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Autore: Hypnotic Poison    25/09/2014    6 recensioni
Il Dipartimento Speciale di Investigazione era un reparto riservato dell'Agenzia di Intelligence per la Pubblica Sicurezza. Dislocato lontano dal palazzo del quartier generale, era uno di quei reparti di cui tutti sapevano, ma che nessuno conosceva davvero.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo sei: You may be a lover but you ain't no dancer


Non mi piace,” Keiichiro scosse la testa, chiudendo il fascicolo beige riposto sul tavolo. “Non c'è abbastanza personale per una situazione del genere.”
Shirogane, seduto in fronte a lui, annuì: “Hanno scelto il posto giusto, direi. In centro, in pieno giorno, in mezzo alla gente, così da attirare l'attenzione il meno possibile. Ma ciò potrebbe facilitare anche la nostra sorveglianza.”
Si allungò cauto sul tavolo, indicando lo schema che aveva scarabocchiato in fretta: “Noi possiamo posizionarci qui e qui. Saremo dall'altro lato della strada, ma la visuale è buona.”
Non c'è niente di più vicino?”
Solo negozi, e sarebbe sospetto stare da un fioraio per più di quindici, venti minuti. In piedi, soprattutto.”
Keiichiro si appoggiò alla poltrona, sfregandosi la punta delle dita. “Cercherò di mettervi a disposizione dell'altro supporto. E, voglio che vi manteniate in costante contatto radio con me.”
Ryo si trattenne dall'alzare un sopracciglio, un po' stupito da quella richiesta. “D'accordo, informerò Taruto.”
“Domani, quindi?”
“A mezzogiorno, sì.”
Shirogane si alzò al cenno del suo capo, chiudendosi la porta alle spalle. Condivideva i dubbi di Keiichiro, ma doveva anche dar ragione alle ragazze quando dicevano che il tempo stava stringendo. Avrebbe solo voluto che loro non fossero così maledettamente impulsive.
Il solo pensiero di un'ennesima operazione sotto copertura gli stava facendo venire il mal di testa. A volte si chiedeva ancora perché avesse accettato quel cavolo di lavoro.
“Andiamo, Ichigo-chan, lo sappiamo tutte che ti piace indossare costumi.”
La voce pungente e ironica di Minto gli arrivò alle orecchie a qualche scrivania di distanza, e si vide già intento a reprimere le sue collaboratrici sui comportamenti da tenere in ufficio.
Mentre le altre ridevano, la rossa fece una smorfia: “Vogliamo proprio entrare nel discorso, Minto?”
“Non farla ricominciare con quella storia.”
Minto voltò la sedia girabile verso di lui: “Invidioso, Shirogane-kun?”
Lui le rispose con un'occhiatina di altrettanto sarcasmo: “Sei meno pungente al telefono, Aizawa.”
La mora chiuse la bocca di scatto, alzando leggermente il naso per aria e ritornando sui documenti sparpagliati per la scrivania. Era stata infatti lei che, dopo i ripetuti vanti di aver ottenuto un numero di telefono da Fukazawa, aveva dovuto mettersi in contatto con lui.


Non è mai la ragazza che chiama per prima!”
Ryo alzò gli occhi al cielo: “Santo Cielo, Minto, ma ti ascolti quando parli? Di solito, una ragazza non è mai nemmeno un'agente sotto copertura! Se non avessi voluto chiamare, non avresti dovuto prendere il numero. E sai come non avresti dovuto prendere il numero?”
D'accordo, d'accordo,” la ragazza aprì di scatto il cassetto metallico della scrivania, afferrandone il cellulare che Taruto le aveva fornito per quella occasione. Compose lentamente il numero scritto sul foglietto che aveva attaccato allo schermo del computer e, quando sentì il segnale di libero, diede le spalle a tutti gli occhi curiosi delle sue amiche.
Ciao,” la sentirono esclamare dopo qualche istante, con una voce che non era sicuramente quella che usava tutti i giorni. “Non c'è male, e tu?”
