Alessandro si trovava nel balcone della sua camera, fissando l'orizzonte e godendosi la brezza leggera di Pella.
Lo aspettava, da giorni ormai. E con ansia. Efestione era fuori per un'ambasciata, ma sarebbe tornato presto, glielo aveva promesso.
Efestione rappresentava tutto per lui: il ricordo, quando lottavano per la vita, dei bei momenti passati da ragazzini nei giardini del palazzo; rappresentava la sicurezza di una patria in cui far ritorno, alla fine di ogni guerra, rappresentava la luce nei momenti di oscurità e una calda coperta nelle notti più fredde.
Nei suoi occhi azzurri, Alessandro vedeva loro due, felici e spensierati, quando la guerra e l'incertezza di sopravvivere all'ennesima battaglia erano gli ultimi dei loro problemi. Quando l'unica loro occupazione, fuori dagli allenamenti coi maestri d'armi e le lezioni coi precettori, era prendersi cura dell'amore che provavano l'uno per l'altro.
Non che ora questo fosse meno forte, anzi; stare insieme, in tenda negli accampamenti, ritagliando un piccolo universo tutto loro, era l'unico modo per non impazzire durante la guerra e ricordare a loro stessi che erano uomini, prima di essere re o generali.
Fu un tocco caldo, gentile suoi suoi fianchi a destare il re dai suoi pensieri e a far nascere sul suo volto un sorriso.
-Finalmente, ti aspettavo-
-Te l'avevo promesso che sarei tornato. Io mantengo sempre le mie promesse, mio re-
Alessandro si voltò e incontrò gli occhi del ragazzo, che rispecchiavano il mare turchese della Macedonia, sulle cui rive erano soliti evadere, la sera, dal mondo avido e ipocrita che li circondava, per amarsi.
-A cosa pensi?- chiese Efestione.
-A noi e a quanto io sia stato in favore di Zeus per aver ricevuto al mio fianco una persona tanto speciale-
-Allora lo siamo stati entrambi- disse il generale, con un sorriso malizioso.
Anche Alessandro sorrise, prima di poggiare le sue labbra su quelle calde del compagno. 
Si lasciarono travolgere da quel bacio coinvolgente, che cercava sempre più di trascinarli verso qualcosa di più profondo e loro non avevano intenzioni di opporsi.


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Dopo un po', quando i gemiti e i sospiri a poco a poco diminuirono per poi cessare del tutto, Efestione si trovò abbracciato ad Alessandro, con la testa sulla sua spalla.
-Cosa credi che farà? Tua madre, intendo-
-Riguardo a cosa?- chiese perplesso Alessandro.
-Vuole che tu abbia un erede. La sua insistenza cresce ogni giorno di più-
-Cosa vuoi che importi, adesso? Amo te, per Zeus! Lo capirà-
Efestione sorrise mestamente.
-Lo sai che lei rappresenta l'unico avversario contro cui non potrai mai vincere e la sua ira supera di gran lunga quella del Padre degli dèi-
-Un erede è l'ultimo dei miei pensieri, per ora. Non mi importa cosa lei pensi-
-Sai che non aspetterà a lungo- disse Efestione serio, fissando gli occhi neri del re.
Alessandro si sollevò e prese il volto del compagno tra le mani, facendo incatenare i loro sguardi.
-Non mi importa quello che mia madre pretende da me e voglio che tu sappia che se io sceglierò una donna e deciderò di avere un erede, nessuno prenderà mai il tuo posto. Nessuno-
Efestione recuperò il sorriso, anche se di poco, colpito dalla sincerità che traboccava dagli occhi del re.
-Non devi convincermi, Alessandro-
Il re sorrise, soddisfatto. Era questo che aveva sperato. Convincere Efestione che qualunque fosse stata la sua scelta, Efestione avrebbe occupato sempre e comunque il primo posto, lì, al suo fianco, come generale, come amante.