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Autore: Nutella_Gangelies    25/09/2014    0 recensioni
Alison sa benissimo cosa la aspetta quando viene sorteggiata come tributo per gli Hunger Games. Ma non sa che ciò a cui sarà sottoposta la priverà di una parte molto importante e preziosa della sua vita: la propria personalità.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caesar Flickerman, Claudius Templesmith, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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-Grazie, Livius- dico ancora una volta guardandolo negli occhi. Lui mi prende la testa tra la mani, molto delicatamente, e mi bacia la fronte. -Niente, Ali- mi risponde. Sorride, e i suoi denti sono bianchissimi fra la rada barba verde. -Farai un figurone- continua. Lo saluto, pronta per andare alle interviste. Quando saliamo sul palco e ci sediamo, lo scroscio di applausi quasi mi stordisce. Cerco di concentrarmi sul mio vestito, un abito lungo composto da vari pezzi di stoffa scintillante di colore blu e verde, che sembra lo sgargiante vestito di un pesce, per non non cadere in avanti addosso a Forth. Caesar Flickerman ci saluta, saluta il pubblico, sorride. Come se... non andassimo ad ucciderci. Come se questo fosse solo uno stupido, innocuo reality show. No. Non è stupido. E non è innocuo. Aspetto pazientemente che parlino Sylfaen, Toni, Forth e Lambda, poi ascolto la ragazza del tre (si chiama Em) e il suo compagno Eugein, poi tocca a me. Caesar urla il mio nome e il pubblico va in delirio. Mi avvicino sorridendo, poi stringo la mano al conduttore e mi siedo. Inspiro profondamente col naso, poi espiro. -Allora, Alison! Come ti trovi qui a Capitol City?-. Ho provato questa parte triliardi di volte assieme a Finnick. -Bellissima! Anzi, se proprio devo essere sincera... GIGANTESCA- pronuncio le parole con enfasi, come se stessi giocando ad una gara di battute con Jenna. -Tutto è più grande, Caesar! Avevo paura di perdermi quando sono entrata in camera!-. Risate. Tutti ridono, anche Caesar. In questo momento, nella sua pazienza e nella sua bravura, nell'attenzione che riserva ad ogni tributo, penso che Caesar Flickerman sia una brava persona, che ama il suo lavoro e cerca di aiutarti. Un po' come Livius, anche se preferisco il mio stilista al fantomatico conduttore. -E, Alison, raccontaci cosa ne pensi degli abitanti di questa città-. Oh. Mi aspettavo domande più... personali. Il tuo ragazzo, la tua famiglia. Va be'. -Oh, be', mi fanno sentire...- cerco di trovare un termine buffo -extraterrestre. Be', siete tutti così alla moda qui, io mi sento spaesata!-. Ridono di nuovo, molto. Poi Caesar mi dice: -Oh, be', grazie! Ma mi sembra che il tuo stilista, Livius Horseson, ti abbia resa alla moda come noi! Parlaci di lui!-. Decido di non fingere, di dire esattamente quello che penso di Livius. Magari l'immagine che creerò di lui adesso gli faciliterà il lavoro. Sorrido. -E' il più grande artista che abbia mai incontrato. Davvero, mi fa sentire... stupenda! Si comporta con me in maniera fantastica, è... il migliore-. Un sacco di gente applaude, io faccio scorrere lo sguardo sulla folla e incontro quello di Livius, che mi guarda a sua volta e sorride. Sono felice. Felice per lui. -Allora, vogliamo tutti sapere qualcosa in più sul tuo Distretto- continua Caesar. -Sappiamo che tenevi per mano una ragazza durante la mietitura... come si chiama?-. Caesar mi osserva attentamente, mentre il mio sguardo si fa scuro. -Jenna- rispondo semplicemente. -Oh, ed è tua sorella?- chiede. -No- rispondo io nel silenzio generale. -E' la mia migliore amica-. -Oh, capisco- fa Caesar annuendo, comprensivo. -E hai sorelle o fratelli, allora?-. -No- rispondo io -ma ho mamma, papà e una nonna fantastica-. Tutti applaudono. Caesar sorride e mi dice: -Hai qualcosa da dire loro?-. Alzo gli occhi e guardo prima il conduttore, poi l'enorme massa di persone. -Vincerò per loro- faccio, determinata. La mia intervista si conclude con un boato e un battere di mani che non finisce più. Torno a posto sorridendo e ascolto con attenzione l'intervista di Henry: Caesar non gli chiede della famiglia o delle ragazze (su cui ha già interpellato Forth: non credo voglia annoiare troppo il pubblico), ma gli chiede di parlare della pesca, che occupa gran parte del discorso. Poi arriva il pezzo clue: Caesar gli chiede se mi conosceva prima della mietitura. -Si- risponde Henry, con un sorriso che gli arriva alle orecchie. -Era la mia compagna di banco in prima elementare-. In molti ridono. Gli altri paiono stupiti. -Ah- fa Caesar -e com'era a scuola?-. Henry ci pensa un po' su e, ridendo, dice: -Be', caro mio, ti basti sapere che una volta mi fregò i compiti da sotto il naso perché non li aveva fatti, e quando io non li trovai disse alla maestra che avevo tentato di copiare i suoi!-. La folla ride, ride e ride. Io scavo nella mia memoria e in pochi secondi ripesco il buffo aneddoto. E rido anche io, talmente forte che le telecamere si puntano su di me, rido forte perché sono sicura che questa sarà l'ultima volta che riderò. Anche se vinco. Quando Henry torna al posto mi lancia un'occhiata e scoppiamo a ridere, di nuovo. Non sembriamo due tributi, ma due ragazzi che sono ad una cena di classe. Magari fosse così. Ascolto bene tutte le altre interviste, consapevole che nelle prossime centoventi ore potrei morire. Se mi va bene potrei vivere anche di più. Potrei vivere di meno. Potrei non rivedere più il Distretto, Jenna, la mia famiglia. Be', una cosa è certa: non rivedrò mai più il mio vecchio amico Henry. Perché se muore lui io posso vincere. Ma non posso vincere se lui rimane vivo. E viceversa.
   
 
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