Retasu si apprestò a tappare la bocca di Purin, che per qualche motivo stava sghignazzando in silenzio, fissando con apprensione la mora e la ciocca di capelli che aveva iniziato ad arrotolarsi attorno all'indice.
Diciamo che non mi è mai piaciuto aspettare,” Minto rise, e Shirogane alzò nuovamente gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto “A questo proposito, stavo pensando... prima che la compagnia mi metta sotto stretto regime, potremmo andarci a prendere qualcosa da bere... in fondo mi devi ancora una pizza...”
Sìsì, una pizza!” bofonchiò Purin all'orecchio di Ichigo, allungandosi per sfuggire alla presa di Retasu e facendo ridere la rossa.
Mercoledì prossimo a pranzo?” Minto guardò Shirogane, che annuì “D'accordo, è perfetto.”
Voltò ancora la sedia così da poter guardare Retasu negli occhi. “Senti, perché non porti anche quel tuo amico, quello che era con te al Pure? La mia amica ne sarebbe felice.”
La ragazza in questione arrossì, ma sostenne con forza lo sguardo pungente.
Benissimo. A mercoledì, allora.” Minto chiuse la telefonata, risistemando il telefono nel suo posto originale “Soddisfatto?”
Ryo abbozzò un sorriso. “Io stesso non avrei saputo fare di meglio.”
Non avevo dubbi.”


State lavorando così tanto che mi sento in colpa a mandarvi a casa prima così che domani siate preparate.” commentò l'americano ad alta voce, infilandosi le mani in tasca e fissando le cinque ragazze, quasi divertito.
Zakuro sorrise e alzò un sopracciglio: “Con tutto questo sarcasmo prima di una missione, Ryo, ho paura di quello che potrebbe succedere.”
Lui si strinse nelle spalle: “Domani qui alle dieci, d'accordo? Purin, prima di andare via, avvisa per favore Taruto che Keiichiro lo vuole con sé domani.”
Le ragazze annuirono, iniziando a raccogliere le loro cose. Shirogane sembrò sul punto di aggiungere qualcosa ma, con un ultimo cenno della testa, fece dietrofront e si rintanò nel suo ufficio.

§§

Il mattino dopo, il laboratorio di Taruto stava servendo anche come luogo d'incontro per gli ultimi preparativi, in modo che la squadra μ potesse uscire indisturbata e più comodamente dalla porta “sul retro” di cui era predisposto.
Ryo e le ragazze si erano cambiati con gli abiti per quella copertura. I biondi capelli dell'americano, così appariscenti e riconoscibili, erano stati coperti da una parrucca nera (anche se Purin aveva suggerito di tingerli con una di quelle bombolette spray che si usavano ad Halloween), e gli occhi erano cerchiati da un paio di occhiali con delle lenti finte. Ichigo sfoggiava una lunga e liscia chioma castana; Zakuro si era acconciata i capelli in uno chignon e aveva indossato lei stessa gli occhiali; Purin, infine, aveva scelto una parrucca di corti capelli neri sparati in tutte le direzioni.
Le uniche due che mantenevano un'apparenza di normalità erano Retasu e Minto, con indosso due eleganti vestitini che nascondevano svariati dispositivi.
Purin, potresti cortesemente smetterla di saltellare?” la riprese la mora, infilandosi un auricolare nell'orecchio.
Scusa, scusa,” rispose la biondina, limitandosi a sedersi sullo spigolo del tavolo e a battere con un piede per terra “Ho un sacco di energie da sprecare.”
Tienile per dopo, d'accordo?” Ryo sistemò la fondina così che la pistola gli stesse contro la schiena, nascosta sotto la giacca. “Siete pronte?”
Retasu annuì, la mano che automaticamente saliva a sistemarsi gli occhiali anche se questi non c'erano. “Direi di sì.”
Allora, tu e Minto prenderete il primo taxi. Voglio che arriviate lì il prima possibile, così da assestare la situazione. Io e Ichigo vi seguiremo in un altro taxi, e saremo nel caffè davanti al vostro ristorante. Zakuro e Purin, terzo taxi, stessa posizione. Ricordatevi che la vostra prenotazione è a nome Shintaro.”
