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Autore: IrethTulcakelume    24/09/2014    3 recensioni
Ogni volta che apriamo un libro o guardiamo un film, proviamo emozioni che non ci appartengono.
E ci piace. Da impazzire.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN ABITO A NOLEGGIO
 
PICCOLA PREMESSA: Questo testo, in realtà, è un compito di Italiano, il cui titolo originale sarebbe “Perché ci piace dimenticare chi siamo?”. Dovete sapere che quest’anno io ho cominciato il primo anno del Liceo Classico al Cavour (Torino), e per quest’anno avremo un supplente di Italiano, perché la nostra professoressa è in malattia (è non sembra intenzionata a tornare a scuola). Quando oggi, per la prima volta, ho visto il supplente, ne sono rimasta affascinata. Non c’era un solo ragazzo o una sola ragazza (e noi in classe siamo trenta) che non stesse pendendo dalle sue labbra. Anche volendo, non ci si poteva distrarre. Ad ogni modo, oggi ci ha fatto un discorso sul motivo per cui ci piace leggere o guardare film. Alla fine dell’ora, ci ha detto: “Perché a noi piace essere qualcun altro. Perché? Dai, per domani elaborate un pensiero su questa domanda, e ne riparliamo domani.” Beh, ecco il mio pensiero.






Ogni volta che apriamo un libro, ogni volta che guardiamo un film, anche se noi siamo al sicuro nella nostra stanza, o nella sala di un cinema, proviamo emozioni, sensazioni, che non ci appartengono. In quei momenti, noi non siamo veramente noi stessi, ma diventiamo parte di ciò che vediamo. Noi diventiamo ciò che vediamo.

E ci piace. Da impazzire.

Perché?

Perché ci piace, anche solo per pochi attimi – o poche ore – dimenticare chi siamo? Spegnere il cervello, diventare qualcun altro o qualcos’altro. Perché?

Io penso che in realtà la risposta sia molto semplice – anche se, indubbiamente, la mia non sarà l’unica.

L’uomo, un po’ di tempo, comincia stancarsi della sua vita. La monotonia ne uccide la mente. Non possiamo – non vogliamo – essere semplicemente noi stessi. A volte, la nostra vita ci annoia, e vogliamo uscirne, perché quel sentimento di staticità mentale che ci assale deve essere debellato – anche per pochi minuti, anche per poche ore.

L’uomo pensa sempre che ci sia qualcosa di migliore, di più grande a cui aspirare. E se non può diventare quel qualcosa di migliore, se capisce che in realtà non c’è veramente un modo per realizzare quel suo desiderio, se lo inventa.

Un abito su misura, ma a noleggio temporaneo.

Ma se anche l’uomo riuscisse ad arrivare fino alla cima dei suoi progetti, sarebbe capace di vedere ancora più in su. E capirebbe che non vuole scalare una montagna, ma volare nel cielo.

E tutto ricomincerebbe, si tornerebbe al punto di partenza.

Come se per tutta la vita girassimo in tondo.
  
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