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Autore: LoveEverlack    25/09/2014    0 recensioni
[ AU | Captain Swan ♥ | Possibile OOC | ispirato al film "27 volte in bianco" ]
Emma Swan lavora come sceriffo per la città di Storybrooke, nel tempo libero è invece una damigella.
Vive con suo figlio, aiuta le spose lungo tutto il percorso e non rinuncerebbe mai ad un solo matrimonio.
Killian Jones lavora per sposa Magazine, odia il suo lavoro ma per passare alla rivista di Greg deve ottenere una promozione. Quale miglior modo per ottenerla, se non seguire la damigella di 27 spose?
-Lei è l’unica a non seguire quella bambina.- Emma si spaventò, girandosi di colpo verso la voce alla sua destra.
Un uomo in completo nero la guardava con un sorrisetto impertinente sulle labbra, in mano aveva due bicchieri di vino rosso, uno dei quali le stava porgendo per berlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scrivero qui, oggi, le mie note. 
Questo è l'ultimo giorno che pubblicherò il capitolo. La storia finisce con un maxi capitolo, preferisco infatti pubblicarli qui entrambi ora per non incorrere nuovamente in un ritardo. Purtroppo non sono riuscita a farlo prima e con il mio compleanno ho dovuto rimandare anche in quel giorno libero disponibile. 
Dunque, ecco qui i due capitoli.


Copertina fatta da TRUBEL

CAPITOLO X.

Emma fu forzata da sua madre ad alzarsi dal letto per la cena, Zelena non aveva saputo nulla, probabilmente sarebbe stata addirittura la peggiore nemica di Killian.
Con una maglia informe verde mare e i pantaloncini della tuta, i capelli scompigliati i n una matassa informe -che legò con un elastico- e infradito nere ai piedi, Emma non poté definirsi l’emblema della simpatia.
Regina non era ancora arrivata, aveva chiamato avvertendoli del ritardo ed Emma ne aveva approfittato per farsi una passeggiata in giardino, in compagnia di Hook, che l’avrebbe aiutata con una cavalcata. Ai suoi non aveva detto nulla, aveva un telefono ed era abbastanza grande per fare ciò che voleva, quindi sellò soltanto il cavallo e iniziò a farlo andare a trotto per la distesa di campi che i Charming avevano acquistato.
Hook era un cavallo fidato, si spostava senza che Emma guardasse il percorso e la fece rilassare.
Quando li riaprì, conscia del fatto che non poteva vagare in eterno senza guardare, vide che si erano fermati nel campo di margherite, vicino al laghetto artificiale che i suoi avevano fatto.
-Già stanco, Hook?- smontò, stendendosi a terra e guardando il cielo per osservare le stesse.
Il suo cavallo si stava abbeverando, come se nella stalla non avesse tutta l’acqua a disposizione. E ciò, fece ridere Emma.
Sentì il muso dell’animale sfiorarle la mano, un chiaro segno a voler essere accarezzato e lo vide abbassarsi e sdraiarsi. Così Emma si avvicinò, appoggiò il suo corpo a quello del cavallo e iniziò a muovere la sua mano sul manto, accarezzandolo e sussurrandogli frasi senza senso.
Hook però sembrava gradire, non si spostò e chiuse gli occhi, appoggiando il muso a terra e godendosi la compagnia della sua fidata cavallerizza. L’unica a cui si era avvicinato subito.
Emma non sentì nulla, avvertì però lo spostamento del suo cavallo e il viso che rivolse al boschetto da cui erano venuti. Probabilmente suo padre era venuto a cercarla come faceva quando era piccola, dopo essersi stabiliti a Storybrooke ed essere riusciti ad avere una vita meno frenetica.
Ogni volta vedeva il suo cavallo bianco arrivare di corsa verso di lei, il viso del padre preoccupato e il corpo che scendeva dal destriero ancor prima che si fermasse totalmente. Le correva incontro, gettandosi accanto a lei e abbracciandola, sussurrandole della preoccupazione che aveva avuto non vedendola più.
Da bambina Emma rideva, lo gettava a terra e iniziava a fargli il solletico vicino al collo, nella parte che non sopportava. Da quel momento, iniziavano una tacita lotta finche uno dei due non chiedeva di fermarsi perché non aveva più fiato o, ancora, quando sua madre li trovava e ordinava loro di muoversi. Non prima di mordersi il labbro per non ridere.