Minto lanciò uno sguardo a Ichigo, che fece una smorfia simpatica stringendosi nelle spalle, non volendo attirare troppo l'attenzione di Keiichiro, che stava finendo di discutere degli ultimi particolari al telefono.
Avrete un'auto di sorveglianza, con il personale a disposizione è tutto quello che sono riuscito ad ottenere.” le informò il loro capo.
L'agenzia non pensa di poter reclutare qualcuno di nuovo?” si volle informare Zakuro, sistemando anche la sua pistola nella stessa posizione di Shirogane.
Il moro fece spallucce: “Lo sapete che non dipende da me. Già hanno tagliato abbastanza i fondi per il nostro dipartimento, i piani alti della PSIA sono sempre restii a dare spiegazioni esaurienti. Comunque, io e Taruto saremo sempre in contatto.”
Ryo guardò l'orologio che portava al polso: “Manca mezz'ora a mezzogiorno, sarà meglio andare.”
Purin si lanciò giù dal tavolo e, con molta noncuranza, avvolse le braccia attorno al collo di Taruto: “Un bacio portafortuna prima del lavoro con il capo,” scherzò, schioccandogli un gran bacio sulla guancia che lo fece arrossire come un bambino – e, bonariamente, Akasaka fece finta di nulla, sorridendo sotto i baffi.
Uscirono con cautela dalla porta, controllata all'esterno e all'interno da un codice in dotazione a pochi; a due a due, girarono l'angolo, camminando come se fossero normali persone fuori per pranzo in quella bella giornata di inizio primavera.
Avevano chiamato tre auto diverse, ognuna in un punto separato del lungo quartiere. Minto e Retasu presero il primo, davanti all'entrata di una banca; in fronte a loro, Ryo poteva riconoscere l'auto blu su cui erano sistemati tre agenti.
Gli altri si divisero secondo lo schema concordato.
Se volevi passare del tempo con me, potevi chiedermelo.” sussurrò Ichigo a Shirogane quando furono saliti sul taxi.
Lui, evidentemente, non trovò la cosa divertente, perché tenne lo sguardo fisso davanti a sé, osservando attento le auto del loro convoglio.
La rossa si trattenne dallo sbuffare; non aveva voglia di sorbirsi une delle ramanzine da Ryo-a-nervi-tesi-da-lavoro-sul-campo. Con il palmare in dotazione, controllò sul GPS la loro posizione, seguendo accorta i tre puntini blu che si muovevano sulla mappa digitale.
Il taxi , però, si fermò prima dell'indirizzo fornito da Ryo, che si sporse nervosamente in avanti per parlare con il conducente: “Perché ci fermiamo qui?”
Ci sono dei lavori in corso, signore,” gli rispose l'autista “Più avanti di così, per i prossimi tre giorni, non si va.”
Ichigo si morse il labbro mentre sentiva Shirogane sussurrare una parolaccia nella sua lingua madre, tirando fuori i soldi dal portafoglio ed allungandoli all'uomo.
Scesero dall'auto, le orecchie che già bruciavano di comunicazioni.
«Il taxi ci ha lasciato poco più avanti, stiamo camminando verso il ristorante,» stava spiegando in quel momento Retasu «Loro non sono ancora arrivati.»
Ryo si passò una mano tra la parrucca nera: “La scorta aggiuntiva si è dovuta fermare, maledizione. Siamo scoperti, ragazze. Proveranno a fare il giro dell'isolato ma non so quanto riusciranno ad avanzare, perciò state attente.”
Ichigo arrischiò un'occhiata dietro di sé, dove anche Zakuro e Purin erano scese dall'auto e si stavano incamminando sul marciapiede opposto, apparentemente due giovani amiche tranquille.
«Ricevuto,» sentì l'ex-modella dire in quel momento «Noi ci dirigiamo al caffè.»
