Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Shetani Bonaparte    25/09/2014    1 recensioni
[Seguito di 'Mi accontento di sognare...]
(Dal testo)
Si era lasciata tutto alle spalle, dicevo, tutto ciò che le faceva male.
Era ancora nerd, questo sì, però erano anni che non guardava una puntata si Star Trek, che evitava di comprarsi dei fumetti e che usava il computer occasionalmente.
Semplicemente, non ne sentiva più il bisogno.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo I°
 
Andavo di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte, per salvarti, non c’è più nient’altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre.
 [Alessandro Baricco]
 
Spiazzata, non si diede nemmeno la pena di raccogliere la mela da terra.
Facendo il giro del banco, si avvicinò all’uomo dagli occhi azzurri come il cielo e lo guardò, ancora scioccata appuntò lo sguardo sugli uomini così dannatamente uguali ai giovani Leonard Nimoy e William Shatner.
Aveva cercato, per tutto quel tempo, di scordare quel ‘sogno lucido’ per evitare di sentire la mancanza di quei personaggi, di essere una ragazza come le altre, eppure ora si ritrovava ad eseguire il saluto vulcaniano, ricordando pure che, in alcuni romanzi non-canon, si chiamasse Ta’al. Ora che finalmente aveva una vita sociale degna di questo nome, ora che finalmente non si dava della sfigata… ora tutte le menzogne che si era rifilata per essere come appariva agli altri cadevano, si sbriciolavano come un castello di sabbia.
Jim indossava dei scarponi, jeans, una canottiera nera con una camicia rossa a quadri aperta; Spock vestiva con una camicia bianca a maniche lunghe, dei pantaloni beige e scarpe nere e McCoy, invece, una t-shirt azzurra, dei jeans chiari e scarpe da ginnastica.
Se non fosse stato per il cappello, le orecchie di Spock avrebbero attirato fin troppa attenzione.
Dannazione… erano loro, di quattro anni più vecchi e con vestiti diversi ma erano loro… erano lì, dinnanzi a lei, in carne ed ossa, a dimostrarle una verità che aveva voluto seppellire in fondo al cuore, per quanto fosse bella.
Silenziosa, Shetani chiuse le porte del bar per il turno di chiusura e, sempre senza proferir verbo, si avviccinò ai tre.
Non ci rifletté molto, semplicemente, ad occhi chiusi, abbracciò il primo che riuscì ad afferrare – e gli altri due lo capirono, che era un caso, infatti non si crucciarono.
“Non comprendo il bisogno di voi umani di dimostrare così esplicitamente l’affetto tramite il contatto fisico” affermò un imbarazzato Spock, “Sono comunque lieto di rivederla, Shetani”
La oramai giovane donna mollò la presa sul vulcaniano, rossa in viso.
“Scusi… è… è che…” balbettò.
“Lascia perdere il goblin e vieni qui! Mio dio, guarda quanto sei cresciuta!” esultò Bones, stritolandola in un caloroso abbraccio.
Le sue sinapsi erano in una tale euforia… in una tale… confusione… che i suoi pensieri erano un’entropica massa, un mucchio di fili dal quale era impossibile districarne uno coerente.
Salutò calorosamente anche Jim, poi sembrò farsi indifferente.
“Che ci fate qui?”
“Beh… domani è il tuo compleanno, e volevamo vederti. Gli altri non son potuti venire ma ti salutano. Pavel ti manda un abbraccio” disse Leonard, entusiasta.
“È rischioso”
“L’ho precisato anche io. Ma l’Ammiraglio Kirk ha insistito” affermò Spock.
“Venite in casa mia. Lì nessuno ci vedrà”
Senza ulteriori cerimonie, la oramai ventunenne li scortò nella propria abitazione.
Era taciturna, il suo corpo rigido e dai movimenti scattosi tradiva il nervosismo e l’ansia che conteneva. I suoi occhi evitavano in maniera più che esplicita di incrociare quelli degli ospiti.
Non andava bene. Non andava affatto bene, dannazione.
A cosa le era servito meditare per tutti quegli anni se ora non riusciva nemmeno a darsi una parvenza di tranquillità?
Perché quegli amici che l’avevano fatta stare così bene, quattro anni prima, ora la innervosivano tanto? Perché la loro presenza la infastidiva, la opprimeva?
Voglio solo sembrare normale, solo quello, non voglio altro, pensava ossessivamente, come un mantra. Non voglio tornare dalla psicologa… non voglio considerarli degli amici veri, non voglio.
E invece eccola lì, a farli entrare in casa sua, nella sua piccola, bianca, normale casa, dove ogni cosa era pura realtà, dove non si parlava di personaggi di fantasia, dove… dove… dove poteva fingersi come gli altri e fingere bene, come un’attrice professionista.
“Quanto resterete?”
“Qualche giorno” le rispose Jim.
“Dove alloggerete?”
“Nell’hotel qua vicino”
Lei sospirò.
Una parte di lei desiderava lasciarli alloggiare là, usare la scusa del lavoro o delle commissioni… o di un esame imminente per star lontana da loro, per evitare alla propria mente sconvolta di tormentarsi ancora con la loro vista.
Ma, che diamine… erano arrivati fino a lì per lei… erano stati importanti. Erano importanti, ancora, nonostante tutto, sempre e comunque, per quanto tentasse di negarlo, per quanto se ne fosse convinta, con l’aiuto della psicologa.
Erano… erano semplicemente loro.
Guardò per un istante le tre valigie che si erano portati dietro e…
“Ma quale hotel! Restate qui!”
…e si odiò con tutta se stessa.
“Non vorremmo disturbare”
“Non ci pensare nemmeno, Lenny!”
Così, in quattro e in quattr’otto, decisero chi dormiva con chi: James e Spock avrebbero dormito nell’enorme letto di Shetani e lei e il buon dottore si sarebbero accomodati nel divano-letto ubicato nel piccolo salottino.
Poi Shetani dovette andar via. Un’emergenza, un impegno importantissimo, aveva detto.
Così aveva dato loro libero accesso alla casa tutta, era salita in macchina in fretta e furia e, facendo aprire il portone automatico, uscì in tutta fretta.
Mentre si allontanava da casa il respiro le si spezzò e iniziò a stringere convulsamente il volante tra le mani fino a sbiancarsi le nocche.
Non era sua intenzione essere inospitale o in qualche modo maleducata, ma aveva avuto il bisogno di allontanarsi da quei tre fantasmi del passato ch’erano tornati per rovinarle la vita che si era costruita, quella vita tanto normale e perfetta quanto vuota.
Era andata a far la spesa fuori città, adottando la scusa delle offerte e degli scontri, era andata a comprare una maglietta all’ultima moda per un’amica nonostante il compleanno si sarebbe tenuto dopo tre settimane, forse un mese, e nonostante non ne avesse veramente bisogno s’intrattenne più del dovuto a valutare prezzi e modelli, era andata nel bar di una sua amica con la quale, però, non parlava mai molto, anzi eran mesi che non si vedevano e cercavano.
Era stata via per delle ore e ogni scusa era buona per rimandare, anche se di poco, il ritorno a casa.
Ma poi le scuse finirono.
Tornò a casa propria e mise via la spesa, parlò con gli ospiti, rifilando loro le ottime scuse che s’era inventata, infine era dovuta andare a lavorare al Bar Scarabocchio, godendo del fatto che quel giorno, nella chiesa lì accanto, si sarebbero tenuti due matrimoni consecutivi e un funerale e che a causa di ciò il locale sarebbe stato colmo di clienti da servire e lei sarebbe stata occupata fino a sera, forse a notte fonda, se era fortunata.
 
