonno. Ma un morso improvviso la svegliò all’istante: “AHI! Ma sei scemo??!!” gridò, liberandosi dalla sua presa e massaggiandosi la natica dolorante.
“Fa male?”
“Certo che sì!”
“Ti ho fatto un test rapido di valutazione della massa corporea: se avessi più ciccia su quei glutei, non avresti sentito dolore” sentenziò Colin, camuffando a malapena un sorriso di soddisfazione.
“Ah sì? D’accordo, vorrà dire che la prossima volta sarò io a sperimentare questo tipo di test su una particolare zona del tuo corpo..” gli rispose Jen con uno sguardo di sfida.
“Togliti dalla testa queste idee sadiche: è uno strumento delicato, se lo danneggi ci andrai di mezzo anche tu..” la redarguì scherzosamente lui, e si ributtò sul letto . Jen approfittò dell’occasione per ammirarlo nella luce del mattino: era terribilmente bello.
“Le brave ragazze non spiano gli uomini nudi mentre dormono” esclamò Colin, spalancando gli occhi e trafiggendola con un azzurro luminosissimo.
Lei sorrise maliziosa e si insinuò come una gatta fra le sue gambe iniziando a baciargli e leccargli il segno rossastro con cui lo aveva marchiato sul collo.
“Allora non ti piaccio più così magra..” lo stuzzicò lei, continuando a baciarlo lungo la giugulare.
“Dio Jen, sei sempre meravigliosa, lo sai..." le rispose lui con voce roca, e con un gesto agile ribaltò le loro posizioni, chinandosi poi a baciarle una tempia.
Jen gli accarezzò una guancia, piegando il viso di lato: “Ti amo” gli sussurò con la voce rotta dall'emozione.
Sentì subito la mascella di lui serrarsi sotto le sue dita, e il viso contrarsi in una smorfia dolorosa. Quegli occhi di cielo, umidi di pianto, si distolsero dai suoi, e Jen si maledisse mentalmente per le parole che le erano sfuggite di bocca. Gli circondò il volto con le mani e cercò le sue labbra, ansiosa di ristabilire subito un contatto con lui. Colin non si negò al bacio, ma stavolta rispose con una certa timidezza, quasi con timore, scrutandola con attenzione mentre lei gli si abbandonava completamente.
Dopo che si furono separati, le depose un ultimo bacio sulla fronte, cercando di nasconderle l’inquietudine che lo aveva assalito.
“Ordiniamo la colazione, Jeanne?”
Jen annuì col capo, ancora insicura. Colin allungò il braccio e afferrò il cellulare dal comodino, cercando un nome in rubrica.
“Possiamo usare il telefono dell’albergo per il servizio in camera” gli disse Jen.
“Ma io chiamo il nostro garcon sul cellulare..ieri sera gli ho chiesto il numero, e la sua disponibilità totale 24 ore su 24, dietro lauto compenso, s’intende...Phil? Sono Colin. Ci porteresti la colazione in camera, s’il vous plait?”
Jen sentì in risposta la voce buffa ed ossequiosa del ragazzo.
“Allora? E non t’azzardare ad ordinare solo caffè nero!” la informò Colin con tono fintamente minaccioso.
“Croissants alla crema di vaniglia” proclamò Jen.
Colin annuì soddisfatto, e parlò nel telefono: “Cross..”
“Croissants alla vaniglia, ho sentito mademoiselle Jennifèr, sig. O'Donoghe!” rispose Philippe, in un tono un po’ troppo euforico.
Colin sbattè le palpebre, e continuò: “Ok ragazzo, facciamo un patto fra uomini: la puoi ascoltare, ma non la puoi vedere, né tanto meno toccare, intesi?”
Jennifer lo colpì all’istante . “Aaahhh...” si lamentò Colin “questo è scorretto da parte sua signorina Morrison..."
“Scusami caro, preferivi forse il test sulla valutazione della massa?” gli rispose Jen con un sorrisetto diabolico.
Colin la imprigionò fra le braccia, e la ribaltò sulla schiena, bloccandola nel letto col peso del proprio corpo. Jen provò in tutti i modi a liberarsi, ma lui era troppo forte per una donna minuta come lei.
Philippe, dal canto suo, li sentiva lottare e lamentarsi, e non sapeva se era il caso di preoccuparsi o di sentirsi invidioso. Provò a balbettare qualcosa nel cellulare: “S-signor O'Donoghue...va tutto bene lì?”
“Très bien, mon chér!” esclamò Colin. Jen si placò tra le sue braccia e, girandosi verso di lui, gli baciò una guancia in modo estremamente dolce. Lui sorrise, accarezzandole distrattamente il braccio e si puntellò sui gomiti per non gravarla ulteriormente col proprio peso, ma non la lasciò andare.
“hai sentito bene, Phil? Non venire subito però, sali fra una mezz’oretta, ok?” concluse rivolgendole un sorriso carico di significato.
  
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