Shirogane sospirò, mormorando sottovoce per spiegare la situazione a Keiichiro: la strada a due corsie era interrotta quasi davanti a dove il loro incontro doveva accadere. Corde ed elastici erano stati issati proprio al centro della strada, dove vari uomini con dei martelli pneumatici erano intenti ad aprire dei buchi.
Non ci voleva,” sussurrò “Maledizione, maledizione.”
Cerchiamo di ricavarne il meglio che possiamo, d'accordo?” intervenne Ichigo “Spostiamoci da qua e andiamo al caffè, Retasu e Minto saranno già al ristorante.”
Con un ultimo sospiro, Ryo la prese per mano ed iniziò a tirarla dolcemente lungo la strada.
«Uuuh, sì, fate i piccioncini, mi raccomando,» la voce irrisoria di Minto punse loro i timpani.
Cosa state facendo?” rispose secco il biondo.
«Ci siamo appena sedute,» era chiaro che la mora stesse parlando a denti stretti «Ancora nessuna traccia dei nostri uomini.»
Ichigo e Ryo si fecero strada lungo il marciapiede, il chiasso dei lavori in corso che li rendeva ancora più nervosi. La stretta presa dell'americano sulla sua mano, tra l'altro, non riusciva a rassicurarla; da quando si era presentato ubriaco a casa sua, il loro rapporto non aveva ripreso una piega ottimale, e la freddezza del ragazzo nei suoi confronti non poteva essere nascosta.
Cercò, però, di concentrarsi sui suoi passi, e sorrise calorosa al cameriere che li accolse all'entrata del Caffè.
Scusate per il disagio di oggi, non avevano avvertito dei lavori in corso,” si scusò con un sorriso affabile “Avevate prenotato?”
Shirogane annuì: “Sì, un tavolo fuori per due, a nome Fukui.”
Ichigo intercettò fugacemente lo sguardo di Purin mentre il cameriere li accompagnava al loro tavolo, proprio accanto al basso cancelletto di ferro battuto coperto da fiori che separava lo spazio adibito al locale dalla strada. La biondina e Zakuro erano nella loro stessa posizione, solo tre tavoli a destra del loro.
Si sedette con un sospiro, coprendosi il volto con un menù mentre parlava: “Quanto pensi dovremmo rimanere qui?”
Ryo si strinse nelle spalle: “Non lo so, quei due sono già in ritardo.”
Controllò l'orologio, poi spense brevemente il microfono incastrato nel colletto della sua polo: “Ti mette a disagio stare da sola con me, per caso?”
Leggermente presa alla sprovvista da quella domanda, anche la rossa spense il microfono: “Uh... no?”
E' una risposta o una domanda?”
Ryo, non mi sembra il momento.”
Lui rise: “Hai ragione. But it's never the time with you, Ichigo.”
Sì, sì, quello che vuoi.” la ragazza riaccese il microfono, guardandosi intorno.
Gli uomini dai caschetti gialli circondati da macchine, racchiusi in un'area contornata da quel nastro rosso, oscuravano parzialmente la vista del lato opposto della larga strada. Soprattutto a lei, che non era una campionessa d'altezza; così, fingendo di sistemarsi l'orlo del vestitino, si alzò dalla sedia per controllare dove fossero le sue amiche.
Quinto tavolo da sinistra,” le descrisse Ryo, osservando pacato il menù “Le vedi?”
Ichigo annuì, riconoscendo le chiome. “Si stanno alzando!”
«Sono arrivati...» esclamò giusto in quel momento Retasu.
Desiderando ancora una volta di avere i suoi occhiali indosso, la ragazza si alzò non appena vide i due uomini venire loro incontro; Kisshu con quel suo sorrisetto sfacciato che gli aveva visto impresso in volto tutto il sabato sera che avevano passato insieme, e Pai, d'altronde, se possibile ancora più ombroso di prima.
Bonjour, signorine,” le salutò allegro il primo “Vi siamo mancati?”
Minto sorrise, procedendo ad intavolare una conversazione di circostanza che però sfuggì a Retasu, concentrata invece con un po' di apprensione su Pai. Non che fosse stato particolarmente loquace la prima volta che l'aveva conosciuto, ma l'umore nero che traspirava evidente dal ragazzo la metteva ancora più a disagio di quanto non fosse.