Crescendo poi quello era diventato il suo posto speciale, prima di Henry, prima di conoscere Neal. Raggiungeva quel campo e lì rimaneva a leggere un buon libro o a inventarsi lotte con mostri immaginari.
Quando si girò, però, rimase impietrita nel vedere il cavallo bianco del padre raggiungerla. Senza, però, James in sella.
 
Killian Jones si era preparato per la serata, jeans scuri, camicia bianca e tre mazzi di fiori per la serata: uno per Regina, che si era fidato di lui e non doveva essere esclusa da quei “regali”, uno per Emma ed il terzo per la madre.
Aveva preso un bicchiere di bourbon, ed aveva atteso pazientemente Regina nel salotto.
Alle otto precise, sentì un clacson di una macchina fuori casa e vide Regina accanto al sedile del passeggiero fargli segno di salire dietro di lei, accanto a Neal e Roland.
-Buonasera.- salutò leggermente in imbarazzo i quattro, non sapendo bene oltre a Regina chi altri conosceva la storia.
-Ciao, Killian!- fu il salutò acuto di Neal e Roland, al quale Killian non poté che scompigliare i capelli.
-Salve mr. Jones, sono contenta di sapere che si è fatto trovare pronto.- Regina lo rimbeccò, ma visti i discorsi di quella mattina Killian non poté far altro che sorridere e fingere di offendersi.
Robin fu molto più cordiale, probabilmente oltre ad una grande pazienza, non doveva sapere quasi nulla del loro problema. Lo salutò dopo la moglie e ritornò rapidamente in strada, per raggiungere casa Charming.
Al suo arrivo il gruppo fu accolto in parte amabilmente dai proprietari, nonostante l’umore carente della famiglia.
James non fu di molto parole con Killian, un cenno del capo e intavolò una conversazione molto più amichevole con Robin. Mary Margareth gli fece un accenno di sorriso -ringraziandolo per i fiori, come aveva fatto Regina- e si dedicò totalmente a Roland e Neal. Henry invece si fece da parte con Regina e non lo calcolò molto.
Guardandosi intorno, però, Killian non notò Emma, per la quale era venuto quella sera.
Regina gli fece un cenno con il capo verso la stalla, probabilmente la conosceva abbastanza da sapere che si trovava lì e Killian vi si diresse. Fiori in mano e con una grande speranza di trovarla. Nella stalla però non c’era, così come il suo cavallo e una delle selle appese al muro. Probabilmente era andata a cavalcare, ergo, Killian doveva raggiungerla e fare un grande gesto.
Non prese la sella, non avrebbe neppure saputo metterla e avrebbe perso del tempo, ma aprì la porta di uno dei cavalli e pregando tutto ciò in cui credeva sperò che non lo disarcionasse. Probabilmente doveva aver capito le sue intenzioni, perché si abbassò per aiutarlo e corse fuori, conoscendo la direzione.
Killian si tenne stretto mentre vedeva la terra spostarsi, anche se quello mobile era lui, stringendosi al meglio, non avendo neppure delle redini cui aggrapparsi. I fiori, fortunatamente, non stavano subendo nessun danno.
Quando il cavallo iniziò a rallentare vide un suo simile dal manto nero -Hook.- sussurrò, sapendo di trovare Emma accanto a lui. La vide alzarsi da terra, rimanere sorpresa a quella vista e, a Killian, sembrò l’essere più bello.
Era irrigidita, teneva salda una mano sul suo cavallo per una fuga improvvisa.
Alzando le mani Killian smontò da cavallo, inciampò per un attimo e la vide ridere silenziosamente, guardare verso il lago e respirare quasi a fatica.
Si avvicinò, non toccandola e allungandole solo il mazzo di fiori mentre guardava davanti a sé. Era bellissima, la vista.
-Cosa ci fai qui?- non rifiutò i fiori, ma la voce fu abbastanza tagliente e ferita.
-Volevo spiegarti come sono andate le cose, sono stato imbrogliato.- Emma rise.
-“Ha un’agenda. Con ogni appunto sui suoi matrimoni.”- citò -Immagino, quante persone hanno le mie foto di mercoledì.-
Killian scosse la testa, sapendo che forse era meglio spiegarle tutto dall’inizio e poi arrivare alla parte dell’imbroglio.
