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Autore: maryusa    05/10/2008    14 recensioni
Mi guardo allo specchio, sono un disastro. Lavo ripetutamente la mia faccia con acqua gelida cercando di ridurre al minimo i segni che le lacrime mi hanno lasciato. Piango spesso in questo periodo perché si avvicina il giorno del mio compleanno. Sembra strano ma è così, piango perché in quel giorno cade l’anniversario del mio dolore. Quel giorno di tre anni fa ho perso tutto e una parte di me è morta; quella parte che mi dava la sicurezza e la forza di fidarmi degli altri.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LA MASCHERA FELICE J

LA MASCHERA FELICE J

 

CAPITOLO VI

 

Siamo seduti nel mio salotto, nessuno dice una parola.

Questo silenzio è imbarazzante.

Motoki fissa ancora incredulo la foto di Usagi vestita da sposa.

Ho sbagliato, lo so, avrei dovuto parlarne con lei, e adesso rischio di perdere la sua amicizia per una sciocchezza del genere.

«Ok, ho deciso, vado da lei, dobbiamo chiarire!» mi alzo e mi dirigo verso la porta del mio appartamento.

«E adesso dove vai?» mi chiede Ami.

«È ovvio no? Sto andando a casa di Usagi!» Le rispondo agitato, perché sono molto agitato.

«Beh si, questo l’avevamo intuito, ma forse Ami voleva dire quale casa di Usagi?» a continuare il discorso è Minako.

«Come ‘quale casa’ di Usagi» rispondo un po’ seccato «Vado alla tenuta Tsukino, e se non mi fate perdere tempo, forse arriverò prima che si faccia buio, visto che si trova fuori città!»

Di nuovo il silenzio si impossessa dei presenti, fino a che Rei non interviene «Senti Mamoru c’è un’altra cosa che molto probabilmente non sai … beh … vedi Usagi non abita più lì».

«Dici che si sono trasferiti? Perché non me lo avete detto subito … presto ditemi il nuovo indirizzo!» domando io andando in po’ di fretta.

«Non è molto lontano da qui» continua Rei scrivendomi su di un foglietto il nuovo indirizzo «Puoi arrivarci a piedi in dieci minuti … solo che … beh … devi sapere … » la ragazza non ha il tempo di terminare la frase che subito corro via.

Non posso perdere un minuto di più, ora più che mai è assolutamente importante che io chiarisca con Usagi.

J J J J J J J J J J

Sto bene, mi sento molto meglio, e non ho neanche bevuto mezza bottiglia.

Mi sento leggera leggera, mi sembra di volare, questo whisky è miracoloso.

Non ricordo neanche perché stavo giù di morale.

Oh mio dio, i mobili di casa hanno iniziato a girarmi intorno!

«Ha ha ha … » non so perché ma non riesco a fare a meno di ridere.

«Adesso mi sdraio qui e aspetto che si fermi tutto … ha ha … ».

J J J J J J J J J J

In meno che non si dica arrivo dinanzi all’ingresso di una graziosa villetta.

È proprio qui che abita, sul citofono c’è scritto  “Tsukino”; suono ma non odo risposta.

Certo che non c’è paragone rispetto alla sua vecchia abitazione.

Il cancello che da sul vialetto è aperto, decido di entrare.

Noto un piccolo giardino poco curato, pieno di erbacce e foglie secche; vedere questo giardino mi mette addosso un po’ di angoscia.

Ecco, sono di fronte alla porta principale, suono il campanello.

Niente.

Continuo a suonare, mi attacco quasi al campanello, lei deve esserci, ho bisogno di parlarle.

“Non c’è nessuno in casa” penso.

Ma proprio quando decido di andarmene sento delle risa provenire da dentro.

Non ho dubbi, è lei che sta ridendo, riconosco perfettamente la sua voce.

«Usagi fammi entrare!» le dico riprendendo a bussare incessantemente alla porta.

Alla fine decido di entrare lo stesso.

Faccio alcuni passi e me la ritrovo sdraiata sul pavimento con una bottiglia di whisky mezza vuota in mano.

«Che diavolo stai combinando! Ma sei uscita fuori di testa!» mi avvicino e cerco di aiutarla a rimettersi in piedi.

«Ahi … la … mia ... testa … smettila ... di urlare … » mi dice lei non contenta di vedermi.

«Ok, adesso ti faccio star meglio» così dicendo l’accompagno in bagno «Aspettami, non ti muovere» corro in cucina e prendo del latte.

«Tieni Usagi, questo ti farà star meglio» le dico porgendole un bicchiere di latte.

«Ma io … sto bene … » mi risponde lei mentre io a forza la faccio bere.

Dopo un paio di bicchieri ottengo l’effetto che desideravo.

Infatti, lei si inginocchia sulle fredde piastrelle rosa del bagno e abbracciandosi alla tazza del gabinetto, inizia a vomitare.

Mi sento male nel vederla così, esco dal bagno, decido di lasciarla sola per un po’.

Faccio un giro per la casa, non c’è nessuno … strano.

Vado in cucina e svuoto nel lavandino la bottiglia di alcol.

“Usagi come hai fatto a ridurti in questo stato” ritorno da lei, ha smesso di vomitare e adesso è in un angolino del bagno.

Piange.

La prendo in braccio, la porto nella sua camera da letto e la faccio distendere.

«Adesso fatti una bella dormita, dopo sarà tutto passato … » mento.

Dopo starà peggio, lo so, è sempre così.

Non si risolvono i problemi attaccandosi alla bottiglia.

La vedo prendere sonno facilmente, non potevo mai immaginare che vivesse in una simile situazione.

“Mi dispiace tanto Usagi per ciò che ti è accaduto … mi dispiace non esserti stato vicino 

 

Continua…

   
 
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