La voce di Shirogane le invitò di nuovo a scoprire quanti più particolari possibili che avrebbero potuto rivelarsi utili, perciò si schiarì la gola e rivolse un tentennante sorriso al ragazzo davanti a lei: “Non ti ho mai chiesto se sei di Tokyo.”
Pai versò un po' d'acqua in entrambi i loro bicchieri: “Sì, ma non ci abito più da anni.”
“Torni in città solo per lavoro?”
Un cenno d'assenso fu tutto quello che ricevette in risposta.
Afferrò il bicchiere, totalmente a disagio (forse Minto non aveva avuto troppo torto a farle prendere un alcolico al Pure), e prese un lungo sorso così in fretta che delle gocce le caddero lungo il mento.
Arrossendo, notò che un accenno di divertimento era comparso sul volto di Pai, che le allungò un fazzolettino: “Saremo in città per un po'.”
La conversazione proseguì per svariati minuti, su argomenti che rendevano Shirogane sempre più impaziente visto la loro totale inutilità.
Stavano giocando bene, doveva rendergliene conto; erano attenti a non entrare in dettagli o a rivelare troppe informazioni, ma senza risultare eccessivamente misteriosi. Non per niente, quel caso si stava rivelando uno dei più difficili della sua carriera.
“Cerca di rilassarti,” gli sussurrò Ichigo, masticando lentamente una foglia della sua insalata, occhieggiando ogni due minuti le amiche da sotto gli occhiali scuri.
“Voglio che se ne vadano da lì,” rispose lui “Meno tempo passano in compagnia di quei due, meglio è. Tutta questa situazione è sbagliata.”
«Devi dargli ancora mezz'ora, capo, per gli appuntamenti ci vuole un po',» esclamò Purin, sempre cercando di tirarlo su di morale.
«Ryo, mi senti?» fu Keiichiro, appena entrato in comunicazione, a prendere la parola «Come sta procedendo?»
Shirogane si strinse nelle spalle, anche se il suo superiore non poteva vederlo: “Fino adesso è stato totalmente inutile, non dicono niente di interessante.”
«Taruto sta ricalibrando un satellite su di voi, dovremmo essere in grado di-»
Akasaka si bloccò di scatto quando il rumore di vetri infranti rischiò di bucargli un timpano; uno dei camerieri del ristorante, che stava passando accanto al tavolo di Ryo e Ichigo, era inciampato nella borsa di un'altra cliente, mandando il vassoio pieno di bicchieri usati a sfracellarsi al suolo proprio di fianco a loro. Rimbombando nell'auricolare, il suono era stato assordante e li aveva fatti saltare tutti; anche dall'altro lato della strada, i suoi effetti erano stati visibili.
Minto aveva fatto una smorfia, portandosi automaticamente una mano all'orecchio e cambiandole traiettoria appena in tempo per fingere di doversi spostare una ciocca di capelli; Retasu, invece, aveva sussultato e non aveva potuto evitare di lasciarsi scappare un gemito.
Lo sguardo di Pai su di lei divenne improvvisamente più pesante: “Tutto bene?”
“Oh, sì, sì,” cercò di essere vaga “Ma credo proprio che mi stia venendo l'emicrania... sai quando ti si appanna la vista, e poi ti scoppia la testa in due?”
“Forse stai troppo davanti al computer,” scherzò Kisshu, facendole un occhiolino.
Minto tentò di ridere, nonostante il fischio che le tintinnava nell'orecchio: “Sembri sua madre. Retasu, non dovresti fare questo, lavorare lì...”
Pai si voltò verso di lei: “Scusami, invece non ho sentito dove lavori tu.”
“Sono una ballerina,” rispose lei, prendendo un sorso del suo tè freddo per allentare la tensione di quello sguardo profondo.
“In quale compagnia?”
Minto ebbe la tentazione di deglutire nervosamente: “Nel balletto di Tokyo, ovviamente. Non c'è niente di migliore.”