-Hai ragione.- iniziò, bloccando quella “HA!” che stata per pronunciare -Ho seguito Ariel perché volevo scrivere un articolo su di te e ricevere una promozione per viaggiare in mare. Ma dopo averti conosciuta, dopo un certo periodo, ho capito che non avrei mai pubblicato quell’articolo. Sono andato da Greg per rinunciare, non sapevo che la moglie avrebbe preso i miei file mentre parlavamo e... quelle parole... le ho dette prima di conoscerti.- era ancora irrigidita, notò però che da quando aveva iniziato a parlare respirava meglio.
Il rossore alle guance era diminuito e riusciva ad intravedere un accenno di sorriso -ben celato, certo- mentre osservava, con discrezione, le rose con accenni di margherite e quelle che spuntavano dal prato.
-Perché dovrei crederti? Dammi solo una buona ragione, dopo che ho sofferto per la seconda volta.- Killian, allora, si mise davanti a lei in modo che potesse vedere i suoi occhi. Non avrebbe dovuto dubitare per un istante.
Deglutì, si sentiva un po’ un bambino e non sapeva bene come parlare.
Aveva da tempo rinunciato a credere all’amore, dopo essere stato tradito da una ragazza ed essere stato abbandonato dalla sua famiglia. William si era preso cura di lui alla morte dei genitori, era stato il suo più grande sostegno, prima di morire anche lui per una stupida allergia al cibo e lasciandolo nuovamente solo.
Aveva raccontato ad Emma solo una parte della sua storia quella sera, parlandole di William.
-Non credevo all’amore prima di incontrare te. So che forse un discorso non dovrebbe iniziare così ma cercherò di non combinare pasticci. Non credevo all’amore perché le persone che amavo se ne andavano, l’unica ragazza che ho davvero amato mi vedeva come un giocattolo e mi ha abbandonato alla prima occasione. Quando parlavo di futuro lei rideva, “bastiamo solo io e te” mi diceva e le credevo... prima che mi lasciasse per un giovane più ricco. Ho sempre pensato che per voi donne questi matrimoni fossero dei giochi, giorni in cui spendere come le piaceva fare e sembrare più belle. Poi ho conosciuto te, con un figlio a carico e una famiglia che ti vuole bene e da cui riscappi per il cognome. Pensavo la odiassi, poi ho capito che volevi guadagnare i tuoi successi. Ho saputo di Neal e ho capito che non amavi i matrimoni perché non potevi raggiungerne uno, ma fare la damigella era il tuo modo di rendere speciali le vite degli altri. Sei testarda, allegra e antipatica allo stesso tempo. Sei bella anche con una tuta o con un abito in stile Ruby. Ho capito di amarti perché eri l’unica che mi metteva alla prova, che non cadeva ai miei piedi solo per il mio aspetto ma mi faceva mettere in gioco per riuscire a farmi accettare. Ci ho messo tantissimo tempo solo per fare una conversazione amichevole e ricevere un sorriso da te, ma non mi sono mai stancato e non mi sono mai sentito più felice quando succedeva. So che, forse, questo discorso sarà più brutto che altro. Ma io ti amo Emma Swan, e non m’importa se per convincerti dovrò venire in camera come per Raperonzolo o affrontare tuo padre e Graham contemporaneamente. Perché ti amo e farò di tutto per stare con te.-
La sentì solo strattonargli la camicia, sentì solo le sue labbra che si avvicinavano alle sue e le mani che si posavano sul viso. Il calore di Emma sul suo corpo, come non lo era stato neppure sulla barca. Era libero di accarezzarle i capelli, mettere una mano sul fianco. Era libero di essere ciò che era, guardare Emma e vedere impressi nei suoi occhi verdi e luminosi i sentimenti che ricambiava. Era libero di essere di nuovo felice.
-Mi avevi convinta già dopo le prime frasi.- Killian rise, guardandola negli occhi e accarezzandola con una mano.
-E mi hai fatto parlare per tutto questo tempo, Swan?- le strinse la mano, nel momento più felice della sua vita.
-Volevo sapere il resto... così sono carina anche in tuta?- Emma giocherellò con i capelli, facendo finta di niente.
Killian si riappropriò delle sue labbra, un fugace bacio prima di dover tornare verso casa Charming.
-Oh ma anche senza, miss Swan.- Emma sorrise, infondo era sempre lui.
Hook la spintonò da dietro, un chiaro segnale di tornare a casa prima che facesse troppo buio.