Erano circa le tre del mattino quando la ragazza rientrò in casa propria, dopo aver messo la parola fine alla sua giornata lavorativa.
Chiuse delicatamente a chiave la porta, si tolse le scarpe e andò nel piano superiore della casa. Si fece una doccia fredda e poi indossò un leggero pigiama maschile. Si affacciò alla piccolissima veranda della finestra davanti alla porta di camera propria e, senza problemi, come se fosse la cosa più normale del mondo, si arrampicò sul tetto. Si strinse le ginocchia al petto, ignorando l’aria fresca di quella sera di metà del maggio 2018. Accolse di buon grado il proprio gatto nero che le si acciambellò accanto.
“Hey, Mozart…” bisbigliò, carezzando il morbido manto del felide, che come risposta iniziò a far le fusa.
Appuntò lo sguardo sulla luna piena che le si stagliava dinanzi e ignorò volontariamente i rumori che udiva accanto a se.
“Non dovresti dormire?” le chiese con premura James, affiancandola. “Ah, buon ventunesimo compleanno!”
“Grazie”
Era vicino. Troppo vicino.
Le loro spalle si sfioravano e le confermavano ancora una volta che era davvero lì.
Il biondo, non si sa come, aveva portato un paio di coperte così si trovarono lì, sdraiati comodamente sul tetto – per quanto si potesse star comodi lì sopra – a guardare la volta celeste, tacendo.
“Sai” disse lei, così, dal nulla, “fino a qualche anno fa adoravo star sveglia fino al mattino e guardare le stelle” Una piccola pausa, un sospiro. “Gli antichi egizi credevano che la volta celeste fosse la dea Nut, ma non mi piaceva solo per questo. Passavo nottate intere a cercare Asgard. O a riflettere su… boh, su tutto”
Tacquero ancora, lasciando che il breve discorso affogasse nel silenzio della notte.
“Come mai ci stai evitando?”
“Non vi sto evitando, Jim. Ho semplicemente avuto degli impegni non trascurabili, tutto qui”
“Ehy…” disse lui, provando a carezzarle i capelli; lei si ritrasse, quasi fosse disgustata da quel contatto. “Vuoi che ce ne andiamo?”
“Io…” Shetani sospirò pesantemente, trattenendo a stento delle lacrime estremamente bastarde che le pizzicavano gli angoli degli occhi.  “No… sì… non so. So solo che ho una tale confusione in testa… e boh… però…”
“Però?” la incalzò il biondo.
“È che… dannazione… possiamo parlarne domani?”
“Sì”
“Grazie”
“Vuoi che ti lasci sola?”
Lei annuì e James volle abbracciarla prima di tornarsene dentro casa.
“Jim”
L’Ammiraglio guardò ancora un secondo le scale immerse nel buio, poi si voltò verso Spock, che lo guardava dalla porta semi aperta della camera da letto.
“Sorride. Perché se no scoppia a piangere…” disse tra se e se l’uomo dallo sguardo dorato, accoccolandosi contro il più alto, attendendo un abbraccio che, ne era certo, non sarebbe mai arrivato, non più, sospirando su quella pelle pallida, ritrovandosi nuovamente e inutilmente a sperare che quel contatto non fosse l’ultimo.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Shetani Bonaparte