“Eh, non lo so,” Kisshu ghignò “Mi dicono che l'Operà di Parigi sia imbattibile.”
Un angolo delle labbra di Pie si rivolse verso l'alto, poi lui si schiarì la gola: “Vogliate scusarmi un secondo.”
Shit, shit, shit,” Ryo stava digitando freneticamente sul cellulare “Taruto, cambia il sito del balletto, tiralo giù, fai qualunque cosa.”
«Ci sto lavorando, capo!»
“Dobbiamo intervenire?” Ichigo si morse un labbro, guardando ora fissa il ristorante.
«Aspettate ancora,» comandò Keiichiro «Non fate saltare la vostra posizione.»
Zakuro, che era seduta rigida sulla sua sedia, allungò il collo il più possibile: “Una delle macchine dei lavori in corso si sta spostando, tra poco perderemo la visuale, dobbiamo spostarci.”
Shirogane si passò una mano tra i capelli: “Cercate di farlo con calma, ogni cambiamento a questo punto potrebbe essere sospetto. Shit.
«E' la legge di Murphy, capo,» commentò Purin «Sì, il conto per favore.»
Mentre le ragazze all'altro tavolo terminavano il loro pranzo, Ryo riportò l'attenzione sulle agenti in piena operazione; Pai non era ancora ritornato al tavolo, ed era fuori dalla sua visuale.
Aveva infatti percorso qualche metro, fino a raggiungere l'angolo a cui la strada principale incrociava una stradina di servizio su cui davano le porte sul retro dei locali.
Si era sempre basato sul suo istinto, ed esso non l'aveva mai tradito. Con il tempo, aveva imparato che era meglio avere il doppio della prudenza consigliabile. Peccato che non sempre i suoi collaboratori la pensassero come lui; forse era anche quello il perché lui fosse gerarchicamente più in alto di loro. Quindi, si disse, che era sempre il momento buono per confermare i dati.
Cellulare in mano, digitò casualmente l'indirizzo web del balletto di Tokyo. Una schermata bianca a sfondo blu gli comparve davanti, scusandosi per l'inaccessibilità al sito per lavori al server.
Un ennesimo formicolio del suo istinto gli disse di comporre un numero di telefono.

Quando Ryo lo rivide camminare verso il ristorante, non seppe se il sospiro di sollievo che aveva voglia di tirare sarebbe stato appropriato; forse sarebbe stato meglio se non fosse tornato del tutto.
“Zakuro, cercate di muovervi,” ringhiò.
«Ci sto provando, ma la fila alla cassa è lunga.» rispose lei con lo stesso tono di voce.
«Signorine, mi dispiace dover interrompere così presto questo incontro, ma un impegno di lavoro è appena arrivato all'improvviso. Kisshu, dovrebbe essere arrivato un messaggio anche a te.» la voce di Pai giungeva forte e chiara dal microfono probabilmente di Retasu.
Zakuro...” intimò nuovamente Shirogane, alzando una mano per attirare l'attenzione del cameriere.
«Stiamo uscendo!»
Ichigo, quasi scattata in piedi, non stava distogliendo gli occhi un secondo dalle sue amiche; vide Kisshu tirare fuori il cellulare e leggerlo, poi sorridere amabilmente alle due mentre tutti e quattro si alzavano.
Pensavo avresti preso una pizza,” esclamò a Minto, appoggiandole una mano all'altezza dei reni mentre l'accompagnava verso l'uscita.
Lei arrossì un poco a quel riferimento: “Devo stare attenta alla linea, sai?”
Anche il suo istinto stava all'erta, l'adrenalina che pompava nelle vene; si avvicinò a Retasu mentre uscivano sul marciapiede, trovando conferma della sua ansia anche nel viso dell'amica. Con la coda dell'occhio, vide Zakuro e Purin dall'altra parte della strada, che tentavano di attraversare ma erano bloccate da quei dannatissimi lavori in corso.
Giusto in quel momento, un SUV nero accostò all'angolo poco più avanti, a meno di due metri da dove si erano fermati a scambiarsi i saluti.