Killian salì titubante sul cavallo bianco, ripromettendosi di sellarne uno la prossima volta che sarebbe salito su uno di loro. Fece come Emma, battendo leggermente la mano sul cavallo e lo vide partire a galoppo.
Accanto a lui Emma sorrideva, guardandolo leggermente mentre si concentrava sulla strada per riportare entrambi a casa. Riprese fiato solo quando richiusero i cavalli nella stalla.
-Mio padre sa che hai preso Snowhite?- Emma era ferma al suo fianco, una mano sulla porta senza bussare.

CAPITOLO XI.

Emma sentiva le mani di sua madre, abili e meticolose, legarle i capelli in un’acconciatura semplice ma raffinata. Uno chignon con delle semplici trecce ad incorniciarlo, senza usare oggetti particolari. Emma era stata piuttosto esplicita, non voleva esagerare in nessun punto, le bastava avere tutti loro al suo fianco.
Ruby, davanti a lei, usava i suoi trucchi sul viso di Emma darle un po’ di colore al viso.
Casa Charming era invasa dagli ospiti, tutte quelle a cui Emma aveva fatto da damigella erano andate lì per ricambiare il gesto e diventare anche loro damigelle per quel giorno.
Tutte e tre sbadigliavano, sua madre beveva del caffè ogni tanto e si massaggiava le tempie.
-Perché ho accettato di fare un addio al celibato folle? Sento che mi sta per scoppiare la testa.- Ruby ed Emma ridacchiarono, anche loro con un leggero mal di testa ad attanagliarle.
Avevano occupato il piano superiore, Killian e James furono costretti ad andare al secondo piano, tra la stanza dei giochi di Emma e lo studio. Dove, sicuramente, i due sposi non si sarebbero visti.
Al momento c’erano solo loro, le altre erano andate nella camera accanto a prepararsi e lasciar un po’ di spazio a Emma.
Mary Margareth continuava a ripeterle di respirare, facendola agitare solo ancora di più e Ruby -volendo dar ragione a sua madre- annuiva e continuava il lavoro con particolare attenzione. Mascara in mano e un eyeliner fermo tra le labbra.
Quando finirono, Emma si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Si avvicinò al suo abito e, controllando che la finestra fosse ben chiusa, si sfilò la vestaglia e sua madre l’aiuto a vestirsi.
Ruby si lasciò scappare un gridolino d’orrore, coprendosi gli occhi con le mani e continuando a dire “No, non va bene.”
-Cosa non va, Ruby?- Emma era quasi sicura di aver preparato tutto nei minimi dettagli, con l’aiuto di Killian e della sua famiglia. Le amiche più strette furono naturalmente comprese, anzi, furono proprio loro a creare problemi all’inizio.
-Intimo... bianco? Emma, devi indossarne uno rosso o nero e...- soffocò la voce tra i capelli -Semitrasparente.-
Naturalmente sia lei che la madre sentirono quell’affermazione, perché Mary Margareth inorridì stringendo con più forza l’abito che le stava aiutando a mettere, tanto da mozzarle il respiro.
-Ruby scordati che mia figlia metta dell’intimo...- Ruby la fermò, mano davanti e il sorriso che la preoccupava sempre.
-Si stanno per sposare e poi Emma ha già avuto la prima volta, la seconda... deve indossare qualcosa!- Emma rise.
Quella risata felice, la prima che era riuscita a fare liberamente, smorzò l’aria che si era creata. Anche loro, come la sposa, erano nella più totale ansia, che cercavano però di mascherare meglio.
Scuotendo la testa, sua madre le diede un bacio sulla fronte e si affrettò a finire di prepararla.
Il trucco che Ruby le aveva applicato era semplice, perlato sugli occhi insieme ai trucchi base che -almeno secondo Ruby- tutti devono possedere e, per finire, un filo di lucidalabbra. L’abito invece era altrettanto semplice, avevano optato per un colore chiaro che non fosse il bianco. L’abito champagne scendeva semplice fino a terra, quasi nulla ad arricchirlo, solo dei piccoli e quasi invisibili inserti sul corpetto.
-Ok, l’abito è nuovo. Quindi, primo punto fatto.- iniziò sua madre, riflettendo su cosa mancasse.
Lanciò un gridolino in contemporanea con Ruby, le due corsero ognuna verso le proprie borse e presero dei pacchi.
