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Autore: hiyoki_chan    25/09/2014    0 recensioni
Sono sempre stata quella diversa o fuori posto, la ragazza o invisibile o da prendere di mira.
Adesso sai la verità... perchè non hai paura di me prprio come tutti gli altri?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hikaru è sempre stata una ragazza molto riservata, ma da quel giorno di 12 anni fa si chiuse ulteriormente in se stessa.
Era una giornata soleggiata e l’aria fresca trasportava un dolcissimo odore di lavanda nel parco dell’asilo Yuma.
Allora Hikaru aveva quattro anni e non sapeva ancora di cos’era realmente capace, tutti gli altri non sapevano quanto si sbagliassero a trattarla come una ritardata.
Come spesso capitava,  quella stana bambina con gli occhi viola e i capelli corvini se ne stava all’ombra a leggere un libro di fiabe che le era stato regalato da poco; quando leggeva era l’unico momento in cui si sentiva bene, in cui non si sentiva inferiore a nessuno nonostante la salute cagionevole e la sua pelle che la faceva quasi sembrare un vampiro per quanto fosse chiara.
I bambini la ignoravano e i pochi che la consideravano la prendevano in giro non riuscendo a comunicare in altro modo con lei, come se insultarla fosse l’unico modo per farsi sentire.
Solo una bambina faceva di tutto per entrare nel suo mondo.
Quel 20 maggio era come un qualsiasi altro giorno, o almeno così sembrava.
 
-maestra Mayu! Maestra Mayu!-
La giovane insegnante dai capelli d’oro vide correrle incontro una bambina sorridente con tra le braccia 4 scatole di pastelli e due album da disegno
 
-ciao Makita! Hai bisogno di una mano?-
-non trovo Hi-chan! Oggi voglio provare a disegnare con lei! Ieri sono riuscita a parlarci di nuovo!-
-sei veramente una brava bambina, ti do una mano a portare le cose e ti accompagno da Hi-chan?-
-sì, grazie-
 
La maestra Mayu si preoccupava molto per quella bambina così piccola e minuta come se fosse una sorellina minore; il fatto che molti bambini la evitassero la preoccupava molto, quindi sapere che Makita facesse di tutto per comunicare con Hikaru la sollevava molto.
Raggiunto l’angolo dove la bambina era solita leggere, entrambe rimasero molto sorprese;
infatti, per la prima volta, fu proprio Hikaru a correre felice verso Makita
 
-Makita! Makita! devo farti vedere una cosa!-
 
Non appena le due bambine scomparvero dalla vista delle maestre  Hikaru posò i colori e gli album e
Fece segno a Makita di prestare attenzione.
-guarda, guarda! È da ieri che sono come la principessa del libro!-
Era al settimo cielo
-Hi-chan, cosa intendi? La principessa fata è bionda e con gli occhi verdi, tu hai gli occhi viola!-
-no,no, non è per quello, guarda!- indicando delle foglie cadute.
 
La  bambina non stava più nella pelle, allungò la mano a palmo aperto e un attimo dopo quelle stesse foglie cadute iniziarono a svolazzare per aria formando farfalle, fiori e tutto quello che passava per la mente di Hi-chan.
 
La reazione dell’amica non fù però quella sperata; infatti, invece che gioire, corse in lacrime dalla maestra urlando talmente forte da farsi sentire da tutti i bambini.
Non appena fu raggiunta da Hikaru le urlò a gran voce:
-non avvicinarti mostro! Stammi lontana!-
 
Hi-chan non sapeva cosa fare, quel potere che le sembrava così bello le aveva fatto perdere la sua unica amica, aveva mille pensieri per la testa e senza che se ne rendesse conto intorno a lei avevano iniziato a levitare pietre e fiammelle.
Non appena provò a scappare da quel cerchio spuntoni di roccia le si prarono dinanzi e scese un gelo glaciale che ricoprì l’intera scuola.
 Scoppiò il caos generale, e più lei era spaventata meno riusciva a controllare quello che aveva intorno (che ormai aveva capito essere opera sua);  quel caos degenerò al punto che una minuscola scheggia di roccia colpì Makita ferendola ad un braccio.
 
In quel momento arrivò una bellissima quanto misteriosa donna.
Tutto tacque e si fermò non appena Hi-chan incontrò lo sguardo di Marion.
 -mamma-
-stai tranquilla, va tutto bene, andiamo a casa- dicendo queste parole prese quella minuscola creatura tra le braccia e si incamminò tra gli sguardi di tutti fino alla macchina.

Quella donna aggraziata continuava a ripetere a quell’ esserino piangente che andava tutto bene, che non era colpa sua, che tutto si sarebbe risolto per il meglio…  quanto si sbagliava.

 






Nota dell’autore: Marion è arrivata in quel momento in quanto era il secondo intervallo, quello dopo la nanna prima che arrivino i genitori.

                                        
   
 
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