Ah, ecco la nostra carrozza,” la battuta di Kisshu risuonò strana alle sue orecchie “Volete per caso un passaggio?”
Un sottofondo rumoroso le fece capire che anche Shirogane si era alzato dal proprio tavolino.
Oh, no,” rifiutò Retasu, il cui braccio tremò appena accanto a quello dell'amica “Grazie mille, ma possiamo benissimo andare a piedi.”
Pai, che le si era fatto terribilmente vicino, le sfiorò un braccio: “Mi sento in dovere di insistere, visto che dobbiamo andare via ora.”
«Ragazze, ferme, arrivo!»
Ma il monito di Shirogane non fu rispettato; Minto non si era accorta dell'uomo sceso dalla macchina che le si era avvicinato e l'aveva costretta tra lui e Pai, così come non aveva previsto la forte stretta al braccio che l'aveva quasi strattonata dentro la macchina.
Era successo tutto così in fretta che non aveva avuto il tempo di gridare, né di attirare l'attenzione dei passanti, e né, se per quello, di poter provare a reagire. Si ritrovò scaraventata nel sedile posteriore dell'auto, con Retasu che le fu spinta contro dopo un secondo; prima che potesse sedersi dritta, erano partiti sgommando.
Attivate gli schermi anti-localizzazione,” Pai, nel sedile anteriore, istruì gli altri quattro uomini che erano in macchina “E perquisitele velocemente, credo che abbiano degli auricolari.”
Retasu cercò di divincolarsi, ma le erano già state legate le mani con un filo di plastica che le stava segando i polsi ad ogni movimento. Un uomo con il volto coperto le stava passando un detector di frequenze lungo il corpo, strappandole l'auricolare dall'orecchio e il GPS che Taruto le aveva incastrato nell'orlo della gonna.
L'ultima cosa che sentì, prima che un cappuccio nero le fosse calato sugli occhi e un panno premuto contro la bocca, fu la voce di Shirogane che le chiamava, e quella di Minto che faticava per scostarsi di dosso un altro uomo; poi, udì solo il rumore delle ruote contro l'asfalto, e il silenzio.

Ryo guardò la macchina allontanarsi, fermandosi in mezzo alla strada con il fiatone e strappandosi quell'orribile parrucca dalla testa. Aveva urlato comandi fino a sgolarsi, ma le ragazze erano state bloccate tanto quanto lui. La stessa auto di scorta, parcheggiata all'inizio della via, aveva impiegato troppo tempo per compiere un'inversione ad U. L'auto su cui erano state caricate Minto e Retasu era scomparsa in nemmeno due minuti.
Maledizione!” gridò, riponendo la pistola. Sapeva che sparare in quelle condizioni sarebbe stato da pazzi, ma l'aveva presa senza quasi pensarci. Ed ora era lì, inutile tra le sue mani, quanto era stato inutile lui.
Si allontanò dal centro della strada, aveva già attirato l'attenzione di troppi curiosi. Le tre colleghe lo stavano aspettando all'angolo da cui erano arrivati, con aria angosciata.
Cosa facciamo, Shirogane-kun?” domandò tesa Purin.
Lui fece un respiro profondo: “Non lo so.”

















Tan-tan-taaaaaaaaaaan :D Cos'è una storia di agenti segreti senza  un po' di suspance? ahahahah 3:)
Diciamo che ormai siamo entrati nel vivo della questione; chissà, chissà cosa potrebbe succedere ora.... ^_^  
L'università è ricominciata, ho già capito che la sopravvivenza sarà terribile, perciò gli aggiornamenti potrebbero subire ritardi, anche perché adesso la questione si complica U.U Quindi, per favore, fatemi sentire il vostro amore, perché quando leggo i vostri commenti mi gaso e ricomincio a scrivere :3
Il titolo del capitolo, che mi sembra rivelatorio, viene da una strofa di Helter Skelter dei soli, unici, incredibili Beatles.
Bacioni a tutti!

H.P.








   
 
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