Mary Margareth cacciò fuori una moneta, dal piccolo portafoglio che aveva preso con le monete da lanciare e, Ruby, iniziò a canticchiare mentre prendeva il secondo oggetto: la giarrettiera rossa.
-O mio Dio.- boccheggiò Emma, mentre Ruby la faceva sedere sulla sedia e le passava la giarrettiera da indossare.
-Beh... almeno Ruby è contenta per la cosa rossa. La moneta da mettere nella scarpa, porta ricchezza.- con un sospiro Emma infilò la moneta in una delle scarpe, decidendo di toglierla il più presto possibile.
Infilò le scarpe e si guardò allo specchio, osservando l’abito e decidendo che... sì, era pronta.
Uscì in corridoio e raggiunse la stanza accanto, ogni damigella aveva indossato l’abito del proprio matrimonio. Per quanto l’idea potesse sembrare strana, un’accozzaglia insolita di abiti, Emma e Killian aveva deciso che sarebbe stato fantastico ricordare con quegli abiti la vita passata di Emma.
Certo, Emma non si sarebbe fatta problemi a presenziare a nuove cerimonie in quelle vesti, ma -come Killian le aveva fatto gentilmente notare- lei era andata ai matrimoni di tutte le persone conosciute che si dovevano sposare.
Abbracciò le damigelle, sua madre cercava di trattenere le lacrime mentre prendeva la macchina fotografica nuova per scattare quella foto di gruppo prima di uscire.
Suo padre la stava aspettando sotto, così le damigelle iniziarono ad avviarsi per il corteo. Tranne Regina, che la trattenne un attimo per passarle un paio di orecchini di diamanti, piccoli ma con degli inserti blu.
-Regina...- quelli appartenevano alla famiglia di Regina da anni.
-Una cosa blu e vecchia... dovrebbe averlo mia figlia, come da tradizione, ma non credo ne avrò ormai e tu per me lo sei.- esordì la donna, abbracciando Emma e asciugandosi delle lacrime che avevano iniziato ad uscire.
Non si dissero altro, tra loro era sempre bastato un semplice sguardo per capirsi e -dopo averla controllata un’ultima volta- Regina annuì e scese le scale con le altre.
Emma sorrise, prese il braccio di James ed iniziò a scendere le scale che l’avrebbero condotta al giardino e a Killian.
Neal portava le fedi, come membro più piccolo della famiglia, camminando un po’ goffamente lungo la navata.
James si trattene dal ridacchiare, scambiandosi uno sguardo complice con Emma e guardarono Killian, il cui sguardo -come diceva sempre Emma- rappresentava l’emblema della felicità.
 
Un po’ di tempo dopo.
 
Era la fine di una nuova crociera, Killian era riuscito alla fine a lavorare per Neverland.
L’avvocato di Regina si era occupato del caso di Greg e, per quella che sembrava una coincidenza, aveva trovato nel passato dell’uomo qualcosa per cui accusarlo e farlo arrestare. Blue aveva avuto la rivista, in quanto collaboratrice di Greg, ma volendo occuparsi solo di matrimoni aveva passato il giornale all’ex assistente Rose che aveva ampliato il tutto dedicando anche alcuni viaggi in famiglia: Tinkerbell, era il nome del nuovo inserto.
Killian scattò un’ultima fotografia alla nave, dirigendosi vicino ad alcune sdraio dove sua moglie e i suoi figli stavano allegramente sdraiati a passare il tempo con Henry e Grace. I più grandi, nonché gemelli, William James e Hope Reyna, si erano tuffati in piscina e stavano parlando con altri passeggeri della nave. Killian storse le labbra, di sicuro non apprezzava che sua figlia facesse amicizia con un maschio.
Per quanto non avessero ancora l’età, Killian odiava vederla parlare e -soprattutto-, non sopportava che parlasse con qualcuno che non fosse suo fratello, in costume da bagno. Quel maledetto costume che Emma aveva comprato!
William James aveva preso i nomi dal fratello di Killian e dal nonno, persona di cui andava molto fiera. Non appena aveva imparato a camminare e parlare, William era scomparso di casa per correre a lavorare con il nonno.
Aveva i capelli biondi presi da Emma e gli occhi blu del padre, proprio come lui adorava fare il cascamorto con le ragazze fin da piccolo e -tutti in famiglia- sospettavano amasse quel lavoro perché attraeva le ragazze. Era incredibilmente protettivo nei confronti della gemella, poteva definirsi lo scudo della ragazza.
