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Autore: Iridia    25/09/2014    0 recensioni
"La consapevolezza pungente di esser parte di un gioco di dadi e non l'avversario in una partita a scacchi aveva spazzato via la terra da sotto i miei piedi ed aveva spento la magia nei miei occhi. Non c'è giustizia, non c'è amore, non c'è bene, né male. Tutto stava nei nostri occhi. E così anche tu; il tuo potere di garantirmi protezione stava solo nei miei occhi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbi la consapevolezza, solo allora, di quanto insignificanti le parole suonassero ai piedi della nostra esistenza. In quell'istante, parole dal significato profondo e poetico, così come le urla disperate di dolore, furono per me soltanto vibrazioni. Suoni che si sarebbero propagati fino ad essere così deboli da sparire senza lasciare traccia. Così, finalmente capii quanto quella bolla di ignoranza mi aveva protetta.
“Andrà tutto bene”. La tua voce perse significato; fu solo voce, null'altro. Libera e vuota, non portava con sé alcun sentimento, nessuna volontà. Ed allora, potei vedere la nostra umanità; corpi di carne, sangue nelle nostre vene ed ossa e muscoli a sostenerci. Organi caduchi e memorie effimere.
“Va tutto bene”. Mi sentii sprofondare. Tu eri come me; come tutti gli altri. E con le nostre voci insignificanti ci promettevamo felicità e protezione reciproca come se fossimo noi i responsabili dei nostri destini. Avevo sempre trovato conforto in quella frase. Ti vedevo in grado di proteggermi da ogni cosa e per un attimo, quando le ripetevi al mio orecchio, le lacrime esitavano a scivolare via dai miei occhi. E come umani, guardando il mondo coi nostri occhi sognatori, credevo in ciò che mi dicevi. Una fede infondata mi spingeva a farlo, ed essa non era altro che la stessa forza che alimentava la mia fiducia nell'equilibrio e nella giustizia, nel bene e nel male.
“Non va tutto bene” pensai nauseata dalla mancanza di un appiglio. Cadevo e volteggiavo senza barriere né leggi fisiche che mi fermassero o mi limitassero. Un dolore, la consapevolezza pungente di esser parte di un gioco di dadi e non l'avversario in una partita a scacchi, aveva spazzato via la terra da sotto i miei piedi ed aveva spento la magia nei miei occhi. Non c'è giustizia, non c'è amore, non c'è bene, né male. Tutto stava nei nostri occhi. E così anche tu; il tuo potere di garantirmi protezione stava solo nei miei occhi.
Per un attimo pensai alla tua arroganza. Ma la crudezza della nostra esistenza stava graffiando la mia mente ed il dolore stava alimentando la paura, così me dimenticai presto.
“Fa troppo male” ecco perché le mie parole morirono ancor prima di essere ordinate in senso logico finendo per lasciar andare solo un respiro tremante. Non c'era spazio; in quel caos di paura e confusione che stava prosciugando le mie forze non esistevano più distinzioni, niente certezze su cui appoggiarsi. Mi mancava il fiato. Tu mi guardavi con preoccupazione mentre cadevo a pezzi, e tutto quello che potesti fare fu ripetermi le stesse parole:
“Andrà tutto bene”.
“Non ce la faccio”.
“Va tutto bene”.
“Non riesco a muovermi”.
“Andrà tutto bene”.
“Voglio sparire”. E come un meccanismo di difesa, la mia mente rammendò quello strappo nella mia bolla d'ignoranza e mi costrinse ad ascoltarti, per il mio bene.
Mi costrinse a crederti per non lasciare che mi facessi ancora del male. Ed io, provata e debole, non potei rifiutare un così confortevole abbraccio.
“Va tutto bene”. Ripetesti piano al mio orecchio, il tuo respiro caldo tra i miei capelli.
Le mie parole uscirono involontariamente dalle mie labbra, imitando le tue:

“Andrà tutto bene”.
   
 
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