Sono passati 5 anni da quando me ne sono andata da casa. Ero un pericolo per i miei genitori, per i miei amici, per me stessa. Ero una dannata calamita per tutto ciò che era brutto e cattivo. Chiamatela sfortuna se volete, a me sembrava una cosa congenita e basta. Diciotto anni di sfortuna e tutto quello che potevo fare era scappare, scappare e isolarmi di volta in volta.
Forse era il mio destino. Dovevo accettarlo e basta. Ero sola in una nuova città e tutto sommato andava bene così. Nessuno mi si avvicinava, nessuno tentava di parlarmi, ero la solita ragazza sola vittima di miliardi di bulli e schiava di una bilancia. A loro andava bene così, a me andava bene così.
Chiamai mia madre, l’unico modo per dire ai miei genitori: ‘ehi guardate che avete ancora una figlia! Siete ancora dei genitori!’. Le dissi solo che la mia nuova meta sarebbe stata l’Inghilterra, sarei andata a stare per un po’ in un paesino vicino a Londra, lì avrei frequentato la scuola e lavorato per potermi pagare gli studi fino a che non ci fossero stati nuovi problemi.
I miei genitori non hanno mai cercato di fermarmi, tutto sommato è stato meglio così. A quanto pareva faceva comodo anche a loro che me ne andassi.
Presi l’aereo e mi addormentai, un sonno senza sogni come ormai mi accadeva da tempo. Non avevo neanche più quelli. Ero rassegnata e basta.
Dopo un paio d’ore arrivai nella mia nuova casa. Stavo nelle camere del college in cui avevo deciso di studiare, non potevo permettermi altro. Tirai un sospiro di sollievo nel vedere che la camera che mi era stata assegnata era singola, avrei potuto evitare tutti i possibili guai che mi perseguitavano da anni. Ritirai l’orario del giorno seguente in segreteria e andai a cercare lavoro in città. Aggirandomi per le strade trovai qualche cartello che proponeva assunzioni part-time, inutile dire che le provai tutte ma niente da fare, la mia sfortuna aleggiava su di me e non accennava ad andarsene. Provai l’ultimo negozio, era una panetteria. Feci un respiro profondo ed entrai, “O la va o la spacca” mi dissi. Entrai e lo vidi. Per la prima volta quella sfortuna tanto odiata era stata la cosa più bella che mi potesse capitare. Dietro al bancone notai un ragazzo sporco ovunque di farina intento a servire i clienti. Aveva un sorriso smagliante e dei bellissimi occhi verdi, ci si perdeva dentro quegli occhi. Ok, ma io non ero lì per fare fantasie strane su quel ragazzo, ero lì con la speranza di prendermi quel lavoro.
“Ehm, scusa mi sapresti dire dove si trova la proprietaria del negozio?” gli chiesi mostrandogli il foglio dell’annuncio. Mi indicò frettolosamente una porta e riprese a servire i clienti.
Bussai ed entrai pregando che la mia sfortuna stesse a bada ancora per qualche minuto.
Parlai con la proprietaria del negozio la quale dopo aver sentito tutta la mia storia mi assunse senza battere ciglio, fortunata per due volte di seguito?! Impossibile. Iniziai subito presi il grembiule e andai dietro al bancone.
“Ciao io mi chiamo Harry! Scusa per prima, sono stato estremamente scortese… Ma qui ci sono sempre un sacco di clienti e bisogna servirli in fretta se no sono dolori! Beh, finalmente hanno assunto qualcun altro! Stavo impazzendo da solo!” mi disse il ragazzo dietro al bancone.
Aveva il più bel sorriso di sempre.

SPAZIO AUTORE:)
Ditemi tranquillamente tutto quello che pensate sulla storia, soprattutto se vale la pena continuarla! mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, per me sarebbe molto importante!
xoxo rainbowpastels