Hope, invece, odiava essere protetta dal fratello. Caratterialmente era simile a Emma, capace di fulminare qualcuno con un semplice sguardo che, però, nascondeva dietro a sorrisini angelici. Il nome Hope significava speranza, la stessa in cui Emma e Killian avevano creduto e Reyna era lo spagnolo di Regina. Emma aveva voluto darle quel nome, cambiandolo in Reyna perché, testuali parole: “Di Regina ne esiste una sola.
Killian non riusciva a dirle di no, ecco perché era riuscita a farsi comprare quel costume rosso fuoco che la zia Ruby le aveva mostrato un pomeriggio, mentre uscivano con Victor, lei e il figlio.
Il quale, a proposito, andava piuttosto d’accordo con lei... Killian decise di indagare, non appena arrivati a casa.
Sulla sdraio, invece, accanto a sua moglie c’era l’ultimo arrivata in famiglia: Margareth.
Capelli scuri e occhi color cioccolato, ereditati dal ramo di Emma.
Era sdraiata su una sdraio a dormire come Emma, coperta sotto l’ombrellone e sotto lo sguardo di Henry.
Fece un segno al figlioccio, perché potesse tranquillamente farsi un giro con Grace e stando attenta a non svegliarla, si mise accanto ad Emma e si girò a osservare Margareth.
Sentì una mano accarezzargli i capelli e sorrise, a quanto pare sotto gli occhiali Emma era ben sveglia.
-Signor Jones, pensavo stesse facendo le foto.- Killian le prese la mano, girandosi su un fianco per osservare la moglie. Anche lei avvolta in un costume nero che le aveva dato Ruby... doveva fare una chiacchierata con lei.
-Signora Jones, io invece pensato dormisse.- Emma gli diede un fugace bacio, sedendosi meglio per dargli più spazio.
-Mi stavo solo rilassando, la piccola si è addormentata solo qualche minuto fa.- lo rimbeccò lei.
Chiaro, lui svolgeva un lavoro per conto di Rose e la colpa era sua. Purtroppo aveva ricevuto la chiamata improvvisa in cui gli chiedeva di fare qualche foto per il giornale, tutto all’ultimo minuto.
-Mi spiace, ma il lavoro è finito è possiamo goderci questi ultimi momenti prima di tornare a casa.- Emma si lasciò scappare un sospiro, facendo inarcare un sopracciglio a Killian.
Si stava forse annoiando con lui accanto? E lui che aveva sempre creduto di essere il marito ideale.
-Non voglio tornare a casa... non potremmo scappare solo io e te?- Killian rise, baciandola nuovamente e ridendo.
-Probabilmente ne uscirà un altro figlio... tuo padre mi ammazzerebbe seduta stante.- iniziò a giocherellare con delle ciocche dei suoi capelli, morbidi e ricci nonostante li avesse tagliati poco sotto le spalle.
Finalmente avevano qualche minuto solo per loro, Henry si era allontanato e non sarebbe tornato presto, i gemelli erano davanti a loro a fare amicizia e Margareth dormiva.
-Uhm... credo ci sia fin troppa pace.- Emma annuì sulla sua spalla, non erano più abituati alla completa quiete.
Sentirono il telefono di Emma accanto a loro, Killian lo prese lasciandosi scappare una smorfia di disappunto.
-Appunto. Dì a Ruby che le devo parlare una volta arrivati a casa... sono indignato per il costume tuo e di Hope.- sbuffò.
Emma rise, Ruby aveva sentito tutto non appena aveva risposto e si lasciò andare ad un sospiro esagerato. Emma mise il vivavoce, per permettere a Killian accanto a lei di sentire l’amica.
-Ciao Killian... si dia il caso che a me quel costume piaccia e, in parte, senza di me tu ed Emma non sareste sposati.-
Killian inorridì un secondo -Ruby, ti ringrazio per avermi aiutato con Emma. Ma scordati che veda Hope sposata, ora.- 
Ruby rise dall'altra parte del telefono, mentre la voce del figlio urlava perchè potesse parlare con Hope. 
Appunto! Stanno organizzando tutto alle mie spalle!, pensò. Eppure nel vedere tutti loro lì a circondarlo, lo faceva stare bene. Come se, qualunque imbroglio gli avessero organizzato, sarebbe stato alla fine fantastico anche per lui. 


 

  
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